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Giovedì, 13 Agosto 2020 18:19

Monchio (MO) ci riprova il 22 agosto

Dopo tante gare virtuali e liberi raduni su percorsi predeterminati (che si fa molta fatica a chiamare gare podistiche), Monchio di Palagano (ridente paese dell'appennino modenese, a una ventina di km da Sassuolo), che non è nuova a questo genere di iniziative, ci riprova con una gara vera.
Sabato 22 agosto, dalle 16,30, si potrà partire per i consueti 10 km  "ad anello intorno a Monchio", nel rispetto dei vigenti protocolli anti-Covid secondo il rituale già felicemente sperimentato.

Prenotazione obbligatoria dall'infaticabile Giulia Grossi, neomamma di Marco, che non ha ancora un mese ma ha conferito ulteriori forze alla mamma (tel. e whapp 3337484279; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Sarà necessario presentarsi con mascherina, da togliere in gara (ma da rimettere se si sta a distanza inferiore di 2 metri dal concorrente); occorrerà firmare una autocertificazione (magari, con biro propria), è suggerita borraccia personale perché in gara non ci saranno ristori. Ma il giro è bellissimo, a Monte S. Giulia c'è una fontana di acqua fresca, e al traguardo i bar della zona saranno apertissimi.

Mentre i comitati e coordinamenti tacciono (bè, la storia ci ha insegnato che anche Cavour si prese un "decennio di preparazione" prima di dare il via all'indipendenza dalla Fidal di allora), sarà bello mostrare un segnale positivo a questi organizzatori indipendenti, entusiasti e coraggiosi.

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Mercoledì, 25 Dicembre 2019 18:19

Quando il Lupo aveva i baffi… correva il Passatore

Chi conosce Ermes Luppi (detto Lupo) da meno di un trentennio (come in questo suo arrivo alla maratona di New York nel 2008, pescato da Roberto Mandelli), non lo ricorda coi baffi: che riemergono invece da molte fotografie riprodotte nel suo ultimo libro, Cammino e penso. La corsa tra passato e futuro, una sorta di “intervista totale” a cura del suo amico libraio Giorgio Bettelli (Modena, Artestampa, dicembre 2019, pp. 164, 16 euro). Il libro viene in un certo senso a completare l’autobiografia Dentro e fuori dalle mie scarpe, scritta nel 2011 a due mani con Andrea Accorsi (che le aveva conferito una classe letteraria superiore al livello del libro attuale – aperto sia da una Introduzione sia da una Prefazione, senza che sia molto chiara la differenza tra l’una e l’altra - ma nella quale il Lupo 2011 confessava di non riconoscersi del tutto…).
Anche qui si ripercorrono, molto rapidamente, i primordi della carriera di Ermes, portiere di calcio, poi ciclista alle soglie del semiprofessionismo, infine podista in contemporanea agli inizi del podismo modenese, cioè con la Corrida di Gigliotti e Finelli del 1973; poi fatalmente attratto dalla Grande Mela (chi scrive ci andò per la prima volta in una trasferta organizzata da lui nel 1990), dove scoprì anche le strategie di marketing delle scarpe sportive. Perché nel frattempo l’operaio e rappresentante sindacale della Fiat Modena, Luppi Ermes, aveva profittato dei prepensionamenti agevolati e con la cifra della liquidazione aveva aperto nel 1984 il suo primo negozio, all’estrema periferia di Modena (anzi, fuori città, vicino alle decentrate carceri di Saliceta San Giuliano…), già con l’insegna del Lupo.
E questo nuovo metodo ‘americano’ di vendere ebbe successo, tanto che il negozio si avvicinò progressivamente al centro città ed è divenuto, oltre che il luogo più rinomato del suo settore, anche un “salotto” dove non solo ci si provano scarpe ma dove ci si confessa, si discute (più in dialetto che in buon italiano: di zeta ne circolano poche,  e insomma si resta nel dubbio se quel tal campione friulano si chiami Venanzio Ortiz come a p. 76 o Venansio Ortis come parrebbe da p. 159…), si rievoca, e per quanto si può si tenta di guardare avanti. Il Lupo-pensiero è esplicitato a pp. 27-31, tra pessimismo della ragione (nei riguardi di un movimento podistico modenese alquanto “adagiato”) e ottimismo della volontà, e viene arricchito nei capitoli seguenti da una miriade di interviste a personaggi noti e notissimi, che parlano di sé, della propria esperienza e delle prospettive, se ce ne sono.
Non può mancare, tra gli intervistati, il concittadino Lucio Gigliotti, cui è dedicato l’intero capitolo 5 (pp. 47-58) e altre pagine più oltre (100-103); seguono ex atleti di fama nazionale e altre celebrità locali, come Tonino Caponetto ed Elvino Gennari (che però ricorda male quando dice che suo fratello Pietro, alla prima Sgambada di Mirandola del 1972, arrivò “sicuramente tra gli ultimi”: in realtà si piazzò 32° su 850, come è detto in questo stesso libro a p. 35); allenatori, medici, dietisti, organizzatori delle corse, dalle maratone più antiche, come quella di Vigarano, oggi Ferrara, fino alle gare più moderne e fuori dagli schemi.
Tra questi ultimi, merita attenzione Sergio Bezzanti, inventore modenese delle corse 5.30, che hanno riempito un vuoto perché “ai giovani del vostro podismo non frega niente, ma proprio niente… i nuovi entrati nelle corse della domenica hanno un’età che supera i 30/40 anni… ci sono corse che riciclano senza vergogna gli stessi allestimenti da 30 anni, danno in regalo t-shirt e medaglie senza data per poterle riciclare negli anni successivi” (p. 134).
Tranne la prima frase, io commentatore non condivido nient’altro, e penso invece che le 5.30 non abbiano niente a che fare con lo sport, siano soprattutto un affare monetario per chi le promuove, e una scusa per marinare la scuola e fare casino per gli studenti: ma non posso non constatare il successo dell’iniziativa (per sentito dire, perché io alle 4 mi alzo per correre la TDS o la Dolomiti Extreme, non per fare il buffone coi selfie). Semmai metto questo fatto sullo stesso piano delle altre considerazioni sulla decadenza, non del solo podismo, ma della nostra civiltà, che emergono da tante frasi di Lupo o di Gigliotti (p. 48-50: “noi eravamo ruspanti e praticavamo un’attività di strada, di cortile, di marciapiede. Oggi quell’attività non c’è più. Questo è il gap che c’è tra noi e gli africani. In Africa i bambini fanno tanta attività; camminano, corrono, arrampicano”; mentre i nostri scolari “alle 17,30 chiedono ai genitori o ai nonni di giocare con lo smartphone o la playstation. In quella giornata il ragazzino non ha fatto nessuna attività motoria”.
Lupo si è dato “una calmata” come corridore; adesso “cammina e pensa”. Il suo pensiero finale, nella pagina conclusiva, è “che le scarpe di adesso siano peggiori di quelle di un tempo”, “durano poco e costano molto”. Ma (ultime parole famose) “se una soluzione esiste, da Lupo c’è”.

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Non togliamo a Modena il primato della provincia nella quale si corre tutte le feste dell’anno (tranne una o due.. peccato), e al minor prezzo di tutta Italia, sebbene la provincia sia regolarmente classificata tra le prime dieci del Paese quanto a reddito e risparmio individuale.

