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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

11 novembre - Ci hanno provato quelli di Reggio Emilia, niente da fare, troppe incertezze e condizioni di alto rischio, come ben spiegato nel comunicato che segue. Alzano bandiera bianca per la maratona di tutti; anche qui ci sarà una partecipazione virtuale, per chi ne ha ancora voglia. Sono state tante, forse troppe le gare a distanza, ma vediamo quale sarà la formula che adotteranno.

Si salva il campionato italiano assoluti di specialità, ovvero riservato a tutti gli atleti che posseggono i minimi per partecipare. Quanti saranno? Dipende dai minimi, provo a dire un centinaio se fissano 2h40 per gli uomini e 3 ore per le donne, altrimenti scendono, anche parecchio.

Dove si correrà? Di certo non sul percorso tradizionale, potrebbe essere al Campo Volo, o altra soluzione similare, magari su un anello. Ma su questo ed altro a breve ci saranno tutte le informazioni, compresi gli importanti dettagli operativi: per quanto si tratterà di un evento in formato ridotto, si dovranno soddisfare tutte le regole in materia di covid, una complicazione non da poco per chi organizza. 

Ecco il comunicato completo degli organizzatori, Tricolore Sport Marathon ASD. 

Salve a tutti,
a un mese dall’evento comunichiamo purtroppo che la Maratona di Reggio Emilia, nella sua veste classica, è rinviata al 2021.

Ma a Reggio si correrà lo stesso: in accordo con Regione, Amministrazione Comunale e Federazione Italiana di Atletica Leggera si disputeranno i Campionati Italiani Assoluti di Maratona, gara aperta a tutti gli atleti in possesso di minimi di partecipazione.

Inoltre si disputerà un evento a distanza a scopo benefico, al quale tutti potranno partecipare.

Queste, in breve, le novità; ma vediamo di scendere un po’ più nel dettaglio: ci siamo confrontati con le autorità, abbiamo studiato i protocolli e chiesto consulenze, ma la maratona nella versione classica non è possibile disputarla, perché anche se si tratta di un evento ammesso, in quanto gara nazionale, andrebbe svolta in assenza di pubblico, e questo non è umanamente possibile garantirlo; inoltre non avremmo potuto utilizzare strutture al chiuso (il nostro famoso Palazzetto), e non potendo avere una zona di partenza e arrivo enorme, sarebbe stato difficile mantenere le distanze, e il discorso “sicurezza“ per noi deve venire assolutamente al primo posto. Poi sarebbe mancata la festa, il ritrovarci tutti insieme, quelle piccole grandi cose che fanno di una maratona non solo un evento sportivo, ma un momento di gioia e socialità: pensare di vedervi tagliare un traguardo senza neanche darvi un “cinque” o non potervi mettere al collo la meritata medaglia con un bacio o un abbraccio e sulle spalle il nostro asciugamano, sono cose a cui facciamo molta fatica ad adattarci.

Quest’anno ospitavamo i Campionati Italiani assoluti e almeno a questi non abbiamo voluto rinunciare. Stiamo terminando di sistemare il regolamento di questo evento che si disputerà in un’altra location che consentirà di correre senza pubblico, nella massima sicurezza, con azioni anche innovative per il nostro settore. Potranno partecipare atleti in possesso di tempi di ammissione che stiamo finendo di definire insieme alla Federazione, non solo assoluti ma anche master. Entro sabato o al massimo lunedì sarà pubblicato il regolamento.

Abbiamo infine pensato di fare qualcosa anche per chi ha Reggio nel cuore, e con Reggio vuole continuare a correre. Vi proporremo un evento a distanza (la parola virtuale non ci piace): ci penserà la corsa ad unirci, e correndo cercheremo di aiutare realtà ed enti che si adoperano abitualmente per aiutare il prossimo. A breve vi illustreremo il progetto, ma fin d’ora vi diciamo che tutto quanto raccoglieremo con questa iniziativa verrà devoluto in beneficenza.

Che dire, questo è sicuramente il post che ci è costato più fatica scrivere e che non avremmo voluto pubblicare ma, come si vede nell’immagine, la festa è solo rinviata.
Comportiamoci bene, rispettiamo le regole e il 12 dicembre 2021 ci ritroveremo tutti insieme per una grande festa.
L’hashtag rimane sempre quello: #daicandom!

 
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8 novembre - Da qualche parte del mondo si corre, come accaduto oggi sullo stretto del Bosforo, che separa l’Europa dall’Asia: caratteristica unica di questa popolosa metropoli (15 milioni di abitanti) che geograficamente sta in Europa e politicamente è in Asia.
Gara aperta a tutti: al momento le classifiche, credo poco aggiornate (leggo i parziali di molti atleti ancora in gara), al momento riferiscono di 1600 finisher. I turchi rappresentano oltre  il 90% dei partenti, direi inevitabile, date le difficoltà di spostamento in Europa, e chiaramente per le paure di questi tempi.

Doppia vittoria del Kenya: Benard Cheruiyot Sang vince la gara maschile in 2:11:49 (nuovo personal best, precedente proprio qui ad Istanbul 2017, 2:13:02), con risicato margine sul connazionale Felix Kimutai (2:12:00). Terzo posto per l’etiope Zewudu Hailu Bekele (2:12:23).  Gara che si è decisa negli ultimi chilometri, come mostrano i distacchi finali, molto contenuti.

Gara femminile che si risolve poco dopo il km 35, quando la keniana Diana Chemtai Kipyogei si libera della concorrenza allungando con una lenta ma inesorabile progressione; vince col tempo di 2:22:06, migliorandosi di un solo secondo (precedente record Lubiana 2019, 2:22:07). Segue l’etiope  Hiwott Gebrekidan Gebremaryan (2:24:30) e, ben più lontana, la sua connazionale Tigist Memuye Gebeyahu (2:37:52).

