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Set 18, 2018 Clotilde Sofra 2172volte

Vetralla (VT) - A un mese dalla magia della 21^ Vetralla Mare Marathon

Gruppo di partecipanti Gruppo di partecipanti Foto Organizzatori

14 Agosto -Non ho una parte del corpo asciutta. L’acqua attraverso il cappello mi scivola sul volto, la pioggia battente mi impedisce di vedere, gli occhiali non servono più a nulla e una sensazione di libertà mi invade. Quanto è piacevole sentire la pioggia sul viso.

Le gambe sono sempre più pesanti e i km sembrano non finire mai, le scarpe sono diventate mattoni che con forza premono sull’asfalto.

Nonostante tutto si continua a correre, ancora più forte, ancora più veloce, me sempre con il sorriso, perché fino alla fine il tuo pensiero è quello di aver corso una maratona indimenticabile.

La Vetralla Mare Marathon è un’esperienza, un viaggio nel quale non è importante la meta, ma ogni sua tappa che la rende magica.

Si assapora il gusto della famiglia, dell’amore, dell’attenzione, ma soprattutto il desiderio di celebrare insieme un ricordo che gli anni non riusciranno ad assopire. Ci si immerge nel suo spirito già dal giorno prima, con l’accoglienza e la sistemazione in casa Di Gregorio, con i primi racconti di storia, per poi cenare tutti insieme alla famiglia.

Anche l’assegnazione dei pettorali è unica: tutti possono avere il numero 1, basta solo un pizzico di fortuna, come con le carte, vengono mischiati e poi si dà il via alla sorte.

E, come in ogni gara, il sonno la sera prima tarda ad arrivare, la stanza viene illuminata dai lampi che si avvicinano e una leggera brezza inebria la stanza dell’odore di pioggia. Pensare di correre 42,195 km sotto l’acqua fa aumentare l’ansia, ma con fatica ci si riesce ad addormentare.

Ci si sveglia che fuori è buio, il giorno nasce con noi, un crescendo di sensazioni che non puoi evitare. Alle 6 tutti pronti sulla linea di partenza. Nove sono i temerari che affronteranno la gara. Qualche scatto fotografico serio, qualcun altro goliardico e poi via, si parte divertiti e sorridenti.

Già a quell’ora si incontrano i pellegrini che percorrono la via Francigena, ci scambiamo parole volanti, saluti e auguri e si procede verso il centro di Vetralla.

L’aria è fresca e non piove, il paese lentamente si sveglia, il bar alza la sua serranda lasciando uscire l’odore dei cornetti caldi, lungo la via le bancarelle del mercato si preparano per un altro giorno lavorativo, i commercianti alzano gli occhi al cielo nella speranza di non scorgere nuvole che possano minacciare il loro guadagno.

Il primo ristoro si avvicina e i nostri angeli ci accolgono con acqua fresca. Ci scambiamo i primi commenti e scattiamo una foto alla casa del nonno, il punto dal quale un tempo iniziava il suo viaggio con il carretto verso il mare.

Procediamo tra i saliscendi del paese per poi immetterci sull’Aurelia bis, la strada ancora non è molto trafficata e l’aria profuma di erba bagnata. Il percorso è più impegnativo del previsto, ci si aspetta che dalla montagna per giungere al mare sia tutta discesa, ma non avevamo considerato le numerose colline da oltrepassare.

Il sole nel frattempo, timidamente, nasconde il suo calore.

Ogni ristoro diventa la nuova meta, con i suoi sprint finali per il piccolo podio provvisorio e con Francesco sempre in testa, come un veterano che ci fa strada.

All’arrivo Mirian e Silvana che ci attendono, ci porgono da bere, ci offrono biscotti, frutta fresca e secca e l’immancabile birra, la mia benzina personale nelle gare. Sono loro i nostri angeli che ci aspettano ogni 5 km.  

Si attende l’ultimo.

La magia delle Vetralla Mare Marathon è proprio questa: aspettare sempre l’ultimo partecipante ad ogni ristoro, per poi ripartire nuovamente insieme. Perdersi per poi ritrovarsi, un rito che si ripete fino alla fine.

Al 21,0975 km il gruppo si allarga, si aggiungono i partecipanti della mezza maratona e più numerosi proseguiamo la nostra corsa.

Ci lasciamo alle spalle km e km di asfalto, ma con noi è sempre presente la voglia di sorridere, di correre vicino a qualcuno sempre diverso con il quale scambi una parola, una battuta.

Il tempo è sempre più minaccioso, la strada sempre più trafficata, Tarquinia si avvicina e dall’alto dell’ultima interminabile salita vediamo il mare.

Giunti in città corriamo tra le auto, le persone ci guardano stupiti, qualcuno ci domanda dove siamo diretti, altri da dove siamo partiti. Siamo al 35° km.

Si alza il vento e il sole è coperto dalle nuvole, aspettiamo Enrico, il nostro presidente, e via verso la fine.

È stata la prima volta che correvo sotto la pioggia, beh!, forse avrei preferito un battesimo meno impegnativo, ma l’atteso acquazzone ha caratterizzato ancora di più questa gara.

La pioggia ha lavato la fatica, ci ha dato la forza di correre più veloce, di battere i piedi nelle grandi pozzanghere e come bambini divertirsi nel bagnarsi. Poi un fortissimo fulmine ha squarciato il cielo, ma nessuno si è fermato.

Corri, corri perché è finita, corri perché ogni volta hai paura di non farcela, corri perché un tempo un giovane uomo percorreva quella strada ogni giorno per amore della sua famiglia, per il futuro e di certo non avrebbe mai pensato che dei “pazzi” ogni anno avrebbero celebrato il suo ricordo in questo modo.

Inizi il viaggio in famiglia, a cena, e lo concludi sempre in famiglia, a pranzo.

Nel mezzo? Il cuore.

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