Stampa questa pagina
Apr 27, 2019 4160volte

La Mezza di Trieste “esclude” gli africani??

La presentazione dell'evento La presentazione dell'evento Comitato organizzatore

Poco dopo la presentazione del 3° Trieste Running Festival, la manifestazione podistica che prevede tre gare dal 2 al 5 maggio, il cui clou sarà la mezza maratona internazionale affiliata Aims e naturalmente Fidal, è esplosa la polemica sfociata in accuse di “epurazioni”, di razzismo o peggio (specialmente ad opera di un partito che a tutto si appiglia pur di attenuare le presenti e future scoppole elettorali).

È successo che Fabio Carini, il presidente della Apd Miramar organizzatrice delle gare, ha dichiarato: "Quest'anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei per dare uno stop affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati, e questa è una cosa che non possiamo più accettare. In Italia troppi organizzatori subiscono le pressioni di manager poco seri che sfruttano questi atleti e li propongono a costi bassissimi, e questo va a scapito della loro dignità, perché molto spesso non intascano niente e non vengono trattati con la giusta dignità di atleti e di esseri umani, ma anche a discapito di atleti italiani ed europei che chiaramente, rispetto al costo della vita, non possono essere ingaggiati perché hanno costi di mercato”.

Ai primi commenti negativi, Carini ha aggiunto: “Mi spiace se qualcuno se l'è presa, hanno preso una cantonata mostruosa. Ora è il momento che da questa Trieste, città multiculturale, si dica basta allo sport che non è etico. Il nostro obiettivo è che questo non rimanga un fatto isolato ma che si cambino le regole".

I commenti – come detto, pressoché unilaterali – sono arrivati ad affermare che “si impedisce a dei professionisti di prendere parte a una gara perché provenienti dall'Africa”, e sarebbe “una vergogna inflitta a una città come Trieste e a una regione come il Friuli Venezia Giulia, da sempre culle di civiltà".

“Impedire”? Se chi ha usato questo verbo avesse aperto il sito degli organizzatori e letto il regolamento, forse non sarebbe ricorso a questo tipo di disinformacjia. Le iscrizioni sono tuttora aperte, alla quota finale di 25 euro, e il regolamento recita:

 

2.REQUISITI DI PARTECIPAZIONE ATLETI NON TESSERATI IN ITALIA

Possono partecipare:

  1. a) atleti italiani/e e stranieri/e non tesserati/e in Italia, limitatamente alle persone da 18 anni in poi

(millesimo d’età) compiuti alla data della manifestazione, in possesso di uno dei seguenti requisiti:

  • Atleti/e con tessera di club affiliati a Federazioni Estere di Atletica Leggera riconosciute dalla

Iaaf. All’atto dell’iscrizione dovranno in alternativa presentare:

- l’autocertificazione di possesso della tessera riconosciuta dalla Iaaf. L’autocertificazione

andrà poi, comunque, firmata in originale al momento del ritiro del pettorale.

[…]

la presentazione di un certificato medico di idoneità agonistica specifica per l’atletica

leggera, in corso di validità, che dovrà essere esibito agli organizzatori in originale e

conservato, in copia, agli atti della Società organizzatrice di ciascuna manifestazione. Il

certificato medico per gli stranieri non residenti può essere emesso nel proprio paese, ma

devono essere stati effettuati gli stessi esami previsti dalla normativa italiana: a) visita medica;

  1. b) esame completo delle urine; c) elettrocardiogramma a riposo e dopo sforzo; d) spirografia.

[…]

Atleti tesserati con Federazioni Straniere di Atletica Leggera affiliate alla IAAF: autorizzazione della

propria Federazione o copia della tessera della società sportiva di appartenenza valida per il 2019

o autocertificazione tesseramento e, per gli atleti extracomunitari, copia del permesso di soggiorno

o del visto d’ingresso, da inviare via e-mail o da presentare al momento del ritiro del pettorale.

 

Dunque non c’è nessun divieto, e sfido gli organizzatori a dire di no a un atleta extracomunitario tesserato per una federazione riconosciuta, e che paghi la sua quota.

La realtà, ovvia (forse non per gli sdegnati), sta negli ingaggi, in quel “prendere soltanto atleti europei” secondo le parole di Carini. Chi paga, ingaggia chi gli pare. Dall’altra parte, chi vuole correre, paga l’iscrizione e se è bravo va a premio: questo accade nel mondo dei podisti normali, che costituiscono il 98% dei partecipanti a una gara competitiva. Adesso la Fidal dichiara di aprire un'inchiesta: probabilmente sarà una di quelle inchieste condotte o dichiarate per mostrarsi sulla cresta dell'onda; sarebbe curioso se alla fine riuscirà ad 'obbligare' un organizzatore a pagare degli ingaggi, o a scegliere lei Fidal chi ingaggiare, e a quali prezzi...