La vincitrice Diana Chemtai, 26 anni, era alla sua seconda partecipazione in maratona. Ha gareggiato spesso in Europa, tra le sue partecipazioni quella alla Stralugano nel 2018, gara internazionale di mezza maratona, che ha vinto nel 2018 realizzando il record del percorso, 1:08:41.

Maratona di Istanbul che tutto sommato non ha portato grandi performance, ma il percorso non è ritenuto veloce, per quanto ho potuto vedere dalla diretta e appreso da alcuni atleti africani; molto ondulato e ventoso in occasione dei passaggi sui tanti ponti del percorso.

Nell'occasione gli organizzatori hanno previsto la sola distanza della maratona, contrariamente a quanto avvenuto in passato, quando si correva anche per 8 e 15 chilometri. Chiaro l'intento di limitare partecipazioni di massa.

Prossima edizione il 4 aprile 2021, covid permettendo.

 
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E’ di questi giorni l’attacco portato ad Alfio Giomi, presidente Fidal in uscita, da parte del candidato Roberto Fabbricini. La questione riguarda l’assegnazione dei campionati europei del 2024, che vede in concorrenza Roma e Katowice (Polonia), decisione prevista per il 10 novembre.

A prima vista, forse con una lettura un po' cattiva, pare proprio di leggere la preoccupazione di chi (Fabbricini, nel caso vincesse le elezioni) potrebbe trovarsi una cosa gestita da altri e chi (Giomi) fatica a mollare la presa, sia pure dopo 8 anni di presidenza Fidal (due mandati).

Fabbricini dice:  

Nel momento in cui la pandemia che ci assale ha messo a terra il mondo intero da tutti i punti di vista… non mi pare giustificabile l’insistenza con cui il presidente uscente Alfio Giorni e il suo gruppo dirigente continuano a sostenere la candidatura di Roma, considerando l’organizzazione degli Europei 2024 come un’occasione di irripetibile convenienza e prestigio. Non appare chiaro a chi converrebbe allestire questa manifestazione e chi trarrebbe prestigio da tutto ciò…. Chi dovrebbe supportarla nell’aspetto finanziario, dovrebbe farlo con atti di impegno vincolante e non con generiche espressioni di intento”.

La risposta di Giomi è piuttosto articolata:

“Dico la verità, ho trovato fuori luogo, pretestuoso, intempestivo l’intervento di Roberto Fabbricini, dirigente dalla grande esperienza, contro la candidatura dl Roma a organizzare gli Europei di atletica 2024…”.

Si commette un errore di valutazione, gli Europei a Roma, a distanza di 50 anni da quelli del 1974, godrebbero della massima espressione, compresa quella tecnica. Non solo, sono parecchi gli atleti azzurri che arriverebbero in quel periodo alla loro massima maturazione”.

“Sono giorni importanti, decisivi per l’evento, e tengo a dire che quella dl Roma non è una candidatura improvvisata, tutt’altro, si avvale del pieno appoggio di governo, regione Lazio, Roma capitale, Coni e Sport e Salute” ha aggiunto.

“Il Consiglio federale ha approfondito la candidatura e mi ha dato mandato, nel caso in cui dovessimo vincere, di firmare l’accordo con la European Athletics – spiega Giomi – Lavoreremo negli eventuali tre mesi che rimangono per costruire una governance. Non è escluso che mi trovi ad avere un ruolo nell’organizzazione dell’evento. Continuerò a lavorare, secondo il progetto, poi deciderà il Consiglio federale. Una cosa è certa: me ne vado senza chiedere niente in cambio”.

Ora, ci sono diversi passaggi che fanno venire più di un dubbio sulla legittimità, o quantomeno opportunità, del suo operato; partiamo dal fatto che si è sostanzialmente autocandidato a gestire gli Europei 2024 (sempre in caso di vittoria di Roma), attraverso il suo consiglio federale. In definitiva, si autoassegna un ruolo prendendo un mandato che di fatto impegna il prossimo consiglio federale: tutto normale così? Mah.

Che Giomi voglia stare a bordo della nave, in un modo o nell’altro, è certo; del resto lui è convinto di aver fatto bene, lo ha sempre ribadito, anche dopo il disastro delle Olimpiadi di Rio 2016, e più recentemente in un’intervista ad un giornale toscano (Tirreno del 10 ottobre). Estrapolo alcuni passaggi:

Mi auguro che ci sia continuità tecnica, questa strategia ha portato a risultati incontrovertibili che sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo dato orizzonti nuovi all’atletica italiana…….. Pensate alla rivoluzione della corsa su strada, all’invenzione della Runcard………... Le tantissime cose fatte ci hanno a volte messo anche in crisi: una federazione che passa da 170mila a 270mila tesserati qualche scotto lo paga.

Al di là dei bilanci lo sguardo rimane proiettato al futuro, visto che in ballo c’è ancora la candidatura per gli Europei di Roma 2024, con il verdetto per l’assegnazione atteso per il 10 novembre.

Qualcuno potrebbe dire...ma di che parla? Rivoluzione della corsa su strada (beh, a suo modo c’è stata, ma lasciamo stare i risultati). I tesserati da 170 a 270.000…quando erano ben più di 200.000 già all’inizio del suo primo mandato (che doveva essere l’unico, lo aveva dichiarato mille volte). Runcard? un danno senza fine per i gruppi sportivi, e via così.

In ogni caso il suo sguardo “rimane proiettato al futuro”. Nel 2024 avrà 76 anni, mi pare giusto che si preoccupi del suo avvenire, in un paese dove gli anziani pare proprio che siano un problema, invece che una risorsa.  

