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Lunedì, 12 Novembre 2018 23:57

Cosa insegna un infortunio

Sacrifici, chilometri percorsi con tutte le condizioni climatiche, e poi all’improvviso arriva un infortunio. Ginocchio, tendine d’Achille, polpaccio, piriforme, fascite, bandelletta…  Un infortunio insegna. Ragioniamo su cinque aspetti.

  1. Conoscere meglio se stessi

Quando stiamo male entriamo meglio in contatto con noi stessi a cominciare dal nostro corpo. Muscoli, legamenti, tendini… Impariamo anche i nomi dei nostri muscoli e il loro funzionamento: chi avrebbe mai pensato di avere lo psoas o il piriforme? In una prima fase abbiamo anche tante domande: perché mi è successo questo infortunio? Perché proprio a me? Perché proprio ora? E’ bene analizzare, ci saranno senz’altro cause precise che hanno condotto all’infortunio, però credo sia utile anche, ad un certo punto, smettere di analizzare per concentrare le energie sulla guarigione, sul recupero. Bisogna guardare avanti.

  1. La bellezza della corsa

Un infortunio fa apprezzare ancor di più la bellezza della corsa: un bene che va amministrato, perché i suoi benefici devono durare nel tempo e sono troppo importanti per essere persi. Devo smettere di gareggiare? Di tirare al massimo? Forse mi devo fermare o rallentare? Tutto questo mi fa capire ancora di più il valore dello sport e dell’atletica. La corsa è uno sport individuale, ma c’è, a vari livelli, un’importante dimensione comunitaria. Si corre insieme ad altri, nelle gare un gruppo mi circonda. Quando siamo infortunati ci rendiamo conto di chi è veramente nostro amico, di chi si interessa a noi, al nostro recupero, di chi, in qualche maniera, si fa presente con la sua attenzione.

  1. Prendersi maggiormente cura di sé

A livello nutrizionale, ad esempio. Durante il tempo di un infortunio si può Imparare a mangiare meglio, a saper distribuire e scegliere con oculatezza il cibo da assumere. Anche perché nei tempi di stop si brucia decisamente meno e c’è il rischio di prendere peso. A livello muscolare si comprende l’importanza degli allenamenti per rafforzare gambe, addominali e braccia. I podisti reputano monotono il tempo per gli esercizi. Si pensa solo e unicamente a correre, a macinare chilometri. Tutti gli allenatori sono invece concordi nel dire che sono necessarie delle sessioni di rafforzamento muscolare. Il tempo dell’infortunio è anche un tempo di riposo. Lo stesso riposo necessario quando stiamo bene. Il riposo è infatti fondamentale per assimilare gli allenamenti. Sia quello settimanale che quello nella programmazione annuale. Bisogna imparare a fermarsi. Come anche a fare stretching per garantirsi elasticità. Personalmente ritengo che chi corre dopo i cinquant’anni debba fare stretching tutti i giorni.

  1. Aprirsi mentalmente ad altri sport

Bicicletta e nuoto sono tra gli sport alternativi possibili nei periodi di fermo forzato. Anche qui dipende dal tipo di infortunio. Ma, d’accordo con chi ci segue per il recupero, è possibile mettersi in sella (bici o cyclette) o rimettersi in acqua (piscina o acque aperte che siano). Il minor impatto favorisce l’attività aerobica e il recupero. Ci fermiamo con la corsa, ma continuiamo a sentirci atleti, a mantenere i ritmi, a far alzare i battiti, a bruciare calorie e paure.

  1. Da tutti gli infortuni si viene fuori

Nei giorni successivi ad un infortunio si perde un po’ la speranza, si diventa pessimisti, ci si chiude in sé stessi. Si inizia a pensare a quando sarà possibile ricominciare e se si rimarrà come prima o si perderà potenza o elasticità. La storia dimostra che anche dagli infortuni più difficili è possibile ‘risorgere’. “Ciò che non uccide rafforza”, afferma un famoso detto. Dopo un infortunio si può tornare più forti di prima a livello fisico e mentale. E’ utile imparare ad essere contenti dei piccoli miglioramenti. A coltivare la virtù della pazienza, a non avere ansia e fretta. Questo fa recuperare anche le necessarie motivazioni per ripartire migliori, più consapevoli, più umili e dunque più forti.

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Lunedì, 15 Ottobre 2018 16:32

La troppa serietà del maratoneta

Mamma mia, come siamo seri noi maratoneti!  Tabelle da rispettare, allenamenti impegnativi, alimentazione controllata, scelta dell'abbigliamento, dell'orologio,  dei gel... Ma è soprattutto in corso d'opera, durante lo svolgimento della gara, che la serietà trova il suo apice.

La vigilia è stata vissuta con apprensione e ansia. La notte prima della gara si dorme poco e male. Al mattino tutto è calcolato per arrivare in tempo e svolgere un rituale consolidato. Dopo un po' di euforia istigata dagli speaker in fase di partenza, si piomba nei pensieri e nei calcoli. Il volto si fa spesso triste, in qualche occasione addirittura preoccupato,  come se da un momento all'altro dovesse finire la benzina o dovesse arrivare un infortunio, peggio ancora una recidiva. 

Man mano che i chilometri avanzano lo sguardo diventa basso,  si perde l'orizzonte. Si cerca di non pensare al momento in cui, prima del quarantesimo, bisognerà magari alternare la corsa al cammino.

Mamma mia, come siamo seri! La tristezza ci toglie il presente, perdiamo il contatto con la realtà che ci curconda: suoni,  odori,  temperatura... La fatica c'è, le aspettative anche, ma perché non godersi di più una maratona?

Per fortuna abbiamo in po' di giocherelloni che corrono vestiti da arlecchino,  uomo ragno,  superman, cappuccetto rosso e il lupo cattivo. A Parigi uno correva con la riproduzione della torre Eiffel sul copricapo, a Monaco ieri 14 ottobre un maratoneta ha corso i 42 km indossando un casco da motocross,e un africano aveva sul capo il simpatico cappello bavarese. A Poznan, in Polonia, un prete (vero) ha corso con la talare nera, a Rotterdam due sposini giapponesi correvano con una riproduzione veritiera degli abiti nuziali. Tra i più seri nelle maratone troviamo gli atleti che corrono scalzi, come se il mondo intero dovesse interrogarsi su una loro scelta tra il filosofico e lo scientifico.

