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Dic 30, 2021 Sebastiano Scuderi – da Franco Arese 2749volte

31 dicembre 1971, Maratona di Roma: il vincitore Arese la visse così

Sul traguardo di Helsinki 1971 Sul traguardo di Helsinki 1971 Repertorio

Era l’ultimo giorno del 1971; Roma si stava pigramente preparando per festeggiare il nuovo anno. C’erano donne giovani e belle che facevano la coda dal coiffeur di moda, c’erano i fiorai che trottavano peggio che fossero maratoneti, c’erano i cuochi che mettevano a rosolare l’abbacchio. C’erano anche quattromila persone che avevano deciso di concludere l’anno a modo loro, un modo personale e originale: avevano organizzato una maratona, quarantadue chilometri e pochi metri e si proponevano di percorrerli fino in fondo in omaggio alla salute, il bene più prezioso che chiedevano all’anno che veniva.

La giornata era grigia e fredda, scendeva una pioggerella fine che suggeriva di restare a casa più che zampettare per la città. Eppure si erano trovati in quattromila, a correre; non cercavano l’impegno cronometrico, non cercavano la vittoria. Correvano per stare in compagnia, forse per combattere la solitudine della grande città, forse ancora per sentirsi fisicamente e psicologicamente giovani, per dire all’anno nuovo: eccomi, ci sono anch’io!

La corsa prese l’avvio verso le dieci, le strade non erano abbastanza larghe per ingoiare la fiumana. Avanti, in testa, c’erano gli atleti, io, Arese, che pochi mesi prima ero diventato campione d’Europa dei 1500 metri, guidavo il gruppo. Volevo ringraziare in questo modo un anno fortunato, il mio piccolo voto era quello di portare per la prima volta a termine una distanza che non avevo mai tentato. E la mia allegria contagiava un po’ tutti, avevo deciso all’ultimo momento di fare parte della bella compagnia anche se la sera prima avevo bevuto un bicchiere di più ed ero andato a letto un po’ più tardi del solito; c’erano Risi, De Menego, Binato, e Martini, specialisti della maratona, che non avevano bisogno di soffrire molto per mantenere un buon passo. Appena dietro Paola Pigni, mamma da otto o nove mesi, che non aveva potuto gareggiare ai campionati europei di agosto, ma alla fine di dicembre era già lì pronta a percorrere 42 chilometri ed arrivare davanti a tremila uomini., agile e forte. Il caos era bello ed indescrivibile. Clacson a non finire, gente divertita e gente irritata, i mezzi pubblici irrimediabilmente bloccati, vigili che si sbracciavano invano.

Ancora più indietro, si fermavano al traguardo dei cinque chilometri, che per loro rappresentava già una bella maratona, i tennisti Panatta e Pietrangeli, il pugile Benvenuti, l’attore Giuliano Gemma. Avevano voluto provare e si erano divertiti. Due ragazzine di dodici o tredici anni accompagnavano al piccolo trotto un anziano signore che poteva averne settanta, ogni tanto si fermavano tutti e tre, si appoggiavano ad un muro, spiegavano a qualche passante curioso perché si trovavano lì in calzoncini corti sotto la pioggia il 31 dicembre, poi riprendevano. Era persino arrivato uno che pretendeva di correre con una scimmietta sulla spalla, ma la scimmietta non era d’accordo per via della pioggia e cercava disperatamente un riparo. Salvatore Morale, ex primatista del mondo dei quattrocento metri ad ostacoli, trottava e faceva trottare i suoi bimbi di quattro e sei anni, che si divertivano un mondo.

La gente che passava per la strada in genere applaudiva. Non sapeva bene perché o per cosa, ma in quel giorno senza colori metteva calore vedere la strada occupata da una fila così lunga e così spensierata. Dopo due ore e mezza i primi arrivi, io ero il primo a sorprendermi d’arrivare primissimo e non ero nemmeno stanco; dopo cinque o sei ore gli ultimi arrivi, ed era gente allegra come me che tagliava il traguardo; c’era subito un addetto del CUS Roma, la società organizzatrice, che dava una tazza di tè al concorrente, poi un diploma di partecipazione. La gente se ne andava soddisfatta, la giornata sembrava un po’ più colorata. Quella sera a Roma qualcuno avrebbe festeggiato la fine d’anno ballando, altri bevendo, mangiando, altri ancora curandosi le piaghe dei piedi dopo la lunga corsa. Ma questi ultimi forse non erano i più infelici…

 

Da Correre in Salute e in Allegria di Franco Arese e Gianni Romeo, edizione fuori commercio, Copyright 1975 by Casa Editrice MEB,Torino,1975), libro dato come il premio di partecipazione del 2° Palio di Sant'Ambrogio,  Milano 7/12/1975, dove lo ricevette chi, allora 34enne, ora recupera questo amarcord di mezzo secolo fa. Di quel 1971 in cui Franco Arese, futuro presidente Fidal, vinse gli Europei di Helsinki sui 1500, e fu detentore di tutti i primati italiani dagli 800 ai diecimila metri; e per finire in gloria l’anno, si concesse una maratona, naturalmente vincendola.