Fabio Marri
Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua.
530 iscritti alla "Piedicavallo": con Simukeka, Mukandanga e Gloria Giudici
Aggiornamento 19 marzo - La 40ª edizione della Biella-Piedicavallo andrà regolarmente in scena domenica 21 marzo. Ci voleva, in un primo giorno di primavera che rischiava di somigliare alla giornata dei defunti (nel senso di eventi sportivi annullati: Lake Garda marathon, mezze di Caldaro e di Saluzzo…). E viva il vecchio Piemonte, che una settimana dopo il felice esito della corsa di Trino ripropone una gara in salita che sembra destinata a un esito favorevole, cousta l’on ca cousta. E non è un caso che qui siamo in casa dell’eroico Pietro Micca, che a 29 anni nel 1706 si sacrificò per salvare Torino dall’invasione, dopo avere congedato il soldato a lui vicino con le parole “Gâvte da lì, tì 't'ses pi lungh ëd na giurnà sènsa pân! Lassa fé a mì, pènsa a salvéte!»). Tra gli ultimi iscritti, anche nomi di prestigio, come dai comunicati ufficiali del Gruppo Amici Corsa di Pettinengo e di Biella Sport Promotion:
Si tratta della burundiana Clementine Mukandanga, tesserata per l’Atletica Virtus Lucca, dell’azzurra Gloria Giudici tesserata per la Freezone di Iseo, e del ruandese Jean Baptiste Simukeka, tesserato per l’Orecchiella Garfagnana.
Simukeka classe 1983 è atleta dal grande passato a livello internazionale, visto in gara anche in gare nel biellese: fu terzo alla maratonina del 2010 e nella top-10 al Giro di Pettinengo nel 2016. Recentemente, nel 2020 fu terzo assoluto nella prestigiosa maratona di Reggio Emilia e due settimane fa ha terminato al secondo posto la maratonina di Brugnera in Friuli chiudendo con il tempo di 1h05’03”.
Mukandanga, classe 1985, invece, si candida quale favorita numero 1 per la vittoria in ambito femminile: la ricordiamo già vincitrice nel 2019 alla Biella-Oropa con 56’56”, nono tempo di sempre. Nel 2020 ha vinto la Marcialonga, la 10miglia del Garda, la maratona di Varna in Bulgaria, il giro di Pordenone, la “Arezzo riparte”, chiudendo seconda la maratona di Reggio Emilia.
Giudici, classe 1987, è nel giro della nazionale di corsa in montagna e trail da parecchi anni: ha indossato la maglia azzurra ai mondiali del 2015, 2017 e 2019 e agli europei del 2018. Un’atleta a cui il dislivello della Biella-Piedicavallo potrebbe essere congeniale. Nel biellese partecipò, vincendola, alla 27ª edizione della Corsa di San Silvestro nel 2017 a Trivero.
Alla chiusura delle iscrizioni sono 390 gli iscritti alla 40ª edizione della Biella-Piedicavallo e 141 alla 4ª Balma-Piedicavallo. Tutte le iscrizioni saranno ri-verificate e il numero esatto verrà comunicato tra venerdì e sabato: la lista di partenza sarà poi reperibile sul sito www.biellasport.net.
Precedente comunicato:
Le restrizioni imposte dai decreti in corso permettono comunque lo svolgimento dell’evento, uno dei pochi in Piemonte inserito nell’elenco delle gare ritenute di interesse nazionale da parte del Coni e quindi autorizzato, nonostante la regione sia in zona rossa. E’ notizia delle ultime ore che la gara sarà anche valida quale 2ª prova del trofeo “CorriPiemonte” in sostituzione della “Mezza maratona del Marchesato” che era in programma lo stesso giorno a Saluzzo ma è stata annullata.
Biella Sport Promotion e Gac Pettinengo hanno alzato al massimo il livello di guardia ottemperando a tutte le prescrizioni ufficiali e alle regole non scritte del buonsenso, auspicando che anche tutti gli atleti partecipanti diano a loro volta prova di senso civico e di rispetto in un momento particolare come quello che stiamo vivendo.
Nelle ultime due edizioni disputate non si era andati al di là dei 200 partecipanti (191 nel 2018 e 188 nel 2019). Nel 2020 l’evento era stato prima posticipato e poi definitivamente annullato e ora, dopo una lunga attesa, la 40ª Biella-Piedicavallo si appresta a fare il tutto esaurito ed ha già superato quota 300 preiscritti, numero che potrebbe crescere ancora nelle prossime ore, le ultime possibili per iscriversi sul sito www.biellasport.net. La scadenza è fissata per le ore 24 di giovedì e quest’anno non saranno possibili adesioni last-minute, anche questo per ottemperare alle norme anti-Covid.