Eppure studi numerosi dimostrano che il sorriso sul volto (sincero o anche forzato) contribuisce ad alleviare la fatica della corsa (e della vita). Non sarebbe il caso, per noi amatori puri, vivere con maggiore distacco una maratona (la preparazione e la gara)? Perché non porre qualche segno esterno di questa nostra volontà?  Un segno anzitutto per noi stessi. Al lago d'Orta un maratoneta francese ha corso quest'anno le 10 maratone con una riccioluta parrucca da clown. Per di più di colore verde elettrico! Perché non salutare e ringraziare gli addetti ai ristori?  Perché non dare una pacca sulla spalla al collega con cui abbiamo corso fianco a fianco per 5 o 6 km? 

Basterebbe poco e forse, chissà, anche le prestazioni cronometriche migliorebbero. Ho deciso: alla prossina maratona correrò vestito da Zorro. Troppo scuro per una maratona? Si accettano suggerimenti.

 

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Giovedì, 13 Settembre 2018 22:41

La Tappino-Altilia: la mezza che non c’è più

Oggi parliamo di una gara che non c’è più, in una regione “che non c’è”. Una mezzamaratona che si è disputata per trentadue edizioni e ha smesso di esistere per mancanza di fondi. Organizzare una gara costa; una gara un po’ più lunga, come una 21 o una 42, ancor di più. Soldi pubblici, sponsor (tanti), società di atletica, volontari, rendono possibili queste manifestazioni che devono spesso lottare con altri sport (il calcio su tutti) per sopravvivere.
La Tappino-Altilia si disputava a fine settembre in Molise,  piccola regione del centro Italia. Una gara in discesa e non per questo più facile. Partenza nella zona del nuovo ospedale di Campobasso (700 mt slm), arrivo nella splendida cornice archeologica di Altilia (Sepino: 450 mt. slm). L’ultimo chilometro corso sul basolato abbastanza deforme del decumano, con un certo rischio per piedi e caviglie affaticati!
Un percorso suggestivo e altalenante con la mitica discesa di San Giuliano a metà della fatica… La gara nacque nel 1984 ed era organizzata dall’Atletica Molise Amatori (AMA), sodalizio fondato l’anno prima che raccoglieva atleti molisani, ma anche campani, abruzzesi e pugliesi. Trentadue edizioni fino al 2016, anno in cui la società organizzatrice del presidente Franco Pietrunti ha dovuto a malincuore gettare la spugna.
L’edizione del 2012 è stata quella dei record: al maschile Hosea Kimeli Kisorio (1.04’31’’), al femminile Martina Rocco (1.17’30’’). Sette le vittorie del molisano Ivan Di Mario, sette quelle della campana Assunta Calzone. Nel 1988 la mezza è stata valida per il campionato italiano. In due edizioni (1993 e 1994) la gara era partita da Campobasso per un totale di 25,850 km.
Il Molise conta poco più di 300mila abitanti, un quartiere di una grande città come Milano o Roma. Ha avuto la sua autonomia dal vicino Abruzzo nel 1963. Molti italiani non conoscono questa regione, che va poco sulle pagine dei giornali. E non sanno nemmeno del distacco dall’Abruzzo. Non glielo diciamo, tanto più che in questi anni si parla di un nuovo accorpamento con i cugini di sempre. Lo scrittore Francesco Jovine (1902-1950), il cantante Fred Bongusto, il magistrato e politico Antonio Di Pietro, sono figli di questa terra. La regione dei castelli e dei terremoti, la regione delle minoranze arbëreshë (albanesi) stanziate in zona costiera, la regione dei cavatelli e del vino Tintilia.
In ambito podistico atleti di livello come Stefano Ciallella e Luciano Di Pardo negli anni di inizio millennio, e in tempi più recenti il maratoneta Andrea Lalli e vari atleti della Nuova Atletica Isernia (NAI) e dell’Atletica Venafro, hanno portato alla ribalta questa regione un po’ marginale ma conosciuta e apprezzata da molti.

Dimenticavo di dirvi che anch’io sono originario di quelle parti e che ho corso un paio di volte la Tappino- Altilia. Il mio personale sulla distanza lo ottenni lì, ma non è omologabile. Peccato per il mio record, e soprattutto peccato per la Tappino-Altilia!

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26 agosto - Con la vittoria al Memorial intitolato a Cristina Calleri, Vincenzo Puccio e Nadiya Sukharyna si sono laureati campioni provinciali individuali assoluti di corsa su strada della provincia di Messina. La gara si è svolta domenica 26 sul lungomare Rosario Livatino di Torregrotta, località del litorale tirrenico a pochi chilometri da Milazzo. Percorso ad anello per un totale di 8,1 km, battuto domenica da un discreto vento di maestrale. Circa 200 gli atleti che hanno dato vita alla gara disputatasi per il quarto anno consecutivo e abbinata ad una raccolta in favore dell’associazione “Bucaneve” di Messina. 

Soddisfatto e felice il vincitore, sacerdote, parroco a Barcellona Pozzo di Gotto. Puccio, alla quarta vittoria di questa estate, è tornato alle gare lo scorso mese di giugno dopo una lunga assenza causata da infortunio. Intervistato a fine gara ha dedicato la vittoria a Natale Grosso (anche lui sul podio) che ha perso di recente il padre. 

 

Podio maschile

  1. Vincenzo Puccio,  Podistica Messina, 26'42''
  2. Francesco Nastasi, Ortigia Marcia, 26'46''
  3. Natale Grosso, Podistica Messina, 27'37''

 Podio femminile

  1. Nadiya Sukharyna,Torrebianca, 32'51''
  2. Teresa Latella, Podistica Messina, 34'47''
  3. Clementina Picciolo, Monfortese Running, 36'05''

 I miei voti

Percorso 6,5

Organizzazione 7,5

Ristori 8

Costo partecipazione 7

 

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Una formula interessante che ogni anno migliora i riscontri in termini di incremento dei partecipanti: sono le 10 maratone consecutive che si corrono al Lago d’Orta (Gozzano, Novara) a inizio agosto. L’idea non è originale, nel senso che prima delle maratone sul lago dorato altri avevano già pensato altrove a questa formula. Ma lo è senz’altro nel panorama podistico nazionale. Si possono correre ogni giorno quattro distanze: 10, 21, 42, 57 km, ed è possibile anche iscriversi la mattina stessa arrivando alle ore 7 (tutte le gare cominciano alle 8).

