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Nuova, ulteriore squalifica per Roberto Barbi, valida fino al 28 luglio 2047, derivante dalla partecipazione del pluri-squalificato toscano all’oramai famoso allenamento autogestito del 1 novembre 2018 a Bologna, costato anche la squalifica al presidente della "Passo Capponi", Alessio Guidi, organizzatore dell’evento.

Ecco la sentenza relativa:   

La Seconda Sezione del TNA, in accoglimento della richiesta della Procura Nazionale Antidoping, dichiara sussistente la violazione dell’art. 4.12.1 CSA contestata al sig. Roberto Barbi e statuisce che la squalifica pendente sullo stesso decorra nuovamente a far data dal 29 luglio 2032, in applicazione dell’art. 4.12.3 CSA, con nuovo termine finale al 28 luglio 2047. Condanna il sig. Roberto Barbi al pagamento delle spese del presente procedimento, che liquida in € 350,00.

Da ricordare che Barbi, ex maratoneta, più volta scoperto dopato e in un primo tempo radiato a vita, si era visto ridotta la squalifica al 2024; ma, beccato a partecipare alla 12^ Porretta Terme-Corno alle Scale (BO) del 30 luglio 2017, era stato squalificato sino al 29 luglio 2032. Per la "storia" dettagliata dell’ex maratoneta si rilegga il seguente articolo: https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/1807-a-volte-ritornano-barbi-braccato-da-stefano-la-sorda.html.

Ora il prosieguo della condanna al 2047, quando avrà 82 anni…

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Continua ad allungarsi la lista di atleti sospesi o squalificati nel mondo: oggi cominciamo dal 28enne maratoneta marocchino Al Mahjoub Dazza, sospeso dall’AIU, l’Unità di integrità dell’atletica leggera, per anomalie nel passaporto biologico a seguito di presunto uso di sostanze vietate.
Ricordiamo che Dazza detiene il record nazionale del Marocco sulla maratona in 2h05:26, stabilito a Valencia nel 2018. Ottavo nel ranking mondiale sulla distanza, aveva vinto nel maggio scorso a Praga in 2h05:58, mentre a dicembre aveva primeggiato nella Fukuoka Marathon in 2h07:10.

Sempre l’AIU ha sospeso il 23enne ottocentista keniano Alfred Kipketer per non essersi reso reperibile a tre controlli (Wherabouts).
Kipketer, con un personale di 1.42.87, vanta due titoli mondiali: nel 2013 quello allievi a Donetsk e nel 2014 quello U20 ad Eugene; inoltre è giunto in finale alle Olimpiadi di Rio nel 2016.   

Squalificata per due anni la velocista di Trinidad & Tobago, Michelle-Lee Ahye (10.82 sui 100), sempre per i cosiddetti Wherabouts, cioè per non essersi resa disponibile a tre controlli nel giro di un anno: la squalifica terminerà il 19 aprile 2021.

Infine, squalifica di 19 mesi per la 25 enne ucraina Katerina Tabashnyk (1.99 nel salto in alto) positiva ad un diuretico, l’Idroclorotiazide.

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Il 33enne maratoneta keniano Sammy Kiprop Kitwara, vincitore della Maratona di Valencia nel 2017, è stato squalificato per 16 mesi dall’AIU (Atletics Integrity Unit) per essere risultato positivo ad un controllo antidoping dopo aver corso la Maratona di Seul, lo scorso 17 marzo, dove concluse settimo in 2h09:52. 

Il keniano  è risultato positivo alla terbutalina, farmaco broncodilatatore utilizzato per la cura dell’asma e per liberare le vie respiratorie: l’AIU ha confermato che Kitwara ha accettato il provvedimento e che non farà appello, avendo riconosciuto di non aver proceduto alla compilazione del TUE (modulo di esenzione a fini terapeutici), pur dimostrando che l’assunzione era dovuta ad una polmonite documentata da certificati medici. 

Resta a carico dell’atleta anche la mancata conoscenza del fatto che i farmaci assunti costituivano doping, pur avendo egli notevole esperienza di gare e di controlli antidoping. 

Pertanto la sua squalifica  parte proprio dal 17 marzo 2019, e ogni risultato ottenuto dopo quella data è invalidato. 

Nella carriera di Kitwara da ricordare negli ultimi anni, come sopra accennato, la vittoria alla Maratona di Valencia nel 2017 in 2h05:15 (pb), dove l’anno dopo concluse settimo in 2h06:21, mentre nel 2016 fu secondo ad Amsterdam in 2h05:45. Sulla mezza da evidenziare la vittoria a Lisbona nel 2016 in 59:47. 

Squalificati anche il maratoneta marocchino Hassan Laqouahi per quattro anni per Epo, e il maratoneta keniano Philip Sanga Kimutai  per quattro anni per testosterone. 

Sospesi, intanto, il marciatore sudafricano Lebogang Shang positivo al trenbolone e il maratoneta keniano Peter Kwemoi, positivo per EPO.  

 

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Sul sito della Nado Italia, l’agenzia antidoping, il 16 dicembre, è stato pubblicato il seguente comunicato:

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico del sig. Paolo Rossi (soggetto non tesserato), visti gli artt. 2.1, 4.2.1 delle NSA, afferma la responsabilità dello stesso in ordine agli addebiti ascritti e gli infligge l'inibizione di 4 anni, a decorrere dal 16 dicembre 2019 e con scadenza al 15 dicembre 2023.
Condanna il sig. Rossi al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00. 

Chiariamo un po’ di cose: Paolo Rossi non è  il campione mondiale di calcio del 1982 (che all'epoca aveva scontato, lui pure, una squalifica, ma per altre cose), né il direttore sportivo ciclistico addirittura radiato (cfr. https://www.federciclismo.it/it/infopage/provvedimenti-disciplinari/ffaaf345-5b52-4031-93b0-6822ff6b9404/), né il comico cabarettista, né chissà quanti altri omonimi, ma il terzo arrivato all’edizione 2019 del Tour Monviso Trail, disputata lo scorso 2 settembre, sulla distanza dei 43 chilometri che aveva percorsi in 5h21:11.

A Rossi sono contestate le violazioni agli articoli 2.1 (“presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti o marker nel campione biologico dell’atleta”) e 4.2.1 (“Squalifica per presenza, uso o tentato uso, oppure possesso di sostanze vietate e metodi proibiti”).

Precisa la presa di posizione dell’Associazione sportiva dilettantistica Valle Infernotto e del Comitato organizzatore del Tour Monviso Trail che, pur auspicando che: “l’atleta interessato possa dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati”, dichiarano: “Come organizzatori del Trail, ma ancor più come praticanti ed amanti dello sport in generale, prendiamo fermamente le distanze da qualsivoglia forma di doping o di frode che, in qualsiasi modo, venga perpetrata per ingannare soprattutto se stessi e i propri avversari.
Siamo pertanto a ringraziare per il fondamentale ruolo che svolge la Procura Nazionale Antidoping a salvaguardia della ‘purezza’ dello sport in qualsiasi forma esso venga praticato.
Il nostro impegno sarà rafforzato da questa esperienza e sarà nostro obbiettivo quello di promuovere sempre più una pratica sportiva pulita ed onestà
”.

E apprezzabile la decisione degli Organizzatori di offrire alla prossima edizione del Trail, l’ottava, che si svolgerà il 30 agosto 2020, l’iscrizione gratuita a Claudio Garnier e Stefano Marzolino, rispettivamente 4°e 11° classificati e “conseguentemente, penalizzati in riferimento al podio ed alla premiazione individuale prevista per i primi 10 atleti classificati”.

 

 

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Giovedì, 19 Dicembre 2019 12:34

Doping: Sarah Giomi si giustifica sui social

Sarah Giomi, il giorno dopo la diffusione della notizia della sua positività

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/5456-doping-sospesa-sarah-giomi-campionessa-italiana-di-maratona-a-ravenna.html

ha pubblicato sul profilo facebook una dichiarazione, dove sostanzialmente ammette e giustifica la positività… Ecco le sue parole:     

“Eccomi alla fine di una lunga giornata.
Sono stata oggi pomeriggio a Roma alla Procura Nazionale Antidoping, a fornire spiegazioni in merito ad una positivita’ ad un corticosteroide, il prednisone-prednisolone che mi e’ stata riscontrata in occasione di un controllo anti-doping fatto dopo la Maratona di Ravenna dello scorso 10 Novembre.
Le due sostanze sono contenute nel DELTACORTENE, uno dei vari farmaci che utilizzo per curare asma bronchiale ed allergia a pollini e graminacee, patologia dalla quale sono affetta dall’età pediatrica, con prima manifestazione di asma nel 2000, come ho potuto dimostrare al procuratore.

‪A gennaio di quest’anno avevo inoltrato una domanda di esenzione per fini terapeutici (“TUE”) per KENACORT (Triamcinolone acetonide), VENTOLIN (Salbutamolo) e FOSTER (Beclometasone e Formoterolo). Nella domanda, il dottore pneumologo dichiarava anche che “Il trattamento dell’asma bronchiale prevede l’uso di corticosteroidi e broncodilatatori”.

‪Nado Italia mi ha concesso un’esenzione per fini terapeutici relativa al KENACORT, con calendario di assunzione preciso, che ho rispettato assolutamente e ho presentato documentazione che certificasse la regolarità delle iniezioni.
Nella mia ingenuità delle procedure, ho creduto che la concessione del TUE si riferisse a tutti i medicinali che il mio quadro clinico rende necessari (e cioe’: ORALAIR - terapia desensibilizzante- FOSTER spray, KENACORT “in caso di attacco allergico acuto violento”, e DELTACORTENE – come da certificato rilasciato dal Reparto di Fisiopatologia ed Endoscopia Respiratoria del Comprensorio Sanitario di Bolzano).

Raggiunta telefonicamente l’altro ieri dalla Procura Antidoping, ho subito ammesso l’utilizzo di DELTACORTENE, non immaginando nemmeno che fosse un problema perche’ lo immaginavo coperto dal TUE. Ho anche aggiunto che la piu’ recente assunzione pre-gara era avvenuta il giorno prima (sabato 09 Novembre) a colazione, perché il giorno della gara non voglio assumere alcun farmaco, ma non c’entra niente...mi hanno spiegato che il corpo ci mette diversi giorni a espellere il principio attivo e comunque non potevo assumerlo in qualsiasi caso perché non autorizzata.

In sintesi: Ho risposto a tutte le domande con la massima trasparenza alla Procura che credo abbia compreso la buona fede con cui ho fatto ogni passo e l’etica con cui affronto la passione per la corsa.
La procedura prevede la sospensione cautelare in attesa di una posizione da parte del Tribunale Nazionale Anti-doping.
Se vi state chiedendo come fa la campionessa italiana di maratona a non conoscere le procedure, vi scrivo solo che sono un’ atleta “semi-élite” che corre da nemmeno 3 anni, come amatore e appassionata di corsa; non sono seguita da un medico sportivo federale e non ho personale di supporto ad aiutarmi anche solo nella comprensione delle procedure (ho un grande allenatore che vedo di persona un weekend al mese, e non l’ho mai coinvolto nel tema, avendo pensato di aver fatto le cose bene prima di iniziare a farmi seguire da lui), e che quello di Ravenna e’ stato il primo test anti-doping della mia vita.
Ovviamente per me la corsa e’ una passione, non un lavoro, quindi attendo con serenita’ la decisione del Tribunale.
In conclusione: informatevi, informatevi, informatevi! Per uno sport pulito servono procedure, che possono sembrare complesse ma sono necessarie – e la legge non ammette ignoranza. Il personale di Nado Italia e’ a vostra disposizione per spiegarvi tutto, ed evitare che per una negligenza vi roviniate la carriera, anche quando mai vi sareste immaginati di fare qualcosa di sbagliato.

