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Gen 09, 2019 Stefano Severoni 1537volte

Matteo Simone racconta il suo anno passato e quelli che verranno

Nelle vesti di pacer alla maratona di Latina Nelle vesti di pacer alla maratona di Latina Comitato Organizzatore

L’anno 2018 si è concluso. Lo psicologo, scrittore e podista Matteo Simone fa un primo bilancio della sua attività sportiva in questo anno.

Le gare ai cui hai partecipato, che cosa ti hanno rivelato?

- Bisogna essere sempre in ascolto del proprio corpo, notare cosa succede e comprendere cosa fare senza stress e senza fretta. Rimodulare sempre obiettivi, decidere volta per volta, gara per gara. Si fa quello che si può godendosi le relazioni e l’esperienza.

 - Ti piace il mondo della corsa?

- Mi piace così come mi piace il mondo dello sport. La corsa in particolare, perché sento le sensazioni del mio corpo soprattutto quando correvo con facilità, ottenendo facilmente buoni risultati; e tuttora sperimento ottime sensazioni quando corro.

  - Come curi la tua alimentazione?

E’ una lotta continua nel trovare il cibo che mi nutre a sufficienza, essendo vegano è difficile trovare un giusto equilibrio, e molte volte ho difficoltà a reperire il cibo che fa per me. Ma me la cavo.

Qualche episodio o aspetto sportivo che più ti ha segnato in positivo?

-Nel 2017 la 100km di Asolo, è stato un rientro alle ultramaratone dopo un intervento chirurgico; mi ha ridato la gioia di faticare raggiungendo obiettivi impegnativi e sfidanti rimettendomi in carreggiata; a seguire, la 100km delle Alpi di Torino dove ho ottenuto il personale sulla 100km nonostante imprevisti durante il percorso. Nel 2018 lo stage running in Iten, la città dei campioni, in Kenya. Ho avuto modo di conoscere la loro cultura del running e apprezzare la loro modalità di affrontare la vita giorno per giorno con poche risorse, pensando semplicemente a correre, riposare, nutrirsi. Poi ci sono stati momenti di divertimento: una gara di duathlon dove sono arrivato 4° di categoria, perfino alcune gare di salto. Mi sono divertito alla maratona di Ravenna dove la mia amica Chiara Raso ha portato a correre tre keniani, i quali sono arrivati primo e secondo, e l’altro ha corso come pacer. Hovissuto con loro il pregara divertendomi tantissimo.

 - Ti senti più forte nel fisico o nella mente?

- Sempre nella mente, il fisico comunque segue la mente ma è consapevole dei propri limiti.

 -  Quale distanza ritieni sia più adatta a esprimere le tue qualità sportive?

- Mi piace ancora sfidarmi sulla 100km, vorrei riprovare un Ironman e anche una 24 ore e la Nove Coli Running, ma senza pretese, senza stress, come semplice sperimentazione.

 - Un personaggio a cui sei particolarmente legato nella tua attività sportiva?

- Ce ne sono diversi: Michele Spagnuolo, il grande camminatore di Manfredonia; Giuseppe Mangione, l’ultramaratoneta di Corato, sempre sorprendente nonostante l’età; i forti atleti di Manfredonia del passato recente e del presente quali Matteo Palumbo e Dario Santoro; gli atleti con disabilità visiva quali Ada Maria Ammirata, con la quale sperimento altre modalità di correre.

  - Esprimi un giudizio generale sull’organizzazione e il costo delle gare in Italia. - Purtroppo per chi organizza ci sono sempre critiche, ma riconosco l’impegno e le responsabilità, si mette in conto che è difficile curare tutti gli aspetti, controllare tutto, c’è sempre qualcuno che rimane non soddisfatto o scontento. Io penso che il nostro comportamento, le nostre decisioni di partecipare o meno a una gara, di pubblicizzarla o meno possano essere utili per le organizzazioni.

  - Progetti a breve, medio e lungo termine?

-  Continuerei ad allenarmi per partecipare a prossime gare individuali o di squadra. Riprendere con le ultra, per esempio Strasimeno e altre da 50km, 6 ore e 100km, e anche più su. Continuando sempre a pubblicare libri che parlano di atleti e sport, dando voce a sensazioni, emozioni, racconti e aneddoti di campioni, ma anche di semplici atleti che si mettono in gioco attraverso lo sport.

- Dunque correrai per tutta la vita?

- Ancora sì, o almeno finché la mente e il corpo me lo permetteranno.