Il percorso presenta tratti in sterrato, alcuni dei quali un po’ impegnativi a causa di radici, ma la maggior parte è su asfalto. Si va dal Lido di Gozzano, dove è posto il quartier generale, a Ronco, frazione di Pella, praticamente sul lato ovest del lago. Ogni giro misura 21 km con un dislivello positivo di 170 metri accumulato soprattutto nei primi 10km. Ristori ben sistemati ogni 5 km.

Per il panorama podistico italiano è senz’altro un’ottima novità (siamo alla quinta edizione), soprattutto direi per la possibilità di correre maratone in giorni infrasettimanali. In Italia è praticamente impossibile farlo, laddove in altre parti del pianeta la gara infrasettimanale si rende possibile in occasione di di festività locali o di particolari anniversari.

Tra gli atleti presenti quest’anno anche Giorgio Calcaterra, dominatore per anni sulle lunghe distanze. Sta correndo le 10 maratone su tempi attorno alle 3 ore 15 minuti per prepararsi alla 100 km mondiale di inizio settembre. E’ sempre un piacere vederlo correre: saluta tutti, dispensa sorrisi e al termine si presta a strette di mano, fotografie e chiacchiere con tutti.

La mia esperienza si riferisce al 6° giorno, appunto del 9 agosto.

Sul percorso che va dal Lido di Gozzano a Ronco si incontrano alcune belle chiese che vale la pena conoscere.

La prima la troviamo sulla destra poco prima del ristoro del quinto km. E’ una piccola chiesa in località Lagna, frazione di san Maurizio d’Opaglio ed è dedicata a san Rocco. I primi documenti su questa chiesa datati 1600 ne parlano come di “una chiesetta spoglia di suppellettili”. Tra il 1629 e il 1652 non si poté celebrare a causa di “numerose piante che recavano danni alla chiesa oltre al piccolo ruscello che scorreva nella zona antistante e che creava non pochi problemi nei periodi di piena”. La chiesetta fu ricostruita nel 1704, a causa delle condizioni precarie dell’edificio. Si rintraccia questa data su una finestra a sinistra della facciata.

Nella frazione di Proprio, all’inizio del comune di Pella, attorno al settimo km., troviamo sulla sinistra, più in alto rispetto al piano stradale, la chiesa di S. Filiberto accanto al cimitero. La facciata non dà sul lato strada e notiamo subito che è puntellata su un lato. La chiesa risalente all’XI secolo è la più antica della riviera occidentale del lago d’Orta. Il campanile romanico è datato tra il 1075 e il 1110. La porta di ingresso è bordata in granito, mentre all’interno la chiesa è formata da un’unica navata con soffitto in legno.

Sempre a Pella, poco prima di entrare sul lungolago, notiamo sulla sinistra la casa delle Suore Salesiane di don Bosco: la chiesa parrocchiale la vediamo invece in lontananza su via Roma, poco dopo la breve salita che porta fuori dal centro abitato. E’ dedicata a Sant’Albino.

I dieci chilometri del percorso base delle prove sul Lago d’Orta è dominato dall’alto dal Santuario della Madonna del Sasso. Lo si può osservare meglio correndo al rientro da Ronco verso il Lido di Gozzano. Il santuario si trova nel comune di Sasso, precisamente nella frazione di Boleto. E’ su uno sperone roccioso a strapiombo che garantisce un buon panorama. La chiesa fu ultimata nel 1748, il campanile nel 1760 e fu aperta al culto nel 1771.

Soprattutto nei primi tre km del percorso, possiamo osservare sulla destra l’isola di san Giulio (che dista 400 metri dalla riva) e la famosa Abbazia Mater Ecclesiae, monastero benedettino che ospita una comunità monastica femminile.

I miei voti

Percorso 7,5
Organizzazione 7,5
Ristori 8,5
Costo iscrizione 8

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Giovedì, 26 Luglio 2018 20:01

Percorsi podistici a Lourdes

Il santuario più famoso d’Europa è legato alle apparizioni mariane del 1858. Un luogo unico di spiritualità frequentato da moltissimi italiani: le statistiche dicono che ogni anno un terzo dei pellegrini arriva dall’Italia. 420 metri sul livello del mare, 14mila abitanti circa, incastrata tra le montagne pirenaiche, nella regione dell’Occitania, Lourdes offre buoni percorsi per chi vuole correre a piedi. Se ci dovessimo recare in questo luogo per un viaggio, un pellegrinaggio e stiamo preparando una maratona, una gara veloce oppure un trail, possiamo tranquillamente approfittare della frescura mattutina di Lourdes (unita a dire il vero ad una certa quota di umidità). Andiamo alla scoperta di quattro percorsi di allenamento facilmente accessibili.