A questi 300 o più bisogna aggiungere un centinaio di preiscritti alla gara “figlia”, la Balma-Piedicavallo, giunta alla sua 4ª edizione: nel 2019 furono 124 i partenti, quota che potrebbe essere raggiunta anche quest’anno.
Anche in questa edizione Claudio Piana e il suo staff hanno incassato l’adesione di atleti di alto livello. In ambito maschile nella Biella-Piedicavallo, torneranno ad affrontare le ripide salite della Valle Cervo il dominatore del 2019, il valsesiano Italo Quazzola, e il vincitore del 2016, l’azzurro valdostano Xavier Chevrier. Ad infilarsi nella lotta tra i due ci proveranno anche i lombardi Michele Belluschi (vincitore con record della Trino-Crea domenica) e Andrea Astolfi, già sul podio a ottobre scorso alla Biella-Oropa. Al via anche Riccardo Montani, atleta selezionato per la nazionale azzurra per i prossimi mondiali di Trail in Thailandia.
Tra le donne non ci saranno Catherine Bertone e Elisa Stefani, precedentemente annunciate, e al momento non sembra esserci una superfavorita. Nomi ‘caldi’ sono quelli di Valentina Dameno, Nadia Re, Chiara Giovando, Lisa Borzani, della triverese Ilaria Zaccagni e della conterranea pluricampionessa italiana Elena Romagnolo.
Tra gli iscritti alla 4ª Balma-Piedicavallo, invece, spicca su tutti il nome del vincitore del 2019, il valsesiano Francesco Carrera. Per un posto sul podio si candida il giovane biellese Paolo Orsetto. Tra le donne ci riprova la biellese Arianna Reniero, vincitrice con record l’anno scorso: con lei al via le altre giovani compagne di squadra Matilde Bonino e Eloisa Marsengo. Iscritta anche la novarese Federica Cerutti.
Nonostante le difficoltà logistiche ed economiche legate al momento storico che stiamo vivendo, anche quest’anno la Biella-Balma-Piedicavallo ha un montepremi di valore grazie alla presenza di partner fedelissimi di Biella Sport Promotion e Gac Pettinengo. I primi 5 uomini e le prime 5 donne della Biella-Piedicavallo si divideranno circa 1.200 euro, mentre il montepremi per i primi tre uomini e le prime tre donne della Balma-Piedicavallo è di 500 euro.
Un premio in natura di valore decrescente verrà poi consegnato ai migliori 5 di ognuna delle 18 categorie d’età della Biella-Piedicavallo e ai migliori 3 delle altrettante categorie previste nella Balma-Piedicavallo.
Il percorso della 40ª Biella-Piedicavallo ricalca per buona parte quello storico che vide per la prima volta la partecipazione di 85 atleti nel lontano 1971. Dal 2017 è stato accorciato di circa 500 metri nella parte iniziale e dunque i record sono stati azzerati da quella edizione. A causa dell’interruzione della strada provinciale 100 della Valle Cervo poco dopo l’abitato della Balma, gli atleti percorreranno un tratto sterrato ricavato nell’alveo del torrente Cervo, attualmente adibito a cantiere per la ricostruzione della strada franata: tutto questo grazie all’interessamento del sindaco di Campiglia Cervo che ha concesso l’autorizzazione alla gara, così come hanno fatto i primi cittadini di Biella, Andorno Micca, Sagliano Micca, Rosazza e Piedicavallo.
Di fatto non cambierà il chilometraggio che rimane di 18,6 chilometri con 615 metri di dislivello positivo. Gli attuali record sono di Italo Quazzola (1h04’27” nel 2019) e di Giorgia Morano (1h17’57” nel 2018).
La variante sterrata verrà percorsa anche dai partecipanti alla 4ª Balma-Piedicavallo: per loro il percorso è confermato in 7 chilometri con 330 metri di dislivello. I record sono stati siglati nell’edizione 2019 da Francesco Carrera (24’58”) e da Arianna Reniero (32’13”).
A tutti gli atleti verrà richiesto di compilare l’autocertificazione anti-Covid (e quella per gli spostamenti) che può essere scaricata dal sito www.biellasport.net nella sezione dedicata alla corsa Biella-Piedicavallo. Tutti gli atleti, gli organizzatori e i volontari saranno tenuti ad indossare la mascherina prima della partenza, anche durante il riscaldamento, e dovranno mantenerla correttamente sul viso per i primi 500 metri di gara, conservandola durante la gara al fine di reindossarla subito dopo aver tagliato il traguardo.