In questa fine di 2018 però ci sarà una domenica in cui non si corre (o meglio, si va a correre in provincia di Bologna, a Crevalcore: a memoria, direi sia l’unica volta nell’anno che si sconfina a est, mentre di solito Modena attinge in caso di necessità o a furor di popolo dal reggiano), e un’altra in cui si corre due volte, il 23 dicembre. Addirittura una delle due gare con iscrizione gratuita, mentre l’altra è ‘offerta’ alla terrificante quota di 5 euro, competitiva inclusa.

La prima è la rituale ‘Camminata di quartiere’, che da anni beneficia dell’intervento diretto del Comune di Modena (da cui vanno, o andavano secondo le ultime notizie pervenute, mille euro alla polisportiva che si accollava l’organizzazione): si svolgerà nel quartiere industriale di Modena est, su un percorso grosso modo identico a quello che si pratica da decenni alla vigilia di Pasqua; nel 2017 questa gara si era fatta il 26 dicembre, in collisione con una storica manifestazione bolognese preferita da molti. Partenza ufficiale alle 9,30 (rispettata grosso modo dal 10% dei partecipanti), iscrizione gratuita, percorsi fra i 3 e i 15 km, mezzo chilo di pasta in omaggio, ristoro finale con fette di panettone cui solitamente le società partecipanti aggiungono altre torte e lo spumante nell’imminenza del Natale. A volte come premio per i bambini (da contare sulla dita di una mano quelli che corrono mescolati agli adulti) si aggiunge qualche figurina Panini o gadget similari.

La seconda gara, relativamente nuova, organizzata dal “Modena Runners Club” che si avvale nel contemporaneo supporto di Csi e Uisp ma non del geriatrico Coordinamento podistico modenese (da cui il club è polemicamente uscito l’anno scorso), e però è inserita nel circuito regionale “Corriemilia”, si svolge a San Donnino, dunque 5-6 km a monte lungo il corso dello stesso fiume Panaro sotto cui si tiene la camminata di quartiere.

Così recita il comunicato degli organizzatori:

 

Abbiamo eseguito la certificazione del nuovo percorso gara con il sig. Sarzi Guido tramite bicicletta calibrata: due giri da 5 Km, ancora più veloce e spettacolare. Considerata la logistica e l’elevato standard organizzativo (premiati 70 atleti tra assoluti e categorie + primi 50 uomini e 20 donne + prime tre staffette maschili e femminili + 2 traguardi volanti M/F) ci candidiamo fin da ora per il campionato provinciale UISP 2019, il regionale UISP 2020 ed il nazionale UISP 2021. 

La gara giovanile (che nel 2019 entrerà nel circuito UISP regionale) sarà uno spettacolo soprattutto per gli esordienti con un percorso consigliato dal tecnico Omar Zoboli di Nonantola. Invitiamo pertanto a passare voce a tutte le società che hanno un settore giovanile.

La Christmas Walk sarà a marchio CSI (che ci ospita); non abbiamo di proposito inserito la distanza bensì la durata della camminata per distinguerla dalla corsa. I partecipanti (obbligati a partire tutti insieme visto che il percorso non è segnato e verrà segnalato solo dopo le 9.00) si iscriveranno come i competitivi e avranno anche loro un pettorale ed un premio (stesso pacco gara) a fine camminata. 

L’iscrizione è di 5€ per tutti.

 

E ancora, con ulteriori precisazioni:

 

Dopo la partenza della Christmas Walk sono previste le gare promosse dalla UISP modenese: prima la manifestazione giovanile con una spettacolare corsa di bimbi (esordienti) nel rettilineo di partenza/arrivo; a seguire la gara delle categorie ragazzi/e e cadetti/e sulla distanza di 1000 e 1500 metri con medaglia e gadget per tutti.

Infine alle ore 10 la corsa di 10 km e la staffetta 2x5000 sul nuovo percorso di 5 km a circuito, con lo spettacolare passaggio degli atleti nella zona di arrivo con tanto di traguardo volante e cambi di staffetta. Percorso velocissimo ideale per fare il proprio record su tracciato recentemente certificato; giudici e chip UISP Modena a completare gli standard di qualità per noi imprescindibili per la riuscita di una manifestazione di livello. Per iscriversi alla gara bisogna essere in regola con la certificazione agonistica e aver pagato la quota di iscrizione che fino a giovedì 20/12 sarà di 5€. Previste numerose premiazioni di cui parleremo in un successivo comunicato.

Anche l’area di San Donnino è ipersfruttata dal podismo modenese: tra lì e la contigua San Damaso, ci si vede una decina di volte l’anno. Fino all’anno scorso accanto alla competitiva si disputava una non competitiva, col rituale obolo di 1,5 euro e molto affollata: quest’anno evidentemente no. Non siamo informati sul tracciato ‘nuovo’, ma ben difficilmente si potrà uscire da quella fascia larga  circa un km e lunga due, che sta tra il fiume e la via Vignolese nei paraggi del casello di Modena sud, e in direzione nord-sud tra gli abitati di San Donnino e San Damaso: dove peraltro si sarà già corso l’8 dicembre per una ‘nuova’ Camminata dell’Immacolata (sostitutiva di una “Corsa di San Silvestro” che si disputò il 31-12-17, sette giorni dopo una “camminata di quartiere” fatta a San Donnino: insomma, facite ammuina), a circa 10 km da un’altra gara ‘privata’, da 5 euro ma apprezzatissima soprattutto per il ristoro post-gara, programmata a Spilamberto.

Viva l’abbondanza. Il mondo è bello perché è avariato, diceva una mia amica dottoressa messa sotto processo da qualche PM di larghe vedute per un reato d’opinione.

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13 ottobre – Senza entrare in disquisizioni sui cambiamenti di nome (da Unimo a Unimore), su università parificate e statali, sull’abolizione delle facoltà, sulla “nefasta istituzione dei dipartimenti” (così scrisse una trentina d’anni fa un insigne docente veneziano) ecc.,  sulla Gelmini abilitata in Calabria e sulla ributtante colorazione della penultima ministra dell’Università…, Economia e Commercio di Modena compie mezzo secolo. Tra le iniziative per celebrare la ricorrenza, a parte la lezione magistrale dell’ex podista Prodi, si è pensato a una corsa: e non poteva essere diversamente, dal momento che la facoltà (pardon, Scuola) annovera tra i suoi membri Isabella Morlini, campionessa che non vince le gare riservate agli accademici perché sa a battere qualsiasi categoria di podiste, dalle bidelle alle maestre d’asilo, e qualche volta persino le carabiniere e finanziere e azzurrine in caccia di prosciutti.