  1. Per chi ha bisogno di un percorso piatto, regolare, per fare un lungo e delle ripetute in pianura, segnalo la pista ciclabile che parte da Lourdes e corre lungo il Gave, il fiume della grotta, per circa 18 km. Il nome della pista è Voie vertes des Gaves. Dislivello ridotto, paesaggio gradevole, poco traffico di bici e pedoni. Sulla ciclabile anche qualche bar e toilette, oltre a numerosi pannelli che indicano le località attraversate e le bellezze naturalistiche sul percorso. Si può fare tranquillamente anche un lunghissimo di 35km senza problemi di traffico e con pochi attraversamenti. In alcuni tratti, appena dopo il centro abitato di Lourdes, sono segnati a terra i km e i cento metri, segno che il luogo è frequentato da runners.
  2. Un percorso un po’ più ondulato si trova inoltrandosi nel bosco di Lourdes (Route de la Forêt) situato alle spalle della spianata del santuario, alla sinistra del fiume Gave. Si tratta di una zona attrezzata per picnic e anche per camminate, allenamenti e giochi. Alberi secolari, a giudicare dall’altezza, dunque parecchia ombra. Su un giro di una dozzina di km si portano a casa circa 250 metri di D+. Partendo dal santuario si percorre la strada a sinistra della basilica, uscendo così da Lourdes. Al secondo km troviamo anche due camping abbastanza ben attrezzati e frequentati. Nel bosco si recava la giovane Bernadette a raccogliere legna. Il bosco si estende su un’ara di circa 400 ettari. Informazioni e percorsi cliccando lourdes.fr/images/1-Menu/culture-loisirs/Sports_Loisirs/Bois_de_Lourdes/ONF_charte_du_promeneur.pdf.
  3. Altro giro collinare è quello che va dal santuario al lago di Lourdes. Uno specchio d’acqua, situato in direzione Pau, non molto esteso, ma gradevole. Il fondo stradale dell’anello di 6km che gira attorno è abbastanza sconnesso. Si può correre qualche tratto di sentiero su prato abbastanza regolare. Una spiaggetta ed un bar sono il luogo per concludere, fare stretching e rifocillarsi. Un giro su questo percorso, partendo dalla zona degli alberghi, è di circa 14km. Per arrivare al lago si passa nella zona dello stadio e nei pressi del locale cimitero. Nella zona di circa 50 ettari sono presenti anche alcuni campi di golf. Si può anche praticare la pesca o andare su pedalò e canoe. Ci si può recare al lago (o fare dietro front) anche con il bus di linea A3.
  4. Per chi ha bisogno di accumulare dislivello e di calcare sterrato suggerisco senz’altro a salita al Pic du Jer. 7km per arrivare in cima con un dislivello di circa 500 metri. C’è anche una funivia per effettuare eventualmente la discesa e risparmiare un po’ le gambe. Dal capolinea alto della funivia c’è ancora un pezzo per arrivare in cima (dove è situata una grande croce illuminata di notte) dalla quale gustare un ottimo panorama su Tarbes, Pau e sulle vette pirenaiche, molte delle quali mete del Tour de France. Anticamente a Lourdes c’era un ghiacciaio ritiratosi col tempo, e Pic du Jer era la parte alta del ghiacciaio.

Dunque si può andare a Lourdes senza l’angoscia di interrompere la preparazione per le gare autunnali. Con un po’ di buon senso e di organizzazione si può partecipare agli appuntamenti proposti dal santuario (rosario alla grotta, messa internazionale, confessioni, via crucis e altro) e allo stesso tempo inserire le sedute di corsa che abbiamo in programma. Ultimo consiglio. A Lourdes il meteo cambia con molta velocità: è utile portare con sé qualcosa in caso arrivi la pioggia.

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Mercoledì, 04 Luglio 2018 19:30

“Dare il meglio di sé”: lo sport e la fede

Dare il meglio di sé”. E’ il titolo, direi assolutamente azzeccato, di un piccolo scritto pubblicato dal Dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita a inizio giugno. Pagine ricche di spunti per quanti praticano l’attività sportiva a livello amatoriale o professionistico. Si tratta in realtà di una prima volta, nel senso che è la prima volta che il Vaticano scrive un documento dedicato interamente alla “prospettiva cristiana dello sport e della persona umana”.

Nella conferenza stampa di presentazione, il 1 giugno nella sala stampa della Santa Sede, il cardinale Kevin Farrell ha ricordato che già al tempo di papa Giovanni Paolo II era stata avviata nella Chiesa una riflessione sullo sport e sulla cura pastorale degli ambienti sportivi, ed ha aggiunto: “questo scritto intende ‘raccontare’ il rapporto tra lo sport e l’esperienza di fede e offrire una visione cristiana della pratica sportiva”. Il titolo del documento fa riferimento a parole che in varie occasioni papa Francesco ha indirizzato agli sportivi incontrati in Vaticano.

“Dare il meglio di sé” è senza dubbio un’espressione che si applica sia nell’ambito dello sport sia in quello della fede - ha continuato Farrell - Da una parte, infatti, richiama lo sforzo, il sacrificio che uno sportivo deve assumere come costante della propria vita per ottenere una vittoria o semplicemente per arrivare alla meta. Ma anche nell’ambito della fede, siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi per arrivare alla santità, che, come il Papa ha evidenziato nella Gaudete et exsultate, è una chiamata universale, rivolta a tutti, anche agli sportivi”.

Il documento è suddiviso in cinque capitoli: il rapporto tra la Chiesa e lo sport (capitolo 1); una descrizione del fenomeno sportivo con un sguardo alla persona umana (capitoli 2 e 3); alcune delle sfide odierne che lo sport è chiamato ad affrontare (capitolo 4); la pastorale dello sport (capitolo 5). “La Chiesa - si legge in apertura del documento - è vicina al mondo dello sport perché desidera contribuire alla costruzione e allo sviluppo di uno sport autentico e orientato alla promozione umana”. Il testo ha un tono divulgativo, non è pensato per studiosi o esperti. Riflessioni utili sia ai singoli atleti, sia alle associazioni sportive, sia alle diocesi per realizzare progetti di pastorale dello sport.

In occasione della presentazione del documento, papa Francesco si è fatto presente con un messaggio nel quale ha affermato: “In una cultura dominata dall’individualismo e dallo scarto delle giovani generazioni e di quella degli anziani, lo sport è un ambito privilegiato intorno al quale le persone si incontrano senza distinzioni di razza, sesso, religione o ideologia e dove possiamo sperimentare la gioia di competere per raggiungere una meta insieme, partecipando a una squadra in cui il successo o la sconfitta si condivide e si supera; questo ci aiuta a respingere l’idea di conquistare un obiettivo centrandosi soltanto su sé stessi”.

Per leggere il documento intero:

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/06/01/0401/00856.html

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Splendida affermazione della staffetta ‘Evangelii Gaudium’ (‘La gioia del Vangelo’) alla XII Super Maratona internazionale dell’Etna svoltasi sabato 9 giugno. 43 i km da Marina di Cottone, nel comune di Fiumefreddo di Sicilia (Catania) alla cima del vulcano attivo più alto d’Europa, per un dislivello totale di quasi 3000 metri, che la rende la maratona con il dislivello maggiore nel continente.

Praticamente tre gare in una. Dopo le firme di rito, e la benedizione con l’acqua del mar Jonio -  impartita dai tre staffettisti insieme al direttore tecnico che qui si firma -, è partita la gara. La prima frazione, da Marina di Cottone a Linguaglossa di 14,5 km (450+), è stata corsa da padre Vincenzo Puccio, parroco a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) in 1.07’22’’. Vincenzo è partito forte impostando un ritmo gara attorno ai 3’40’’ al km già sulle prime rampe. Ha dato il suo valido contributo al rientro dopo un infortunio che lo ha tenuto lontano dalle gare per un anno. A Linguaglossa è stato il terzo staffettista a cambiare, attorno alla ventesima posizione assoluta (compresi gli individuali).