Alla prossima!

E domani per me sarà un altro giorno, un’altra corsa, un altro allenamento!

Sarah”

Non resta che attendere l’evoluzione della situazione, ognuno di noi potrà esprimere il proprio parere, ma, purtroppo per la Giomi, però, come afferma lei stessa nell’ultimo periodo, la legge non ammette ignoranza, soprattutto a certi livelli, anche perché con internet norme e regolamenti sono alla portata di tutti e basta chiamare la NADO per essere informati.  

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La maratoneta francese Clemence Calvin, vice-campionessa europea di maratona nel 2018, è stata squalificata per quattro anni dalla commissione sanzionatoria dalla AFLD, l’Agenzia francese per la lotta contro il doping, per aver eluso un controllo antidoping fuori competizione a Marrakech il 27 marzo. Per conoscere nei dettagli i fatti che hanno portato alla squalifica potete riguardare il  dettagliato pezzo di Rodolfo Lollini: https://www.podisti.net/index.php/notizie/item/3862-nuova-sospensione-per-clemence-calvin-la-maratoneta-che-sfugge-ai-controlli.html

Così la Calvin sarà costretta a saltare le Olimpiadi di Tokyo, dopo aver già dovuto rinunciare ai mondiali di Doha nella scorsa estate.

Quattro anni di squalifica anche per il marito (e allenatore) Samir Dahmani, reo di aver favorito la fuga della moglie, frapponendosi tra la stessa e i controllori.

Calvin e Dahmani, ovviamente, contestano le accuse; la Calvin ha annunciato che farà appello al Consiglio di Stato, fidandosi esclusivamente di una “vera giustizia indipendente” ed evidenziando come la commissione che ha esaminato il caso non si sia dimostrata obiettiva e imparziale, tanto da condurre una udienza definita “una mascherata”. Veramente, la sceneggiata la fece la coppia inquisita, quando tentarono di fermarli a Marrakech…

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9 Dicembre - Russia squalificata per quattro anni, questo il provvedimento preso dall’esecutivo Wada, l’Agenzia Mondiale Antidoping, che di fatto esclude gli atleti russi dalle Olimpiadi estive di Tokyo 2020 e da quelle invernali di Pechino 2022. La Russia, inoltre, non potrà ospitare e/o candidarsi per organizzare grandi eventi sportivi. 

Dalle prime voci è confermato che la raccomandazione fatta dal Comitato di controllo della conformità (Crc) sia stata approvata all’unanimità dai membri della Wada, considerata l’alterazione dei dati del laboratorio di Mosca consegnati lo scorso gennaio, fra le condizioni imposte per revocare la sospensione. Lo scandalo russo è cominciato nel 2015, con la squalifica della Federazione internazionale di atletica - tuttora vigente - sancita dalla IAAF. Da considerare anche il "rapporto McLaren" che ha portato alla luce l'esistenza di un vero e proprio doping di Stato che aveva condizionato anche l'Olimpiade invernale di Sochi 2014. 

La squalifica sarà estesa anche ai dirigenti sportivi e ai membri del governo, ai quali sarà dunque vietato di presenziare ai principali eventi sportivi. 

Come però già successo in precedenza, gli atleti russi che dimostreranno di essere puliti ed estranei al doping di Stato potranno gareggiare come neutrali. 

Ma la Russia non si arrende e si opporrà alla sentenza dell'Agenzia mondiale antidoping presso la Corte di arbitrato per lo sport (CAS) con sede a Losanna, dopo che la questione verrà discussa dall'agenzia russa antidoping (RUSADA), il prossimo 19 dicembre: lo ha dichiarato Svetlana Zhurova, primo vicepresidente del commissione internazionale della Duma, la camera bassa del Parlamento russo.

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Chi credeva che la lista delle giustificazioni quando si viene pizzicati dall’agenzia antidoping fosse finita, deve ricredersi. Dopo le bistecche al nandrolone, la crema intima della partner che ti contagia durante un rapporto intimo, il dentifricio al testosterone, ecc. ecc. Sentite cosa arriva dalla Francia, dove Ophélie Claude-Boxberger, campionessa nazionale dei 1500 e 3000 siepi è stata trovata positiva all’Epo dopo un controllo a sorpresa lo scorso 18 settembre.

L’atleta ha denunciato di essere stata vittima dell’ex allenatore, Alain Flaccus, compagno della madre e che lei aveva denunciato anni fa per violenza sessuale. Il movente? La gelosia di Flaccus, per la sua attuale relazione con il medico della Nazionale che per amore ha abbandonato la sua famiglia.

Flaccus, a suo tempo radiato dalla federazione a seguito della denuncia della Claude-Boxberger, ha confessato alla polizia di aver iniettato Epo a Ophélie a sua insaputa durante un massaggio, dopo averla rilassata fino a farla addormentare…

Vicenda poco credibile se si pensa che durante un massaggio difficilmente si dorme. Se poi sei una donna ed il massaggiatore è la stessa persona che hai denunciato per violenze sessuali… vabbè, lasciamo perdere. Poi bisognerebbe anche riferire come Flaccus ha spiegato di essersi procurato l’Epo. In un parcheggio, da uno sconosciuto ;-)

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La 17enne (compirà 18 anni il prossimo 2 dicembre) keniana Angela Ndungwa Munguti è stata squalificata dall’AIU, l’agenzia antidoping della IAAF, per quattro anni essendo risultata positiva al Norandrosterone, un metabolita dello steroide anabolizzante Nandrolone, durante un prelievo a sorpresa lo scorso 7 ottobre 2018:

Presence of a Prohibited Substance (Norandrosterone) (Article 2.1) - 4 years ineligibility from 07 October 2018 DQ results: since 07 October 2018 - AIU decision appealable

La 17enne, medaglia d’argento sugli 800 metri ai Giochi della Gioventù Africana, è così la 43^ atleta keniana fermata per doping, il caso più grave e inquietante considerando la giovanissima età dell’atleta.

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Mercoledì, 20 Novembre 2019 22:32

Cyrus Rutto, altro keniano fermato per doping

Dopo Abraham Kiptum, l’AIU (Athletics Integrity Unit), l’Agenzia antidoping della IAAF, ha squalificato un altro keniano per quattro anni: Cyrus Rutto, nato il 21 aprile 1992.

La motivazione è la stessa di Kiptum, anomalie sul passaporto biologico, dopo l’esame di otto campioni di sangue prelevati da luglio 2017 a dicembre 2018.

Questa la formulazione ufficiale: Use of a Prohibited Substance or Prohibited Method (Article 2.2) ABP Case - 4 years ineligibility from 4 April 2019     DQ results: 10 May 2018 to 4 April 2019 - DT decision appealable.

Rutto non è mai stato un atleta di primissimo piano: nei mondiali di Londra 2017 chiuse i 5000 metri in 13^ posizione.

I suoi migliori tempi personali sono 7:37.57 sui 3000 metri (Rieti 2013), 13:03.44 sui 5000 (Somerville 2017); 29:13.7 sui 10.000 metri (Nairobi 2010).

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In data 5 novembre, l’AIU (Athletics Integrity Unit), l’agenzia antidoping della IAAF, ha pubblicato la notizia della squalifica di quattro anni, a partire dal 26 aprile (data della sospensione temporanea), del keniano Abraham Kiptum.

Il 30enne Kiptum, per pochi mesi detentore del record mondiale della mezza maratona col 58'18 a Valencia nel 2018 (migliorato poi a settembre da Geoffrey Kamworor a Copenaghen con 58.01), era stato sospeso per  irregolarità nel "passaporto biologico" nell’aprile scorso, tanto che gli fu impedito di partecipare alla Maratona di Londra a poche ore dal via.

L’attuale sentenza parla di “Use of a Prohibited Substance or Prohibited Method (Article 2.2) “, senza specificare meglio: l’atleta potrà presentare appello.

I personal best di Kiptum:

10,000 Metres

29:18.0h

 

Mumias (KEN)

15 APR 2017

10 Kilometres

27:44 *

 

Ziwa (KEN)

09 DEC 2017  not legal

Half Marathon

58:18

 

Valencia (ESP)

28 OCT 2018

Marathon

2:05:26

 

Amsterdam (NED)

15 OCT 2017

 

 

 

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7 Novembre - Martina Caironi, 30 anni, bergamasca, atleta paralimpica delle Fiamme Gialle, portabandiera azzurra alle Paralimpiadi di Rio 2016, 3 ori e un argento olimpico, 5 ori e un argento mondiale, 6 medaglie agli Europei, fra 100, 200 e salto in lungo, è stata trovata positiva a un controllo antidoping, come da seguente comunicato NADO:

“La Seconda Sezione del TNA, vista la richiesta di immediata sospensione dall'attività agonistica dell'atleta Martina Caironi (tesserata Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali - FISPES) presentata in data odierna dalla Procura Nazionale Antidoping, rilevato che l'atleta in questione è risultata positiva alla sostanza Clostebol Metabolita all’analisi del primo campione al controllo fuori competizione effettuato dal Comitato Controlli Antidoping di NADO Italia il 17 ottobre 2019 a Bologna, ritenuta sussistente la competenza della Seconda Sezione del TNA, giusta le disposizioni recate dall’art. 24, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping, vista la comunicazione dell’IPC in data 6 novembre 2019; visto l’art. 21, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping dispone l'immediata sospensione dall'attività dell'atleta.” 

Immediato il clamore, il presidente del Comitato Paralimpico Luca Pancalli, ha definito subito la notizia un “fulmine a ciel sereno”.

Ma, più tardi, l'atleta, amputata alla gamba sinistra dopo un incidente di moto nel 2007, ha spiegato di aver utilizzato il Trofodermin, una crema cicatrizzante che contiene il Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante, dichiarando: “In attesa dell’esito delle controanalisi del campione B, dichiaro di essere a conoscenza della sostanza contenuta nella crema cicatrizzante che ho assunto. Tale crema veniva da me acquistata nel gennaio 2019 dopo tre mesi di sofferenza per ulcera all’apice del moncone. Si tratta di una ferita aperta che nessun farmaco è riuscito a richiudere, e nemmeno il non utilizzo delle protesi da cammino e da corsa, con evidenti disagi importanti”.

La Caironi precisa: “In gennaio chiedo al medico federale la possibilità di usare questa crema e mi viene detto che deve essere usata in modo locale e a piccole dosi, e che non è necessario il TUE per le quantità troppo basse. Faccio il test antidoping a luglio che risulta negativo. Da quel momento la ferita si apre altre due volte ma in maniera meno grave e quindi ritengo di poter continuare in piccole dosi in quanto sicura di non incorrere in alcun tipo di infrazione, tanto è vero che all’ultimo controllo antidoping di ottobre ho dichiarato tale sostanza. Mi ritrovo a dover saltare un Mondiale in un anno fondamentale senza ancora aver provato una definitiva cura per la mia ulcera”.

E in effetti la Caironi, che già si vede costretta a saltare i Mondiali di atletica che si svolgono da oggi al 15 novembre a Dubai con 1400 atleti (16 azzurri) di 122 Paesi, rischia una sospensione fra i 12 e i 18 mesi (pene inflitte in passato a chi era risultato positivo per l'utilizzo del Trofodermin) e di dire addio ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.

[NdD: Se le cose stanno come dice l' "imputata", siamo di fronte all'ennesimo summum ius, summa iniuria: un' atleta, ma prima di tutto un essere umano, deve soffrire, non può curarsi come le altre persone, solo perché l'unica medicina in grado di curarla contiene una sostanza 'dopante'? Oppure (rispondo alla prevedibile obiezione delle vestali dell'antidoping e dei loro allegri delatori): se un'atleta è costretta a curarsi, deve per forza astenersi dal praticare sport? Fabio Marri]

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18 Ottobre - Valentina Gemetto, classe 1998, tesserata per l’Atletica Saluzzo, lo scorso 20 gennaio aveva vinto la gara femminile di 4 km del Cross “Città di Novi Ligure”.