Oggi Isabella non l’hanno fatta correre, ma l’hanno messa a co-gestire una corsa ideata in poche settimane: le puntuali foto di Teida Seghedoni

http://www.podisti.net/index.php/component/k2/item/2613-13-10-2018-modena-1-corrieconomia.html

la rappresentano prima al tavolo delle iscrizioni (foto 20), poi alle operazioni di fine gara (167-169). Hanno invece goduto della licenza di correre vari insigni professori di Economia (vedete  foto collettive ai nn. 366-368), tra i quali Teida ha dedicato particolare attenzione al prof. Andrea Landi (foto 2, 328, 370 e seguenti), fino a poco fa presidente della Fondazione Cassa di Risparmio e dunque finanziatore di tutte le iniziative culturali modenesi. Poco onore hanno fatto a Modena le altre università, ma dico almeno che l’Alma Mater Bologna ha mandato Maddalena Roversi Monaco (vedetela all’arrivo nella foto 282, oltre che nell’altra cartellina e qui in testa con la dea ex machina della gara), e questo nome dice tutto.

Non solo prof c’erano, ma anche scolari: dal laureando Chittolini (anche qui, il nome dice tutto), accompagnato dal papà organizzatore della Maratona verdiana, alla matricola fuoricorso Pierluigi Verzoni, primo studente della prima lezione della prima Facoltà (1968: per non perdere la lezione arrivò mezz’ora prima, quando l’aula ricavata nell’obitorio era vuota), Verzoni che sudava i 24 mentre altri “compagni” senza fare un kappero ottenevano il 18 politico. Lui invece, che votava DC, non passò l’esame di matematica, dovette andare soldato, e al ritorno una banca lo chiamò (avete presente la canzone di Venditti “Compagno di scuola”?). Addio laurea: beh, siccome a Guccini, che ha fatto una carriera accademica simile, la Unimore ha rifilato la laurea Honoris causa, si potrebbe fare lo stesso anche per Verzoni, podista di lungo corso ridotto a sfidare il sottoscritto e Gelo Giaroli nelle garette locali (oggi ha perso, vedi foto 320 -321, ma solo perché – dice – gli hanno fatto sbagliare strada!). La prof Morlini gli potrebbe proporre una tesi di statistica su quanti km ha corso in vita sua.

Visti anche universitari futuri, molto futuri (foto 135, 146, il simpatico 159 con quella maglietta che gli fa da sottana, e ancora da 258 a 279), e molte donne, una almeno delle quali deve aver imparato da una certa podista nostrana a scontorcersi e mostrare le sue indubbie doti quando intravede Teida (foto 108).

Percorso storico-nostalgico, tra le varie sedi universitarie, quantificato in 7,3 km dalla Fratellanza che lo organizza, ma che i Gps tradiscono in 6,8: qualche reminiscenza della Corrida (infatti Ferraguti è a vigilare nello stesso posto dove sta il 31 gennaio), decisamente brutto il tratto a sud lungo la Giardini e l’orrendo quartiere di San Faustino, dove evitiamo l’unico luogo decente, il parco ex Autodromo. Traversando via Guglielmo Zucconi, scambiamo col collega direttore Macchitelli (altro laureato di Economia) alcune impressioni su giornalisti modenesi padri e figli degeneri : siamo noi peones, i soliti che popolano le cronache locali dello scrivente (foto 86-90, ecc.), che procedendo a 5:35 possiamo dirci tutto quello che vogliamo.

Si arriva presto, mezzo giro dell’ippodromo (pardon: parco Novi Sad in memoria delle non sopite simpatie politiche degli amministratori) e poi tra le braccia (metaforiche) della Morlini, e a un buon ristoro finale, tutto gratis come l’iscrizione e la maglietta della gara. Che non passerà alla storia, ma resterà sicuramente irripetibile, come diceva il poeta, in questo tiepido sole ottobrino che splende sulle vigne saccheggiate.

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30 settembre - Non era facile radunare molti partecipanti ad una gara sull’appennino modenese, quando in provincia si svolgevano due camminate ufficializzate dai Coordinamenti (a Finale Emilia, che dichiara 1500 partecipanti, e nella vicina Sassuolo, con 1100), e a Taneto nel reggiano un’altra classica (altri 1150 presenti, e la cifra decisamente alta di 326 nella competitiva); mentre gli appassionati di fuoristrada avevano a disposizione la ecomaratona bolognese di Monte Sole (146 arrivati nei tre percorsi).

Si aggiunga che Polinago, 810 metri d’altezza, ha una fama certamente inferiore alle principali località appenniniche, non è nemmeno citata nella Guida rapida d’Italia del TCI (che tributa i suoi onori invece a Zocca, Sestola, Pievepelago, Fiumalbo e Frassinoro): è insomma una località tranquilla, per intenditori amanti della quiete, abbastanza fuori dal traffico automobilistico.

Non bisogna dunque sorprendersi se la partecipazione a questa corsa, sebbene inserita nel campionato regionale Uisp, è stata più modesta rispetto ad altri trail modenesi: 80 competitivi classificati e quasi altrettanti non competitivi, questi ultimi che per soli 3 euro potevano cimentarsi su tre percorsi, incluso quello massimo dichiarato di circa 21 km con un dislivello di 900 m (il mio Gps dichiara 20 km e 800 D): un percorso solo, dunque, rispetto ai due di 26 km con 1050 m D e di 16 km con 620 m D esibiti due anni fa (quando assommarono, fra tutti e due, 133 classificati).

Ripensandoci, credo di essere stato a Polinago (cioè a un’ora d’auto da casa) in vita mia quattro sole volte: una antichissima per una partita di calcio del Torneo della Montagna (un’altra delle cose che non si fanno più), una medio-antica per una podistica mista strada-sterrato (pure abolita da anni annorum), e due volte per queste edizioni 2016 e 2018 del trail. E quest’anno devo essere grato al nuovo giro che ci ha portati sulle due ‘emergenze’ turistiche più interessanti della zona, il castello di Brandola (sfiorato dopo pochi km e attraversato verso il 14°) e il Ponte Ercole o “del Diavolo”, sotto il quale siamo passati intorno a metà gara.

La ProLoco e il comune di Polinago hanno insomma seminato bene per la promozione territoriale, e il gestore principe della manifestazione, Ercole Grandi, si è comportato in maniera impeccabile, trovando peraltro valido aiuto nei molti sbandieratori collocati con grande frequenza (c’era anche il vecchio presidente di CasaModena Atletica, Tiziano Franchini, a suo tempo ‘licenziato’ perché aveva troppo successo rispetto agli altri sport sponsorizzati dai salumieri); di lusso i tre ristori distribuiti a intervalli regolari, oltre che quello della partenza-arrivo, dove prima di partire non ho resistito ad una frittatina fredda distribuita dalla coetanea collega prof Andreina Mattioli, rivista forse dopo trent’anni ma sempre uguale.

Tutto il tracciato era ben percorribile, senza ostacoli o difficoltà particolari (due salite principali, a sfiorare quota 1000, e due discese verso i 550 metri) e segnalato in maniera inappuntabile (e quando i segnali sono così frequenti, hanno un bel da fare i rituali boicottatori o burloni che li tolgono: come l’Italia con la riduzione del deficit, non ce la faranno mai); e sono convinto che almeno una metà dei partecipanti sia riuscito a correre sempre, come dimostra il tempo del vincitore, il ventitrenne Roberto Gheduzzi (Mud & Snow), primo in 1.36:52, due minuti abbondanti prima del secondo, il reggiano Massimo Gazzotti (1.39:10). Decisamente più lontani gli altri, eppure in 12 sono stati sotto le due ore. Il che non è accaduto per le donne, 21 in totale, regolate dalla reggiana quarantenne di S. Polo d’Enza Rossella Munari in 2.06:51, mezzo minuto scarso davanti alla compagna di squadra  Monia Fontana.