Il percorso affrontato da don Gianni Buontempo nella seconda frazione misura 19 km e va da Linguaglossa a Piano Provenzana (1300+). Parecchi tornanti su un asfalto abbastanza ombreggiato dai boschi delle pendici dell’Etna. Gianni, che a Roma è membro del Dicastero pontificio per i Laici, la Famiglia e la Vita, con pazienza ha rimontato posizioni arrivando al cambio di Piano Provenzana, primo staffettista e terzo assoluto, con un buon vantaggio sulla seconda staffetta. Il suo tempo è stato 1.35’30’’.

La terza frazione, con pendenze superiori al 10%, si corre su sterrato lavico in un paesaggio mozzafiato. E’ stata percorsa da don Franco Torresani, unico religioso ad aver vestito la maglia azzurra, attualmente parroco ad Arco di Trento, in 59’01’’, record assoluto della frazione. Nelle undici edizioni della manifestazione nessun atleta era riuscito a correre questa frazione sotto l’ora di corsa. Franco è salito di forza, in alcuni punti controvento, e al 36° km ha superato il primo atleta della corsa individuale, arrivando per primo al traguardo e trovando gli organizzatori quasi impreparati. Il tempo totale per la ‘Evangelii Gaudium’ è stato di 3.41’54’’, record della manifestazione.

Alla premiazione, avvenuta in piazza Municipio a Linguaglossa, i tre sacerdoti hanno ricevuto una targa ricordo dalle mani di padre Orazio Barbarino, parroco alla Chiesa Matrice, che ha sottolineato la presenza della Chiesa tra la gente anche nel mondo dello sport. L’indomani i componenti della ’Evangelii Gaudium’ hanno incontrato un gruppo di atleti della provincia di Messina, tra cui l’azzurra di velocità Maria Ruggeri, per un momento di condivisione sui temi della corsa. L’appuntamento, svoltosi nella sede dei Missionari Oblati di Maria Immacolata a Messina-Gesso, è stata anche l’occasione per parlare del recente documento vaticano “Dare il meglio di sé. Sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana”, pubblicato a inizio giugno.

Nella gara individuale hanno vinto il francese Joris Kiredjian (Taillefer Trail Team) in 4.05’21’’ e la palermitana Lara La Pera (Misilmeri Marathon) in 4.58’25’’.

 

I miei voti

percorso gara 9

organizzazione 8

ristori 9

costo iscrizione 7

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Seconda partecipazione della staffetta Evangelli Gaudium alla Supermaratona dell’Etna 2018, che si correrà sabato 9 giugno con partenza da Marina di Cottone nel comune di Fiumefreddo di Sicilia (CT) e arrivo sull’Etna, con quasi 3000 metri di dislivello positivo. Dopo la partecipazione all’edizione 2017, chiusa al secondo posto, tornano i sacerdoti podisti, quest’anno con una nuova formazione.
In prima frazione padre Vincenzo Puccio, siciliano, parroco a Santa Venera, Barcellona Pozzo di Gotto (Me) e docente di teologia a Messina. Vincenzo è atleta di grande esperienza, tesserato con la Podistica Messina. Vanta un tempo di 2h29’10’’ all’edizione 2015 della maratona di Treviso. Rientra da un lungo infortunio che lo ha tenuto lontano dalle gare per alcuni mesi: l’anno passato corse la terza frazione, portando la sua squadra dal sesto al secondo posto!

In seconda frazione don Gianni Buontempo, sacerdote molisano che vive a Roma dove è impegnato nel Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Gianni ha corso varie maratone sotto le tre ore in terra americana, dove ha svolto un servizio per la formazione dei giovani candidati al sacerdozio. Fa parte del sodalizio Athletica Vaticana che ha mosso i primi passi lo scorso anno. Gianni milita nella società Amatori Villa Pamphili, e nel 2017 corse la stessa frazione rimontando otto posizioni fino al sesto posto.

La novità di quest’anno è don Franco Torresani, fortissimo atleta trentino, attualmente parroco ad Arco di Trento. Franco è fresco campione italiano master 2018 di corsa campestre FIDAL e CSI nelle gare svoltesi rispettivamente a Lucca e Belluno. Negli anni ’90 ha vestito in varie occasioni la maglia della nazionale italiana. E’ consulente ecclesiale per il Centro sportivo italiano (CSI) ed è tesserato con l’Atletica Paratico. Si cimenterà nel terreno a lui più congeniale, l’ultima di 10 km con 1200 metri di dislivello.

Il nome della staffetta, Evangelii Gaudium (La gioia del Vangelo), è lo stesso dell’esortazione apostolica di papa Francesco pubblicata il 24 novembre 2013 alla chiusura dell’Anno della fede. “La corsa è una metafora della vita – ha detto in altra occasione chi scrive, staffettista all’Etna lo scorso anno -  A volte la vita riserva periodi ed esperienze in salita, altre volte si procede più speditamente. La presenza di sacerdoti tra i podisti è un segno di vicinanza e solidarietà. Nella corsa della vita è bello non sentirci soli; la compagnia ci dà gioia e speranza”.

Due le opportunità per conoscere i sacerdoti della staffetta Evangelii Gaudium e dialogare con loro:

- una messa che celebreranno sabato 9 giugno alle ore 16.45 nella chiesa parrocchiale di  Santa Maria delle Grazie a Linguaglossa;

- un incontro-conferenza, domenica 10 giugno, alle ore 11 presso il Centro Agape dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in località Gesso, Messina (via Nazionale 113, km 16,7).

Si concluderà con un aperitivo offerto a tutti.

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Maggiori informazioni

Padre Pasquale Castrilli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tel.: 090/315423 dal 6 giugno

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Si avvicina la XXXVIII edizione del Golden Gala, la prestigiosa manifestazione di atletica leggera che si tiene allo stadio Olimpico di Roma, quest’anno giovedì 31 maggio. Otto i campioni olimpici presenti. Atteso Christian Coleman primatista mondiale dei 60 metri indoor, che competerà nei 100 metri. Nella stessa gara anche i due giovani italiani emergenti Filippo Tortu e Marcell Jacobs. Attesi anche Alessia Trost nel salto in alto e Yohanes Chiappinelli nei 3000 siepi.