 

 
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Venerdì, 06 Novembre 2020 16:18

Garmin Forerunner 745: bene, anche in pista

Un GPS in pista? Che senso ha, le distanze sono precise, omologate, quindi?  Ebbene sì, tanti si affidano ai GPS per registrare i propri tempi nel corso delle prove in pista, tipicamente le ripetute. Ammettiamolo, quanti (spero non troppi) chiudono il timer quando il proprio orologio dice 400 metri, oppure 800, e così via, anche se non si è ancora transitati dall’arrivo.  Ecco quindi che molto frequentemente per il giro di pista ci si ferma a 390, 392,395 metri. I GPS, nessuno escluso, “regalano” quasi sempre metri, talvolta nemmeno pochi; pensate, in occasione di una maratona, a quanti contestano la lunghezza effettiva perché il proprio GPS “dice” che è lunga 3,4,500 metri in più? Qui chiarisco un punto: all’atto della certificazione e conseguente omologazione del percorso, si sceglie sempre la traiettoria più breve possibile, fino al raggiungimento dei fatidici 42,195 metri (o 21,097 per la mezza maratona, e così via per le altre distanze). Per fare sì che ciò sia possibile, tali misurazioni vengono effettuate ad orari laddove il traffico ed altre circostanze possano impedire tale strategia, tipo le 4 del mattino. Ora, dovrebbe essere chiaro a tutti che nel corso della gara è oggettivamente impossibile seguire tali traiettorie, in particolare nelle gare ad elevata partecipazione; chiaro che per la testa della gara il discorso è diverso. Quanta strada si fa in più grazie a sorpassi, stop ai ristori, allargamento in curva causa traffico, etc? A ciò si aggiunga che i GPS di norma regalano metri, ovvero registrano distanze superiori a quelle effettive. E la frittata è fatta: le mezze maratone sono più lunghe di almeno 100-200 metri, le maratone di 200-300 metri e così via. Quali siano le ragioni che inducono i produttori di GPS a fare questa scelta mi è ignoto, anche se qualche idea in merito l’avrei. Insomma, a qualcuno non piacerà sentirselo dire, ma se il vostro GPS vi dice che la mezza che avete appena concluso (magari con personal best), è lunga 21 chilometri o poco più…. forse non è esattamente lunga come recita il regolamento.

Ma torniamo al Forerunner 745: confido che Garmin non se ne avrà a male se nonostante questo orologio possegga non so quante funzioni, mi concentro sull’aspetto della precisione (ricordandoci sempre dei limiti e delle circostanze sopradescritte) ed in un contesto se vogliamo un po’ particolare, la pista. Già, perché proprio qui abbiamo la misurazione più attendibile che si possa trovare sui campi di gara, un giro è indiscutibilmente 400 metri, difficile obiettare; ecco quindi che il Forerunner l’ho portato proprio in pista, come per altri prodotti testati in passato. Ma quale potrebbe essere il senso di utilizzarlo, in pista? Sforzandomi un tantino penso che non sempre sia possibile, anzi raramente, correre tranquillamente in prima corsia, causa inevitabile traffico, per non ostacolare quelli più veloci. Si potrebbe comunque partire dallo zero delle altre corsie per i nostri 400 metri, ma talvolta anche questo è complicato. Ecco quindi che nei casi in cui sia oggettivamente difficile correre il giro di pista “normalmente”, se si dispone di un GPS preciso abbiamo una valida alternativa. In sostanza: parto dove voglio (o dove posso) e mi fermo al 400esimo metro.

Ecco, nelle successive immagini, come “settare” il Forerunner 745 qualora venga utilizzato in pista; come si nota ci sono delle funzioni dedicate (selezione corsia) per ottenere misurazioni e registrazioni dei tempi più precisi.

 

Il test del prodotto, per avere ancora più attendibilità, è stato effettuato su due piste diverse, quella recentemente rifatta del Centro Sportivo Saini (Milano), e quella se vogliamo più nota del XXV Aprile (sempre a Milano); totale tre prove effettuate in tre giornate diverse

Confesso di aver parecchio stressato il Forerunner 745, non mi sono limitato al classico giro in prima corsia, ma lo stesso test per verificare la bontà del prodotto (in termini di precisione) l’ho fatto nelle altre corsie. Ma non mi bastava ancora, ho voluto conoscere la lunghezza totale delle singole corsie (con partenza dallo zero per tutte), ne consegue che dovevo avere tutti i dati, perfino i raggi di curvatura delle corsie, che determinano una differenza, sia pure contenuta, da una pista all’altra. Andiamo con un esempio pratico: la sesta corsia del Saini è lunga 438,06 metri, quella del XXV Aprile è uguale a 437,70. Differenza minima? Certo, ma è solo per testimoniare l’accuratezza delle prove, effettuate addirittura non solo da zero a 400 metri, ma anche da 400 metri a zero, corsi quindi in senso contrario. Questa procedura è comunemente utilizzata nella certificazione dei percorsi su strada, in particolare quando i conti dei metri e dei chilometri non tornano.

Le prove, articolate su tre diverse giornate e per un totale di 102 misurazioni, sono state effettuate con sole, temperature comprese tra 14 e 17 gradi e con ventilazione praticamente inapprezzabile. Per avvicinarsi il più possibile alla precisione richiesta, le prove hanno seguito le stesse indicazioni che regolano la certificazione degli impianti, ovvero la posizione in prima corsia tenuta a 35 centimetri dal cordolo, e quella nelle altre corsie pari a 20 centimetri dalla linea di demarcazione interna. Ovviamente le prove sono state effettuate con traffico in pista praticamente uguale a zero. 

I risultati sono lusinghieri, siamo quasi sempre all’interno dell’1 % di errore comunemente dichiarato, non riporto tutte le singole misurazioni ma solo alcuni esempi (ricordo, con partenza dallo zero per tutte le corsie), i dati rilevati sono la media di tutte le misurazioni effettuate.

Saini, prima corsia, lunghezza effettiva 400 metri, rilevata 405 metri (4 prove).

Saini, terza corsia, lunghezza effettiva 414,83, rilevata 420 metri (7 prove)

Saini, sesta corsia, lunghezza effettiva 438,06 metri, rilevata 440 metri (8 prove).

