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In occasione della sei ore della birra a Castelbolognese (mi sono ritirato al 23^ km per troppo caldo), ieri ho avuto una franca discussione con Elena di Vittorio. Relativamente alla prima parte del confronto, circa il dotto post sulle azioni farmacologiche del cortisone, Elena ha sostenuto che le sue affermazioni sono state mal interpretate o travisate: non avendo io tenuto conto di una negazione, ho distorto il senso della frase.
Cosa ha scritto Elena?
“I corticosteroidi assunti per “non” oltre una settimana continuativa producono innegabili vantaggi in termini di miglioramento di performance, riducendo la fatica ed il dolore, ottimizzando il metabolismo sotto sforzo e agendo in cooperazione con le catecolamine migliorano anche la performance cardiaca e provocano euforia. Chiaramente con l'uso prolungato (per moltissime patologie purtroppo è necessario) prevalgono gli effetti collaterali negativi anche gravi”.
Cosa ho capito, magari in maniera non corretta?
Che il cortisone assunto fino a non oltre una settimana continuativa, quindi fino sette giorni di seguito, produce benefici che aumentano progressivamente giorno dopo giorno.
Tempo fa ad esempio, dietro prescrizione medica mia moglie ha assunto Bentelan per 4 giorni consecutivi: il dolore reumatico o artrosico che, specialmente durante la notte, si irradiava dalla schiena fino al piede della gamba destra impedendole di dormire, solo al quarto giorno è miracolosamente sparito.
Cosa ho scritto? “Segnalo di non aver mai assunto il Bentelan per non oltre una settimana continuativa. Lo prendo solo alla bisogna, poche volte nell’arco di maggio e giugno. Quest’anno, una volta sola. Non so quindi fino a che punto abbia mai influito nelle mie prestazioni sportive”.
Ho distorto il senso dell’affermazione di Elena? Non mi pare.
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Circa la seconda parte della discussione con Elena, le carinerie scritte su facebook da vari amici vicini e lontani versus il sottoscritto, riferirò in altra sede. Magari con un articoletto ad hoc sulla frenesia da tastiera che prende compulsivamente alcuni frequentatori dei social quando, senza guardarsi negli occhi, “giudicano” i comportamenti di tizio caio o sempronio.