Ad assistere allo spettacolo quest’anno anche un gruppo di persone in difficoltà economica, senza tetto, migranti e profughi. La FIDAL ha riservato posti gratuiti per “i poveri del Santo Padre” che saranno accompagnati da volontari della Comunità di S. Egidio, della Cooperativa Auxilium e dell’Athletica Vaticana, il sodalizio atletico formato dai dipendenti della Santa Sede.

Obiettivo, come si legge nel comunicato della Sala stampa vaticana, è “offrire una serata di festa e di amicizia attraverso la bellezza di uno sport universale e semplice come l’atletica”. Il desiderio è anche di rafforzare valori come l’accoglienza e la solidarietà. Papa Francesco in più di un’occasione ha ricordato che “i poveri hanno bisogno non solo di cibo, vestiti e un posto per dormire, ma anche di una parola amica, di un sorriso e di occasioni svago e sano divertimento”.

Gli invitati speciali di papa Francesco nel pomeriggio del Golden Gala riceveranno anche una cena al sacco, per una serata che resterà senz’altro nei loro ricordi. La manifestazione inventata da Primo Nebiolo nel 1980 potrà fregiarsi non solo di record sportivi, ma di un record di umanità.

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Domenica 13 maggio: quando dò la benedizione ai 700 atleti circa ci sono già più di 20 gradi, ma una leggera brezza marina salverà la giornata di gara,. Siamo a Porto Selvaggio nel comune di Nardò, provincia di Lecce, per una gara di 15,2 km in un parco naturale attrezzato davvero bello. Uno dei tanti angoli della nostra penisola ancora preservato dall’incuria e dalla barbarie, prima fra tutte la cementificazione selvaggia che nel decennio 1970-1980 ha invaso molte delle nostre coste meridionali. Qui va senz’altro ricordata la figura di Renata Fonte, assessore al comune di Nardò che si impegnò perché questo tratto di costa fosse mantenuto libero da interessi e speculazioni edilizie, pagando con la vita. Fu uccisa il 31 marzo 1984, prima vittima di mafia nel Salento. Aveva impegnato le sue energie per alti ideali e aveva lottato per la difesa del territorio contro le ingiuste lottizzazioni cementizie. Se oggi siamo qui a correre lo dobbiamo a lei. Una stele la ricorda a Porto Selvaggio, a Nardò una piazza e la sala consiliare del comune.

Ma torniamo alla gara, interamente corsa all’interno del parco nazionale regionale. 210 metri di dislivello positivo, quasi tutti nella seconda metà del percorso, passaggio sul mare al sesto e all’ottavo chilometro con conseguenti soste e code in salita per fotografare e riempire gli occhi, scalinata impegnativa al nono chilometro. Partenza e arrivo presso la Masseria Torre Nova, primi due chilometri e ultimi due su sterrato tranquillo, il resto è un percorso tecnico in saliscendi. Buoni e ben calibrati i ristori e le segnalazioni sul percorso (anche se bisogna registrare che uno degli atleti di testa, come a volte capita in circostanze analoghe, ha sbagliato percorso…), ottimo il ristoro finale e il pacco gara con maglietta tecnica.

La gara era associata ad una raccolta fondi in favore della ricerca sul tumore celebrale infantile nell’ospedale pediatrico Vito Fazzi di Lecce.

Vincono Mario Scrimieri de La Mandria Calimera in 1.01’.40’’ e Stefania Scatigna della Salento is running in 1.15’06’’.

I miei voti:

  • percorso: 8,5
  • ristori: 8,5
  • organizzazione: 9
  • costo di iscrizione: 8,5

 Classifica:

http://www.podisti.net/index.php/classifiche/2743-porto-selvaggio-natural-trail.html?date=2018-05-13-00-00

 

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Si avvicina la 24ma edizione della maratona di Roma, in programma domenica 8 aprile. 
Per il secondo anno consecutivo, il giorno precedente, sabato 7 aprile, l'Athletica Vaticana organizza una messa per i maratoneti (partecipanti e no) e per i loro familiari.  Il sodalizio, nato lo scorso anno, è formato da dipendenti del Vaticano e ha raggiunto i 70 iscritti.  Non si tratta di una società sportiva, ma di una rappresentativa della Santa Sede nel mondo dello sport, dell'atletica in particolare. 
La messa internazionale del maratoneta, segnalata anche sul sito ufficiale della maratona di Roma, sarà celebrata appunto sabato 7, alle ore 18 (sarà valida come messa festiva) nella centralissima chiesa della Santissima Trinità (via dei Condotti 41 - incrocio con via del Corso, altezza Largo Goldoni). La chiesa è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici di trasporto (Metro A fermata Piazza di Spagna / bus 80, 628, 51, 62, 85).
Fu fatta costruire dai padri Trinitari a metà del 1700 e venne rilevata successivamente dai Domenicani che la trasformarono in Collegio per le missioni dell’Estremo Oriente.
A celebrare la messa saranno i sacerdoti maratoneti. Al termine sarà recitata la "Preghiera del maratoneta", preparata e tradotta in 37 lingue da Athletica Vaticana.
La celebrazione è un’occasione per ritrovarsi a poche ore dal grande evento, pregare insieme, conoscersi e condividere le emozioni della vigilia. 

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Domenica, 11 Marzo 2018 17:06

Roma-Ostia vinta anche contro le buche stradali

Lo statunitenese Gallen Rupp, l’atleta ‘bianco’ più continuo in circolazione sulla maratona e sulla Mezza maratona, ha vinto la 44ma edizione della Mezza maratona Roma-Ostia svoltasi domenica 11 marzo. Il tempo di 59’47’’ equivale alla sua migliore prestazione sulla distanza.
In campo femminile ha prevalso l’etiope Hfatamenesh T. Haylu in 1’09’02’’.
Primo italiano Khalid Jbari in 1.07’51’’, tredicesimo assoluto, prima italiana Rosalba Console in 1.13’45’’, sesta assoluta.
Sul percorso filante che dal Palalattomatica di Roma porta al Lido di Ostia si sono schierati più di 11mila atleti in una mattinata tiepida e un po’ ventilata. La pioggia leggera, a metà percorso, non ha ostacolato la gara e il temuto vento si è fatto trovare puntuale solamente nell’ultimo chilometro di gara.
Per il sesto anno consecutivo il marchio IAAF Gold Label è stato attribuito alla Roma-Ostia. Si tratta del massimo riconoscimento della Federazione Internazionale di atletica. Consigliamo però alla IAAF di fare un sopralluogo sul percorso. Le famose buche delle strade romane assicurano una loro presenza anche da Roma a Ostia. Non ci meraviglieremmo se qualche partecipante ci segnalasse qualche incidente dovuto ad un appoggio precario del piede.

