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Ago 14, 2019 3177volte

Monschau (D) – 43° Monschau Marathon, la Grande Bellezza

L'arrivo a Konzen L'arrivo a Konzen F. Marri

11 agosto – Di questa maratona mi parlavano, molto bene, le buonanime di Beppe Togni e William Govi, che la frequentavano abitualmente nel secolo scorso; nella loro scia, qualche decina di italiani, quelli che non smettono di maratoneggiare nemmeno in  agosto, erano stati in questa incantevole zona della Nord-Renania-Westfalia (sul confine col Belgio e l’Olanda, zona Liegi-Maastricht, a 30 km dalla stupenda Aquisgrana e 80 da Bonn: vedere rispettivamente foto 2-17 e 50-57), dove il paese che dà il nome alla gara è un gioiello da visitare assolutamente (vedi foto 27-28; il nome è una corruzione dal francese, “Monte della Gioia”) e magari mangiarci nella piazza principale, che i vari ristoratori si sono spartiti sistemando i loro gruppi di sedie senza barriere tra l’uno e l’altro, riconoscibili solo dal colore diverso per ciascun ristorante.

Ma il centro maratona è a Konzen (questo nome viene dal latino “compendium”, come spiega la targa nella foto 20), capoluogo della zona nel Medioevo, oggi sulla statale da Aquisgrana a Treviri, ricchissima di reperti romani e di abbazie benedettine, e soprattutto zona centrale dell’impero fondato da Carlo Magno che ad Aquisgrana è sepolto in una delle chiese più favolose del mondo, con annesso un reliquiario dove si va giù pesante, mica le brustoline di santi sconosciuti: san Pietro, san Paolo, san Giovanni Battista, i vestiti della Madonna, la frusta con cui fu frustato Gesù e il perizoma che indossò in croce… Saranno autentiche? Più o meno come certe maratone (auto)attribuite a certi podisti.

La maratona ha già un’età veneranda e continua a piacere: secondo le classifiche tedesche di gradimento, è la seconda assoluta tra le eco-maratone, dopo il grandioso Rennsteig di Eisenach (che in effetti le somiglia molto, come le somiglia l’Hornigsrinde di Bühlertal) e davanti ad altre gare bellissime come la Tre Nazioni di Lindau e la Oberelbe di Dresda; tredicesima tra tutte le 42. Dal 2017 ha aggiunto alla sua offerta una 56 km, che parte due ore prima, sconfina nel Belgio per i primi 14 km, poi ripassa da Konzen dove gli ultramaratoneti (foto 30-33) si uniscono alla spicciolata a noi che ne facciamo “solo” 42, con 780 metri ufficiali di dislivello, circa due terzi su sterrato.

Sono stati in 195 a concludere l’Ultramaratona: ha vinto l’ M 45 André Collet (plurivincitore in passato nella 42 km) in 3.42:35, un buon quarto d’ora davanti al belga Leo Smets di Herenthals (chi ricorda Rik van Looy?). Tra le donne, ha prevalso la campionessa locale Hendrike Hatzmann, una W 35 che ha corso in 4.51, dieci minuti meglio della seconda Mara Lückert.

Per tutti i classificati c’è anche il tempo al passaggio della maratona, casomai anche qui qualcuno abbia delle statistiche da aggiornare. Per dare un esempio, Collet ha 2.49:55, che gli avrebbe permesso di vincere anche la maratona dato che il vincitore ufficiale (su 389 finisher di cui 82 donne), Markus Mey, altro locale di Konzen, ha segnato 2.53:04, tre minuti e mezzo davanti al secondo Manuel Skopnik.

Prima donna in maratona, e sesta assoluta,  è Tanja Schmitt (W30) in 3:07:22 (questa volta, il suo tempo non è insidiato dalla vincitrice dei 56 km); seconda  Andrea Pfister (ricordarsi che Andrea è nome di donna!), W 35, dodicesima assoluta in 3.12, quasi allo sprint su Nora Schmitz di cui sottolineo la categoria, W 20 (quante ventenni vediamo correre maratone in Italia?).

Ben pochi gli italiani: sarà una oriunda Sylvia Traini che ha finito la 56 in 7.05; per la 42, leggo in classifica un Tommaso Papa, M 60 salentino, che ha chiuso in 4.29, mentre arrivando al traguardo ho incontrato (foto 39 messa anche in copertina) il vecchio amico, modenese  della Bassa, Claudio Campi, M 55 gloriosamente tesserato per il Passo Capponi, e che sta girando in camper per le più belle maratone tedesche: pensate che nel 2007 corremmo insieme la maratona del Capodanno a Zurigo, e poi la UTMB. E siamo ancora qua, sebbene Claudio faccia in tempo a docciarsi prima del mio arrivo…

Sorpresa finale, in zona pasta party spunta “Ronaldinho” (foto 44) alias Haroldinho Abauna già visto nell’ultimo anno a Castelfusano e alla gran Canaria, che qui ha partecipato al “Genuss Marathon”, la “maratona del gusto” (per gli anglofili: Run-Fun), insomma la 42 non competitiva, con un tempo massimo esteso a 8 ore e mezzo, cui hanno preso parte 213 sportivi, regolarmente classificati secondo l’ordine d’arrivo anziché l’anonimo ordine alfabetico che pretendono da noi.

L’ “offerta formativa” di Monschau era completata, oltre che dalle gare per bambini svolte il sabato, da tre tipi di maratona a staffetta (a 2, a 3 e a 4 componenti), cui hanno partecipato in totale 400 corridori, con particolare predilezione per la staffetta a 4 conclusa da 67 squadre.

