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Apprendo con un doppio sentimento la nomina a DT di Antonio La Torre, doppio perché avendo conosciuto Antonio in anni passati, da una parte sono naturalmente felice per la persona conoscendone il valore di Tecnico e di appassionato di Atletica, dall'altra con un po' di sconcerto. Perché questo doppio sentimento antitetico? Perché il tecnico o meglio l'operativo, spesso e volentieri non è il gestionale o più precisamente il manageriale. Ma andiamo con ordine e per partire faccio un esempio forte quando Sergio Marchionne fu chiamato a gestire FIAT diventata poi FCA, non partì subito con i tagli orizzontali, bensì partì con i tagli personali, ovvero cambiò la squadra e lo fece radicalmente dirigenti, rete commerciale, etc.. Se guardiamo alla FIDAL come azienda la prima cosa che si nota è che niente è cambiato, a parte le dimissioni di Baldini, le persone fondamentalmente sono e restano le stesse, per cui sono e restano le stesse le relazioni che le contraddistinguevano, e sappiamo benissimo che spesso il cambio di management serve in primis a cambiare queste relazioni o se volete a spezzarle per crearne di nuove. Altro aspetto che mi lascia perplesso sono i tagli forti e orizzontali fatti sugli atleti, capisco perfettamente che il senso sia quello di dare una sferzata, ma se guardiamo bene i bilanci FIDAL per anni sono stati gestiti milioni di Euro, e quindi i soldi non sono mai mancati, quello che sembra essere mancato in realtà sono le idee di come gestirli. Detto ciò chi li gestiva prima, li gestisce oggi e quindi mi pare improbabile l'introduzione di nuove idee, programmi che cambino il flusso della gestione economica per spingerla verso nuove direzioni, più proficue. Perché diciamolo chiaramente tagliare è facile, costruire non altrettanto. Vedremo!