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Feb 09, 2018 Giuliana Arrigoni 3368volte

La mia 6 ore di Pastrengo

Giuliana Arrigoni in gara Giuliana Arrigoni in gara Foto Giuliana Arrigoni

Anni fa, la prima volta che mi hanno parlato della 6 ore di Pastrengo, avevo arricciato il naso, mi ero vista come il criceto che corre e si rincorre nella gabbietta e mi ero detta “no, no, non fa per me”. Evidentemente un po’ per curiosità, un po’ per mettermi alla prova e un po’ per amicizia, mi ero iscritta e quest’anno è stata la mia quarta partecipazione.
Il percorso (ca. 6/7 Km, 250/300 mt di dislivello, tra strade bianche, sentieri e single track con passaggio, ristoro e rilevazione del tempo nel Forte Degenfeld) grazie all’abilità degli organizzatori nell’inserire piccole e nuove varianti, fa si che a ogni edizione il tracciato, pur sostanzialmente analogo, risulti diverso per difficoltà, durezza e caratteristiche (più o meno veloce, più o meno corribile, ecc.).
Il primo giro lo definisco di ricognizione e prendo le “misure”, al secondo sono calata nella competizione e comincio ad ascoltare i segnali del mio corpo; al terzo continuo determinata e mi ripeto che è presto per pensare alla fine, al quarto mi guardo attorno e i “compagni di gara” sono sempre meno e gli staffettisti sono destabilizzanti per la velocità con la quale mi superano, devo farmi una ragione per non perdere la fiducia in me stessa. Al quinto mi rendo conto che il tempo è trascorso velocemente e mi chiedo come abbia fatto, nell’edizione precedente, a fare 9 giri: sono solo al quinto! Al sesto ormai ho capito che potrebbe essere l’ultimo, ma penso a come comportarmi se arriverò al passaggio – giro in tempo per ripartire, non voglio arrivare indecisa. Al Forte gli organizzatori annunciano il mio arrivo e termine della gara: 6 giri in un tempo di 5.51.54. Non resisto, è più forte di me e chiedo se sia il caso di ripartire e come risposta mi fanno notare che, pur essendo in tempo, dovrei concludere il giro (perché sia poi conteggiato) in un tempo inferiore di 10 minuti rispetto agli altri e questo è un buon motivo per desistere dalla malsana idea e mi metto il cuore in pace.
Sono stanca, ma anche piacevolmente stupita di come le sei ore siano volate e mi torna alla mente la giostra: quando si ferma ti sembra di non essere mai salita e hai solo voglia di rimontare.
La giornata finisce al Forte con il trail fast, le chiacchiere con gli amici di sempre e le premiazioni.
Mi guardo intorno e noto visi allegri e soddisfatti perché, così come hanno fatto notare gli organizzatori, la “genuinità” della gara è il suo successo e quello che tutti ci auguriamo, è che resti tale in futuro.
Grazie e complimenti allo Staff.