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Feb 01, 2020 Simona Bacchi - Alessandro Mascia – Fabio Marri 2168volte

La Corrida dalla seconda parte del gruppo

L'immancabile Cuoghi a 200 metri dal traguardo L'immancabile Cuoghi a 200 metri dal traguardo Nerino Carri

31 Gennaio, sagra di Modena, va in scena la 46° edizione della Corrida di San Geminiano.

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/5674-modena-46-corrida-di-san-geminiano-vincono-selvarolo-e-yaremchuk.html

Il clima oggi non ha nulla a che vedere con i tradizionali  ‘giorni della merla’ (quella che sarebbe divenuta nera per i fumi del camino: adesso stante l’inquinamento, i camini è persino vietato accenderli!), alla partenza il termometro sta sui 14 gradi, quindi, con un abbigliamento prettamente primaverile e la certezza di aver pranzato troppo tardi e in modo sbagliato, siamo arrivati al Novi Sad .
Appaiono le tende di molte società montate, allo stile soprattutto modenese, per custodire effetti personali e indumenti; la voce di Roberto Brighenti già intrattiene la copiosa folla: eravamo davvero tanti oggi.
Partecipiamo per la  5° edizione consecutiva, abbiamo scelto di fare la corsa non competitiva visto anche l'alto livello degli atleti in gara. Obbiettivo ambizioso è rimanere sotto l'ora, per noi impensabile.

Immancabile al via (e in gara, come da foto di copertina) Giuseppe Cuoghi, che le edizioni le ha fatte tutte e 46 (ne avrebbe persa una, ma fu annullata per neve e dunque ha mantenuto il primato); al rientro da un piccolo intervento chirurgico al piede Fabio Marri, che alla fine racconterà di averla finita in modo insperato, nonostante le difficoltà.
Di ritorno dalle Canarie ci sono i coniugi Malavasi super abbronzati; Paolo in grande forma non l'abbiamo visto neanche all'orizzonte.
Percorso invariato, col ripristino del sottopasso del km 11 (evitato l’anno scorso); caratteristico il passaggio iniziale in via Emilia centro, tra bancarelle e ali di persone in giro per la fiera; piacevole l'andirivieni sul cavalcavia di Cognento (km 6,5 poi 8,5) che dà la possibilità di vedere e salutare sia i primi che gli ultimi.
Un po' problematico il ristoro a Cognento, forse un tantino piccolo per la mole di corridori che arrivano tutti insieme: sicuramente può non servire a chi ha ambizioni cronometriche, ma è una gradita sosta per chi decide di fare la corsa in tranquillità.
Sempre coreografico vedere i cadetti correre e cantare in gruppo.
Al traguardo (quasi ci siamo nella foto 1466), apprezziamo anche la bottiglia di aceto balsamico dall'etichetta personalizzata con il numero dell'edizione, che noi non consumiamo ma collezioniamo.

 

[Fabio Marri] Per non moltiplicare gli articoli, aggiungo qui poche altre impressioni da questa 39° partecipazione alla gara della mia città: cui non avrei dovuto prender parte per divieto medico: ma come si fa a resistere all’invito della prof. Isabella Morlini, pettorale numero 1 (cioè una che poteva sicuramente piazzarsi fra le prime) ma che oggi si è dedicata a guidare il suo gruppo di aderenti all’ “Unimore Run” (vedi foto di Nerino 301-302), l’accoppiata fra questa gara e l’omologa corsa nel centro di Reggio a marzo?
Dunque, eccomi come tanti altri malati di corsa a sgambare lungo l’anello dell’ex ippodromo, soleggiato come accade quasi sempre in questo “santo” giorno. Ufficialmente la gara non è compresa tra quelle canoniche del Coordinamento modenese (che in questo gennaio ha saputo offrire solo 3 corse), per via del prezzo ‘esoso’ di 5 euro per la non competitiva: eppure qualche migliaio (magari non seimila) è venuto ugualmente, e rispetto a una constatazione che feci nel 2015 (suscitando le polemiche di chi era stato colto con le mani nella marmellata) noto che forse il fenomeno dei portoghesi si è ridotto. Eliminato, proprio no: ma almeno qualcuno che altri anni correva senza pettorale (“perché le strade sono di tutti, non della Fratellanza!”, come mi sentii urlare dietro), stavolta lo indossa.
Dall’estremo opposto, quello dei supercompetitivi, mi pare che le ondate nere degli anni d’oro, i vari Kipruto Kipkering Kiprot e Kippiunehapiunemetta, siano alquanto ridimensionate: forse gli 800 euro di premio per i due vincitori uomo e donna, i 400 per i secondi, non giustificano più trasferte troppo onerose; sebbene i 100 euro che spettano sino al 20° uomo, e i 150 fino alla sesta donna, costituiscano un incentivo ad arrotondare i guadagni per certi ufficialmente dilettanti. Buon per loro.
In mezzo c’è una categoria che si affida a una regola Fidal bizantina quanto disattesa: i non competitivi, ma con tempo ufficiale rilevato tramite chip, tuttavia dato in ordine alfabetico: secondo i dati Tds, sono circa 150 (200 il numero limite) da aggiungere ai 667 competitivi in tutti i sensi (1000 era il limite). I mitici 6000 non competitivi erano il numero limite, e certamente siamo rimasti molto al di sotto nonostante la robustissima iniezione dei 500 cadetti: la famigerata strettoia dei primi 400 metri, dove ci si doveva fermare quasi sempre,non ricordo di averla mai corsa così spedita, senza interruzioni (proprio quest’anno che non potevo spingere!).
Per il resto, organizzazione collaudatissima e ineccepibile: chiara la logistica del ritrovo e della partenza, percorso chiuso anche ben oltre il limite tradizionale dei 90 minuti (quest’anno non esplicitati), chilometraggio leggermente discordante tra la piantina del depliant ufficiale e i tabelloni posati per terra (il km 7 era posto in corrispondenza del ristoro, cioè quasi mezzo km dopo l’indicazione del depliant); ma nessun dubbio che i 13,350 fossero esatti o pochissimo divergenti dal reale.
Una mia impressione soggettiva è che al termine ci si sia sbrigati più in fretta del solito: verso i citati 90 minuti, nessuno speaker più sul traguardo; premiazioni veloci, anche perché non c’era l’usuale sfilata di politici in cerca di voti. Andando via prima delle 17 (cioè due ore e mezzo dopo lo sparo), la zona dell’arrivo era quasi totalmente ripulita. Pronta a ritornare una delle aree preferite per lo spaccio.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Nerino Carri, Gaetano Perricone