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Non commento i commenti, tanto meno quelli insolenti nello stile che (mi dicono) imperi in altra parte del web; ma richiamo a un dato di fatto che appariva già dalla cronaca: il controllo a sorpresa è avvenuto il 17 ottobre, un giovedì, "fuori competizione". Dunque la Caironi si stava curando e non gareggiando: non era questione di chiedere l'autorizzazione e poi, ottenutala, gareggiare. Si trattava di vivere la propria vita di essere umano, curarsi, stare meglio, nient'altro. Vogliamo vietare anche questo? Davvero la lotta al doping va condotta con metodi polizieschi di controllo sulle "vite degli altri"?