Completando le statistiche con l’info che l’iscrizione alla maratona costa dai 31 ai 39 euro, alla ultra dai 36 ai 44 a seconda del periodo (con un aumento di 6 euro solo l’ultima settimana), devo insistere sulla bellezza assoluta di questa gara, una delle più affascinanti che abbia mai corso: non mi era mai successo, in trent’anni di maratone, che i segnali chilometrici arrivassero prima di quando li aspettassi. Inutile negare che normalmente ‘non vedo l’ora’ che si materializzi il fatidico paletto: “se Dio vuole, siamo già al 25”, oppure “ma quando arriva sto maledetto 26?”. Qui, la sensazione ad ogni km era “ma siamo già qua?”. Beninteso, siamo in Germania e non ti regalano i km come a *** (spesso nelle maratone italiche di serie B il primo km è di 900 metri): ogni paletto era annunciato dal bip del mio Gps, che infatti al termine segna 42,220 (a essere pignoli, i paletti fra il 30 e il 40 erano spostati un po’ in avanti, poi il 41 leggermente più corto ha sistemato le cose). E vi giuro che alla fine mi è dispiaciuto essere arrivato.

Giro quasi totalmente in natura, fondo sterrato o ghiaiato (ma liscio), con ciottoli nell’attraversamento di Monschau (km 4-5) e qualche km di asfalto nelle salite più lunghe, fra il 33 e il 38. Incantevole il bosco dopo Monschau, tra il 5 e il 18 nella parte a bacìo; mentre quando dopo il km 20 si traversa la statale andando nella zona a solatìo, i boschi si alternano a vaste aree coltivate (ci sono anche mulini dedicati alla segale e alla senape), e soprattutto popolate da vacche al pascolo, con un bel venticello fresco che agita le numerose pale eoliche.

Ristori troppo frequenti: la carta ufficiale ne segnala 11, alcuni solo liquidi (acqua, sali, tè, cola, a volte birra e in un caso vino), altri con frutta, barrette energetiche e altri cibi solidi. Specie nella seconda metà, ne ho saltato qualcuno (la temperatura gradevole sui 20 gradi e il vento non facevano sudare troppo): ma come facevo a dire no, verso il km 30, a un banchetto gestito da una bambina piccolissima e dal papà? Un km prima avevo già bevuto a un ristoro ufficiale, qui ho detto prima un “Nein danke”, ma poi ho visto sul tavolo anche quei gommini colorati a forma di pupazzetto o animaletto e ne ho presi due: la bimbetta ha fatto un grido di gioia e ha battuto le mani, a me si sono inumiditi gli occhi. Peccato dover proseguire.

Tanti bambini (tra i 400 volontari totali) anche al traguardo, coll’incarico di dare le medaglie (foto 40-43), di 8-10 anni max, pienamente responsabilizzati, senza adulti a controllare; e due bambini, appena più grandicelli, anche al computer per la consegna istantanea del diploma (funziona ancora benissimo il mio championchip a farfallina, comprato a Ratisbona nel 1997, e che quasi tutti i tedeschi possiedono).

Palestra a disposizione come spogliatoio e deposito borse autogestito (foto 34-35), con abbondanza di toilettes e di docce sia mobili sia in muratura; ristoro finale un po’ scarsino, e tutti ci accomodiamo nel tendone o nelle tante sedie all’aperto (foto 18, 23, 45) a mangiare typish deutsch, bratkartoffeln, fritten, würtschen, landbrot und so weiter annaffiati dalla birra locale Bitburg (con 10 euro ce la caviamo).

Una volta nutriti, ripuliti e riposati, resta l’agio di visitare i dintorni con la nuovissima e superaccessoriata Polo presa a noleggio (60 euro per 3 giorni, 19 litri di benzina per 380 km): dal monastero di San Cornelio (foto 1) al castello e parco di Brühl (una specie di Venaria Reale: foto 46-49), dall’ordinatissima Bonn dove nacque Beethoven e si formò Pirandello (foto 51-52) al corso del Reno, suggestivo nella zona dei “Sette Monti” e nella “Fortezza del Drago” dove Wagner ha ambientato la saga dei Nibelunghi e dove si arriva attraversando il fiume col traghetto: lì dove Sigfrido uccise il drago, anche nella foschia si spazia su Colonia e Bonn.

Avevano ragione Togni e Govi, questa è una gara da fare: peccato che… la Germania ne offra tante, quasi tutte di alto livello, e per quanto io ne abbia corse decine (sette delle prime dieci in classifica, ad esempio), devo e dovrò fare scelte dolorose.

PPPP (Postilla Personale un Poco Polemica). Questa di Monschau è stata la mia trecentesima maratona (lasciando perdere la cinquantina di ultramaratone): la ricorrenza non era programmata, anzi sarebbe dovuta avvenire sei settimane fa in una maratona in val d’Aosta. Ma lì mi sono imbattuto in un giudice Fidal e gestore di chip che, a quanto pare senza autorizzazione federale, è venuto a ‘giudicare’ una maratona non riconosciuta dalla Fidal (come se Renzi andasse ad arbitrare il congresso di Forza Italia senza dirlo a Zingaretti), e notando che dei 6 rilevamenti chip me ne mancava uno (in realtà ne avevo 6, ma uno era sbagliato…),  mi ha depennato dall’ordine d’arrivo, salvando tuttavia altri personaggi con lo stesso deficit di un tappetino, ma più ‘organici’. Per fortuna che la Germania c’è.

La classifica della 56 km

http://podisti.net/index.php/classifiche/11267-monshau-ultra-marathon.html

La partenza alle 8 di mattina (Comitato Organizzatore, da YouTube)

https://www.youtube.com/watch?v=_gSQLBkb-0g

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: F. Marri - D. Gianaroli - R. Mandelli
Fonte Classifica: Comitato organizzatore

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