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Lug 15, 2018 Ufficio Stampa Evento 2721volte

Bologna – 7° World Retrorunning Championship

Thomas Dold, il vincitore Thomas Dold, il vincitore Foto Ufficio Stampa Stampa

13-14 luglio – Sulla pista del Centro Sportivo "Arcoveggio" di Bologna, dalle gambe degli atleti in gara nella settima edizione del “World  Retrorunning Championship”, Campionato Mondiale di Retrorunning , organizzata dall’Associazione Culturale “Spetroliamoci” e Atletica Pontevecchio di Bologna,  con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, Città Metropolitana e Quartiere Navile di Bologna, arrivano i record. 

Dominatore assoluto, il 13, nei 10mila riservati agli uomini il tedesco Achim Arets, primatista mondiale di mezza maratona, protagonista dal primo al venticinquesimo giro sulla pista bolognese, dove ha concluso in 47:39:8, crono migliore del primato italiano ma distante anni luce dal record mondiale ottenuto dal conterraneo Thomas Dold nel 2015 a Dresda in 39:20, atleta bionico detentore di nove record mondiali che si è poi rifatto sulla distanza dei tremila e cinquemila. Secondo classificato, con un distacco di oltre cinque minuti, un altro rappresentante della Germania, Michael Binder, 53:01:4, davanti all’azzurro Paolo Callegari, 55:35:6.

“Questo è il mio quinto mondiale – afferma Callegari dopo il traguardo – sono soddisfatto del risultato e della medaglia di bronzo. Terrò alte le adrenaline: mi serviranno per la mezza maratona mondiale di domenica prossima”.

In gara, per provare le gambe in vista della maratona, 42 chilometri e 195 metri tutti in retromarcia, che correrà nella giornata conclusiva dei mondiali sul circuito in asfalto ricavato nel cuore del parco dei Giardini “Cà Bura” del quartiere Navile, il compagno di squadra Alberto Venturelli, un vignolese residente in provincia di Bologna su cui gravano anche le fatiche di co-organizzatore di questo evento.

La spagnola Sandra Corcuera si laurea campionessa mondiale con il tempo di 1:14:39, davanti alla polacca Agata Bak ,1:18:30

LIl giorno 14, doppietta mondiale per il tedesco Thomas Dold, 34enne di Wolfach, città termale nella Foresta Nera e parte dell'Ortenaukreis nel Baden-Württemberg, atleta bionico di 176 centimetri di altezza per 76 chilogrammi di peso, che oltre a essere il numero uno al mondo nel retrorunning per riempire il tempo libero fra un record e l’altro nella corsa in retromarcia si porta casa il titolo  di campione di “Vertical Sprint” (salire di corsa le scale dei grattaceli)  con sette vittorie al’ “Empire State Bulding Run Up” di New York. 

Sulla distanza dei tremila stabilisce il nuovo record in 11:00:56 migliorando il crono iridato che aveva ottenuto in 1:11.76 il 2 agosto del 2014 ad Aosta, e nei cinquemila metri con il tempo di 19:16:99 ottiene la miglior prestazione  su pista di tutti i tempi. 

“Devo complimentarmi per l’ottima pista – afferma – elastica e veloce”. 

Fleury Urbano Contreras, 30enne velocista della Repubblica Dominicana, centra il record mondiale sui duecento metri in 30:33 e lo statunitense 32enne Dan Yoder si laurea recordmen iridato sui quattrocento in 1:08:34. 

C’è anche che si porta a casa una medaglia particolare con inciso il logo “oltre l’ostacolo” dello stesso valore di quella conquistata dall’atleta tedesco. Francesco  Del Carlo, organizzatore del Mondiale bolognese di Retrorunniong, un passato da campione mondiale nella staffetta 4 x 100, medaglia di bronzo nei cento metri  con un futuro in azzurro nel salto con l’asta. 

All’apice della sua carriera sportiva viene travolto da un'auto che lo costringe a un delicato intervento chirurgico con l’inserimento di una protesi permanente nella gamba sinistra. 

Questo è stato anche il suo mondiale da atleta: ha corso i cento metri in 18:69, crono lontano anni luce dal 16:09, prima dell’incidente, che lo aveva eletto campione. 