Le ultime se la sono cavata appena sopra le 3 ore e mezzo (cioè con un’ora di anticipo sul generoso tmax), e si trattava di una coppia sassolese abbastanza fissa in questo tipo di gare, la minutissima Cecilia Gandolfi (moglie di Italo il fotografo) e la longilinea Ginetta Palandri, giunte in compagnia del formiginese Alberto Bonvicini (che forse da solo pesa come le due signore messe insieme). Poco prima era arrivata la leggendaria Ketty, al secolo Lucia Zanetti da Bologna, classe 1955, già autista di corriera e dotata di un lato B sogno di molti podisti; mentre in 2.56 aveva concluso, in pieno relax, la frignanese Ermanna Boilini, reduce da una novantina di km della UTMB e (l’anno scorso) dal massacrante Tor des Géants stoicamente concluso.

Tra gli uomini più affezionati, in pieno spirito dilettantistico nel senso migliore, non potevano mancare Massimo Muratori (2.38) e Ideo Fantini, reduce dall’infame esperienza (non per colpa sua) del pazzesco trail da 501 km sui crinali appenninici, qui il più anziano in gara, ma anche oggi capace di lasciarsi dietro una trentina di rivali (incluso, ovviamente, il sottoscritto).

Ci siamo ritrovati insieme, dopo una doccia calda anche per gli ultimi e un nuovo assaggio dei ristori della prof Andreina (questa volta ho puntato sulle torte), al pasta party, forse meglio definibile salsiccia party data l’abbondanza di questo elemento all’interno del piatto di maccheroni.

La bella giornata di sole, fresca e limpida, ultima del fine-estate, ci ha reso tutti più allegri.

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Domenica, 30 Settembre 2018 23:41

Domenica 7 la Half Marathon di Formigine (Modena)

La 28a "Carovana Half Marathon", 7a prova del Grand Prix modenese, prenderà il via domenica 7 alle ore 9 davanti al Castello di Formigine. Ai primi 300 iscritti è riservato un pacco gara comprendente bottiglia di lambrusco, 700 grammi di parmigiano, integratori e medaglia di finisher. Sono previsti oltre 70 premi per i meglio classificati, con particolare 'attenzione' per i primi 10 uomini e 5 donne. Iscrizioni sino a venerdì anche on-line su modenacorre.it.

Accanto alla mezza maratona (il cui percorso è fra i pochi omologati nella provincia di Modena), sono previsti tracciati non competitivi da 3, 9 e 13,5 km: premio per tutti, lambrusco; per i bambini, cioccolata, succo di frutta e magneti.

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29 settembre - “Felice Mucchietto”, si potrebbe tradurre (ora che anche nella Chiesa la lingua ufficiale non è più il latino ma sta diventando l’inglese) il nome di questa corsa organizzata per la sagra della frazione sassolese di S. Michele, che in effetti cadeva proprio sabato 29 (S. Michele, Gabriele e Raffaele): non era insomma una di quelle sagre inventate quasi sempre in settembre, quando la stagione sembra la più opportuna per radunare il popolo.

Gara messa su all’ultimo momento, in un giorno e ora nei quali il potente Coordinamento modenese aveva programmato la sua gara ufficiale a una ventina di km di distanza, e per giunta il giorno prima di quando le stesse strade (già servite a una corsa di poche settimane fa) sarebbero state sfruttate per una nuova corsa ufficiale. Dunque non c’era da aspettarsi una grande frequentazione, e in effetti gli sforzi della Guglia di Sassuolo, diretti in prima persona dalla presidente Emilia Neviani, sono riusciti ad attirare meno di un centinaio di persone, più qualche decina di camminatori e di partenti anticipati (dalle foto allegate sembra di capire che il primo partente regolare appaia dalla numero 54).

C’erano tuttavia, attratti dalla novità, i due principali fotografi modenesi, e dalle immagini che Teida Seghedoni ci ha regalato vediamo che il percorso era gradevole, specie nella seconda metà, con dolci saliscendi tra le prime colline sulla riva destra del Secchia, che noi corridori del percorso lungo di 10 km abbiamo superato su un ponte verso il 7° km (vedere le foto 204 e seguenti), dirigendoci poi a una chiesetta specializzata in matrimoni (ma al momento c’erano solo tre pinzochere che recitavano il rosario), chiesetta che è stato il nostro giro di boa prima del ritorno allo stesso ponte e il rientro a S. Michele per una piacevole pista lungo il fiume.

Percorso ottimamente provvisto di segnalatori umani, che facevano chiarezza sulle tante frecce relative alle tante corse sopra accennate: l’unico punto meno chiaro era il rientro verso la chiesa, tra i meandri di un paesino sorto senza troppi piani regolatori.

Prezzo di iscrizione ridotto a un solo euro, con l’aggiunta che il biglietto ricevuto valeva non per il solito pacchetto-premio ma per la lotteria parrocchiale conclusiva della sagra. Gara non competitiva, eppure Emilia e il reverendo parroco hanno trovato il modo di premiare simbolicamente i primi classificati, come appare verso la fine del servizio fotografico.

 

http://www.podisti.net/index.php/component/k2/item/2522-29-09-2018-san-michle-dei-mucchietti-sassuolo-mo-happy-heap.html

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Venerdì, 28 Settembre 2018 00:06

Il 13 ottobre corsa per i 50 anni di Economia a Modena

La (ex) Facoltà di Economia e Commercio dell’università di Modena, ora rinominata Dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio, celebra i 50 anni dalla sua prima istituzione. In occasione dei festeggiamenti, sabato 13 ottobre 2018 alle ore 15.00 si terrà la Corrieconomia,  manifestazione podistica non agonistica,  organizzata dal Dipartimento in collaborazione con la Fratellanza.

La corsa sarà un’ottima occasione per riunire docenti (tra cui, non dimentichiamo, la campionessa regionale e nazionale Isabella Morlini; e ancora Tommaso Minerva, cofondatore di Podisti.net, e la ex viceministra e senatrice Cecilia Guerra), docenti anziani e personale del Dipartimento e dell’Ateneo, studenti universitari e delle superiori, alunni, cittadini e appassionati podisti, che vivranno insieme un momento di aggregazione e condivisione, nel pieno spirito dei festeggiamenti di questo importante anniversario. Il percorso sarà di  7,3 km, ovviamente con partenza dalla sede universitaria del Foro Boario (alias Novi Ark). L'iscrizione è GRATUITA. A tutti i partecipanti sarà consegnata la maglia della manifestazione.
Ulteriori informazioni sono sul sito: http://www.50demb.unimore.it/index.php/2018/06/27/corrineconomia/ . Qui è possibile preiscriversi all'evento.

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26 agosto - Si conclude in maniera degna, sebbene con un colpo d’occhio di partecipanti inferiore all’attesa, il 9° Circuito del Frignano, campionato provinciale Uisp di corsa in montagna  che ha messo insieme 11 gare disputate nell’appennino modenese tra la fine di maggio e quest’ultima domenica di agosto.

