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Altre chiacchiere da bar (e perdonerete forse l'errore di battitura nelle ultime parole del commento precedente... salvo che non ne saltino fuori anche qua!).
Anzitutto, Berlino! Non ho visto le maratone, ma mi è tornata la nostalgia di correre a Berlino... La prima volta nel 1992, per la 25 km che finiva proprio nell'Olympiastadion. Poi nel 1993 per la maratona, che (allora sconosciuta agli italiani), da subito dichiarai la migliore al mondo tra le maratone urbane.
Organizzazione perfetta, i tedeschi (faceva dire già Guareschi a Peppone) "in fatto di tecnica bisogna lasciarli stare". Ripeto che non ho seguito se non poche ore di tv, ma sono convinto che se ci sono state cavolate organizzative non dipendano dai tedeschi ma dalle componenti 'europee' dell'organizzazione.
Condivido con Lollini il giudizio sulla "affiliazione" (credo sia la parola esatta) di Crippa e Chiappinelli, solo per amore (e per generosità, per donazione) dei genitori-eroi. Giusto il paragone con altri tipi di nazionalizzazione già allusi.
E quanto ai nuovi italiani (anche quelli che le famiglie portarono qui in modi non esattamente codificati), sarò politicamente molto scorretto, razzista alla rovescia, scrivendo che le doti fisiche di chi viene dall'Africa sono generalmente superiori a quelle della nostra stanca "razza" (pardon! per intenderci) europea, e dunque ben vengano "corridori degli altipiani", o ragazzi con certe fibre muscolari meglio dotate, che fondano la loro potenza con la nostra (ehm ehm) sapienza.
Un abbraccio particolare a Daisy: ma che il suo "perdono" non significhi l'estinzione della pena per i tre o sette gaglioffi che le hanno lanciato le uova. Il perdono non estingue la pena, il risarcimento che i signorini figli di papà debbono non tanto a Daisy ma a noi italiani e sportivi. Si fa gran parlare di "certezza della pena": ebbene, che ci sia anche per questo genere particolare di discoboli.