I miei voti
Percorso: 6,5
Ristori: 9
Organizzazione: 9
Costo iscrizione: 8

Roma Ostia 2018


 

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Finalmente si gira in senso antiorario sul lungomare Andrea Doria di Capo d’Orlando, domenica 11 febbraio in occasione dell’ottava edizione della Mezza Maratona Città di Capo d’Orlando. In una giornata ventosa si sono imposti Mohamed Idrissi (1.10’17’’) e Annalisa Di Carlo (1.30’49’’), entrambi della Mega Hobby Sport. La gara, una classica in terra siciliana, organizzata dall’ASD Podistica Orlandina, ha visto meno partecipanti rispetto alle precedenti edizioni: 381 gli arrivati nella mezza, e 167 nella terza edizione della 10km #Runforpassion vinta da Francesco De Caro (38’05’’) e da Tatiana Betta (41’06’’). La mattinata non prometteva granché. Previsioni meteo di leggera pioggia e vento freddo da Nord-Ovest, rispettate in pieno in quest’ultima parte. Il vento ha condizionato parecchio i partecipanti, come ha affermato anche il vincitore a fine gara. Ma è la variabile in più di una bella gara, che si corre sempre in questo periodo dell’anno. Quando non c’è il vento c’è una fine pioggerella a dettare legge, come dimostrano le ultime edizioni. Quartier generale in questa ottava edizione il Palazzetto dello Sport “Giuseppe Valenti” situato sul lungomare. Bella la medaglia consegnata ai partecipanti e ottimi i ristori previsti sul percorso e a fine gara. Nell’ambito della manifestazione si è svolta la prima edizione della Marcialonga, camminata ludico-sportiva #PinkProjectRun contro la violenza di genere.
I miei voti
Percorso: 8 Organizzazione: 7,5 Ristori: 8,5 Quote di iscrizione: 9

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A otto mesi dalla staffetta alla XI Supermaratona dell’Etna le emozioni sono ancora tante. Le foto iniziali, la sorpresa del servizio televisivo a TV2000, la marea di gente sul percorso, la sorpresa di essere arrivati secondi su una trentina di staffette, la premiazione… Tutto inizia sei mesi prima, nel mese di gennaio, quando mi viene in mente di chiamare due amici podisti, entrambi sacerdoti, per organizzare una staffetta che vorrei intitolare alla Evangelii Gaudium (La gioia del Vangelo) la lettera enciclica che papa Francesco ha consegnato alla chiesa e all’umanità il 24 novembre 2013 alla chiusura dell’Anno della fede. E’ il manifesto del suo pontificato, contiene le sue idee sulla chiesa e la sua visione del mondo di oggi, la maniera con cui intende governare in questi anni come successore di Pietro.
(Don) Gianni e (don) Vincenzo sono entusiasti dell’idea. Sono due atleti molto forti. Entrambi hanno da poco superato i quarant’anni, entrambi corrono da ragazzi. Basta vederli all’azione per rendersene conto. Fortissimi. Basta pensare che in questa staffetta hanno corso la rispettiva frazione con il miglior tempo! Tra lo stupore generale. Ma non c’è solo il gesto tecnico dietro questa partecipazione. C’è il desiderio di realizzare il voto di Francesco: una chiesa in uscita che incontra gli uomini dove lavorano, soffrono o trascorrono il tempo libero. Non c’è settore della vita personale e sociale che sia estraneo al Vangelo, non c’è situazione che non abbia bisogno di salvezza o di un orizzonte più ampio che le dia un senso autentico.
La gara è lunga 43 km con quasi tremila metri di dislivello. Conduce gli atleti dalla marina di Cottone, nel comune di Fiumefreddo di Sicilia (Ct), alla zona dell’osservatorio in cima del vulcano. Le tappe intermedie (dove avvengono i cambi) sono a Linguaglossa e Piano Provenzana. Il sottoscritto è il primo dei tre staffettisti. Dopo aver dato la benedizione a tutti, qualche minuto prima della partenza, mi metto in azione. Riscaldamento fatto, tutto in ordine. Mi attendono 14,5 km con un dislivello di 500 metri circa. Ho partecipato già ad una decina di maratone e a tante gare, ma questa ha un fascino particolare. Si parte sulla riva del mare, la giornata è perfetta per correre: giusta temperatura, niente vento. Vado su regolare. Nei primi chilometri mi segue la troupe di TV2000, che in serata farà uscire un bellissimo servizio nel TG.
Prima di partire, dico a don Gianni una previsione del mio tempo: ma impiegherò diversi minuti in meno. E infatti al cambio, Gianni non c’è. Ha dimenticato qualcosa in macchina. Di fatto a Linguaglossa non lo trovo. Vincenzo è agitatissimo… Perdiamo 3, forse 4 minuti. Gianni inizia mortificato la sua frazione. Gli do il cambio come undicesimo. Perdiamo almeno altre tre posizioni. Lo incoraggio e gli dico di non preoccuparsi. Don Gianni è un sacerdote della diocesi di Roma, ha vissuto molti anni negli Stati Uniti come formatore di giovani candidati al sacerdozio del Cammino neocatecumenale. Ma forse una cosa così non gli era mai capitata. Da tre anni è a Roma dove lavora al Dicastero Vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita. Ha disputato varie maratone in terra americana, chiudendone un paio sotto le 3 ore. Quello che si dice uno sportivo a tutto tondo, nel 2016 si è recato da Roma in Polonia in bicicletta! La sua frazione è lunga 19 km con 1300 metri di dislivello. Procede ad una buona velocità che lo porta a dare il cambio all’ultimo frazionista come sesto in classifica. Un ottimo recupero, considerando anche il ritardo alla partenza!
Ed è la volta di Vincenzo Puccio, sacerdote diocesano siciliano. Un vero fenomeno. Probabilmente il prete italiano più veloce di sempre in maratona. Vincenzo è finito di recente anche in un libro. Ha una licenza in teologia morale conseguita a Roma e sta lavorando al dottorato. Atleta formidabile capace di realizzare un pregevole 2.29’10’’ alla maratona di Treviso del 2015. Corre da quando era ragazzo, allenato da Tommaso Ticali, storico allenatore siciliano. La sua frazione, la terza, è di soli 10km ma la pendenza è impressionante: 1200 metri di dislivello. In cima arriva secondo, superando la terza staffetta un chilometro prima dell’arrivo e rispondendo con un sorriso (ed uno sprint) all’atleta che, superato, inizia ad inveire contro di lui.
Quando ridiscende sorridente a Piano Provenzana con le tre medaglie, non ci crediamo: siamo arrivati secondi! I primi erano comunque irraggiungibili. Don Gianni può dormire tranquillo: anche se il cambio fosse avvenuto nei tempi, Vincenzo non avrebbe potuto raggiungere la prima staffetta. Gli organizzatori della supermaratona avevano accolto molto volentieri questa staffetta un po’ singolare. Sono rimasti però indubbiamente spiazzati dal secondo posto. Per la cronaca, la staffetta Evangelii Gaudium ha impiegato 4 ore e 11 minuti per completare il percorso. A pranzo commentiamo la giornata. Siamo davvero contenti. Ci hanno accompagnato anche tre amici pure loro increduli di quanto è successo.
A Linguaglossa, prima della premiazione, celebriamo insieme la messa. Ringraziamo il Signore della bella giornata e preghiamo insieme. “E’ una gioia grande condividere una sorgente d'equilibrio come la corsa. Seguendo tanti giovani con diverse dipendenze mi rendo sempre più conto che lo sport può dare speranza ed equilibrio. - ha avuto modo di dire don Vincenzo - Cerchiamo di essere promotori di Evangelii Gaudium non solo come staffetta, ma come chiesa in uscita. Prego affinché la chiesa sappia parlare sempre con il dono dello Spirito”.