I competitivi classificati a Pavullo sono stati 202 (39 le donne), ed è una cifra mediamente superiore a quelle registrate nelle gare consorelle; circa 800 i non competitivi, col maltempo della giornata precedente che ha forse dissuaso una parte degli habitués del coordinamento modenese: e vogliamo azzardare che una metà dei non agonisti sia partita in anticipo? Lodevoli poi, anche se non affollatissime, le serie sui 500 e 1000 metri offerte ai ragazzi dai 6 ai 17 anni (ma forse per i più grandicelli si potrebbero prevedere distanze un tantino più impegnative).

La gara principale era misurata in 14,5 km (il mio Gps dà 14,2), con un dislivello in più e in meno di circa 400 metri; le “quattro torri” sarebbero le 4 principali alture del percorso, che spazia tra i 674 e gli 850 metri s.l.m. (questi ultimi raggiunti allo storico castello di Montecuccolo, cui si accede per una mulattiera ciottolata che dovrebbe fare parte dell’antica via Vandelli, la prima transappenninica carrozzabile modenese).

Percorso (per almeno un terzo non asfaltato) ottimamente segnalato, con abbondanza di addetti nei pochi attraversamenti, tre ristori più il consueto ricchissimo quasi-pranzo finale comprensivo di caffè preparato all’istante. Insomma, 34 edizioni hanno conferito agli organizzatori una eccellente qualità di allestimento, e garantito un discreto ritorno in sponsorizzazioni oltre che abbondanti premiazioni di società e individuali (ai consueti prosciutto e formaggio parmigiano si sono aggiunte le scarpe da running per i primi e le prime tre). L’unico neo, che dipende dal tumultuoso sviluppo urbanistico della cittadina, restano i parcheggi selvaggi e non assistiti, a parte le poche decine di posti disponibili vicino all’ingresso dell’impianto sportivo. Adesso che c'è un sindaco nuovo e 'di rottura' rispetto al passato, vedremo se cambierà, ma ormai la cementificazione è compiuta e i semafori sono fin troppi e fastidiosi.

La classifica individuale vede al primo posto assoluto Marco Rocchi della MDS in 53:39, allo sprint su Riccardo Tamassia battuto di due soli secondi, e con un minuto sul terzo Andrea Aragno. Senza storia la gara femminile, come accade da queste parti (Modena-Reggio-Parma-Garfagnana, per tacere del Trentino) ogni volta che prende il via Isabella Morlini: diciottesima assoluta, pochi secondi sopra l’ora, due minuti netti sulla promessa locale Francesca Giacobazzi, poco meno di tre su Laura Ricci. Forse, passare un mese ad arrampicare e correre in montagna è più produttivo che rimanere tutta estate nella bassa a rastrellare premi e premiuzzi.

Le classifiche generali del Circuito del Frignano, come posso grossolanamente argomentare con carta e penna (in attesa delle proclamazioni ufficiali), vedono Rocchi, secondo fino a ieri, conquistare il primo posto, dal momento che dei suoi rivali più vicini, Bernardi era assente a Pavullo, Gentile è arrivato 6°; e la Ricci vincere la classifica femminile incrementando il vantaggio sulle inseguitrici Boschetti, Gualtieri e Donnini, oggi tutte oltre la quinta posizione: sebbene per un complicato gioco di "bonus" alla fine siano solo 3 i punti che separano la Ricci dalla Boschetti.

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1° luglio - Una volta la lingua della Chiesa era il latino, e in latino sono le lapidi affisse all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Croce (frazione a sud di Carpi, vicino al casello autostradale, nota per essere sede ufficiale della produzione del lambrusco Salamino): da una lapide appare che la chiesa, eretta a parrocchia nel Quattrocento, fu solennemente ri-consacrata nel 1792 quando il parroco si chiamava don Aloisio Marrio (traducete voi…).

Ma la Chiesa si evolve: questa corsa è titolata all’inglese (sebbene il sottotitolo, e il sito della Onlus cui ci si riferisce siano in chiaro italiano “ho avuto sete (e mi avete dato da bere)”, e quando si fa del bene, complice anche la calura, non ci sono restrizioni verso le numerose signore e signori che si presentano, alla partenza-arrivo davanti all’ingresso dell’edificio sacro, in costumi alquanto succinti (vedere foto 173,  312, 349 ecc. ; che spettacolo tra le foto 194 e 202). Il che è una tradizione per il rubierese Bedeschi (388-9), mentre per altri si trasforma in un involontario revival del rag. Ugo Fantozzi (270).

Siamo davvero in tanti, sebbene il coordinamento modenese questa domenica abbia stabilito che si corra in appennino: e malgrado il prezzo ‘scomunicato’ di 2 euro (largamente compensato da un asciugamano come premio per tutti, oltre che da un ristoro dove le angurie vanno a ruba: e si noti che il ricavato va a finanziare una scuola in Malawi), ho l’impressione che i partecipanti siano un migliaio.

Contribuirà anche la sete di corse che c’è a Carpi: orfana della maratona, orfana delle “tre sere” che le verranno usurpate da Correggio, orfana di tante altre gare che sono sparite così come erano nate, la città e i dintorni accorrono su un percorso nuovo, i 3 km iniziali attraverso un parco erboso e alberato, poi per terre bonificate e rigogliosi campi di grano o frumentone verso Gargallo, la frazione più meridionale del comune (foto 129-131 ecc.), dove un anno fa di questi giorni si passò per un “giro delle frazioni” notturno, suggestivo ma oggi dimenticato.

Ne parlavo con uno degli organizzatori di allora, il vigile emerito Ermanno Pavesi (foto 357), il quale mi suggerisce che la persistenza di questa gara è dovuta al ‘potere’ del vescovo, che prevale sui burocratismi deleteri della circolare Gabrielli e sulla morìa naturale dei festival dell’Unità. Grazie vescovo: non sarebbe male se in questa repubblica i preti contassero di più (ma non troppo: almeno in campo sportivo) dei politici e burocrati. Chissà se l’annunciata corsa di fine agosto, della sagra di Ponticelli (che l’anno scorso saltò da un giorno all’altro) quest’anno si farà davvero. Nel qual caso non mancheranno due tra i più insigni sportivi carpigiani oggi presenti: il veterano dottor Guaitoli (foto 412) e l’ex assessore D’Addese (foto 470, col supermaratoneta Libero da Quarantoli: sarà una gara ultra-amatoriale, ma questi tre insieme avranno corso non meno di 500 maratone).

Alla gara di S. Croce vengono abbastanza compattamente le società della Bassa (Novi, Mirandola, Finale); e qualcuna del capoluogo (non però la società che abitualmente si aggiudica i prosciutti del gruppo più numeroso). Quelli della confinante Campogalliano fanno quasi gli onori di casa, e offrono visite guidate al vicino mini-santuario di via Pioppelle, dove tra il 1984 e il 1993 la Madonna apparve più volte al padre di un loro podista.

C’è tutto quanto si può desiderare da una corsa non competitiva: una adunata di amici e  di famiglie in cerca di aria pulita, di panorami abbastanza inediti (“quel cielo di Lombardia, così bello quando è bello”, diceva Manzoni), di svago a poco prezzo. Anche noi podisti di terza serie abbiamo sete, e Santa Croce ci ha dato da bere.

http://foto.podisti.net/f755246316

 

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Mercoledì, 30 Maggio 2018 00:00

Modena, 2° Corritaccini: and singing in the rain!