L’Italia conquista il titolo di vice campione mondiale di categoria nei diecimila metri con  il ferrarese Paolo Callegari, 55:35:6, e domani sarà in gara nella mezza maratona in programma alle 7:00 sul circuito in asfalto ricavato nel cuore del parco dei Giardini “Cà Bura” del quartiere Navile. 

Alla stessa ora partiranno anche i partecipanti della  maratona di 42 chilometri e 195 metri. 

In gara con la maglia azzurra Alberto Venturelli, Luciano Morandin, Giuseppe Insolito che dovranno difendersi dagli attacchi del francese Jean-Pierre Grasland e dal polacco Kamil Babel.

Mi sono intrufolato a sgambettare in questi Mondiali non per presunzione, ma per la comodità della sede, la solidarietà nei confronti degli organizzatori (che hanno allestito questo Mondiale in sei mesi, dopo la rinuncia di Dublino sede designata) e molta nostalgia di quel retrorunning primordiale che si praticava una ventina d’anni fa, col campionato italiano gestito dal CSI e disputato a Poviglio (RE), non molto lontano da casa di Stefano Morselli, che per vari anni vinse il titolo, sotto il commento di Vando Morini, uno che non c'è più, come alcuni dei partecipanti di allora, primo (ma allora tra gli ultimi) William Govi.

Anzi, il sito dedicato al “Gambero” e inventato da Morselli a metà degli anni Novanta può considerarsi un antenato di Podisti.net. È dal 2010, dopo 19 edizioni, che il “Gambero d’oro” di Poviglio non si disputa più: ed è dal 2008 che non avevo personalmente partecipato sulla distanza classica dei 3000 metri, l’unica che conosco (a parte un occasionale Miglio corso una sola volta). Questa dunque ho scelto di affrontare nel pomeriggio di venerdì 13 (d’altra parte, l’unica giornata libera nella mia agenda, che non aveva lasciato spazio a una sola seduta di allenamento specifico).

Ma in un pomeriggio di pista dell’Arcoveggio “ho visto cose” (diceva l’androide) che non ricordavo di avere mai sperimentato in dieci anni di gamberi povigliesi: il vincitore dei 3000 Thomas Dold che mi ha doppiato tre volte procedendo come in una sorta di salto triplo prolungato all’infinito, e che gli è valso una media di 3:40” a km (velocità che ben pochi di noi podisti sono capaci di raggiungere correndo in avanti).

Per il resto, ho sperimentato una organizzazione alquanto professionale, comprese le sgridate che l’addetto alla fotocellula d’arrivo mi ha lanciato quando ha sospettato che stessi varcando una seconda volta – per motivi giornalistici – la linea del traguardo dopo averla varcata come (ehm ehm) atleta; un gruppo di atleti entusiasti ma soprattutto preparati e disciplinati, dai tedeschi (incluso un ragazzetto di dieci anni) alla mammina dell’Estremo Oriente con figlioletta al seguito, dalla vistosa ragazza polacca alla portoricana scortata (in avanti) dal suo compagno di squadra quando era rimasta l’ultima sulla pista altrimenti deserta. Stadio eccellente (temo, poco usato, a parte la contigua piscina), spogliatoi ampi e con docce caldissime; discreta la rappresentanza degli italiani, dalla coppia ferrarese compagna di Morselli al tempo dei fasti di Poviglio (e Albignasego, e Prato), a Nina Pursiainen, finlandese di Turku felicemente trapiantata in Italia, al veterano bolognese Fernando Olezzi che per primo (a quanto ricordo) corse una maratona all’indietro, a Calderara un ultimo dell’anno sotto lo sguardo protettore di patron Gianfranco Gozzi.

Sarà – come disse un tale, agli inizi del movimento – che il beneficio principale del retrorunning è di non prendersi i moscerini in bocca, ma in epoche come queste, in cui ci si dopa perfino alle partite di bridge, e si praticano “sport” come il bongee jumping o il color run e simili (cosa si aspetta a lanciare uno shit-run? avrebbe certamente successo), la corsa all’indietro ha una sua dignità, che la tre giorni bolognese ha riconfermato. [F.M.]

 

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Fabio Marri