Stampa questa pagina
Mar 23, 2019 padre Pasquale Castrilli 3337volte

La Roma-Ostia può migliorare?

Sara e gli altri Sara e gli altri P. Castrilli - R. Mandelli

Ore di trepidazione quelle che hanno preceduto la 45ma Roma-Ostia, la mezzamaratona più partecipata d’Italia, domenica 10 marzo, per Paolo e Sara. I preparativi e l’emozione sono quelli comuni a tanti podisti che da ogni parte d’Italia arrivano puntuali ogni anno all’appuntamento che li porta dal PalaEur di Roma al ventoso lungomare di Ostia. Paolo e Sara sono due runner speciali. Sara corre la sua Roma-Ostia su una carrozzina. Guanti e cappello di lana, casco in caso di necessità. Trecce e sorriso stampato sul volto, occhi luminosi per questa bimba (si offenderà sicuramente) di dieci anni che è l’icona della voglia di vivere e della felicità. Paolo è il papà, reduce da un infortunio, che insieme ad altri amici di varie società l’ha sospinta verso l’arrivo. Gara conclusa in due ore abbondanti con gioia, soddisfazione e inevitabile ribalta mediatica.

Due considerazioni. Le condizioni dell’asfalto del percorso gara, via Cristoforo Colombo, sono precarie in troppi punti: crepe, buche, radici rendono difficile il procedere di chi ha gambe e calza scarpe ammortizzate. Possiamo immaginare cosa significhi spingere una carrozzina. Ne scrivevamo anche lo scorso anno suscitando alcuni risentimenti, lo ribadiamo quest’anno. Tutto bene: organizzazione, collocazione dei ristori (il contenuto a dire il vero era un po’ scarsino), expo pre-gara, ma non il fondo stradale che ci sembra ‘da migliorare’ perché risulta abbastanza fondamentale in una gara podistica. Non dipende dagli organizzatori? Si dialoghi con chi di dovere e si provveda. Credo ne trarrebbe beneficio la gara (secondo me anche il record della gara potrebbe progredire), ma anche gli automobilisti che ogni giorno percorrono l’arteria, i ciclisti e, perché no, anche i pedoni.

Secondo. Nelle maratone e nelle mezzemaratone di tutto il mondo si vedono atleti che spingono amici disabili. Palloncini colorati, musiche, fischietti, raccolte fondi… Una festa in movimento. Sara alla Roma-Ostia suggerisce che forse si potrebbero accompagnare altre persone a queste gare. Un fastidio in più per chi organizza? Le gare non sono fatte per questo? Non siamo d’accordo, perché vediamo lo sport come occasione di inclusione e come luogo di civiltà che cerca e valorizza quanto c’è di più nobile nell’esperienza umana. Si può partire in ultima griglia senza intralciare il passo ad alcuno. La corsa a piedi non sono solo i top runner che partono in prima griglia, il popolo della corsa ha anche altro nel cuore e nelle gambe.

Arriverà qualche commento a queste righe (magari dai piani alti). Ci ascoltiamo e dialoghiamo, ma una cosa non la tolleriamo e lo diciamo in conclusione. Affermazioni tipo: “Chi sei tu che ti permetti questi argomenti? Belle parole, ma vieni tu ad organizzarla la gara…”. La risposta alla prima domanda è: “un semplice cittadino, un podista (con un po’ di esperienza) che ha occhi, ragiona, scrive ed esercita il suo diritto di critica esprimendo con educazione il suo pensiero”. E alla seconda affermazione la risposta è: “se c’è bisogno di una mano per i nostri amici ‘podisti special’, sono a disposizione e con me forse anche tanti altri”.
La Roma-Ostia è una bella gara. Ma può migliorare. Lunga vita!