Essendo il Piemonte in zona rossa non è possibile per il pubblico assistere all’evento a bordo strada, salvo che non sia al di fuori della propria abitazione se essa è sul percorso di gara. Non è previsto il ristoro finale e i ristori idrici lungo il percorso saranno predisposti esclusivamente con bottigliette chiuse. Per quanto non scritto sono in vigore le norme dettate dal Dpcm per quanto concerne il distanziamento sociale e dai protocolli Fidal per quanto riguarda il comportamento da tenere in gara.
"Il giardino dei piccoli" è un progetto che prevede la riqualificazione del parco dell'asilo e della scuola materna di Valdengo, promosso dal Rotary Club di Valle Mosso. L’idea è quella di offrire ai bambini la possibilità di esprimersi negli spazi esterni, facendo divenire il gioco una esplorazione in un contesto che gli offra gli stimoli nuovi e nuove sfide da affrontare. Nel progetto sono previste: sistemazione del prato (scarifica superficiale, terra da coltivo e inerbimento), arredi e giochi in legno (percorsi sensoriali, ponti, casette, travasi, tavoli, sedie), restauro giochi metallici storici, tende per la tettoia. Il costo totale dell'intervento è di circa 40mila euro. Il progetto completo completo è visualizzabile sul sito del Rotary Club Valle Mosso all'indirizzo: http://vallemosso.rotary2031.it/
La raccolta fondi viene organizzata usufruendo della piattaforma web “La rete del dono” dove è presente il progetto "IL GIARDINO DEI PICCOLI". Il link per accedere è https://www.retedeldono.it/it/iniziative/rotary-club-valle-mosso/corsa-podistica.biella-piedicavallo/corsa-podistica-biella.
"La rete del dono" è un sito sicuro e la transazione potrà essere effettuata mediante bonifico, carta di credito, PayPal o Satispay. La donazione sarà deducibile dalla dichiarazione dei redditi. Eventualmente potrà anche essere fatta in forma anonima.
Proseguono i rinvii: (quasi) tutto fermo il 20-21 marzo
Se il calendario delle gare per questo weekend è decisamente ridotto, per il prossimo fine-settimana, in relazione all’inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia (leggi: zona rossa quasi ovunque), gli organizzatori annunciano il differimento delle gare previste.
Sabato 20 a Vicenza era programmato l’Ultrabericus: rinviato al 29 maggio come da comunicato odierno:
Il direttivo di Ultrabericus Team A.S.D., a seguito delll’ordinanza ministeriale che dispone il passaggio della regione Veneto in zona rossa, con conseguente sospensione degli eventi e delle competizioni di preminente interesse nazionale organizzati dagli Enti di Promozione Sportiva ai sensi dell’art. 41 del D.P.C.M. 2 marzo 2021, comunica che Ultrabericus Trail 2021 NON si svolgerà nella prevista data del 20 marzo 2021 ed è rinviato, condizioni normative ed organizzative permettendo, alla data del 29 maggio. Nelle prossime settimane saranno prese decisioni in merito alle eventuali opzioni di rinuncia e di nuova iscrizione in lista d’attesa.
Lo stesso sabato era previsto, a Radda (SI) il Chianti Ultratrail, su varie distanze: rinviato al 15 maggio (data di riserva già prevista)
Comunicato del 6 marzo 2021
A seguito dell’annullamento della data del 20 marzo , come da regolamento COVID , si conferma la data del 15 maggio già autorizzata dall’ente UISP in fase di richiesta nulla osta per la data del 20 marzo.
L’organizzazione sta espletando nuovamente gli iter autorizzativi per la successiva data, già comunicata in prima istanza alle autorità competenti. Per tutti gli iscritti viene garantita l’iscrizione automatica alla nuova data, vista la fortuita concomitanza con altri eventi è stata concessa la possibilità di spostare l’iscrizione all’edizione 2022 senza nessun costo da sostenere da parte dell’atleta previa richiesta mezzo mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il giorno 20 marzo. Le iscrizioni verranno riattivate tramite la lista di attesa con l’invio di codice di attivazione mezzo mail, l’invio dei codici viene effettuato in ordine cronologico di iscrizione a decorrere dal giorno 21 Marzo.
Infine, la 5^ Supermarathon Fano, prevista per il 21 marzo, è rinviata al 2 giugno, “causa emergenza sanitaria”, come da scarno comunicato sul sito del Club Supermarathon Italia.