XXV Aprile, prima corsia, lunghezza effettiva 400 metri, rilevata 403 metri (5 prove)

XXV Aprile, seconda corsia, lunghezza effettiva 407,04 metri, rilevata 410 metri (8 prove).

XXV Aprile, quarta corsia, lunghezza effettiva 422,37 metri, rilevata 426 metri (10 prove).

XXV Aprile, quinta corsa, lunghezza effettiva 430,03 metri, rilevata 435 metri (12 prove).

Premesso che ho avuto riscontri positivi nel corso di questi test, resta la curiosità di sapere per quale ragione il Forerunner 745 in pista è, o dovrebbe essere, più preciso. Insomma, dov’è il “trucco”? Lo abbiamo chiesto a Matteo Bortesi, Product Manager in casa Garmin.

Il Forerunner 745 è dotato di un chipset satellitare (sistema satellitare integrato) di ultima generazione, con memorizzazione delle effemeridi (almanacco di satelliti di riferimento), e ciò significa che l’orologio “si abitua a fare il Fix Satellitare da un luogo memorizzato in precedenza con maggiore rapidità e precisione”; in aggiunta l’algoritmo di Lock on track (fissaggio della traccia su pista) consente di ottimizzare il disegno della corsa sulla pista di atletica (che ha una sua specificità di tracciato) in base alla cartografia in overlay presente su Garmin Connect, senza sbavature. Certamente tutto è perfettibile, ma ad oggi è il massimo della concretezza ottenibile. Si parte col presentare questa funzione che poi continuerà ad aggiornarne la sofisticazione, favorendo il confronto con i nostri utenti, così come siamo abituati a fare.

E ancora … sulla precisione del sistema, perché “si ferma prima” dei 400 metri:

Nel profilo Track Run, la distanza intorno alla pista nella corsia 1 viene bloccata a 400 metri. Sebbene un singolo giro di 400 metri possa ancora avere un piccolo errore a causa dell'errore GPS (di solito inferiore a 5 metri), questo metodo garantisce che la distanza risultante per un numero intero di giri sia sempre entro pochi metri da un multiplo di 400 metri. Essenzialmente questo significa che non c'è accumulo di errori. L'errore di distanza totale per una corsa in pista sarà solo, qualunque sia, il leggero errore nell'ultimo giro o nel giro parziale.

A richiesta di ulteriori precisazioni, il passaggio sopra evidenziato significa che l’errore del primo 400 metri non si ripete successivamente, esempio pratico: se il primo giro dice 407 metri, i successivi corsi in continuazione porteranno il totale a 807 metri, 1207 metri e così via.

Le conclusioni della prova

Il Garmin Forerunner 745 ha mostrato una buona precisione, entro i limiti delle specifiche del produttore, da tenere presente la severità dei test, perché effettuati su distanze assolutamente precise, in quanto omologate e certificate. Le piste di atletica, oltretutto, sono un test probante, perché è noto che se una distanza point-to-point, assolutamente lineare (quindi perfettamente diritta, con assenza di curve) presenta minori possibilità di errore, la stessa distanza in pista ha maggiori criticità, proprio per le curve e per la tipologia del tracciato. Quest’ultima, proprio per la sua forma, può incidere in maniera sostanziale nei rilevamenti con GPS. Un altro dato riscontrato che trovo molto interessante è l’accuratezza dei risultati, quindi la ripetibilità dei dati rilevati, sempre molto vicini tra loro; ciò testimonia, a prescindere dalla specifica precisione (comunque buona) la qualità del sistema di rilevamento.

Infine un suggerimento, basato sulle prove e sulle note dei diversi produttori: gli smart watch per il rilevamento dei dati si basano sui satelliti, il più noto è il GPS (Global Positioning System), poi c’è GLONASS (GLObal NAvigation Satellite System) e Galileo. Nei limiti del possibile, e delle disponibilità del vostro orologio, cercate di attivarli tutti, o comunque almeno due, la precisione risulterà più elevata. 

 
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Mentre da oggi è in atto l’ennesimo lockdown, a mio avviso inutile, quantomeno nelle modalità e nelle tempistiche, non è certamente da oggi che gli organizzatori delle manifestazioni riflettono sul calendario del 2021. Certamente più preoccupati quelli la cui manifestazione cade ad inizio anno; prendo a spunto il 64° Campaccio Cross Country, una delle più importanti manifestazioni a livello mondale in ambito corsa campestre. Previsto per il 6 gennaio, si ipotizza ora lo spostamento al 21 marzo, con l’auspicio che le condizioni del nostro paese siano tali da consentire lo svolgimento della manifestazione; dal contenuto del comunicato emerge la volontà di non volere una gara “sostitutiva”, con i soli elite in campo, come talvolta è avvenuto in altri casi. Decisione che trovo sensata e rispettosa dei tanti giovani e master che ogni anno onorano questa gara, ritenendola un punto fermo del proprio calendario.

Diamo uno sguardo al calendario generale, in Italia e all’estero, che mostra una concreta preoccupazione degli organizzatori.

In Italia la Stramilano si è formalmente spostata da tempo al 12 settembre 2021 (dal 28 marzo). Per il momento gli altri organizzatori dei grandi eventi sembrano tenere la data prevista, ad esempio: mezza maratona Roma-Ostia, 21 febbraio; maratona di Roma 21 marzo, maratona di Milano 11 aprile, maratona e mezza di Padova 18 aprile. Scrivo “sembra” perché il sentore, e qualche indiscrezione di corridoio, fanno ritenere che un po’ tutti abbiano chiesto alla federazione lo spostamento ad autunno, o quantomeno fine primavera ed inizio estate, ma ciò riguarda solo le gare più brevi, tipicamente le 10 chilometri (mezze e maratone in giugno e oltre non sono ideali in quel periodo).