Venerdì 15 febbraio Nado Italia pubblicava la sospensione cautelativa dell’atleta per essere risultata positiva alla Benzoilecgonina (era sospesa anche la quarta arrivata Sonia Mazzolini del GAV Verbania, positiva al Clostebol).

Il 16 luglio Gemetto era squalificata per un anno dal Tribunale Nazionale Antidoping, che riconosceva l'attenuante della buona fede.

Ma è di oggi la notizia che la Seconda Sezione del TNA, nel procedimento a carico dell'atleta Valentina Gemetto, accoglie il ricorso ex art. 33.2 CSA proposto dalla Procura Nazionale Antidoping (PNA) il 5 settembre 2019 avverso la decisione adottata dalla Prima Sezione del TNA il 15 luglio 2019 e depositata con la motivazione il 25 luglio 2019, nel procedimento a carico della stessa e, per l’effetto, in parziale riforma della stessa infligge all’atleta la squalifica di 2 anni a decorrere dal 15 luglio 2019 e con scadenza al 14 aprile 2021, così dedotto il pre-sofferto, e conferma per il resto la decisione impugnata. 

 

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Con grande prontezza e precisione, il collega Lorenzini ci ha informato della squalifica per 4 anni da parte dell’agenzia antidoping americana (U.S.A.D.A.) a carico di Alberto Salazar, personaggio quantomeno chiacchierato fin dai tempi della sua carriera di atleta.

Salazar, non è un allenatore qualsiasi, anzi fino all’altro giorno si poteva tranquillamente sostenere che fosse il migliore, quello con maggior successi, stante la lunghissima lista di atleti che seguiva. Lunga ma soprattutto prestigiosa. A partire dal quattro volte campione olimpico, il britannico Mo Farah, per passare ai top maratoneti USA Galen Rupp e Kara Goucher, fino a Sifan Hassan, l’olandese fresca campionessa mondiale a Doha sui 10000 metri.

Lasciando sempre valida la presunzione d’innocenza ed attendendo l’esito finale dei vari gradi di giudizio, permetteteci di prevedere che alla fine dell’iter la condanna venga confermata.

A questo punto ci auguriamo vivamente che la storia non finisca così, in quanto se l’allenatore promuoveva certe pratiche è chiaro che lo faceva con degli atleti. Molto probabilmente i suoi atleti. Verosimilmente con i migliori. Perché va bene tutto, però se proprio devo rischiare qualcosa, lo faccio per un risultato. Altrimenti mi brucio per dopare un amatore?!? Ammesso e non concesso che ce ne siano tra i runner della sua scuderia targata Nike Oregon Project, con il colosso americano pronto a prendere le distanze dalla vicenda.

Quindi attendiamo di conoscere i nomi. Vediamo già che in rete alcuni tifosi di questo o quell’atleta hanno cominciato a scrivere che no, tizio non è allenato da Salazar. Ma se lo è stato un anno fa, i termini della questione non cambiano, una volta stabiliti modi e periodi. Per esempio la Goucher lo ha lasciato nel 2011, se non andiamo errati. Altri però molto più recentemente, forse sentendo puzza di bruciato?

In caso contrario, questa vicenda diventerebbe un’altra Operacion Puerto dell’atletica, ovvero un grande scandalo che avrebbe coinvolto una sessantina di ciclisti, probabilmente le squadre dei migliori oltre a sportivi di altre discipline. Ripetiamo, un grande scandalo quello del dottore spagnolo non solo per la notizia in se ma per i risultati della vicenda. Perché dal 2006 ad oggi non siano state mai analizzate le sacche di sangue “trattate” e che avrebbero portato con grande facilità ai loro proprietari.

Fuori i nomi degli atleti dopati da Salazar.

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Martedì, 01 Ottobre 2019 09:26

Alberto Salazar: 4 anni di squalifica!

L’agenzia antidoping americana (U.S.A.D.A.) ha emesso una squalifica di 4 anni a carico di Alberto Salazar. Grande maratoneta degli anni ’80 (tre vittorie consecutive a New York tra il 1980 e il 1982, anno in cui vinse anche Boston), che tuttavia ha raggiunto la sua massima notorietà per allenare o avere allenato alcuni forti atleti: tra questi Mo Farah, Galen Rupp, Kara Goucher e Sifan Hassan.

La squalifica, che conclude un’indagine iniziata nel 2016, si basa su diverse violazioni in materia antidoping, tra queste l'alterazione delle procedure di controllo antidoping ed il traffico di testosterone (un ormone steroideo). Stesso periodo di inibizione è stato inflitto a Jeffrey Brown, un endocrinologo che trattava gli atleti di Salazar.

Dalle prime dichiarazioni risulta che Salazar si sia dichiarato estraneo alle accuse mosse, parla di macchinazioni nei suoi confronti e voglia quanto prima dimostrare la sua innocenza col ricorso in appello.

Alberto Salazar è a capo di Nike Oregon Project, un progetto nato e sviluppato in collaborazione con Nike, con l’obiettivo di portare gli atleti ad altissimo livello, cosa che effettivamente è più volte riuscita, ora però si contestano i passaggi per raggiungere i risultati sperati.

Un fulmine a ciel sereno? No, dubbi e sospetti si trascinavano da tempo, alcuni suoi atleti hanno davvero raggiunto risultati che a molti apparivano incredibili. L'agenzia antidoping americana gli stava alle costole ormai da lungo tempo.  

Vedremo cosa succede, di certo viene anche da chiedersi se e cosa potrebbe (dovrebbe?) accadere agli atleti seguiti da Salazar. La cui ultima grande vittoria (sia detto a titolo di curiosità) fu nel 1994 Salazar vinse alla Comrades Marathon  di 90 km (56 miglia), attribuendone il merito anche all'uso del Prozac... 

Intanto gli è stato immediatamente ritirato l'accredito, era presente ai mondiali in corso a Doha.

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Giovedì, 19 Settembre 2019 22:31

Grenot, medaglia 'postuma' da Barcellona 2010

Una nuova medaglia di bronzo si aggiunge al ricco palmarès di Libania Grenot: dopo nove anni l’European Athletics le assegna, infatti, il terzo posto nei 400 metri degli Europei di Barcellona 2010 per la squalifica per doping della russa Tatyana Firova, giunta prima.   

La Grenot, 36 enne, da poco ritiratasi, nei mesi scorsi aveva già ricevuto il bronzo europeo della staffetta 4x400, sempre di Barcellona.

 

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Continuano ad emergere casi di doping nel panorama internazionale, con un atleta marocchino e altri due keniani sospesi, come riporta il sito della AIU, Athletics Integrity Unit, l’agenzia antidoping mondiale.

In particolare, il 26enne marocchino Abderrahmane Kachir (pb sui 10 km a Casablanca nel 2018, pb di 1h00:21 sulla mezza a Casablanca nell’ottobre 2017) è stato sospeso per essere risultato positivo all’ibutamoren, farmaco secretore dell’ormone della crescita.

La 31enne keniana Joyce Chepkirui (pb di 2h24:11 sulla Maratona ad Amsterdam nel 2014 e di 1h06:18 sulla mezza a Praga nel 2014), campionessa d’Africa nel 2014 e con tanti altri titoli in carriera, è stata sospesa per discrepanze nel suo passaporto biologico (ABP).

Il keniano John Jacob Kibet Kendagor, quinto nell’ultima maratona di Istanbul a novembre, è stato sospeso per non essersi reso disponibile ai controlli antidoping.

Il presidente della federazione keniana, Jackson Tuwei, ha dichiarato che da giugno tutti gli atleti implicati nel doping non vestiranno più la maglia della nazionale del Kenia.

Staremo a vedere, intanto la lista si allunga sempre più…

 

 

 

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La Casta (casta, eppure capace di molti incesti) asserisce: Roma locuta, causa finita.

Roma padrona, tuttavia c’è un giudice anche a Berlino… E prima ancora, c’è lo sdegno della gente comune.

Cominciamo dai fatti. Ecco la sentenza, firmata dal dottor Antonio Matella, vicepresidente del Tribunale Nazionale Antidoping – prima sezione, e controfirmata da tre avvocati Melandri Sieni Tomaselli; qui da noi corredata dagli articoli del codice cui fa riferimento (ha collaborato alla raccolta dati Roberto Annoscia):

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico del sig. Alessio Guidi (tesserato FIDAL/FITRI), visti gli artt. 2.9, 4.3.4 delle NSA, afferma la responsabilità dello stesso in ordine all’addebito ascrittogli e gli infligge la squalifica di 2 anni, a decorrere dal 24 giugno 2019 e con scadenza al 23 giugno 2021. Condanna il sig. Guidi al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00.

Ecco gli articoli serviti ai legulei di oggi: annoverabili nella categoria che pochi giorni fa abbiamo definito “le vestali dell’antidoping” (pensando ai “professionisti dell’antimafia” di cui parlava Sciascia).

2.9 Complicità. Fornire assistenza, incoraggiamento e aiuto, istigare, dissimulare o assicurare ogni altro tipo di complicità intenzionale in riferimento a una qualsiasi violazione o tentata violazione delle NSA o violazione dell’articolo 4.12.1 da parte di altra persona.

4.3.4 Per le violazioni dell’articolo 2.9 (Assistenza) il periodo di squalifica deve essere pari almeno a 2 (due) anni, fino ad un massimo di 4 (quattro) anni, a seconda della gravità della violazione.

4.12.1 Divieto di partecipare alle attività sportive durante il periodo di squalifica. Nessun Atleta o altra Persona squalificata può partecipare a qualsiasi titolo, per tutto il periodo di squalifica, ad una competizione o ad un'attività (con l’eccezione dei programmi di formazione antidoping e riabilitazione autorizzati da NADO Italia) che sia autorizzata o organizzata da un Firmatario del Codice WADA, da un'organizzazione ad esso affiliata, da una società o altra organizzazione affiliata ad un’organizzazione affiliata a un Firmatario, oppure a competizioni autorizzate o organizzate da una lega professionistica o da una qualsiasi organizzazione di eventi sportivi a livello nazionale o internazionale, o qualsiasi attività sportiva agonistica di alto livello o di livello nazionale finanziata da un ente governativo. Un Atleta o altra Persona che sconti un periodo di squalifica più lungo di quattro anni può partecipare da Atleta, alla fine del quarto anno di squalifica, ad eventi sportivi locali che non si svolgano sotto l’egida o comunque la giurisdizione di un Firmatario o un membro di un Firmatario, ma solo se l'evento sportivo locale è ad un livello che non può consentire di qualificarsi direttamente o indirettamente (né di accumulare punti) per competere nel campionato nazionale o in un evento internazionale.

Cosa ha fatto Alessio Guidi, presidente della società bolognese “Passo Capponi” da lui stesso fondata, e artefice di innumerevoli altre iniziative che hanno smosso il fatiscente podismo amatoriale emiliano (portandolo, fra l'altro, a dare soccorsi materiali ai terremotati, poi agli alluvionati della Bassa modenese)? Si è drogato? No. Anzi!

Il 1° novembre, data assegnata dalla Fidal per la nuova auspicata maratona di Bologna, dato che la maratona vera non si faceva ha organizzato lui una maratona libera, senza iscrizioni, senza vigili, senza transenne, senza pettorali, con un percorso definito solo approssimativamente (chi scrive aveva meditato di andarci, poi rinunciò per ragioni familiari, ma ugualmente seguì l’iniziativa).

