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Non credo che sia il caso di focalizzarsi sul singolo politico. Immagino che l'autore - come molti podisti - sperasse semplicemente di trovare un minimo di sostegno da parte di chi afferma di praticare e amare il medesimo sport.
Coloro che hanno dovuto affrontare il covid 19 in Lombardia da posizioni di responsabilità si sono trovati a fronteggiare un problema nuovo ed enorme. Siamo tutti consapevoli che la corsa avrebbe dovuto costituire l’ultima delle loro preoccupazioni. Sorprende che, forse in parte sulla scorta di una disinformazione professionistica veicolata dai media, abbiano dato incredibilmente la priorità ai divieti relativi all’attività motoria.
Se restiamo al problema in sé, dobbiamo ammettere che il divieto relativo all'attività motoria è irrazionale, pericoloso e stupido. In Italia non si è praticata una serrata in stile cinese e probabilmente non sarebbe stato possibile farlo, se non forse all'inizio e in territori circoscritti. Un italiano su due va a lavorare, tutti ricevono merci e servizi a domicilio ed escono per la spesa, senza limiti di alcun tipo per quanto riguarda l'approvvigionamento domestico. Mi sembra evidente - se non si vive su Marte - che al supermercato, sul luogo di lavoro e negli spostamenti, il distanziamento sociale e le norme di prevenzione dipendono sostanzialmente dalla responsabilità individuale. A questo punto non capisce perché limitare drasticamente la pratica dello sport individuale all'aperto e le passeggiate solitarie, con palese detrimento della salute fisica e mentale dei cittadini. Si potrebbe obiettare che l'attività motoria individuale potrebbe poi trasformarsi in collettiva, ma questo vale per tutti gli spostamenti consentiti: non credo di essere l'unico che si imbatte in piccoli drappelli di persone che si incontrano al supermercato o fuori dal fornaio, cosa che francamente non mi capitava di vedere tra i podisti quando ancora potevo raggiungere la collina per correre all'ora di pranzo.
Vale la pena di rilevare che nella prima zona rossa lombarda, istituita nell’area di Codogno e dei dieci comuni limitrofi, indicata come esempio positivo per i buoni risultati raggiunti in breve tempo, l’attività motoria era consentita se non addirittura promossa. Le persone sottolineavano spesso come si fosse riscoperto lo sport e anche il territorio, muovendosi a piedi da un paese all’altro.
Rispetto alle attività produttive e commerciali ci siamo legittimamente posti molti problemi di natura pratica ed economica e abbiamo evitato una soluzione cinese per così dire "radicale" (nel senso di ciò che si è fatto realmente a Wuhan), ma sorprendentemente sulla sospensione delle libertà individuali ci siamo rivelati molto meno “occidentali” di quanto immaginavamo di essere. O meglio, abbiamo accantonato come nulla fosse una serie di valori che ritenevamo fondanti della stessa identità europea.
La cosa che mi pare veramente pericolosa è il movimento viscerale che si è innescato, per cui le persone hanno fatto proprie le norme (a volte creandole, o interpretandole in modo più stringente) in modo del tutto formalistico. Per esemplificare brutalmente: si può fare la spesa e quindi ci vado tutti i giorni e con la mia bella mascherina e mi fermo anche a parlare con tutti in un luogo chiuso e affollato; al contrario non si può correre - non sarebbe propriamente così, ma questo è il messaggio che è stato veicolato anche da numerosi (dis)servizi pseudo-giornalistici - quindi dal mio balcone riprendo quello che osa farsi una corsetta o conto le uscite del cane del vicino, controllando se c'è o meno la relativa deiezione. Si è costruito un pericoloso panopticon benthamiano, nel quale i carcerati si sono fatti sorveglianti e aguzzini. In questo sistema le persone che non possono produrre sono state ridotte a pure e semplici unità di consumo (unica attività sempre consentita). Sarà più Netflix che Matrix, ma non è meno inquietante.
Ciò detto, se sarà ancora possibile esercitare i propri diritti democratici, spero che la maggioranza di elettori mandi a casa alla prima occasione coloro che hanno chiesto l’esercito per impedire “le corsette” o chi voleva trascinare in rianimazione il malcapitato che chiedeva legittimamente di fare una corsa, come se ci fosse una relazione tra le due cose.