All’estero gli organizzatori delle grandi manifestazioni, ad esempio le maratone del cosiddetto circuito “major”, si sono mossi già da tempo: Londra dal 26 aprile al 7 ottobre; Tokio dal 7 marzo al 17 ottobre; Boston ha già annunciato lo spostamento in autunno (dal 19 aprile) ed è in attesa di risposta su una data disponibile. Certamente ci sarà un problema di affollamento, tenendo conto che nel periodo ci sono già Berlino (26 settembre), Chicago (10 ottobre), New York (7 novembre).
Major ma non solo, tra quelle ad elevata partecipazione maratona di Vienna spostata al 12 settembre e Barcellona al 7 novembre. Altre gare internazionali primaverili sono in bilico (Parigi, Praga) quantomeno a giudicare dall’atteggiamento generale degli organizzatori-

 
Domenica, 01 Novembre 2020 19:31

Mo Farah verso un reality?

La notizia arriva dalla Gran Bretagna, attraverso le colonne di uno dei giornali inglesi più famosi,  “The Guardian”.  Il reality in questione sarebbe “I’m a celebrity…get me out of there”; come suggerisce il nome stesso è riservato a VIP di vari ambiti.

In un periodo di assenza di gare ci si inventa di tutto per “sbarcare il lunario” e per Mo Farah, atleta abituato a cospicui introiti, peraltro a fronte di importanti prestazioni, potrebbe essere una buona idea.  

Il cachet sarebbe di tutto riguardo, si parla di 300.000 sterline, circa 330.000 euro per un’apparizione della durata di tre settimane.

Su questa iniziativa le opinioni possono essere le più svariate: ovviamente si può liquidare il tutto dicendo che 330.000 euro non fanno schifo a nessuno, nemmeno ad un personaggio che di soldi nella sua vita ne ha portati a casa un bel po’. Tuttavia si parla di un’atleta ancora sulla cresta dell’onda agonistica, basti pensare al recente record del mondo sull’ora in pista realizzato a Bruxelles, Memorial Van Damme, quando coprì la distanza di 21 chilometri e 330 metri.  E nel 2021 ci saranno le Olimpiadi (speriamo), dove dovrebbe difendere il titolo olimpico sui 10.000 metri, vinto a Rio de Janeiro nel 2016, quindi sarebbe auspicabile una “vita da atleta” per arrivare all’appuntamento nelle migliori condizioni possibili.

Però ci sta anche un calcolo opportunistico: Mo Farah ha 37 anni, tendo a credere che sia per lui complicato ottenere risultati di prestigio sui 10.000 metri, complice lo sbocciare di atleti fortissimi nella specialità del mezzofondo prolungato, giusto per citarne alcuni: Jacob Kiplimo, Salomon Barega, Joshua Cheptegei sono molto giovani e hanno corso recentemente tempi simili o migliori dei suoi, vero che Farah si porta in dote un 26:46, però fatto nel 2011. Insomma, per uno come lui abituato a primeggiare significherebbe poco non arrivare nemmeno a podio.

Ovviamente potrebbe pensare alla maratona olimpico, ma anche qui sarebbe un’impresa complicata, vengono in mente almeno 15 atleti attualmente superiori a lui. Nel 2018 ha realizzato la sua miglior prestazione (2:05:11), ma da allora non è più migliorato, eppure aveva aspettative ben più ambiziose, soprattutto nel crono.  

Ecco quindi che la remunerativa scelta del reality ha più ragioni di starci. Una resa nell’atletica? Non credo, tuttavia uno stop agli allenamenti di diverse settimane di certo non è producente, anche se alcuni tecnici sostengono che senza azzerare totalmente la preparazione talvolta fa bene una riduzione dei carichi. Di certo non riguarda il 2020, anno in cui si è gareggiato davvero pochissimo.

28 ottobre - Di seguito riporto il comunicato emesso dal Club Supermarathon, dove si annuncia l'annullamento della gara. Tutto sommato è normale che di questo periodo saltino le gare; i podisti, sempre più additati tra i principali colpevoli della diffusione del covid, si sono stufati e mollano la presa, prova ne è che le poche gare che ci sono state hanno generalmente registrato numeri molto bassi. Poi ci sono i danni per gli organizzatori, programmano, investono, predispongono e poi devono rinunciare. Tuttavia non mi sono sempre chiare le motivazioni degli annullamenti; l'ultimo DPCM dice quanto segue, in merito alle manifestazioni sportive fattibili:

...restano consentiti soltanto gli eventi e le competizioni sportive riconosciuti di interesse nazionale, nei settori professionistici e dilettantistici, dal CONI, dal Comitato Paralimpico e dalle rispettive federazioni nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva....

La parola chiave è "riconosciuti di interesse nazionale", pertanto sono da ritenersi escluse le gare a livello provinciale e regionale; prendiamo atto, però diverse manifestazioni di tali livelli sono tuttora a calendario (anche nella stessa Emilia Romagna), verranno successivamente annullate? Verranno "convertite" a nazionali per potersi svolgere' Già, perché sembra esistere questa possibilità, così come l'eventuale presenza di atleti di interesse nazionale pare una buona ragione (escamotage?) per autorizzare la manifestazione.

Nel mondo Fidal queste cose sono complicate, procedure e autorizzazioni hanno un iter piuttosto lungo, magari nell'ambito degli EPS (Enti di Promozione Sportiva) tali passaggi sono più snelli e veloci. Probabile che la maratona di Cesenatico (gara sotto l'egida della UISP) fosse effettivamente troppo sotto data per la "trasformazione" a gara nazionale, come spiegato nel comunicato. 

Non conosco bene il mondo degli EPS, forse mi sfugge qualcosa, ma è davvero così semplice aggirare gli ostacoli del DPCM?

Ecco il testo:

 

Cari soci, cari podisti,

Purtroppo devo comunicare che non abbiamo avuto le autorizzazioni necessarie per disputare la Maratona del Presidente in relazione alle nuove disposizioni del DPCM 25/10/2020, che quindi non potrà avere luogo.