Ebbene, tra i 40/ 50 partecipanti di quella mattina piovosa, oltre a Vito Melito plurivincitore del “Passatore”, e alla coppia Alessandro Mascia – Simona Bacchi che ben conosciamo,  apparve Roberto Barbi, maratoneta plurisqualificato per doping.

Ne abbiamo parlato, in un articolo del  4 novembre scorso, letto oltre  1800 volte e che forse vale la pena di rileggere anche adesso

https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/2768-maratona-di-bologna-per-ora-autogestita.html

Era una corsa in famiglia, o meglio ancora, un libero raduno: chi cc’è cc’è, e chi nun c’è se vva a ffà ddà in tel Ku (così si scriveva a Bologna sui muri dell’università ai tempi della festa della matricola), non una gara federale succhiasoldi tra omologazione e runcard e certificati e balle varie, compresa la circolare Gabrielli.

Guidi, si sia accorto o no della presenza indebita, non ha segato le gambe a nessuno: ebbene, tutto ciò è stato visto dai giudici (di Roma, non di Berlino) come complicità, incoraggiamento al doping, per aver fatto partecipare persone che non possono gareggiare in quanto sospese.
(Vuol dire che Barbi non può nemmeno fare due passi di corsa in libertà per conservare il peso-forma? Il negozio che gli vende le scarpe è passibile di complicità?)

La prova della complicità sarebbe la foto collettiva in cui Guidi appare anche con Barbi.   (Confesso che, quando vidi la foto, dovette esserci qualcuno a dirmi che c’era anche Barbi perché io non l’avevo riconosciuto).

Ecco la dichiarazione di Alessio Guidi espressa su Facebook pochi minuti dopo la sentenza:

Ciao a tutti, ci rivediamo il 23/06/21. Sinceramente ho poco da aggiungere, adesso devo solo capire cosa posso e cosa non posso fare sia da atleta che da Presidente di società.

PS per chi non conosce i fatti dico solo che non mi sono dopato, ma sono stato accusato di aver organizzato una manifestazione sportiva invitando a partecipare un atleta squalificato per doping.

PS2 io sono molto tranquillo e sereno perchè sono completamente estraneo alle accuse che mi sono state fatte e già da domani inizierò una lunga battaglia per far saltare fuori la verità.

Buone corse a tutti.

Dicevamo: c’è un giudice a Berlino (frase usata da un mugnaio del tardo Settecento, ingiustamente danneggiato da giudici corrotti, ma che alla fine ebbe ragione ricorrendo al sovrano Federico il Grande). Ci sono stati giudici che hanno ribaltato la sentenza di condanna di Enzo Tortora e altri che hanno assolto personaggi celebri messi in galera da PM affetti da protagonismo (anche se purtroppo quei giudici e quei PM hanno continuato indisturbati la loro carriera).

E’ ovvio che Alessio Guidi avrà ragione, in seconda istanza. Ma (se lo è chiesto lo scrivente, pochissimi giorni fa, danneggiato da una ‘sentenza’ emessa da un organismo non qualificato, eppure dotato di potere), vale la pena di fare ricorso? Forse basterebbe farsi una risata e brindare alla memoria del prof. Conconi e del dottor Ferrari, assurti ai più alti onori nella Fidal come ‘preparatori’ degli atleti da medaglie; e di quei papaveri federali che alzarono la pedana del pesista Andrei per fargli fare il record (hanno mai trovato un giudice che li ha condannati?).

Qualcuno proporrà sicuramente un hashtag Siamo tutti Alessio Guidi. Cominciamo da qui, invitando all’attenzione i solerti giudici: a chi firma il presente articolo, qualche anno fa, giunse da Alessio Guidi l'informazione amichevole che un suo atleta, impossibilitato per malattia a partecipare a una grossa maratona italiana, lasciava 'libero' il suo pettorale. Il sottoscritto ne approfittò e corse la maratona, finendo in classifica col nome dell’altro (perché non si poteva più cambiare). E magari, siccome ero raffreddato,  mi ero fatto pure qualche inalazione di Vicks: doping! Meritiamo un’altra bella squalifica.
Pazienza: se non potrò correre maratone in Italia, con Alessio (che sulla mezza ha 1.19, sulla maratona ha 2.48 ma anche 6.34 per aiutare amici in difficoltà) andrò in Svizzera o in America, dove sono organizzate senza i cavilli che a noi italiani tocca di subire.

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Francesco Bassano, maratoneta ed ultramaratoneta campano, era stato già squalificato per 4 anni per essere risultato positivo alle sostanze: “19-Norandrosterone”DL e 19- Noretiocolanolone -Testosterone e i suoi metaboliti di origine non endogena e Eritropoietina ricombinante”, a seguito di un controllo disposto dal Ministero della Salute (SVD) ex lege 376/2000 al termine della gara podistica “Maratona - 6 ore della Reggia” svoltasi a Caserta il 18 marzo 2017 (dove aveva vinto la maratona), con la seguente sentenza: “La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico dell’atleta Francesco Antonello Bassano (tesserato FIDAL), alias Francesco Bassano, visti gli artt. 2.1, 4.2.1 delle NSA, gli infligge la squalifica di 4 anni, a decorrere dal 3 luglio 2017 e con scadenza al 3 maggio 2021, detratto il presofferto. Dispone l’invalidazione del risultato conseguito in gara. Dispone la trasmissione degli atti, per quanto eventualmente di competenza, alla PNA in sede ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 NSA e condanna l’atleta al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfetariamente in euro 378,00”.

Anno magico, si stava prospettando quel 2017: 1.14:23 sulla mezza il 5 febbraio; 2.34:54 il 30 aprile alla maratona di Rimini, risultato che stranamente compare ancora nelle statistiche Fidal (dalle quali risulta pure che a Pisa nel 2013 aveva corso in 2.31). Non si tratta insomma di ammalati che vanno a correre durante le cure, ma di gente che corre per arrivare a premio. Curioso che, in un'intervista rilasciata nel bel mezzo delle sue imprese (ancora reperibile in rete), il 4 aprile 2017, il Bassano dichiarasse che l'unico suo additivo fosse "gel maltodestrine".

Ebbene, lunedì 17 giugno 2019, una nuova sentenza del TNA ha raddoppiato la squalifica dello stesso personaggio, portandola a 8 anni complessivi. “La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico del sig. Francesco Bassano (tesserato FIDAL), visti gli artt. 4.12, 4.12.3 delle NSA, afferma la responsabilità dello stesso in ordine all’addebito ascrittogli e gli infligge la squalifica per un ulteriore periodo di 4 anni, a decorrere dal 3 maggio 2021 e con scadenza al 2 maggio 2025. Condanna il sig. Bassano al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00”.
Gli articoli del NSA citati si riferiscono al divieto di partecipare alle attività sportive durante il periodo di squalifica, e alla violazione del divieto di partecipazione durante una squalifica: logico pensare che il raddoppio del periodo di pena sia stato dovuto alla partecipazione del suddetto atleta a qualche competizione, seppur da squalificato (come fece Barbi un paio d'anni fa alla Porretta-Corno alle Scale).  Non è trapelato quale gara fosse: d'altronde, se il Nostro avesse partecipato sotto falso nome, la ricerca sarebbe vana. Accontentiamoci che sia stato beccato, e vedremo se farà ricorso.

 

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Castelbolognese, 15 giugno – In attesa di riferirvi della quinta “6 ore della birra” (attendo le classifiche, per ora contentatevi delle foto http://podisti.net/index.php/foto.html ), vorrei dirvi di come l’antefatto e il “terzo tempo” di questa corsa siano stati conditi da franchi colloqui tra i due protagonisti della vicenda doping (prima ironicamente proclamata, poi un po’ sminuita, e nel frattempo stigmatizzata soprattutto via social). Intendo tra Mario Liccardi, che prima si è autodenunciato e ora continua a difendersi e precisarsi nei commenti al suo articolo online da alcuni giorni (http://www.podisti.net/index.php/in-evidenza/item/4206-un-tapascione-dopato-a-sua-insaputa.html), ed Elena Di Vittorio, la quale oltre a essere una ultramaratoneta di assoluto rilievo (l’anno scorso aveva vinto la 6 ore della birra, quest’anno è volutamente andata più piano perché reduce da un infortunio), ha due lauree nell’ambiente chimico-farmaceutico-biologico, ed è apprezzata biologa nutrizionista a Parma, dove vive (le ho anche gettato l’amo: perché non ci scrivi qualcosa di scientifico per Podnet?).

Ebbene, i due ‘contendenti’ si sono civilmente confrontati nell’imminenza della gara; dopo la corsa, essendosi Liccardi già avviato verso casa, sono stato io ad approfittare della squisita disponibilità della dottoressa-campionessa per fare un po’ il punto (senza pretendere di esaurire il discorso, tanto più che il mio tipo di laurea non consente di spingersi troppo in là su certi argomenti), anche con l’aiuto di qualche email, sulla questione che a quanto pare sta suscitando molto interesse.

Elena lamenta, come aveva scritto in un commento sul nostro sito:

 

Prima di citare un mio post a supporto di una tesi sarebbe bene leggere ATTENTAMENTE il testo: in questa citazione [quella fatta da Mario] viene "ribaltato" il significato dell'affermazione (che non è altro che un'evidenza scientifica assolutamente assodata ormai da decenni). Nel passaggio citato infatti si metteva in evidenza che con un utilizzo "occasionale" del cortisonico si ha la prevalenza degli effetti "positivi dopanti", che poi con l'uso prolungato vengono meno e risultano ampiamente sovrastati dagli effetti negativi. Non voglio far polemica, sono intervenuta soltanto perché tirata in ballo personalmente, ma solo puntualizzare. Non mi piace quando vengo citata riportando in modo travisato le mie parole.

 

A beneficio dei lettori che non sono su Fb (come il sottoscritto) ci siamo fatti mandare il “post verboso”, come l’ha definito la stessa Elena, messo in rete il 6 giugno. Per agevolare la lettura mi permetto di ridurlo un po’ e togliere le note bibliografiche:

 

LE AZIONI FARMCOLOGICHE DEL CORTISONE, QUESTE SCONOSCIUTE?

Il più gettonato tra gli sportivi è il cortisone, o meglio la classe dei cortisonici di sintesi ovvero molecole che mimano l'effetto del 11β,17α,21-triidrossipregn-4-en-3,20-dione volgarmente detto cortisolo endogeno.

Ebbene si, produciamo normalmente il cortisolo, o meglio lo producono quotidianamente in modo fisiologico le nostre ghiandole surrenali con un ritmo ben preciso (circadiano): tutte le mattine verso le 8:00 abbiamo il nostro picco ematico del cortisolo.

Come le gazzelle che ogni mattina quando si svegliano devono essere pronte a scappare dai leoni, anche noi dobbiamo essere rapidamente efficienti ed operativi, ed il cortisolo ce lo consente.

E' un ormone steroideo infatti che regola numerose funzioni fisiologiche, tanto che la sua mancata produzione è condizione patologica (MORBO DI ADDISON) che può rivelarsi anche pericolosa per la vita e che necessita di trattamento farmacologico con gli analoghi di sintesi.

Essendo il cortisolo fondamentale per il mantenimento dell'omeostasi idro-salina e per l'adattamento del corpo a qualsiasi situazione di stress la sua mancanza provoca, solo per citare alcuni sintomi:

astenia, ipoglicemia, affaticabilità, ipotensione ortostatica, anoressia, perdita di peso, intolleranza al freddo, vertigini, acantosi nigricans (macchie cutanee), depressione, ansia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, amenorrea.

La produzione di cortisolo aumenta in condizioni di stress, quindi anche nel caso di attività fisica prolungata (un esempio a caso: nella corsa di resistenza). Questa iperproduzione è il principale spauracchio dei personal trainer che sconsigliano l'attività aerobica come se fosse il male assoluto e la principale causa dei loro "fallimenti" (quando, avendo visto innumerevoli diete dei PT, io qualche sospetto sulla vera causa di insuccesso dell'allenamento nella ricomposizione corporea ce l'avrei, ma questo è un discorso a parte).