Il servizio di TV2000 del 10/06/2017 - www.youtube.com/watch?v=KMjaQ9yrioY&feature=youtu.be

I miei voti

Percorso: 8,5
Ristori: 8,5
Organizzazione: 5
Costo iscrizione: 6

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Questo primo contributo serve per presentarsi e anche per illustrare come io intendo la corsa. Il running è bello anche per questo: gli approcci sono vari, non ce n’è uno solo. Si va dall’agonismo esagerato alla corsa come beneficio e filosofia di vita. Alcuni miei amici podisti guardano ai montepremi, scrutano le iscrizioni alle gare per vedere se ci sono keniani o etiopi nella lista partenti, altri collezionano gare, chilometri, pettorali e medaglie. Qualcuno corre per riscattare la vita, per guarire interiormente. Sono un giramondo. Ho corso in tanti paesi… Dalla terra rossa della Guinea Bissau al santuario di Aparecida in Brasile, dalla riva laotiana del Mekong alle dighe del Sudafrica. Dovunque ho corso cercando l’Eterno e ho incontrato gente che corre: un fenomeno planetario. Ho stretto amicizie, alcune delle quali superano il limite del tempo e dello spazio. Un’amica, durante una gara, mi ha chiesto di… battezzare sua figlia! Sono un maratoneta lento, ma entusiasta. Uno di quelli che macinano chilometri per conoscere sé stesso. Non ho talento, ma un po’ di coraggio. Non particolari doti nel gesto tecnico, ma voglia di imparare e di migliorare. Ho letto tanto, in questi ultimi anni, anni sul podismo. Articoli, libri, blog, youtube… Ogni pagina o minuto mi ha insegnato qualcosa. La corsa è un beneficio che deve durarmi nel tempo e per questo non ci sono ‘pazzie’ nei miei programmi di allenamento. Tutto abbastanza proporzionato all’età (53 anni, sono del ’65), all’inizio dell’attività podistica (nel 2012, anche se da ragazzo praticavo sci di fondo, pallavolo e tennis), ai miei impegni e alla mia vocazione (sono un sacerdote missionario impegnato nella predicazione e nelle comunicazioni). Una sessantina di km a settimana (nelle settimane più tirate, poche…), ma anche tanto cross training (soprattutto bici), esercizi per il core, stretching, la mia salvezza… Il 2018 inizia con la sorpresa di podisti.net, un sito che ho sempre consultato e apprezzato in questi anni. Fabio Marri, che ringrazio per l’accoglienza e l’arguzia, mi invita a scrivere. Lo faccio volentieri. Scrivere è la mia vita, probabilmente una delle cose che mi riesce. “Correre con lo Spirito: in Italia e nel mondo” è il titolo di questa rubrica che mi appresto ad iniziare (questo è il primo post!). Cosa troverà chi vorrà leggere queste pagine? Tanta passione. Sicuramente. Le emozioni della corsa, i volti di persone conosciute in Italia e nel mondo, grazie al podismo. E anche qualche parere, espresso con precisione e allo stesso tempo con la disponibilità a rimetterlo in discussione. Qualche altra cosa prima di salutarvi. Sono direttore di una storica rivista missionaria che si chiama Missioni OMI (www.missioniomi.it). Ve ne parlerò… Ho un sito www.pasqualecastrilli.it dove tra l’altro c’è una sezione dedicata al running nella qualche annoto le mie gare. Grazie a Fabio e gli amici di podisti.net per l’ospitalità.

 

Come avete letto, con questa puntata diamo l’avvio a una rubrica gestita da un nostro nuovo amico, podista e non solo (come avete potuto leggere). Il padre Pasquale Castrilli, oltre a quanto vi racconta di sé in questo pezzo introduttivo, ha corso 11 maratone, tutte attorno alle 4 ore, più sotto che sopra. Nel giugno 2017 l'unico podio in carriera, nella staffetta alla Supermaratona dell'Etna: staffetta esclusivamente di sacerdoti! http://www.pasqualecastrilli.it/news/evangeliigaudiumunastaffettaspeciale
Sicuramente le sue scorribande, podistiche e molto di più, interesseranno molti lettori, e sarebbe bello anche che si instaurasse un rapporto, uno scambio di esperienze, di confidenze (non diciamo di “confessioni”, ma in un certo senso sì). Speriamo di leggerlo spesso. [F. M.]

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