Avevamo ottenuto tutti i permessi per organizzarla rispettando le regole anti-covid in vigore fino alla settimana passata Poi l’ultimo DPCM ha modificato le cose.

Abbiamo provato ad andare avanti ugualmente, in considerazione dei tanti soci che ci hanno chiesto di farlo.

Certamente, se avessimo dovuto programmarla in quel momento, non lo avremmo fatto ma dato che era tutto già organizzato abbiamo ritenuto di provarci, in particolare per due considerazioni:

> - che probabilmente sarebbe stata l’ultima gara prima di un lungo periodo.

> - che il Governo essendo giustamente preoccupato dell’incremento rapido del numero di ammalati, non potendo decretare un nuovo lockdown che farebbe saltare l’economia del paese, ha introdotto limitazioni circoscritte per cercare di ridurre il numero di persone che si spostano, in particolare su mezzi pubblici, e hanno occasioni di contatto. Ebbene avevamo ritenuto che non sarebbe stato il centinaio di persone che domenica si sarebbero spostate con propri mezzi ad innalzare o abbassare la curva del contagio.

Quindi il percorso tentato è stato quello presso  l’Ente di promozione sportiva a cui siamo affiliati, per avere il riconoscimento di "evento di interesse nazionale".

Purtroppo dopo varie interlocuzioni ieri ci è arrivata la risposta definitiva, che non ci sono i tempi tecnici per poterci fregiare di questo titolo; e quindi siamo costretti ad annullare la manifestazione.

 Mi spiace per tutti quelli che ci avevano creduto.

 Colgo l’occasione per segnalare ai soci che hanno ritenuto di impegnare il loro tempo a criticare questa scelta, che nessuno li avrebbe obbligati a partecipare.

In questa occasione mi sono tornate in mente le parole del grande genio che è stato Fabrizio De Andrè che con poche battute coglie il senso degli aspetti della nostra vita; ed in particolare mi è tornata in mente Bocca di rosa “Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”.

 Per quanto riguarda invece gli odiatori seriali una raccomandazione quale ultima chiosa: se invece di impiegare il proprio tempo a picchiare sui tasti ci si mettesse le scarpette e si uscisse fuori a camminare o a correre se ne ricaverebbe un immenso beneficio psico-fisico.

Luciano Bigi

 
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Martedì, 27 Ottobre 2020 21:24

Gare virtuali, ma spesso costi veri

Credo che ormai di gare virtuali…non se ne possa più. C’è stato un periodo in cui tutto sommato erano ben accolte, magari perché si confidava in soluzioni temporanee, sperando di riprendere quanto prima a correre sul serio, oppure perché erano semplici da buttare in piedi, con iscrizioni facilissime. Delle volte non era nemmeno richiesta la “certificazione” del tempo e del percorso fatto, talvolta addirittura bastava uno screen shot del GPS. Di norma si dava una finestra temporale entro cui correre, in corrispondenza della gara vera che era stata annullata. I costi erano bassi, spesso non costavano proprio nulla, oppure pochi euro con la promessa che venivano devoluti in beneficenza. Ovviamente nessun pacco gara, medaglia, iscrizioni solo online.

Ecco quindi che faceva notizia quando qualche organizzatore “alzava il tiro”, ovvero i costi non erano più tanto simbolici. Che io sappia la prima è stata la BAM, Brescia Art Marathon, in calendario nel mese di marzo, poi spostata a settembre ed infine annullata. Costi di iscrizione: 20 euro per la maratona e 16 per la mezza; due euro per iscritto erano donati attraverso il progetto “AiutiAMObrescia”, un’iniziativa a supporto degli Istituti Ospedalieri Bresciani. Veniva fornito il pacco gara già previsto, da inviarsi a domicilio; alla manifestazione (virtuale), secondo quanto pubblicato dagli organizzatori, hanno aderito 1380 persone.

Al tempo non erano ancora note le decisioni degli organizzatori delle maratone autunnali (tranne Parma, che aveva annullato a luglio), del resto c’era ancora la speranza di poter correre.

Se a qualcuno poteva sembrare cara quella iscrizione, sarebbe stato sorpreso da quanto fatto successivamente alla maratona di Venezia, in programma il 25 ottobre, annullata e sostituita da una “virtual” da corrersi dal 25 ottobre all’1 novembre. Costi: per la maratona di 40 euro, invece 30 euro per la 10 K (da aggiungere i consueti balzelli legati alla modalità di pagamento prescelta). Pacco gara inviato a domicilio, sostanzialmente si tratta della maglietta e della medaglia. Pettorale via e-mail. 

Ognuno si farà la sua idea su questa iniziativa: vista da dentro, quindi dal punto di vista dell’organizzatore, pare un tentativo di recupero dei costi, oggettivamente ingenti, che deve sopportare. Vista da fuori…il costo può sembrare una follia.

Da “addetto ai lavori” vivo tutto l’anno in mezzo ai podisti, eppure tutto quanto sta accadendo confonde un po’ le idee; quanto può realmente interessare (ancora) una gara virtuale? Può essere una motivazione per correre comunque? Una medaglia ottenuta in questo modo ha lo stesso valore? Infine, sei disposto a spendere 40 euro (come nel caso di Venezia), oppure 30, per una 10 chilometri?

Forse qualcuno che si era già iscritto alla gara “normale” ha deciso di correre in questo modo, avendo già pagato (era prevista l’opzione “virtual”, oltre allo spostamento dell’iscrizione al 2021) e non avendo certezze per il 2021. Già, certezze: e chi ne ha?

Curioso di conoscere l’esito.