Tralasciando il fatto che se i PT studiassero un po' saprebbero che anche esercizi ad alta intensità provocano un picco nella secrezione di cortisolo e che l'aumento di cortisolo circolante dipende dall'intensità e dal volume d'allenamento nel caso di attività di resistenza e provocano un aumento superiore soprattutto quelle che comportano una maggiore produzione di lattato, l'azione in acuto del cortisolo è la risposta fisiologica allo stress volta al mantenimento dell'omeostasi, e non provoca i danni che invece sono conseguenti ad una iperproduzione cronica (o ad un'assunzione prolungata di cortisonici esogeni, ovvero farmaci).

I danni si manifestano in seguito ad un'iperproduzione cronicizzata di cortisolo, da stress prolungato mal gestito nel tempo: il famigerato OVERTRAINING.

Il CORTISOLO modula un gran numero di funzioni fisiologiche:

- METABOLISMO: stimola lipolisi e gluconeogenesi, utilizzo delle proteine per produrre glucosio con conseguente aumento della glicemia.

- BILANCIO IDRICO E SALINO: favorisce il riassorbimento di SODIO e l'escrezione di POTASSIO e CALCIO a livello renale.

- SISTEMA IMMUNITARIO: esercita azione antiinfiammatoria e di immunosoppressione.

- APPARATO CARDIO-CIRCOLATORIO: mantenimento della gittata cardiaca, aumento del tono arteriolare, riduzione della permeabilità endoteliale.

- stimola il riassorbimento osseo e la perdita di massa muscolare.

- facilita l'azione di glucagone e catecolamine in risposta a stimoli stressanti.

 In pratica a livello fisiologico la funzione principale e' quella ergogenica (che è l'effetto "collaterale" dei farmaci corticosteroidei che li rende DOPING) , mentre a livello farmacologico le azioni ricercate sono quelle che si definirebbero per l'ormone endogeno EFFETTI COLLATERALI (soppressione della reazione infiammatoria e delle reazioni allergiche).

Quindi affermare che un cortisonico è un banale farmaco utilizzato per curare un'allergia è evidentemente una sciocchezza. Non è un farmaco "banale" ed ha indicazioni terapeutiche ben precise, per cui vanno preferite opzioni terapeutiche alternative quando non strettamente necessario sulla base di un discorso di rapporto rischi-benefici (anche se l'eccesso prescrittivo di corticosteroidi in Italia è estremamente diffuso. Questa è una mia personalissima considerazione).

I corticosteroidi assunti per non oltre una settimana continuativa producono innegabili vantaggi in termini di miglioramento di performance, riducendo la fatica ed il dolore, ottimizzando il metabolismo sotto sforzo e agendo in cooperazione con le catecolamine migliorano anche la performance cardiaca e provocano euforia.

Chiaramente con l'uso prolungato (per moltissime patologie purtoppo è necessario) prevalgono gli effetti collaterali negativi anche gravi (depressione,ipertensione, diabete, osteoporosi, riduzione della massa muscolare, accumulo di grasso addominale, ecc...).

 

Ho messo in neretto quest’ultima frase perché era quella che Mario citava e in un certo senso faceva propria, sia pur mettendo in dubbio l’azione dopante per una sola assunzione a due giorni dalla gara.

Mario ha ribadito la sua convinzione nell’ultimo (per ora) commento aggiunto al suo pezzo ‘storico’, commento che riporto qua perché non è facilissimo leggerlo ‘in chiaro’ sul sito (il trucco è cliccare su “Rapporto”).

In occasione della sei ore della birra a Castelbolognese (mi sono ritirato al 23^ km per troppo caldo), ieri ho avuto una franca discussione con Elena di Vittorio. Relativamente alla prima parte del confronto, circa il dotto post sulle azioni farmacologiche del cortisone, Elena ha sostenuto che le sue affermazioni sono state mal interpretate o travisate: non avendo io tenuto conto di una negazione, ho distorto il senso della frase.

Cosa ha scritto Elena? [segue la prima frase riportata sopra in neretto]

Cosa ho capito, magari in maniera non corretta?

Che il cortisone assunto fino a non oltre una settimana continuativa, quindi fino sette giorni di seguito, produce benefici che aumentano progressivamente giorno dopo giorno.

Tempo fa ad esempio, dietro prescrizione medica mia moglie ha assunto Bentelan per 4 giorni consecutivi: il dolore reumatico o artrosico che, specialmente durante la notte, si irradiava dalla schiena fino al piede della gamba destra impedendole di dormire, solo al quarto giorno è miracolosamente sparito.

Cosa ho scritto? “Segnalo di non aver mai assunto il Bentelan per non oltre una settimana continuativa. Lo prendo solo alla bisogna, poche volte nell’arco di maggio e giugno. Quest’anno, una volta sola. Non so quindi fino a che punto abbia mai influito nelle mie prestazioni sportive”.

Ho distorto il senso dell’affermazione di Elena? Non mi pare.

 

Bè (commenta Elena), è quasi come citare Burioni in un testo contro l'uso dei vaccini… Da parte mia, direi che Mario, sebbene abbia letto e trascritto da Elena che il cortisone nella prima settimana di uso aumenta le prestazioni sportive, continua a dubitare che ciò sia accaduto nel suo caso, dato che ne ha presa solo una fiala (e aggiunge l’esempio di sua moglie, dove gli effetti si sono visti solo al quarto giorno d’uso).

Per curiosità, sono andato a leggere il foglietto illustrativo del Bentelan  (su internet, sperando che non l’abbia scritto il dr. Google). Trascrivo con tagli:

 

Bentelan fa parte della categoria dei Corticosteroidi sistemici - glicocorticoidi.

La terapia corticosteroidea può trovare indicazione in una vasta gamma di malattie. Tra le principali vanno ricordate:

asma bronchiale [che, chissà perché, affligge molti sportivi di alto livello, NdR]

allergopatie gravi [è il caso di Mario];

artrite reumatoide

collagenopatie;

dermatosi infiammatorie;

Precauzioni per l'uso

Durante la terapia possono manifestarsi alterazioni psichiche di vario genere: euforia, insonnia, mutamenti dell'umore o della personalità, depressione grave o sintomi di vere e proprie psicosi. Una preesistente instabilità emotiva o tendenze psicotiche possono essere aggravate dal glicocorticoide.

Con l'uso inalatorio: raramente si possono verificare una serie di effetti psicologici e comportamentali che includono iperattività psicomotoria, disturbi del sonno, ansietà, depressione, aggressività, disturbi del comportamento (prevalentemente nei bambini).

Nei pazienti anziani la terapia, in particolare se prolungata, deve essere pianificata in considerazione della maggiore incidenza degli effetti collaterali quali osteoporosi, peggioramento del diabete, dell'ipertensione, maggiore suscettibilità alle infezioni, assottigliamento cutaneo.

La posologia di mantenimento deve essere sempre la minima in grado di controllare la sintomatologia; una riduzione posologica va fatta sempre gradualmente durante un periodo di alcune settimane o mesi in rapporto alla dose precedentemente assunta ed alla durata della terapia.

PER CHI SVOLGE ATTIVITÀ SPORTIVA

L'uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test anti-doping.

 

Ecco, forse queste ultime righe erano state ‘saltate’ da Mario. È però vero che qui si parla di “uso senza necessità terapeutica”, che invece in Mario c’era. A questo punto, come sollecitano le vestali dell’antidoping, Mario deve starsene sul divano fino alla cessazione degli effetti del Bentelan, oppure può continuare a svolgere attività sportiva senza lucrarne prosciutti ed eurini? (era il senso anche dei quesiti di altri due lettori).

Elena privatamente mi ha risposto: Ogni cortisonico ha un'emivita differente, il calcolo esatto però è molto complicato perché i cortisonici si accumulano nel grasso corporeo, quindi i livelli circolanti variano in base a quanto ne è stato assunto ma anche in base alle caratteristiche fisiche del soggetto.  In seguito a singola somministrazione è più prevedibile e si desume dal foglietto illustrativo (alla voce proprietà farmacocinetiche).

Purtroppo non ho trovato questa voce nel foglietto online (che parla solo di “escrezione quasi completata nelle 24 ore”: significa che dopo 24 ore il farmaco circola perfettamente, o viceversa che non ce n’è più traccia, o non ha più efficacia? Opterei per la prima risposta). E ribadisco il mio parere: chi come Mario a Monselice si classifica 13° su 35, con 48,414 km percorsi in 6 ore (cioè andando ai 7:30 /km), non credo che prenda farmaci per doparsi. Se li prende, dietro prescrizione medica, per star bene (o addirittura come salvavita), perché vietargli di gareggiare senza fini di lucro?
Faccio un paragone personale ma estremo e semi-immaginario, nel senso che l'ipotesi prospettata non si è poi realizzata: nel marzo 2003 ebbi un forte attacco di ulcera, il mio ematocrito andò a 30 e l’emoglobina a 10. Se mi avessero curato con l’epo e due mesi dopo avessi corso il Passatore (cui ero già iscritto), sarei stato un drogato passibile di squalifica? Cioè la mia assunzione di epo sarebbe stata vista come un tentativo di andare più forte al Passatore?

Ma in realtà: non mi prescrissero l’epo, per riportare il sangue a livelli più decenti mangiai chili di milza, di fegato e di fiocchi d’avena, l’unica medicina prescritta fu l’ acido folico – oltre ovviamente all’omeoprazolo -, e due mesi dopo corsi il Passatore in meno di 13 ore. Magari con l’epo facevo 12:30 e arrivavo 150° anziché 178°… E chissà se l’omeoprazolo, che prendo ancor oggi come ‘richiamo’ una volta l’anno, sta pure esso nella lista nera …

Tornando all’oggi: la sera prima della 6 ore, un medico intervistato da un Tg nazionale ha sostenuto che il rimedio più efficace contro le zanzare è l’idrocortisone. La cosa è confermata da vari siti internet: per esempio il “Corriere salute”:

Applicare idrocortisone in crema

Come viene spiegato sul National Library of Medicine, questo preparato antiinfiammatorio ad uso topico è efficace per ridurre il calore provocato dalla puntura di zanzare e il successivo gonfiore, dando anche sollievo al prurito.

Il consiglio: una crema a base di idrocortisone allo 0,5% o all'1% applicata un paio di volte al giorno dovrebbe riuscire ad alleviare il prurito.

(Altrove)

 L'idrocortisone contiene una piccola quantità di steroidi (1% della soluzione) che aiuta a prevenire il prurito.

Magari, tra i partecipanti alla 6 ore qualcuno si era preventivamente spalmato di questa crema: dopato?? Wada, accorri!!

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Mercoledì, 12 Giugno 2019 23:18

Un tapascione dopato a sua insaputa

Antefatto

Il nostro amico Mario Liccardi, ingegnere ultrasettantenne e supermaratoneta, aveva pubblicato sul sito del Club Supermarathon un articolo autoironico sulla propria partecipazione alla 6 ore di Monselice del 18 maggio scorso (di cui parlammo in http://podisti.net/index.php/cronache/item/4021-monselice-pd-6-h-in-pista-individuale-e-a-squadre.html ), avanzando l’ipotesi che il suo buon risultato cronometrico fosse anche merito dell’essersi fatta, qualche giorno prima della gara, un’iniezione di cortisone (Bentelan), su prescrizione medica, per ovviare a una grave forma di allergia. Apriti cielo! Sui social, e poi su un sito abbastanza frequentato stante la pervasività del suo autore, valanghe di accuse delle vestali dell’antidoping, con ripubblicazione delle pletoriche e sesquipedali norme antidoping internazionali: concepite (ovviamente) per gli atleti professionisti, ma che negli ultimi tempi, con un accanimento degno di miglior causa, colpiscono amatori ignari, semplici ‘pazienti’ che, anziché mettersi su un divano a guardare la tv in attesa che la malattia passi, nelle feste comandate ‘osano’ fare sport!