Sarà stato (come dice la Teida fotografa) a causa della presenza mia, di Giangi e di Giuseppe Cuoghi, che già ieri sera avevamo preso l’acqua a 30 km da qua, e oggi ci siamo ritrovati sotto la guglia della parrocchia Madonna Pellegrina e sotto il solito cielo plumbeo, che immancabilmente ha cominciato a scaricare acqua dieci minuti prima della partenza, ha smesso dopo mezz’ora per ricominciare di lì a breve.

Sarà stata anche la silente scomunica del Coordinamento modenese, che non ha “coordinato” questa gara macchiatasi di due gravi colpe: far pagare l’iscrizione ben 2 euro (anziché 1,50, come si paga solo a Modena), e non prevedere premi di società, cioè i rituali prosciuttini che finiscono a chi acquista più pettorali, indipendentemente che li si indossino o no.

Risultato: alla partenza ufficiale, sulla via Porta alias “via dei giornalisti” (dove i grandi giornalisti modenesi di una volta, del clan di Zucconi padre, Arrigo Levi, Vittorio Gorresio, Remo Lugli ecc., si costruirono le case, al limite estremo della città,  dove visse anche il fumettista Bonvi e Guccini creò l’espressione “tra la via Emilia e il West”) ci trovavamo sì e no in 200, più poche decine di partiti in anticipo.

Una sola tenda di società, della Formiginese del presidente Bevini: vi hanno trovato rifugio anche podisti di varie estrazioni, che non si fidavano del gazebo all’aperto predisposto dall’organizzazione (“Taccini” è il nome del gruppo sportivo parrocchiale), per contenere le nostre borse.

Sotto la pioggia siamo partiti, senza pettorali perché al loro posto la parrocchia ci aveva rilasciato poco più di un francobollo, valido per ritirare il premio finale (succhi di frutta, pasta o altri alimentari); e se anche ce li fossimo spillati, si sarebbero spappolati in breve.

Via dunque, allegri sotto la pioggia, come i bimbi fotografati nel parco cosiddetto della Resistenza (dove nel 1970 si svolse il primo campionato provinciale di corsa campestre, con non più di venti partecipanti), a sud-est delle ferrovie provinciali (a loro volta ridotte a un solo scassatissimo trenino), polmone verde che ogni tanto viene eroso da qualche costruzione ai margini, e aspetta a breve la mega-lottizzazione delle Morane, esecrata dai cittadini ma voluta dai politici al potere (ultima prevaricazione prima di essere mandati a casa per sempre).

Si esce dai confini della parrocchia (il giro lungo è di 9,7 km) e del quartiere Buon Pastore, ormai saldato con l’altro quartiere San Faustino: resistono più o meno duecento metri di verde tra via Rosselli, la chiesa di Saliceta e la fu-casa coniugale di Pavarotti (nei cui paraggi fa brutta mostra di sé una ex galera che farebbe tuttora comodo, ma è lasciata cadere a pezzi: ci pensano gli indulti a risolvere il sovraffollamento carcerario).

Nel frattempo smette di piovere, e le foto di Teida (tornata pure lei nei luoghi dove visse bambina) documentano Cuoghi, Cecilia, Alle-Simo, Massimo Bedini e gli altri fedelissimi delle corse modenesi (ma Giangi pare non sia nemmeno partito) che si godono, provvisoriamente all’asciutto, il passaggio nei pressi del Bonvi-Parken, della chiesa dello Spirito Santo (dove il prete dice ancora la messa in latino), e di nuovo nel territorio della Madonna Pellegrina, perfino davanti alla mia prima casa modenese, sugli ex prati paludosi tra i binari antichi dove giocavamo a calcio 3 contro 3, mentre i contadini falciavano l’erba, nel dopopranzo prima di rientrare in casa a fare i compiti.

Il culto delle belle forme ha indotto gli organizzatori ad erigere l’arco del traguardo a metà del campo sportivo, da percorrere secondo un itinerario tracciato a semicerchio. Nemmeno Cuoghi vuole rinunciare a quella parata sotto gli obiettivi dei fotografi, sebbene l’arco crolli proprio al suo arrivo. Ci vuol altro per far desistere il vecchio hockeysta dalla pratica sportiva: ci dà appuntamento tra due giorni, sempre nel raggio di pochi chilometri da qua.

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Domenica, 27 Maggio 2018 19:23

Prignano sulla Secchia (MO), 1° Prignano Run

La gara di sabato 26 maggio alle 17 (quando per la prima volta la temperatura ha raggiunto i 30 gradi), ha funto da apripista per il trofeo podistico del Frignano, senza valere per la classifica tranne che per la simbolica assegnazione della maglia, di cui i primi classificati di oggi potranno fregiarsi alla tappa d’esordio effettivo.

Percorso dichiaratamente più lungo di quelli solitamente tracciati nelle gare consorelle: quasi 11 km, circa  metà su sterrato,  con un dislivello di 460 metri, partendo dai 550 metri slm di Prignano, scendendo quasi al fondovalle Secchia, 255 metri, dopo 2.8 km (dall’abbondante servizio fotografico di  Teida Seghedoni, vedere le foto 78-85), e poi risalendo verso due cime principali con un’altezza massima di 665 metri al km 9.4 (la salita appare alle foto 444-445), per ridiscendere infine alla partenza. La durezza delle salite ha costretto molti ad andare di passo per lunghi tratti, anche fra i competitivi (vedi foto 219 e dintorni). Ma bastavano le discesine per far ritrovare il sorriso a raggianti podiste come nella foto 369-370, lei in accenno di deshabillé e tutta protesa a raggiungere il fidanzato che (impossibilitato a seguirla in bicicletta) l’aspetta alla base.

Non moltissimi i partecipanti: compresi i non competitivi, impegnati anche sul giro breve di 4 km, e verosimilmente anche compresi alcuni che non hanno corso affatto (compensati, peraltro, da quanti hanno corso senza spendere nemmeno l’euro e mezzo del pettorale), sono stati conteggiati in 419, con il Cittanova che da solo ne ha ‘ingaggiati’ 90, seguito dalle due principali società amatoriali della vicina Sassuolo, che hanno iscritto in totale 71 podisti. I competitivi classificati sono 85, di cui 16 donne, cifre che probabilmente cresceranno quando le classifiche conteranno sul serio.

Solita sagra dei partenti anticipati che non si degnano nemmeno di spillarsi un cartoncino sulla maglietta: il primo con un pettorale non competitivo appare dalla foto 131, il primo competitivo (che poi è stato il vincitore Alessandro Donati, classe 1985, con due minuti e mezzo di vantaggio sul compagno di squadra Alessandro Venturelli) fa invece la sua comparsa dalla foto 153; la prima donna (la immancabile, in gare di questo calibro, Laura Ricci) è dalla foto 205; mentre, per esempio alla foto 334, si ‘ammirano’ i sorpassi in slalom che i competitivi devono fare sugli anticipatori.