 

E’ notizia di questi giorni l’assegnazione dell’utilizzo della pista, in via esclusiva, di alcune fasce orarie, 12.00-15.00 (alcuni giorni anche le 16.00) in tutti i giorni feriali, assegnazione data dal Comune di Milano ad un ente privato, la Sprint Academy s.r.l. a cui a sua volta è collegata l’Associazione Sportiva Dilettantistica Sprint Academy, prima affiliazione nel 2019, quattro tesserati (codice Fidal MI939).

Tutto conduce “ai” Tortu, non solo Filippo (la cui immagine pare gestita proprio da Sprint Academy s.r.l.), nostro grande atleta, bensì in qualche modo alla family, difatti Giacomo Tortu, fratello di Filippo e ottimo sprinter fino al 2017 (10:73 sui 100 mt), è il presidente della ASD Sprint Academy. Obiettivo dell’operazione? Per quel che si può intendere, quantomeno a prima vista, direi garantire a Filippo un’adeguata struttura per potersi allenare al meglio. Fin qui direi proprio nulla da eccepire. 

La concessione è stata data dal Comune di Milano, di fatto proprietario dell’Arena. Proviamo a mettere un po’ d’ordine, dal mio punto di vista, in una vicenda nella quale è facile sconfinare nella demagogia, ancor più facilitata dal periodo pre-elettorale.

Fidal, immediatamente accusata di disinteresse, non ci azzecca nulla in questa vicenda, è il Comune il gestore dell’Arena Civica, Fidal Milano a sua volta utilizza i servizi (a pagamento); ad esempio la sede del comitato milanese è proprio all’interno dell’Arena. Quindi non ha responsabilità sulla decisione, tuttavia mi risulta che Fidal si sia rapidamente attivata (una volta tanto, qualcuno potrebbe dire) per risolvere quello che sarebbe un problema per chi, attualmente, utilizza (a pagamento) i servizi, i gruppi sportivi storici come Atletica Riccardi, Atletica Meneghina, etc; i singoli tesserati, per non dimenticare i numerosi corsi di avviamento all’atletica. A seguito di una riunione tenuta coi vertici milanesi e lombardi della federazione, il presidente Fidal Alfio Giomi ha inviato una lettera al Comune chiedendo chiarimenti. Confidiamo nella massima attenzione da parte dei responsabili del Comune, e non solo perché ha scritto il presidente della Fidal.

Secondo punto: è certamente una buona idea che l’Arena, dopo ingenti investimenti, sia opportunamente sfruttata e ri-qualificata, in questo senso la presenza del nostro velocista di maggiore spicco ha ben più di un significato. Certo viene da chiedersi: perché solo lui? Perché non consentire a tutti gli atleti di interesse nazionale e quelli che hanno i minimi di potersi allenare? E in Lombardia ce ne sono davvero tanti. Basta organizzarsi, non lo vedo un problema irrisolvibile. E poi è una questione di equità.

Orario concordato/accordato: non me ne vorranno i miei amici e colleghi master, se non vedo come problema più grosso l’utilizzo della pista in pausa pranzo (che sarebbe, appunto, impossibile); in fondo corrono più spesso nel Parco Sempione, basterebbe lasciare la facoltà di utilizzare gli spogliatoi (normative covid permettendo). Invece lo sconfinamento alle 15 o addirittura le 16 andrebbe in aperto contrasto coi corsi del settore giovanile, sono tantissimi, e mi risulta inizino alle 14.30. Un compromesso è auspicabile ma anche facile, iniziare alle 11-11.30 anziché alle 12 e terminare alle 14-14.30.

Costi e tariffe dell’accordo: non intendo addentrarmi troppo, ma ho letto che Sprint Academy pagherebbe 30 euro/ora per utilizzare in esclusiva l’impianto, contro i 200 euro normalmente richiesti. Quest’ultima cifra si riferisce all’utilizzo in esclusiva in caso di manifestazioni, un’altra cosa.

Altro punto potenzialmente pericoloso: Arena Civica, stiamo parlando di un bene pubblico, quindi a disposizione di tutti; se questo accordo andasse in porto si creerebbe un pericoloso precedente, la potenziale privatizzazione di impianti sportivi di cui tutti dovrebbero usufruire. Certo che dando uno sguardo all’utilizzo dell’Arena negli ultimi anni si osserva una certa “dominanza” di alcuni gruppi sportivi, qualcuno potrebbe obiettare che in qualche modo siamo già su quella strada. Sono gli stessi gruppi che hanno inviato una lettera alla federazione per lamentarsi della situazione che si è creata.  

Infine, ma forse è la cosa che più mi colpisce, e stranisce: la pista di Giussano, quella dove Filippo Tortu normalmente si allena, è in via di rifacimento e verrà pronta per fine novembre. Trovo altamente improbabile che Filippo debba recarsi ogni volta a Milano per i suoi allenamenti, quando ha una pista, peraltro nuova, sotto casa. A meno che non ci siano particolari ragioni (economiche?). Ma anche in questo caso è assurdo, e ingiusto, che altri atleti di livello nazionale non possano avere la stessa possibilità.

Attendo ansiosamente gli sviluppi della vicenda.

 

18 ottobre - Vince Richard Kiplimo, forse a sorpresa, col tempo di 58:49, ma la notizia di giornata è che la keniana Peres Jepchirchir è la campionessa del mondo col nuovo record sulla distanza, in gara di sole donne: 1:05:16. Prima italiana Giovanna Epis, autrice di una grande gara porta il suo personal best a 1:11:14 (precedente Valencia 2019, 1:11:44). Bene Valeria Straneo (1:11:39) ed Eyob Faniel, primo italiano in 1:00:53, ad un passo dal suo personale (1:00:44).

Un percorso che pare piuttosto veloce, sono tre giri uguali di 5440 metri cui aggiungere un altro più breve, con arrivo direttamente sulla spiaggia di Gdynia, cosa che ha creato problemi almeno ad un atleta, che vedremo dopo.