Pochi giorni dopo, avevamo dato notizia della sospensione di un altro amatore over Sessanta, arrivato 156° (sic) a una mezza maratona, beccato perché trovato positivo ad un farmaco che assumeva per ragioni mediche. La notizia ha suscitato reazioni nei nostri lettori: trascriviamo qui i loro commenti:

1.Secondo me non dovreste pubblicare i dati di un atleta in fase di accertamento e che prende una pillola per la pressione che secondo me non migliora le prestazioni anzi lo penalizza pure

2. Quindi se un atleta assume Triatec 5mg + 25mg Ramipril/idriclorotiazide per abbassare la pressione sanguigna dovuta ad ipertensione, direi "malattia" comune nel nuovo millennio, perfino nei giovani per il troppo stress, e assolutamente non meno comune (anzi...) nelle persone di età avanzata, VOI MI VORRESTE DIRE CHE NON POSSONO GAREGGIARE PERCHÉ DOPATI !? Ragazzi ma stiamo scherzando!?

 3. Più che altro è un problema di mala informazione. Perché c'è pochissima chiarezza a riguardo in ambito amatoriale. E invito le organizzazioni competenti a verificare bene come stanno realmente le cose prima di "sputtanare" (scusate il termine) una persona!!!

 

Ciò premesso, ecco le riflessioni di “Mariolino”: che, ripeto, non è stato beccato, ma ha inteso porre sul tavolo la questione di come è gestita oggi la lotta al doping. Quanto a me, che lo conosco da almeno 20 anni, e che ci litigo tutte le settimane per ragioni politiche (ricordo ancora un ‘pubblico’ dibattito, che coinvolse anche altri podisti, sulle farmacie favorite o sfavorite da una legge Bersani sospetta di collegamenti familiari, mentre stavamo affrontando il tratto in salita della maratona di Reggio), credo di poter dire che Liccardi meriti, più che indulgenza, piena assoluzione; e che le agenzie antidoping farebbero bene a perseguire i pesci grossi, o almeno quelli medi (quelli che ogni domenica portano a casa prosciutti ed eurini in gare secondarie, e risultano misteriosamente sempre affetti da asma), piuttosto che prendersela con le persone normali che si curano e poi vanno a correre. [Fabio Marri]

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Cari amici vicini e lontani che dopo aver letto il seguente articoletto http://www.clubsupermarathon.it/ultramaratone/4522-sei-ore-in-pista-di-monselice-il-mago-della-pioggia-un-po-dopato.html mi avete massacrato su facebook, mi corre l’obbligo di segnalarvi quanto appresso elencato:

Non sono un atleta dopato.

Non sono neppure un atleta.

Sono solo un tapascione domenicale avanti negli anni e forse un po’ distratto, che prende la vita con leggerezza.

La mia prima maratona a Calderara 35 anni fa, così come il mio primo Passatore.

Non avendo ambizioni di classifica per mancanza di physique du rôle, non sono interessato ai risultati cronometrici, anche se un po’ di sano agonismo male non fa.

Mi interessa invece l’esperienza della corsa “a tutto tondo”: il viaggio per raggiungere il luogo della manifestazione, il ritrovarsi fra amici e la documentazione fotografica del percorso; nei casi in cui la gara offra spunti di riflessione, mi piace scriverci su, meglio se in termini ironici e/o autoironici.

Non essendo (ancora) smartphone-dipendente, non uso curiosare sui social per distribuire like a destra e manca. Non ho tempo e voglia di curare la mia pagina facebook che contiene quasi esclusivamente video, immagini e scritti non miei.

Sono venuto a conoscenza dei post che mi riguardano tramite un amico che cortesemente me li ha inviati.

Fatta questa premessa, vengo al cosiddetto dunque.

Essendo allergico ai pollini di graminacee, in primavera mi curo con farmaci antistaminici. In alcuni periodi in cui la concentrazione di polline nell’aria è molto alta ricorro alla bisogna anche a San Bentelan, per me un vero e proprio farmaco salvavita in più di una occasione, fra cui uno shock anafilattico causato dalla puntura di una fottuta vespa-calabrone qualche anno fa. Anche se è evidenziato sul retro di ogni scatola, solo di recente ho realizzato che il Bentelan è una sostanza dopante. Non ci avevo fatto mai caso! Per me è sempre stato solo un farmaco antiallergico, non si finisce mai di imparare.

La folgorazione è avvenuta alla Sei ore in pista di Monselice, quando ho collegato l’ottima prestazione non solo alle mie caratteristiche di “mago della pioggia” e a un discreto grado di forma, ma anche all’iniezione di cortisone fatta qualche giorno prima.

So bene che la legge non ammette ignoranza ma, nel marasma di norme che regolano la nostra vita, chissà quante volte abbiamo infranto e infrangiamo, senza volere, qualche paragrafo, comma o codicillo.

L’articolo sopracitato, volutamente sintetico e esagerato, avrebbe voluto essere autoironico: un record personale in odor di doping! Dopo il massacro sul web, mi sono reso conto di essere stato alquanto sprovveduto.

Ho approfondito e scoperto come, nel caso in cui si sia sotto un possibile effetto di sostanze dopanti, per gareggiare senza il rischio di essere squalificato non sia sufficiente consegnare il certificato medico all’Organizzatore, ma occorra seguire un complesso iter di regole Fidal riportato in calce alla presente nota (**). Esiste anche un video che vorrebbe essere “esplicativo”, disponibile però solo in lingua inglese.

Secondo i cari amici vicini e lontani che dopo due o tre sganassoni ben piazzati mi hanno messo fuori combattimento, cosa dovrei fare per correre in maniera regolare? Per quelle poche volte all’anno in cui potrei risultare dopato (che non conosco a priori), dovrei sbizzarrirmi a riempire mille scartoffie da inviare a Fidal (almeno 3 settimane prima della gara) per avere la cosiddetta esenzione TUE o ATUE (chissà quale sarà quella giusta?) Perché non dovrebbe bastare il certificato medico da consegnare in sede di iscrizione all’organizzazione della maratona? Troppo facile! Ho provato a dare una scorsa all’elenco infinito delle sostanze proibite dalla WADA (World Anti Doping Agency) e c'è da perderci la testa, chissà quanta gente si dopa e non lo sa.

Non provo alcun risentimento verso gli amici vicini e lontani che senza sapere se sono bello o brutto, alto o basso, biondo o castano, piccolino o grandicello, destrorso o sinistrorso, mi hanno dipinto come un dopato seriale oppure, a dir bene, come un imbecille patentato.

Per finire, un dubbio mi assale: dopo l'ex ministro dello sviluppo Claudio Scajola assolto per la compravendita dell'appartamento al Colosseo avvenuta "a sua insaputa" [e l’assoluzione in appello dell’ex presidente della regione Emilia-Romagna, che senza accorgersene aveva firmato carte false per fare avere finanziamenti europei alla ditta di suo fratello, ovviamente senza sapere che fosse di suo fratello: F.M.] i cari amici vicini e lontani assolveranno me per aver corso a Monselice dopato (forse) una tantum a mia insaputa?

Post Scriptum

https://www.facebook.com/elena.vittorio.5/posts/2544803668865036

Elena di Vittorio, ultramaratoneta laureata in chimica farmaceutica (uno dei miei “amici vicini e lontani”), in un bel post dal titolo “Le azioni farmacologiche del cortisone, queste sconosciute”, conclude scrivendo: “I corticosteroidi assunti per non oltre una settimana continuativa producono innegabili vantaggi in termini di miglioramento di performance, riducendo la fatica ed il dolore, ottimizzando il metabolismo sotto sforzo e agendo in cooperazione con le catecolamine migliorano anche la performance cardiaca e provocano euforia”.

Segnalo di non aver mai assunto il Bentelan “per non oltre una settimana continuativa”. Lo prendo solo alla bisogna, poche volte nell’arco di maggio e giugno. Quest’anno, una volta sola. Non so quindi fino a che punto abbia mai influito nelle mie prestazioni sportive.

Ribadisco. Non ho mai voluto sdoganare l’uso di sostanze dopanti nello sport. Non avendo nulla a che fare con il doping, mi posso anche permettere di scherzarci su. E pazienza se molti hanno equivocato.

 

 

(**) Atleti Master ed esenzioni a fini terapeutici

Un’importante informazione arriva dal settore medico della Fidal a proposito delle esenzioni a fini terapeutici per gli atleti Master che devono per necessità utilizzare farmaci vietati dalle normative antidoping. Gli Atleti Master che intendono partecipare al Campionato Italiano Assoluto MASTER, manifestazione inserita nel TDP (piano di distribuzione dei controlli nazionale), ed, a maggior ragione a gare nazionali delle categorie assolute non master, devono presentare tale domanda alla apposita Commissione del CONI, passando attraverso la FIDAL. In questo caso troveranno tutto il disciplinare sul sito FIDAL con tutte le indicazioni relative alla modulistica (modulo da riempire correttamente e da firmare sia da parte dell’atleta che da parte del medico, accompagnato da certificato di idoneità alla attività sportiva agonistica, documentazioni e certificazioni sulla patologia richiedente la terapia, attestato di bonifico al CONI dei diritti amministrativi). Tutta la documentazione va inviata alla FIDAL che provvederà, dopo verifica, all’inoltro alla apposita Commissione per l’Esenzione a Fini Terapeutici (CEFT) del CONI. Gli Atleti Master che intendono gareggiare in manifestazioni Internazionali (Europei, Mondiali) EVAA o WMA, devono presentare una domanda di esenzione alla WMA inviando oltre alla domanda di esenzione (TUE o ATUE) anche la comprovante documentazione medica relativa, direttamente per fax (+358.9.6213379) o per e-mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) a Karri Wichmann (FIN), che è stato delegato dalla WMA a questo scopo. Tutte le informazioni in questo senso, sono reperibili sul sito della WMA (www.world-masters-athletics.org) o della EVAA, European Veteran Athletics Association (www.evaa.nu). Si fa notare che la modulistica in uso è in tutti i casi quella internazionale WADA, e che i moduli TUE o ATUE vanno compilati completamente e correttamente ed in inglese o francese. La domanda abbreviata (ATUE) va compilata soltanto in caso di uso )di glucocorticosteroidi per uso locale, non sistemico, e per l’uso di salbutamolo, salmeterolo, formoterolo e terbutalina per inalazione. In tutti gli altri casi si compila il TUE standard, che va inviato con almeno 21 giorni di anticipo. Ulteriori informazioni sulla lista aggiornata di sostanze e metodi vietati e sulle domande di esenzione, sono reperibili sia sul sito FIDAL, che su sul sito della Agenzia Mondiale Antidoping, WADA (World Anti Doping Agency), che è www.wada-ama.org.

WADA. THE DOPING CONTROL PROCESS FOR ATHLETES

Il video di controllo antidoping fornisce agli atleti le informazioni di base sui loro diritti e responsabilità nel processo di controllo antidoping e delinea ogni fase del processo di selezione: atleta, notifica atleta, raccolta di campioni, analisi di laboratorio, e la gestione dei risultati

https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=sWhudwnE3Fg

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Martedì, 21 Maggio 2019 23:21

Eunice Jepkirui Kirwa sospesa per EPO

La maratoneta del Bahrein (nata keniana) Eunice Jepkirui Kirwa è stata provvisoriamente sospesa dopo un test antidoping positivo per EPO: a comunicarlo l’Athletics Integrity Unit, l’agenzia antidoping della IAAF, sul proprio sito.

