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Apr 25, 2022 1954volte

1° RiolunaTrail tra acqua, neve & “polle”, più brodo & birra artigianale

1° RiolunaTrail tra acqua, neve & “polle”, più brodo & birra artigianale Roberto Mandelli

Riolunato (MO), 24 aprile – I meteo-astrologi avevano concordemente previsto, sulla zona, un attenuarsi del maltempo nella mattina di domenica, con qualche schiarita e possibile ripresa di “deboli piogge” dopo le 13, con neve sopra i 1600 metri. Qualcosa di paragonabile al “sarà poco più di un’influenza…” delle virostar nella fase 1. Infatti, alle 9,30 siamo partiti all’asciutto, ma entro dieci minuti è cominciato a piovere, cosa che in mezz’ora è diventata un vero nubifragio, con parossismo al ripassaggio per il capoluogo, dove si concludeva il “trail corto” di 9 km e 600 metri D+.

I partecipanti al trail lungo di 27 km +1600D dovevano invece risalire il versante sud della valle in direzione della stazione sciistica delle Polle, 1300 metri slm con piste ancora innevate che scendono dalla catena del Cimone: ma all’inizio della salita più dura, dopo il 10° km, si cominciavano a incrociare atleti che tornavano indietro dicendo “troppo freddo!” o “su nevica!”. Sembra che anche la protezione civile sia intervenuta a recuperare altri “saliti in canottiera” (relata refero; io non ne ho incontrati, l’alternativa vista alla partenza era semmai con o senza impermeabile indossato).

Ciò contribuisce a spiegare il numero ridotto di classificati (45 nella gara corta, 58 nella lunga), unitamente alla concomitanza di corse prestigiose nella stessa tipologia (il Tuscany Crossing del giorno prima, la Due Rocche trevigiana, il non lontano Trail del Salame l’indomani nel parmense) o in altre categorie dello sport di fatica (i campionati italiani master di maratonina nelle Marche, la maratona di Padova, e il giorno dopo la 50 di Romagna): logico che una gara nuova, in una località pure nuova al podismo (a differenza delle confinanti Montecreto/Sestola e Pievepelago), abbia patito la concorrenza.

Sui 9 km (28 arrivati e 17 arrivate) si sono affermati Marco Rocchi, MDS classe 1976, in 55:39, e la docente classe 1971, tesserata Atletica Reggio, Isabella Morlini, che domina su questo tipo di distanze: quinta assoluta in 1.04:01, oltre sei minuti davanti alla seconda.

Sui 27 km, tra i 42 uomini e le 16 donne classificate (al traguardo li attendeva il polivalente Vincenzo Mandile con una equipe di giudici Uisp bolognesi; tutti calzavamo la scheda-chip dell’Uisp reggiana, che aveva gestito le iscrizioni in sinergia con l’Atletica RCM di Casinalbo, Modena) ha prevalso un compagno della Morlini, Daniele Sidoli (1992) in 3.05:04, con un distacco minimo sul secondo, il Mud& Snow Andrea Pellegrini (1983), che ha preceduto altri due compagni della squadra con sede a Casona, tra Vignola e Sestola, e che solitamente si allena salendo sui versanti al di qua e al di là dello stesso fiume che prima ha bagnato Riolunato.

Tra le donne, anche sulla distanza maggiore non c’è stata storia, e la plurimedagliata Manuela Marcolini, originaria di questi monti, è arrivata sesta assoluta in 3.17:40, rifilando esattamente un minuto a km alla seconda, Silvia Cortesi, altra Mud & Snow (società che ha piazzato 4 ragazze nelle prime 5, 7 in tutto nelle prime 12).

Analizzando la gara sul versante più umano che tecnico, e lasciandosi guidare anche dall’album fotografico sistemato da Roberto Mandelli, dirò che per molti, a cominciare dal sottoscritto, è stata la scoperta di Riolunato alias Ardundlà (il nome dovrebbe risalire all’Alpe di Luna o di Nona, come era originariamente chiamato il Cimone), borgo antico e ottimamente ripristinato tra i 700 metri slm della chiesa e il castello più in alto (foto 4, 17-25), dove si parla in prevalenza con accento toscano.

Poi, scendendo prima al corso dello Scoltenna (il fiume che conserva l’antico nome etrusco e, più a valle, col nome di Panaro segnerà il confine tra le province di Modena, Bologna e Ferrara arrivando fino al Po) e oltrepassando la storica diga idroelettrica, una delle più antiche d’Italia risalendo al 1911, dopo un primo guado (sta già piovendo bene e, per non restare in coda dietro alle timorose che muovono passin passino sui sassi sporgenti, attraverso direttamente in acqua) si arriva, per un sentiero in parte assicurato da catene, al meraviglioso borgo di Castellino, dopo aver risalito già quasi 300 metri dal fiume

Qui è previsto il primo ristoro, preannunciato da un’auto targata Berlino,  e gestito da due addetti: il primo – mi dirà lui – è il “marito della Matildina”, felicemente convertita da un destino che si prospettava diverso; il secondo, che generosamente versa nei bicchieri brodo caldo (la prima bevanda calda che assaggio in una gara dal marzo 2020), ha una maglia dal Kreuzberg. “Ah, gli dico, la montagna dove anch’io sono salito a gettare razzi per Capodanno!”; e vale la pena di intrattenersi qualche minuto ad ascoltare le storie di questo berlinese che, qualche anno fa, si innamorò di un villaggio moribondo e l’ha rivitalizzato (ma la storia la racconterò prossimamente).