Consistenti i cartoni alimentari che hanno premiato i primi 5 uomini e donne; per tutti gli altri, una confezione di crescentine che, oltre all’eccellente organizzazione, ripaga ampiamente dell’euro e mezzo speso,  per chi l’ha speso.

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Lunedì, 14 Maggio 2018 20:03

Marano (MO): 5° CorriMarano e Tre Croci Trail

Costruire una corsa "per tutti" non è, né mai sarà, una cosa agevole, ma va detto che l’Associazione “Albero dei Bambini”, ben coadiuvata dalla corazzata trail di Mud & Snow, è molto vicina a tale traguardo.

La quinta edizione della CorriMarano, domenica 13 maggio, ha offerto l’opportunità di scegliere il tipo di percorso che più si confaceva alle proprie caratteristiche: partendo dal “Tre Croci Trail“, gara competitiva di 18 km con 800 mt. di dislivello positivo, potendo optare poi per un trail non competitivo di 13 km, o una camminata da 9 km, entrambi con dislivelli contenuti e senza tratti particolarmente impegnativi. Nel pomeriggio infine un affollato mini trail per i più piccoli.

La pioggia dei giorni precedenti ha contribuito a mettere un po’ di “pepe” sul percorso, creando quel tanto di fango che rende impegnative le salite e forse ancor di più le discese, particolarmente quella al 13° km che, per il fondo scanalato da profondi solchi, ripidità e fango estremamente fluido ha contribuito a lasciare il segno sul fondo schiena di molti concorrenti, tra i quali pochissimi dotati di bastoncini e non tutti calzati con scarpe A5 da trail. Due elementi che sul percorso potevano fare la differenza, come nell’imbuto al 3° km dove un breve ma assai ripido strappo in salita ha costretto a una discreta attesa mentre chi precedeva annaspava nel fango con continui scivoloni all’indietro; personalmente ho percorso il km contenente quel tratto in quasi 16 minuti contro i 9/10 che avrebbero costituito la norma: va ben sottolineato che comunque non sarei arrivato ”a podio“.

La giornata di vento e sole ha permesso belle vedute sulle vette appenniniche e sulla più prosaica pianura costellata di fabbriche di piastrelle: va comunque dato atto che partendo dai 140 metri slm di Marano e raggiungendo crinali che non hanno superato i 300 mt, se non di poco, la gara era ben congegnata con lunghi tratti che non hanno fatto rimpiangere quote maggiori se non per la temperatura, che si è mantenuta elevata su tutto il percorso, sentieri mono traccia, strade forestali, e in particolar modo alcuni tratti di sottobosco che si sono rivelati assai godibili con alternanza di brevi salite e discese nel più classico stile “mangia e bevi “.

Ristori ai punti giusti e più che forniti, considerando un percorso di soli 18 km, controlli e volontari in numero adeguato, compresi alcuni motociclisti pronti ad intervenire sui tratti più sconnessi in caso di necessità.

Pacco gara per la competitiva che, pur non coprendo il costo di iscrizione come dichiarato da qualcuno, era di buon livello considerando che si correva con molto meno dell’ormai canonico €/km.

Sul pasta party, facoltativo come sempre dovrebbe essere, non posso esprimermi avendo preferito reintegrare in una delle numerose trattorie presenti in zona.

A quanto dichiarato dallo speaker alla partenza erano 170 i competitivi sui 18 km (156 classificati, di cui 30 donne) e oltre 200 sui percorsi minori, sicuramente un buon risultato in una giornata ricca di gare in località limitrofe che sicuramente hanno goduto di promozioni social e sponsor societari di maggior rilievo.

Una menzione al vincitore Matteo Pigoni, in 1h 24’, e alla mamma volante e sempre sorridente Sonia Del Carlo, prima delle donne in 1h 52’. Due note di colore: le prime tre donne si chiamano tutte Sonia, pareggiate – ma discendendo molto la classifica – da tre Monica; e poi, devo dire che incrociare il buon Matteo nel tratto in discesa/salita che veniva percorso sia in andata che in ritorno, posto (credo) verso la metà gara, mi ha ispirato un momento di meditazione in considerazione che lui, in salita, correva più forte di me in discesa… dama e scacchi sono sempre più vicini!

NdD: Ho partecipato anch’io al trail (vigliaccamente, nella sezione non competitiva), dopo aver corso nel 2016 il “mezzo trail” di allora, circa 15 km più agevoli e per circa metà su strade asfaltate. Questa volta i km su asfalto probabilmente non superavano i 4-5, ma forse avrei gradito anch’io di restare sulla strada, al km 2.5 in salita verso Campiglio di Vignola, anziché essere dirottato su un sentiero parallelo, stretto e scivoloso, dove la mia media (complici le lunghe soste forzate) è salita ai 30’ / km rispetto ai 6 del km precedente.
Condivido il discorso sugli scenari ammirati, soprattutto tra il km 5 (zona di Villabianca, già meta di una memorabile crono in salita ora dimenticata da tutti) e il 10-12 (zona del suggestivo borgo di Denzano, appena oltre le Tre Croci di cui al titolo): da un lato Castelvetro, Puianello e le più lontane colline di Sassuolo e della valle del Secchia; dall’altro, la valle del Panaro e le alture che ci separano dal bolognese (Guiglia e oltre); in fondo, il Cimone striato di neve. Una occasionale e fascinosa compagna di corsa in quei tratti mi ha chiesto se avevo un telefonino: non per fotografare lei, ma le bellezze naturali che appunto stavamo gustando. Purtroppo non l’avevo, perché anche la compagna di gara ci avrebbe fatto la sua figura…
Questa gara può pure considerarsi una sorta di avviamento al trail per chi non ci si è mai accostato, e che (a quanto sentivo negli spogliatoi dopo la gara) ha sofferto in particolare le discese fangose (una delle quali era comune anche ai 13 km, quelli prescelti dai meno esperti). Ma da un organizzatore che si chiama Mud & Snow non si poteva pretendere di meno…
Quanto alle scacchiere in attesa, Massimo può al momento restare sulla breccia: finché ci resto io, che qui gli ho reso un quarto d’ora (non solo per essermi fermato a fare due chiacchiere con l’organizzatore Checco nel punto del bivio fra i 13 e i 18 km), può continuare a correre e a raccontarlo, come il sottoscritto fa da 45 anni, dopo averne viste di meteore che per un paio di stagioni mi hanno dato la polvere, e adesso vengono alle camminate trascinandosi sul percorso corto ... [F.M.]

 

Podio maschile

1             206         PIGONI                MATTEO                         3 T BALDARO ASD                1974      VAM     1:24:19

2             204         GHEDUZZI          ROBERTO            TEAM MUD & SNOW     1995      SAM      1:32:40

3             118         VECCHIE'             PIERGIORGIO    TEAM MUD & SNOW     1971      VAM     1:35:30

 

Podio femminile

 

1             113         DEL CARLO         SONIA       TEAM MUD & SNOW              1974      VF          1:52:19

2             134         MONARI             SONIA       INDIVIDUALE              1972      VF          2:01:25

3             169         UGOLINI             SONIA         FRIGNANO ATL.        1971      VF          2:03:21

 

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Giovedì, 01 Febbraio 2018 17:18

Una Corrida di San Geminiano un po’ pre-elettorale

I 665 competitivi classificati di questa 44^ edizione della classica gara ideata nel 1973 da Gigliotti e Finelli segnalano una discreta ripresa numerica, dai miseri 535 dell’anno scorso, anche se non sfiorano nemmeno gli 896 del 2016 e i 746 del 2015 (e non parliamo di quando i classificati erano duemila o più, ai tempi che non c’erano tutte le balle odierne di tessere e certificati medici ecc. – lo scrivo, casomai questo pezzo cadesse nelle mani della ministra della salute Beatrice Lorenzin, elettoralmente paracadutata a Modena e dunque venuta ieri a studiare la città che dovrebbe votarla, e a rivolgere il suo augusto messaggio ai podisti).