Kirwa, bronzo ai mondiali di Pechino nel 2015 in 2:27.39, aveva poi vinto l’argento ai Giochi Olimpici di Rio 2016 chiudendo in 2:24.13 alle spalle di Jemima Sumgong, a sua volta poi risultata positiva all’EPO, fino ad essere squalificata per otto anni; entrambe conserveranno però le loro medaglie poiché la loro positività si è manifestata dopo i Giochi.

 

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Si arricchisce di un’altra puntata il caso Calvin: la maratoneta che ha un rapporto, diciamo così, conflittuale con l’AFLD, acronimo di "Agenzia Francese per la Lotta contro il Doping", che ieri 29 aprile  l’ha nuovamente sospesa in attesa di ulteriori accertamenti.

Per chi non la conoscesse, non stiamo parlando di un amatore o di una runner di medio livello. La francese è un'atleta di punta della nazionale d’oltralpe, vantando al suo attivo due argenti europei sui 10000 (nel 2014) e maratona (Berlino 2018), distanza nella quale detiene il record nazionale con 2h23’21”. Tempo ottenuto proprio in occasione della recente maratona di Parigi.  Già sospesa temporaneamente all'inizio di aprile, l'atleta è stata poi autorizzata dal Consiglio di Stato a correre la gara lo scorso 14 aprile per un cavillo procedurale (non era stata 'sentita' ufficialmente dall'AFLD, il che è avvenuto solo lo scorso martedì 23).

Il “casus belli” tra AFLD e la Calvin risale allo scorso 27 marzo a Marrakech. Nel contesto di una situazione abbastanza grottesca, se si pensa che nelle precedenti settimane la Calvin aveva modificato quotidianamente i suoi recapiti nel programma software di reperibilità che i top runner devono mettere a disposizione per poter essere controllati.

La due versioni dell’accaduto sono contrastanti. Secondo il presidente di AFLD Dominique Laurent, la Calvin ed il marito nonché allenatore Samir Dahmani, anch'egli atleta internazionale francese ("mezzofondista dalle prestazioni in crescita mirabolante", l'ha definito Marco Bonarrigo) sono fuggiti al controllo. Quando hanno visto avvicinarsi gli agenti dell’AFLD che si sono qualificati, sono scappati tra i vicoli della cittadina marocchina, facendo perdere le loro tracce. In una scena che ricordava il più classico dei film d’azione o meglio una spy-story. Per questo ostacolo al controllo, adesso i due rischiano 4 anni di sospensione e la cancellazione dei risultati ottenuti.

L’altra campana è quella di Clémence Calvin che si dichiara una vittima della vicenda. L'atleta denuncia la violenza del direttore dei controlli dell'AFLD Damien Ressiot, precisando come i controllori non si siano presentati come tali. Accuse respinte al mittente da parte degli interessati, che appunto in previsione della replica hanno documentato l'avvenuto mediante una telecamera. Ciò farebbe scattare l'accusa di «mancato controllo», che per la legge sportiva francese equivale alla positività.

Intanto, il presidente della Federazione francese di Atletica, André Giraud, ha annullato uno stage di allenamento federale a Ifrane in Marocco (dove appunto soggiorna abitualmente la Calvin) "tenuto conto dei sospetti su questa località" in relazione a pratiche di doping.

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Il keniano Abraham Kiptum, detentore del record mondiale di mezza maratona, è stato sospeso per doping, come riportato in data odierna sul sito dellla AIU (Athletics Integrity Unit), l’agenzia mondiale antidoping della IAAF, per “Use of a Prohibited Substance / Method (Article 2.2) – ABP case”. 

Al momento si deduce quindi trattarsi di irregolarità emerse dal passaporto biologico del 29enne keniano. 

Kiptum aveva migliorato il record del mondo della mezza a Valencia 2018, concludendo in 58:18 e migliorando così il 58:23 di Zersenay Tadese (nel 2010 a Lisbona). Il record mondiale era stato ratificato dalla IAAF il 6 dicembre 2018. 

Quest’anno aveva vinto la mezza di Granollers il 24 febbraio in 59:58. 

A questo punto salta anche la prevista partecipazione alla Maratona di Londra di domenica prossima, dove sperava di migliorare il suo PB, 2:05:26 nella Maratona di Amsterdam 2017 (il 2:04.16 ottenuto nell’ultima Dubai non è stato omologato, in quanto il tracciato è risultato più corto della tradizionale distanza).

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Si gareggia anche da squalificati per doping e si vincono premi in danaro?

Sembrerebbe proprio di sì, leggendo i quotidiani keniani che hanno pubblicato una nuova incredibile notizia riguardante  Irene Jeptoo Kipchumba.

Ebbene, la Jeptoo, squalificata fino al prossimo 22 settembre (due anni) per la positività al prednisolone (un glucocorticoide appartenente alla famiglia degli ormoni steroidei molto usato per la sua ampia e potente attività antinfiammatoria), assunto per la maratona di Yuanan (Cina, 19 marzo 2017), questo  giorno di Pasqua ha gareggiato a Kuala Lumpur, nel torneo internazionale KT Tower di Turkish Airlines.

La keniana ha concluso in terza posizione in 13:05 alle spalle della connazionale Ann Njihia, prima in 12:36, e della neozelandese Danielle Nanty, seconda in 12:37, guadagnando un seppur modesto premio in danaro  (2000 ringgit, che dovrebbero essere poco meno di 500 euro).

Il caso è emerso dopo la denuncia su Facebook del manager Aman Yusof, che si è chiesto come una atleta squalificata potesse così liberamente gareggiare ed essere premiata.

A questo punto si sono interessate del caso la Federazione di Atletica keniana (AK) e l’Agenzia Antidoping (ADAK) che stanno indagando sull’accaduto.   

In particolare, il responsabile dell’Agenzia antidoping keniana, Japhter Rugut, ha ribadito che l’atleta fa parte degli atleti squalificati, imputando agli organizzatori il mancato rispetto del protocollo inerente le squalifiche internazionali per doping.

Il presidente della Federazione, Jackson Tuwei, ha promesso che seguirà personalmente il caso, anche per evitare il ripetersi di casi simili.  

 

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20 aprile – Il 29enne keniota Asbel Kiprop, campione olimpico e tre volte iridato dei 1500, è stato squalificato per 4 anni per doping in seguito alla positività all’EPO riscontrata in un controllo a sorpresa, fuori competizione, il 27 novembre 2017 a Iten, poi confermata anche dal secondo campione.

Kiprop si è sempre professato innocente, adducendo svariate scuse, dalla produzione di un EPO naturale, dovuta agli intensi allenamenti in altura, all’accusa che i campioni prelevati fossero stati manipolati, ma la AIU (Athletics Integrity Unit) ha respinto le tesi difensive, squalificando l’atleta fino a febbraio 2022. Si attende ora il ricorso al TAS.

Asbel Kiprop aveva vinto l’oro ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 sui 1500 dopo la squalifica per doping di Rachid Ramzi. In più vanta tre titoli iridati, sempre sui 1500, nel 2011, nel 2013 e nel 2015.
   

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Nuovo caso di doping nel mondo amatoriale: è stata, infatti, sospesa l’atleta Tania Caldarella, classe 1987, siciliana tesserata per l’Atletica Palombella, per positività al betametasone al termine del 6° Trofeo Avis Rosolini, in provincia di Siracusa. 

La novità è che non si tratta di un’atleta di punta: stiamo parlando di un’atleta che ha un personale di 1h00:39 sulla 10km (da sito FIDAL), che ha concluso i 4,4 km della gara in questione in 22:05, 21^ donna, 4^ SF, 69^ nella classifica generale donne + uomini over SM55.

Il betametasone è definito su internet un corticosteroide, molto usato, che agisce riducendo l'infiammazione e modificando la risposta immunitaria dell'organismo, che nella pratica sportiva senza necessità terapeutica costituisce doping.

Vedremo come andrà la questione in sede di successivo dibattimento: il dubbio è se sia doping o disinformazione (compresa la mancata richiesta di esenzioni a fini terapeutici), per intanto l’atleta è sospesa in via cautelare. Di seguito la delibera NADO:

La Prima Sezione del TNA, in accoglimento dell'istanza proposta dalla Procura Nazionale Antidoping, ha provveduto a sospendere in via cautelare la sig.ra Tania Caldarella (tesserata FIDAL) riscontrata positiva alla sostanza Betametasone a seguito di un controllo disposto dal Ministero della Salute (SVD) ex lege 376/2000 al termine della gara “6^ Trofeo Avis Rosolini” svoltasi a Rosolini il 17 marzo 2019.

 

Nella foto si documenta la partenza della gara al cui termine è stato svolto il controllo antidoping alla base della presente sospensione. Ci scusiamo con l'atleta Linda Di Maio, una cui immagine era apparsa in un primo momento, e che è del tutto estranea alla vicenda.

   

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Era attesa la sentenza che finalmente è arrivata: Luisa Betti è stata squalificata per 18 mesi.  

Ecco il comunicato Nado Italia:

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico della sig.ra Luisa Betti (tesserata FIDAL), visti gli artt. 2.1, 4.5.11 e 4.11.1 delle NSA, afferma la responsabilità della stessa in ordine all’addebito ascrittole e le infligge la squalifica di 18 mesi a decorrere dal 6 ottobre 2018 e con scadenza al 5 aprile 2020. Visto l’art. 10 NSA dispone l’invalidazione del risultato eventualmente conseguito in gara. Condanna la sig.ra Betti al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00.

Riporto anche il comunicato della sospensione per ricordare i fatti:

La Prima Sezione del TNA, in accoglimento dell’istanza proposta dalla Procura Nazionale Antidoping, ha provveduto a sospendere in via cautelare la sig.ra Luisa Betti (tesserata FIDAL), riscontrata positiva alla sostanza Betametasone a seguito di un controllo disposto dalla NADO Italia al termine della Manifestazione “100 Km delle Alpi – Torino -Foglizzo “ svoltasi a Foglizzo il 6 ottobre 2018.

Riporto, ancora, quando dichiarato dalla Betti, su questo sito e anche sulla sua pagina Facebook quando arrivò la sospensione cautelare:

“Prima di iniziare ad accusare e a crocifiggermi… sappiate almeno bene come sono andate le cose. Io non ho nulla da nascondere e spiegherò tutto, anche perché prima del controllo anti-doping (alla 100 km delle Alpi in cui sono arrivata quinta, figuriamoci) ho subito dichiarato l'uso di un farmaco a base cortisonica che ho dovuto purtroppo assumere per motivi di salute a fine settembre (causa blefarite, una grave infiammazione delle palpebre di natura allergica), ma solo per una decina di giorni. Prima del controllo l'ho DICHIARATO ed ho mostrato anche il CERTIFICATO medico che mi ero fatta fare nell'eventualità di un controllo (non lo posto solo per motivi di privacy), ma evidentemente non è bastato. Proprio poche ore fa mi è giunta la brutta notizia di una sospensione cautelare (che NON equivale a una squalifica, ci tengo a sottolineare) e mi sono subito affrettata a contestarla e ad avvisare chi di competenza, compreso il mio medico di fiducia. Forse non avrei dovuto gareggiare in quei giorni, è vero… ma sinceramente non pensavo che la situazione potesse rivelarsi così grave. E poi con il certificato mi sentivo tutto sommato abbastanza sicura, ignorando o quasi tutta la storia della procedura TUE. Certamente è stata una imperdonabile leggerezza di valutazione che pagherò a caro prezzo come è giusto che sia, non mi sto affatto giustificando per quello… ma sono comunque tranquilla e soprattutto ho la coscienza più che pulita, e fiduciosa di riuscire a chiarire la faccenda. Ho tutte le prove e le documentazioni che testimoniano la mia buonafede e non vedo l'ora di poterle mostrare a chi di dovere. Chi mi conosce bene sa chi sono, sa da quanto tempo corro e soprattutto per quali MOTIVI corro. Motivi non certo legati a tempi e vittorie, anche perché altrimenti mi allenerei come si deve e non correrei così tante gare di fila. Confido quindi nell'intelligenza e nella sensibilità di ognuno di Voi. Se poi dovrò scontare una pena la sconterò, come è giusto che sia… del resto la leggerezza è stata mia e sono concorde con la frase "la Legge non ammette ignoranza". Se siete comunque Amici, come in cuor mio spero… mi crederete e mi starete magari vicini in questo difficile momento, senza crocifiggermi ne’ darmi addosso. Anche perchè come è accaduto a me, una semplice Amatrice che ha sempre corso per pura passione, può accadere a qualsiasi altro. Spero solo che serva come monito e insegnamento non solo a me, ma a tutti quanti. Per adesso non ho altro da aggiungere, anche perchè sono ancora abbastanza scossa e abbattuta. Grazie a tutti della comprensione”.

