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Ago 24, 2020 C. Bernagozzi - F. Marri 2485volte

Lizzano in Belvedere (BO): una “5 Passi in Val Carlina” dal formato ‘libero’

La partenza delle 9.00 La partenza delle 9.00 Comitato Organizzatore

[C. B.] 23 agosto - Quasi 120 i partecipanti oggi a quello che precauzionalmente è stato definito “allenamento libero con distanziamento”, accolti da una bella giornata di sole nel giorno programmato per l’11a edizione della “5 Passi in Val Carlina”, competitiva e non competitiva, poi annullata, come tante altre, per l’emergenza Covid19. 
A disposizione di chi voleva provarli i percorsi oramai noti, con solo un paio di lievi modifiche per la presenza di alcune iniziative lungo i tracciati, ed alla fine i GPS hanno dato distanze di quasi 10 km per il corto e intorno ai 17,500 per il lungo.
Da rilevare che i percorsi sono fruibili tutto l’anno, a disposizione di tutti e ben segnalati.

 Prime partenze già alle 8 della mattina, e ultime quando erano quasi le 11, con diversi gruppetti avviatisi in piena libertà mentre il “grosso” ha preso il via alle 9,00 con le maglie della Quadrilatero di Ferrara, forte di quasi 50 presenti, a fare bella mostra di sé, osservando tutti le indicazioni ormai note sul distanziamento fisico e gli assembramenti.

 Nessun pettorale e nessuna quota di iscrizione richiesta ma solo l’invito, in forma non obbligatoria, ad una donazione a “Regalami un sorriso onlus”, l’Associazione no profit che da anni si impegna nel sociale e fornisce propri fotografi ad immortalare i momenti più belli. Presente anche Hoka One One, da anni a fianco della manifestazione agonistica, con un’ampia gamma di scarpe da poter provare e valutare: un paio di scarpe è andato a un vincitore per sorteggio, e in totale dieci partecipanti hanno ricevuto premi di vari sponsor, oltre a una confezione di Phyto Garda integratori per tutti gli iscritti.
 (Al momento dell’estrazione non erano presenti Francesca Blasi e Michelle Gratton, che sono invitate a contattare Federico Pasquali, Organizzatore da anni della “5 Passi in Val Carlina” intitolata al papà Giorgio, al 347.2393667).

 E’ stata una bellissima giornata di sport ed amicizia, di musica e divertimento, goduta da tutti al massimo di quanto ora possibile in questo periodo di emergenza e di protocolli (giustamente) stringenti, ma che ha dimostrato la voglia di riprendere appena possibile quella normalità tanto desiderata.
Intanto si è potuto fare questo ma torneremo, ancora più determinati.

[F.M.]. Delle quattro gare calendariate per oggi entro un’ottantina di km da casa dello scrivente, due erano annullate da tempo (con colpevole dimenticanza di segnalarlo a chi si preoccupa di redigere calendari attendibili), l’altra, la più importante in regione perché agonistica, era seguita nel reggiano da Stefano Morselli, cosicché mi sono mosso ben volentieri verso Lizzano (640 metri slm), da dove ricordavo di essere transitato in un paio di edizioni della 30 km Porretta-Corno alle Scale, più una precedente edizione di questa gara che passava da Pianaccio, patria di Enzo Biagi.
Ai ricordi podistici si uniscono valenze culturali, come la frequentazione di due Maestri dell’ateneo bolognese: Ezio Raimondi, nativo della cittadina e tra i massimi specialisti di letteratura italiana d’ogni epoca, e cui ora è intitolata la biblioteca lizzanese; e Raffaele Spongano, che aveva casa poco sopra, a La Cà di Vidiciatico, dove ogni estate istruiva amorevolmente la sua colonia di “filomusini” (i piccoli amici delle Muse). A Bologna Spongano era temutissimo, perché credeva in una scuola seria e non dava diciotto politici (e su questo pregio ha scritto cose illuminanti una delle sue allieve più celebri, la regista Liliana Cavani), ma chi riusciva a scrostarne il lato burbero scopriva tesori di profonda umanità. A chiudere il cerchio dell’Alma Mater è venuta a correre anche Maddalena Roversi Monaco, figlia del rettore che ha dato e sta dando  più d’ogni altro la sua impronta all’università e alla città.

Siamo dunque partiti, ad orari ‘flessibili’ (cosa oggi giustificata dalle citate ragioni sanitarie, ma che nel coordinamento bolognese è quasi la regola delle gare non competitive, dove all’orario ufficiale restano poche decine di ‘regolari’); il percorso lungo, dal dislivello di quasi 400 metri in su e in giù (col punto più alto proprio a La Cà, 930 metri tra i km 11 e 13), era equamente diviso tra asfalto e sterrato, con tratti anche di sentieri e mulattiere, begli scorci panoramici e numerose fontanelle di acqua freschissima (indicate come ‘ristori’). Mi ha colpito in particolare la Fonte d’Africo, sia perché frequentata da molti locali con bottiglie e taniche (qui dette pure ‘canestri’), ma anche perché il nome richiama un’opera giovanile di Boccaccio (il Ninfale fiesolano) e certamente avrà suscitato le considerazioni dei due prof.

Suggestivo l’attraversamento di Vidiciatico, col caratteristico mercato a fianco della storica chiesetta, e la messa spostata all’aperto, in un parco ombreggiato che ti veniva quasi voglia di fermarti e acquistare la grazia divina: ma eravamo già verso il km 15 e ci attendeva un’ultima cavalcata in discesa all’interno del Parco Corno alle Scale; senza dire che – per quanto mi riguarda – le due ore già quasi trascorse suggerivano di affrettarsi prima che nella piazza dell’arrivo smontassero tutto.

In realtà lo staff organizzativo è rimasto fin verso le 12,30, quando è venuta l’ora di accomodarsi nell’attiguo ristorante (all’aperto) a gustare le specialità locali, dalla polenta col cinghiale o il cervo, alla trota salmerina, alle tigelle vegetariane; il tutto accompagnato da acqua freschissima in caraffe (gratuita, altrocché le creste bottegaie sulle minerali in bottiglia), e vini pure in caraffa che ti scendevano giù per la gola che era una delizia.

Non dico che siamo tornati al podismo pre-Corona, ma iniziative come queste dimostrano il coraggio e la cocciutaggine di (pochi) organizzatori, e aprono qualche spiraglio verso un ritorno al nostro beneamato precetto sportivo domenicale.

 

 
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