E aggiungo che comunque la Lorenzin era la meno peggio tra i politicanti venuti alla sagra di Modena, in prima fila alla messa vescovile della mattinata, e in parte poi alle premiazioni della gara nel pomeriggio. Penso che (se andrò a votare) voterò qualcuno, uno qualunque, ma purché non abbia partecipato a queste farisaiche profanatrici esibizioni. Almeno avessero corso i 3 km; ma forse ne andava della loro dignità.

Curiosamente, 665 furono pure i classificati della Corrida 2013, e 667 nel 2014: dunque il podismo nostrano è fatto a scale, ma tanto su ormai non ci si va più; difficilmente quantificabili i non competitivi (tra cui il sottoscritto: scusate, ma che il mio aereo da Miami arrivasse in tempo l’ho capito solo quando mi hanno riconsegnato le valigie all’aeroporto di Bologna, due ore prima del via della Corrida): i giornali parlano di cinquemila totali, non si sa se secondo la questura o secondo i sindacati. La mia impressione, a puro naso e per giunta con l’intronamento da fuso orario, è che alla partenza all’ora giusta non fossimo più di 2000-2500. Già, perché c’è anche chi parte prima (sembra di capire che un gruppo bolognese di una trentina di partecipanti sia partito in massa una mezz’ora prima, celebrandosi poi nel consueto autoritratto dove leggiamo tra l’altro che “il percorso di oggi risulterà essere molto simile a quello odierno”); e a questi va aggiunta la consueta dose di portoghesi o di quanti in ogni caso non hanno ritenuto opportuno di esporre il pettorale, nemmeno quello da 5 euro: guardate le foto della Teida e cercate uno che somiglia molto a Fausto Coppi, celebre scroccatore di pettorali di maratona (ma almeno quelli li indossa); e con lui ce ne sono tanti altri. Devo però dire che uno beccato due anni fa a correre senza pettorale, e da me denunciato su queste pagine, stavolta l’aveva. Quante me ne ha dette e me ne ha fatte dire! Però si è messo in regola; sia lui, sia l’altro tipo che di solito prende il pettorale economico poi fa la corsa lunga: oggi aveva un bel numero competitivo da 15 euro (riprenderà a risparmiare la prossima volta?).

Modena - Corrida di San Geminiano

Nel settore dei top (quelli che il pettorale non lo pagano, anzi sono pagati per venire qui), è dal 1995 che non vince un italiano (l’ultimo si chiamava Stefano Baldini): la novità è che oggi non ha vinto un keniano ma, per la prima volta, un etiope, Haile Telahun Bekele, 19 anni, in 38:17, un minuto abbondante sopra il record su questo tracciato, e comunque un minuto e mezzo prima dei ruandesi secondo e terzo (sul cognome impronunciabile del secondo ha fatto le sue ironie l’informatissimo Marescalchi in sede di premiazione). Primo italiano, il pavullese Simone Colombini “in grande spolvero” (come scrivono le gazzette tirando giù la polvere a frasi di cui non conoscono il significato); poco dietro, il compaesano Alessandro Giacobazzi recente trionfatore in maratona a Torino.

Tra le donne, si conferma la valanghinetta rosa, nel senso che alla vincitrice del 2017 Sara Galimberti è succeduta oggi Anna Incerti, che aveva già vinto dieci anni fa in 42:28 e a cui oggi sono bastati tre minuti in più per salire sul primo gradino del podio (come si suol dire: perché alle premiazioni il podio proprio non c’era), superando nel finale la keniana Jeruto Lagat. Podio virtuale completato dall’altra modenese Francesca Bertoni, terza: ma in effetti le straniere qui erano scarsine, in tutti i sensi: sono lontani i tempi di Rita Jeptoo o delle varie Jelagat. E anche la lunghezza complessiva lascia dei dubbi: ufficialmente si dice 13,350, sta di fatto che il cartello del km 13 è ad almeno 500 metri dall’arrivo (resta poi da fare anche un quarto di giro dell’ippodromo, cioè 250 metri), quando ai tempi che la Corrida sullo stesso percorso era ufficialmente quotata 13,274, il cartello dei 13 era affisso sul pilastro d’accesso all’ippodromo, una cinquantina di metri prima dell’ingresso in pista. A me il Gps dà 13,600.

E arrivano via via tutti gli altri, come dicevano i telecronisti delle volate in gruppo al Giro d’Italia: e se alcune foto del mio quasi omonimo, e fedelissimo tosco, Fabio Marranci mostrano lo sforzo dei migliori sul doppio cavalcavia di Cognento (km 6/8), le foto urbane della Teida immortalano (altra frase fatta e con sempre meno senso, in un’epoca nella quale le foto si cancellano ad ogni cambiamento di software) tutti, compreso Giuseppe Cuoghi, ex hockeysta compaesano di Raffaella Pelloni (meglio conosciuta come Carrà); Cuoghi deve essere l’unico ad aver corso tutte le 44 corride (perché l’unico anno che non la corse, venne tanta neve che la gara fu annullata).

E compresa la Lorella detta Lella, che col suo fitwalking arriva sempre e ovunque. E compreso infine (not last & not least) Lolo Tiozzo, patron della Ovunque, con cui ho corso gli ultimi 3 km (ai 5:40”… foto 655 e dintorni) constatando come sia il più popolare tra gli spettatori e anche tra i colleghi podisti, che gli vengono vicini per ricordargli quando li ha portati sulla muraglia cinese o a Petra o a Gerusalemme. Ma al traguardo Brighenti non si accorge di lui perché sta omaggiando Julia Jones.

Premiazioni con la sfilata di politici e vippetti locali, lasciamo perdere: al sindaco in pompa magna, eletto sulla base della promessa del “consumo zero del suolo”, bisognerebbe chiedere cosa significano quei cartelli ai bordi del grande campo verde tra i km 4 e 9 (per i modenesi: tra la Motorizzazione e la zona della concessionaria Piaggio), che annunciano un imminente mega-intervento edilizio; ma la maggioranza dei podisti, piuttosto che ingaggiare battaglie perdute,  se ne sta in piedi nel fondo del vecchio palasport a chiacchierare dei fatti propri e commentare questo evento unico per Modena, e ahinoi finito troppo presto. 

Dai colloqui  apprendiamo che l’unica corsa modenese più antica della Corrida, la Sgambada di Mirandola in programma domenica prossima, non si farà (e la colpa non è della circolare Gabrielli). Il podismo modenese perde il suo vanto che lo rendeva unico in Italia, di non saltare mai una domenica di corsa. Accontentiamoci del mercoledì.

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