Sembra tuttavia un po’ capzioso, al limite contraddittorio, il ragionamento seguente di Carini, che citando i bassi “prezzi” degli africani, parla del “discapito di atleti italiani ed europei che chiaramente, rispetto al costo della vita, non possono essere ingaggiati perché hanno costi di mercato”. Insomma: gli europei costano di più, gli “extra” meno: che scoperta! È una realtà con cui ci confrontiamo tutti i giorni quando facciamo compere, il made in China costa la metà o un quarto del made in Europa (e anche all’interno dell’Europa, il made in Romania costa meno del made in France), e noi purtroppo compriamo le biciclette cinesi mandando in rovina i nostri imprenditori (facendo un paragone più osé, ma che ha a che fare col mercato di carne umana: le segnorine nigeriane rovinano la piazza a quelle ‘caucasiche’).
Trieste sembra dire: i bassi costi dell’offerta ‘umana’ dall’Africa rovinano la piazza agli europei che hanno un “costo” della vita superiore. È il mercato, bellezza: se l’organizzazione annuncia sul suo sito la presenza alla gara dello svedese Fredrik Uhrbom e dello sloveno Rok Puhar, evidentemente avrà scelto di pagarli, nella ‘filosofia’ che sia meglio impegnare il budget per un europeo che per cinque extra… chiamiamola pure scelta etica, come sarebbe di comprare il cioccolato Pernigotti invece delle schifezze orientali, anche se costa di più.
Ma se poi un africano (o un giapponese...) bravo decidesse di iscriversi e andasse a premio perché va più forte di svedesi e sloveni, chi potrebbe impedire a lui l’iscrizione e, alla fine, di ricevere gli euro previsti? Euro che peraltro restano un po’ misteriosi, dato che non li abbiamo trovati sul sito o sul regolamento… ma che sicuramente ci sono. E nella serata di sabato Carini dichiara che "inviteremo anche atleti africani": ovviamente non dice a che prezzo; ma forse il politically correct ha i suoi costi.

Ancor più misteriose le cifre degli ingaggi, cioè il ‘pacco gara’ anticipato che tu prendi solo per schierarti al via (e qui qualche voce maligna sussurra che negli anni passati Trieste non fosse stata né generosa né puntuale...). Quando, nella maratona di Utopia o dell'Isola-che-non c'è, fossero aboliti, sarebbe un grande progresso dello sport podistico. E della lotta al doping.
Ma fin che c'è, chi parla di razzismo potrebbe dimostrare che dice sul serio pagando a sue spese l’ingaggio di quanti “extra” vuole: abbiamo visto che costano poco, che difficoltà ci sarebbe a tirar fuori, dai famosi “rimborsi elettorali” o dalle “cene di finanziamento” o dalle tavolate ai festival, 300 o 500 euro? Anime generose, in un recente passato e certamente anche oggi, si sono impegnate per pagare le rette di asili e mense a bambini stranieri che non ce la facevano. Se pagare gli ingaggi è 'umanitario', avanti pure!

2 commenti

  • Link al commento Leo Domenica, 28 Aprile 2019 08:02 inviato da Leo

    Un appunto pure al giornalista dell'articolo, le biciclette cinesi le compriamo perché altrimenti non abbiamo soldi per comprarle, l'Italia è uno dei paesi più poveri della UE, con i salari più bassi, mentre il costo della vita è allineato a quello tedesco, ovvio che si compra ciò che costa meno. Le scelte "etiche" per far guadagnare gli imprenditori italiani, le lascio volentieri ai ricchi, che si aiutino tra di loro. Oltre a questo chi garantisce che l'imprenditore occidentale sia "etico"? Prendiamo le marche di scarpe, tutte occidentali, Nike, Adidas, Brooks, e tutti in prima linea a sfruttare la manodopera terzomondista. Scarpe costruite spendendo 5 dollari e rivendute a 150 euro e nessun "Carini" che grida allo scandalo, che rinunci alle sponsorizzazioni allora, invece di comportarsi da ipocrita.

    Rapporto
  • Link al commento Leo Sabato, 27 Aprile 2019 14:20 inviato da Leo

    Che schifo, mancava solo il razzismo stile olimpiadi hitleriane nell'atletica. Lungi dal legiferare sui ruoli dei manager sti leghisti da strapazzo discriminano per nazionalità con la scusa dello sfruttamento come se gli atleti europei non sono gestiti dagli stessi manager. Ipocriti!

    Rapporto