Si esce da Castellino (foto 2, 4-7, con Frau Gabi che fotografa gli atleti), per un sentiero che, dopo aver fiancheggiato i resti di un grandioso edificio, irrimediabilmente senza tetto, punta  verso  sud imboccando la discesa verso Riolunato: si sfiora l’altro stupendo borgo di Groppo (foto 8-9) che conserva le memorie dell’eroico paracadutista Enea Cucchi, ucciso il 22 aprile 1945 in una delle ultimissime azioni di guerra (mia suocera diceva che era anche un bellissimo ragazzo, come suo fratello, morto tornando dal lager nel ’46); poi , attraversando un altro borgo dal pittoresco nome di Roncombrellaro, si ripassa lo Scoltenna sul “ponte del diavolo” (foto 20) per essere di nuovo al capoluogo, abbandonando quelli della 9 km e alcuni “ventisettisti” pentiti.

La pioggia è all’acme, ma smetterà d’improvviso al mio km 12, quando appaiono in fondo alla salita le Polle, punto più alto del tracciato sopra quota 1300 (che significa aver salito 650 metri in 10 km), con le residue piste innevate come appaiono dalla foto 10 (scattata, lo confesso, qualche ora dopo). Superato telefonando agli organizzatori un equivoco di tracciato (mi avevano sviato i segnali dello stesso colore rossoblù di quelli ufficiali, ma destinati a una sorta di circuito permanente: vedi foto 35 in basso a destra), raggiungo l’unico bar aperto delle Polle (totalmente deserte, alberghi ristoranti skilift tutto chiuso), dove c’è il secondo ristoro più grande (cibi solidi in quantità, ma niente bevande calde), mentre se ne sta andando un’altra storica presenza dei trail, Ermanna Boilini, secondo atleta più anziano del lotto (non vi dirò chi è il primo), che due settimane fa ha corso la sua settima Abbotts Way.

Resta un paio di km di falsopiano su carraie innevate (foto 11-14), che poi dirigono decisamente in basso, tra una serie imprecisata di guadi (capisco perché si chiama “Le Polle”), e poi pozzanghere e un po’ di fango, immediatamente lavato via dall’acqua del guado successivo.

Cartelli segnaletici in misura ragionevole, bandelle biancorosse quasi sempre in vista l’una dell’altra, e qualche addetto bagnato e infreddolito (dal km 22 la pioggia ha ripreso) ci instradano senza problemi tranne quelli della stanchezza in vista di Riolunato (foto 27-28), dove arriviamo in picchiata: che per le mie distrutte membra significa un ultimo km in 7:10, con tanti saluti non solo all’Ermanna che mi dà 18 minuti ma anche a Sabrina, Emilia e amici bolognesi che mi superano in allegria.

Ma per tutti ci sarà, dopo l’artistica medaglia di legno e una nera maglietta ‘tecnica’, il pasta-party, compreso nell’iscrizione di 25 € e golosamente spazzato via all’attigua Osteria del Trebbo (foto 16), dove il pane autoprodotto è così buono da indurmi a comprarne una pagnotta (che più tardi consumerò con lo squisito prosciutto preso in un negozio del centro).

La pioggia è smessa, il sole illumina un incantevole panorama terso dal Cimone alla valle dello Scoltenna, il viaggio di ritorno fa sosta di nuovo a Castellino, da Heinz & Gabi, per fare il pieno di birra, e poi dalla “Sorgente” (cioè un pozzo di metano noto perfino agli antichi romani, e valorizzato da un discendente del dantesco Farinata degli Uberti)  per liquori e marmellate di bosco: ma volendo, ci si potrebbe anche accomodare nel centro benessere per bagni di fieno e simili godurie, da aggiungere a quelle che ci provengono via radio da Empoli.

Sono i felici sottoprodotti della corsa intesa come scoperta di luoghi, storie, umanità.

 

Classifiche

9 KM

MASCHILE

1 222 55:39 ROCCHI Marco M C 1976 ATLETICA MDS PANARIAGROUP ASD

2 228 58:44 BERNARDI Francesco M C 1995 ATLETICA MDS PANARIAGROUP ASD

3 238 1:02:00 LOVISO Nicola M C 1985 TEAM MUD & SNOW ASD

 

FEMMINILE

1 232 1:04:01 MORLINI Isabella F C 1971 ASD ATLETICA REGGIO

2 211 1:10:27 CALZOLARI Dinahlee F C 1995 TEAM MUD & SNOW ASD

3 242 1:16:49 UGOLINI Sonia F C 1971 ATLETICA FRIGNANO PAVULLO ASD

 

27 KM

MASCHILE

1 6 3:05:04 SIDOLI Daniele M L 1992 ATL. REGGIO ASD

2 78 3:06:12 PELLEGRINI Andrea M L 1983 TEAM MUD & SNOW ASD

3 55 3:12:33 AUTUORI Mirko M L 1996 TEAM MUD & SNOW ASD

 

FEMMINILE

1 39 3:17:40 MARCOLINI Manuela F L 1982 A.S.D. SPORTINSIEME

2 28 3:45:17 CORTESI Silvia F L 1997 TEAM MUD & SNOW ASD

3 25 3:59:28 MUZZARELLI Elena F L 1977 TEAM MUD & SNOW ASD

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: F. Marri - Gabi aus Berlin - R. Mandelli