Gara maschile: 122 partecipanti e alto livello al via, sono ben venti gli atleti che vantano personali sotto i 60 minuti. Tutti si aspettavano Joshua Cheptegei, il super favorito dopo le recenti fantastiche prestazioni ed invece è arrivato il 19enne Richard Kiplimo, con il mondiale che resta comunque in casa Uganda. In molti si chiedevano come avrebbe potuto perdere Cheptegei, la risposta si è vista in gara, con keniani ed etiopi che hanno più volte "strappato" sul ritmo, nel tentativo di sfiancarlo. Forse ha pagato questo, e forse più semplicemente la mezza maratona è un'altra storia, per lunghezza e perché non si gareggia in pista, mancano molti riferimenti. E non solo le luci, le ormai famose wavelight. 

Nella prima parte è parsa una gara tattica, almeno fino al passaggio ai 10 chilometri (28:23); dopo è il keniano Kibiwott Kandie a rompere gli indugi. A tratti prende qualche metro, Cheptegei sembra in controllo... sembra. Passano i chilometri e diventa un testa a testa tra Kandie e Kiplimo, che a tratti dava l'impressione di guardare dove si trovasse il connazionale Cheptegei. Secco e deciso cambio del 19enne Kiplimo sul rettilineo finale, ultimi 1000 metri e vince all'esordio sulla mezza maratona, facendo registrare un ottimo 58:49, tempo davvero promettente in prospettiva futura. Secondo posto per Kandie (58:54, a venti secondi dal personale), terzo Walelegn, tempo di 59:08 che rappresenta il suo nuovo record personale.Cheptegei è quarto in 59:21, a prescindere dalle aspettative è un gran risultato, proviamo a immaginare dove potrà arrivare con una preparazione specifica.

Primo italiano Eyob Faniel, 26° in 1:00:53, a soli 9 secondi dal suo record (1:00:44, Valencia 2020), eppure poco felice, come si legge più avanti. Seguono gli altri italiani, molto vicini tra loro: Pietro Riva, 1:02:28, anche per lui solo 9 secondi lo separano dal suo miglior risultato sulla mezza (1:02:19, Valencia 2018). Stesso tempo ma record personale per Stefano La Rosa. Anche Daniele D'Onofrio festeggia una bella prova migliorando nettamente il tempo ottenuto alla gara di Verona 2020 (1:03:15), nuovo primato di 1:02:32, per un atleta che, al pari di Pietro Riva ed Eyob Faniel, è in continua crescita. Ritirato per infortunio Nekagenet Crippa.

Gara femminile avvincente (sono 105 le atlete al via), anche per alcuni colpi di scena: dopo 9 km cade la campionessa uscente, Netsanet Gudeta, che perde il treno delle prime, finirà 8^ in 1:06:46. Al km 17 una delle favorite, l'etiope Ababel Yeshaneh (detiene il record del mondo in gara mista,1:04:31), viene tamponata, forse anche a causa di un suo cambio di direzione. Restano in tre a giocarsi la vittoria: la tedesca di origini etiopi Mela Kejeta, l'etiope Yalemzerf Yehualaw e la keniana Peres Jepchirchir. Proseguono appaiate fino a poche centinaia di metri dall'arrivo, quando allunga la Yeshaneh, pare farcela, invece la Jepchirchir si produce in un poderoso cambio di marcia e va a vincere col nuovo record del mondo in gara di sole donne (1:05:16), che peraltro già le apparteneva con 1:05:34 (Praga, settembre 2020). Secondo posto che sfugge alla Yehualaw, che finisce terza (1:05:19) complice una quasi caduta in seguito ad un cattivo appoggio. Gli ultimi 100 metri di gara erano direttamente sulla spiaggia: per quanto la sabbia fosse stata pressata e ricoperta con un telo, qualche punto critico potrebbe esserci stato. Seconda, allora, Kejeta (1:05:18). Nuovo record personale per Kejeta e Yehaulaw. 

Complessivamente bene le italiane, davanti a tutte Giovanna Epis (36^ posizione), che con una grande prestazione migliora il suo personale di trenta secondi, adesso è di 1:11:14. Ancora una volta grande Valeria Straneo (40^ posizione), della serie "gli anni ci sono ma... quantomeno non si notano": chiude in 1:11:39. A seguire Maria Chiara Cascavilla, 62^ in 1:13:01, che abbassa il suo primato di 4 secondi. Federica Sugamiele è 68^, 1:13:38. Elisa Stefani, 80^ in 1:15:16. 

Ecco alcuni commenti degli azzurri raccolti nel dopo gara:

Pietro Riva " contento ma.. fino ad un certo punto, forse ho sbagliato qualcosa, forse è mancato un po' di coraggio, ma va bene così. Su quel percorso, che ho trovato un tantino duro (n.d.r. qualche modifica effettuata nei giorni precedenti la gara),è  probabile che qualcosa facciano le scarpe. Il clima invece era perfetto"

Daniele D'Onofrio " come sono? Contentissimo, sapevo di valere quel tempo e lo volevo. E poi, fare un mondiale con la maglia azzurra è davvero tanta roba"

Eyob Faniel " No, non sono contento, anzi sono incaz....o, il tempo finale che mi aspettavo era più o meno questo, ma non sono riuscito a giocarmela come avrei voluto. Avrei preferito "morire" al km 15 piuttosto che sfilarmi intorno al km 7, perché le gambe non giravano. Motivo? Una preparazione imperfetta nell'ultimo mese. Mi spiace, ma la strada è quella giusta".

Elisa Stefani " Non è andata come doveva in relazione alla mia preparazione e possibilità; tutto bene fino al terzo giro, poi mal di stomaco e un polpaccio di pietra non mi permettevano di correre come volevo"

Valeria Straneo " Felice ed orgogliosa di aver indossato ancora una volta la maglia azzurra e felice per la mia gara. Volevo 1:11, e 1:11 è stato. E poi, ma lo sapete che in classifica sono la prima over 40?"

 
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