Ecco ora le parole della Betti appena pubblicate sul suo profilo Facebook: 

"Solo tre cose: 1) a breve uscirá anche la MIA verità, che ho già raccontato per filo e per segno a diversi giornalisti. Sono convinta che un medico che dichiara il falso per insabbiare le sue scorrettezze e le sue violazioni di protocollo vada denunciato e fatto radiare, e giuro che sarà quello che cercherò di fare fino a che sarò viva, per evitare che danneggi altri come ha danneggiato me. Se le regole valgono per tutti, allora devono valere anche per i medici che controllano. 2) Ho sempre detto la pura e semplice verità, ho sempre ammesso di aver sbagliato e che avrei accettato di buon grado qualsiasi pena, purchè giusta ed equa. Questa non lo è stata affatto, credetemi, poichè sono state dichiarate cose false, oltretutto da un MEDICO, e guarda caso i miei testimoni (Stefano Romano e Costanzo Michelangelo, i quali ringrazio immensamente per la disponibilità), che lo avrebbero smentito, non sono nemmeno stati ascoltati. NON intenzionalità dichiarata, come dichiarato era il farmaco al momento del controllo, eppure alla sottoscritta DICIOTTO mesi di squalifica quando ad altri per casi analoghi (e farmaco NON dichiarato) solo SEI: perdonatemi ma non mi sembra proprio "equità". 3) Ovviamente farò ricorso e denuncerò al tribunale giudiziario il cosiddetto individuo, quindi non finisce qui... anzi, è appena iniziata. 4) Chi mi odia può stare tranquillo/a, poichè annuncio già da adesso che non gareggerò più. MAI PIU'. Già deciso. Preferirei mozzarmi un braccio e ingoiarlo piuttosto che rimettere piede in questo ambiente. Cinque mesi d'inferno, due esaurimenti nervosi in quattro mesi (tre con quello di oggi) sono bastati e avanzati. Non ne vale proprio la pena, e adesso lo so. A me non è mai fregato niente dei tempi, dei podi, di vincere, ho sempre corso per motivi ben più profondi e chi mi conosce lo sa. Quindi alla fine posso correre anche per conto mio, oramai mi sono abituata. Ma almeno voglio andarmene a testa alta, facendo trionfare la verità. Mi consola solo il fatto che io, a differenza di altri, potrò sempre guardarmi allo specchio la mattina. Altri invece continueranno a strisciare come topi di fogna, protetti dai loro sponsors e dalle loro raccomandazioni. Se questo è un ambiente che premia e favorisce questi ultimi, allora mi spiace, ma non può fare per me. Sono stata bene in questi anni, ho conosciuto tante persone meravigliose che porterò sempre nel cuore...ma dopo questa vicenda per me estremamente traumatica, che mi ha fatta comunque crescere e migliorare, è un capitolo definitivamente chiuso. Saluti dal "Santo Spirito" di Roma, rimango qui almeno fino a domani, quindi chi vuole mi venga pure a trovare (non spaventatevi però se mi troverete in uno stato comatoso). Non voglio likes, infatti questo profilo domani sarà sparito (affrettatevi pertanto a leggere e a screennare). E ricordatevi sempre che..."la Legge NON è uguale per tutti", specie in Italia e specie in questo ambiente. Grazie di cuore a chi mi ha sempre sostenuta e ha sempre creduto in me".

[F. M.] Aspettiamo le prossime puntate, condite (si spera) da fatti credibili e non da proclami e accuse dalla quantità indefinita (le "tre cose" sono già diventate quattro). Per restare nei numeri e nel settore medico, tre "esaurimenti nervosi" in quattro mesi ci sembrano un po' tanti, se alla parola "esaurimento nervoso" attribuiamo il significato medico tradizionale (peraltro oggi in disuso, e poco fondato scientificamente, dato che i "nervi" non si possono "esaurire"), di uno stato cronico che imponeva mesi se non anni di cura. Non dubitando di quanto asserisce Luisa Betti, immaginiamo e speriamo per lei che sotto questo termine abbia voluto indicare delle "crisi di nervi", delle situazioni acute momentanee di stress e sofferenza mentale, recuperate e recuperabili in pochi giorni. Quanto al ristabilimento della verità, non è minacciando di perseguire altri a 361 gradi che si acquista credibilità. Avendo dato prova di garantismo fin dalla prima messa in stato d'accusa di L. B. (chissà se l'interessata se ne è accorta) ci offriamo tra quei "giornalisti" disposti ad ascoltarla "per filo e per segno". Al momento, sappiamo solo che a un nostro giornalista erano stati promessi documenti che non ha mai avuto.

 

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Nuova squalifica per doping, che colpisce la ultramaratoneta piemontese Elisabetta Ferrero, seconda nello scorso ottobre alla 100 km delle Alpi in 9h58:06.

Ecco il testo del comunicato ufficiale NADO:

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico della sig.ra Elisabetta Ferrero (tesserata FIDAL), visti gli artt. 2.3, 4.3.1 4.5.1 delle NSA, afferma la responsabilità della stessa in ordine all’addebito ascrittole e le infligge la squalifica di 1 anno, a decorrere dal 25 febbraio 2019 e con scadenza al 24 febbraio 2020. Condanna la sig.ra Ferrero al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00”.

Nel suddetto comunicato, gli articoli citati delle Norme Sportive Antidoping riguardano l’elusione del controllo, e consentono la riduzione della pena per assenza di colpa o negligenza significativa.

Ecco, di seguito, il testo degli articoli:

2.3 Eludere, rifiutarsi od omettere di sottoporsi al prelievo dei campioni biologici. Eludere il prelievo dei campioni biologici, ovvero, senza giustificato motivo, rifiutarsi di sottoporsi al prelievo dei campioni biologici previa notifica, in conformità alla normativa antidoping applicabile.

4.3.1 Per le violazioni degli articoli 2.3 (Eludere, rifiutarsi od omettere di sottoporsi al prelievo dei campioni biologici) o 2.5 (Manomissione o tentata manomissione del controllo antidoping), il periodo di squalifica sarà pari a 4 (quattro) anni. Tuttavia, nel caso di mancata presentazione alle operazioni di prelievo del campione biologico, qualora l’Atleta sia in grado di dimostrare che la violazione delle norme antidoping non è stata intenzionale (secondo quanto definito dall’articolo 4.2.3) il periodo di squalifica sarà di 2 (due) anni.

4.5 Riduzione del periodo di squalifica per assenza di colpa o negligenza significativa.

4.5.1 Riduzione delle sanzioni comminate per sostanze specificate o prodotti contaminati relative a violazioni degli articoli 2.1, 2.2 o 2.6.

4.5.1.1 Sostanze specificate. Qualora una violazione delle norme antidoping riguardi una sostanza specificata e l’Atleta o l’altra Persona siano in grado di dimostrare l’assenza di colpa o negligenza grave, il periodo di squalifica corrisponderà a un richiamo con nota di biasimo e nessun periodo di squalifica (misura minima) o 2 (due) anni di squalifica (misura massima), a seconda del grado di colpa dell’Atleta o dell’altra Persona.

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Venerdì, 22 Febbraio 2019 00:46

La “redenzione” di Lance Armstrong maratoneta?

Qualcuno si era scandalizzato nel vedere il plurisqualificato Roberto Barbi nel gruppetto che lo scorso novembre  aveva ‘simulato’ la maratona di Bologna. Bè, c’è qualche analogia con quanto successo ad Austin nel Texas, domenica 17 febbraio, durante la 28^ edizione della  Ascension Seton Austin Marathon: ecco come lo racconta nel suo profilo Instagram Lance Armstrong, il ciclista texano la cui pagina dei record è costellata di righe orizzontali, a indicare i risultati “erased” dopo la scoperta del suo sistematico doping:

Che giornata di corsa assolutamente incredibile alla maratona di Austin come suo “Charity Chaser” (letteralmente, “cacciatore di carità, di offerte”). Partendo 22 minuti dietro il gruppo con l’obiettivo di raggiungere e superare quanti più atleti possibile,  me ne sono rimasti davanti solo 59”.

L’organizzazione aveva stabilito di donare alle associazioni caritatevoli un dollaro per ogni sorpasso compiuto da Lance (che era assistito da tale Joe Di Salvo in bicicletta), e alla fine sono state circa 2600 le persone che hanno, più o meno volontariamente, contribuito alla donazione. Il tempo lordo ottenuto dall’ex ciclista è stato di 3.24:13, dunque un real time di 3.02:13 (e negative split di quasi 3 minuti nella seconda metà rispetto alla prima), per una media sotto i 4:20 a km.

Non era la prima maratona corsa da Armstrong: aveva esordito a New York nel 2006 chiudendo in 2.59.36, con l’appoggio di pacer d’eccezione come Alberto Salazar, Joan Benoit Samuelson e Hicham El Guerrouj; e migliorandosi nel 2007 con 2.46.43; poi nel 2008 aveva corso a Boston in 2.50:58: e la sua fatica è largamente documentata da foto e video, uno dei quali  lo mostra addirittura a far pubblicità alla gara nella doppia veste di ciclista e podista https://www.youtube.com/watch?v=o0CvK0uWm9c

Peccato che, dopo le condanne per doping, gli organizzatori di quelle maratone abbiano deciso di cancellare anche quei risultati, uniformandosi alle delibere dell’agenzia antidoping. Ma ad Armstrong è ugualmente consentito di prendere parte a manifestazioni sportive non ciclistiche, di livello regionale o nazionale, e che non siano qualificanti per competizioni internazionali. Lo si era visto fare jogging anche alla partenza israeliana del Giro d’Italia 2018.

È chiaro che qualcosa deve fare per sopravvivere,  dopo aver concordato con il Governo americano il pagamento di 5 milioni di dollari in danni in una causa che gli sarebbe costata 100 milioni, e dopo che i suoi vari avvocati gli hanno presentato una parcella da 111 milioni di dollari. Sembra peraltro che le sue finanze si siano parecchio irrobustite per un investimento molto preveggente, di appena 100 mila dollari nel 2010, sui taxi Uber.

Malgrado gli scopi benefici, l’impresa nella maratona non ha convinto tutti: riportiamo senza tradurre un commento apparso sulla stessa pagina Instagram dell’ (ex) campione:

@iamdavidiron, he's a lying POS, his interview was so cavalier it was embarrassing. the asshole destroyed numerous lives and should not show his face in Austin. go crawl back in your hole.

Per curiosità, aggiungiamo che una riga orizzontale marchia anche la maratona stessa di Austin: il vincitore del 2014, il keniano classe 1975 Joseph Mutinda (2:14:17), è stato squalificato per tre anni e privato del titolo in quanto doppiamente positivo al 19-norandrosterone.

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