Nei giorni scorsi abbiamo già informato dell’annullamento della maratonina di Caldaro e del Cave Run free a Milano. Al momento sembrano sopravvivere la Balma-Piedicavallo e la Mezza di Saluzzo.
Lo Sport ha la sottosegretaria: Valentina Vezzali ci fa sperare…
12 marzo – Verso mezzogiorno si è finalmente conclusa la strana vicenda dello sport, che, Dio minore di questo nuovo governo nato esattamente da un mese e senza prevedere un Ministero apposito, non aveva finora ottenuto neppure un sottosegretario. La scelta sembra davvero eccellente, e una volta tanto nessuno obietterà qualcosa sulla “competenza”: il nome è quello di Valentina Vezzali, che compie gli anni (ora 47) non casualmente il giorno di San Valentino. È nata a Jesi, ma il cognome denota chiaramente la sua origine emiliana, anzi reggiana: il papà Lauro (prematuramente scomparso) era di Correggio, la mamma Enrica viene da Quattro Castella (di cui Valentina è cittadina onoraria); la famiglia si trasferì a Jesi tre anni prima della nascita di questa sua terza figlia.
Come sportiva, è stata definita la più grande schermidrice (fiorettista) di tutti i tempi, vincitrice di 16 titoli mondiali (il primo come “cadetta” a 15 anni), 13 europei, 3 ori individuali alle Olimpiadi del 2000, 2004, 2008 (più un argento nel 1996 e un bronzo nel 2012), senza contare tre ori olimpici a squadre, e altri alle Universiadi, Giochi del Mediterraneo ecc.
Anche le sue prime parole sono da sportiva autentica e preoccupata: “Essere chiamata ad occuparmi di sport, cioè di quello che è il mio mondo e la famiglia dalla quale provengo, è per me una sfida importante che affronterò con tanta umiltà e forte determinazione. Mi metterò da subito al servizio della comunità sportiva del nostro Paese, ben consapevole che il momento che stiamo vivendo è, anche per il nostro mondo, particolarmente difficile e delicato.
Mi riferisco soprattutto allo sport di base: un universo di società, lavoratori sportivi, ma anche volontari ed appassionati e, soprattutto, tanti ragazzi, che stanno soffrendo più di altri per le costrizioni conseguenti alla pandemia, ed ai quali è stata tolta la bellezza della pratica sportiva e soprattutto i benefici, anche in termini di benessere e salute. L’impegno, così come in pedana, sarà volto ad onorare l’Italia. Per questo sarà anche necessario supportare quanti si preparano ad affrontare, sotto le insegne tricolore, i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo e le diverse competizioni internazionali, durante le quali ci sentiamo orgogliosi di essere italiani.
E’ necessario rilanciare lo Sport a 360 gradi e delineare, con scelte importanti, il suo futuro. Farò tesoro dell’esperienza maturata in questi anni; assicuro spirito di servizio, impegno, entusiasmo e dedizione. Sono e resterò una sportiva e spero di poter ricambiare allo sport quanto, in tanti anni, mi ha dato” (AdnKronos).
La neo-sottosegretaria ha esperienza anche in campo politico, essendo stata deputata dal 2013 al 2018 per Scelta Civica (Monti), partito di cui è stata vicepresidente nazionale, poi nel Gruppo Misto, facendo parte della Commissione cultura, scienza e istruzione.
Molto positivi i primi commenti, a cominciare dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. "Avevamo chiesto una persona competente, che conoscesse i nostri problemi che sono tanti e purtroppo urgenti. Valentina Vezzali, l’atleta donna più vincente nella ultracentenaria storia dello sport italiano, rappresenta una scelta che il Coni applaude. Brava Valentina, tu sei la nostra storia e il Coni sarà sempre la tua casa!"
Sulla stessa linea i giudizi del presidente della Federscherma, Paolo Azzi, e dell’altra ex campionessa Alessandra Sensini, vicepresidente del Coni. Paolo Barelli, presidente della Federnuoto e deputato di Forza Italia, per AdnKronos ha sintetizzato con: “Una spadaccina di classe per infilzare tutti i problemi dello sport italiano, lo stato drammatico in cui versano le società sportive italiane che hanno, fino ad oggi, ricevuto elemosine dai ristori e che ormai sono allo stremo. Il governo riabiliti le società sportive in Italia a beneficio dell'attività motoria per i cittadini, che significa salute, benessere psicologico ed etica. La Vezzali affronti immediatamente la questione e dia risposte certe, come faceva quando era in pedana. Vogliamo qualcuno che infilzi i problemi e dia la stoccata che non sarà facile, ma oggi le società sportive sono alla canna del gas, gli impianti stanno fallendo. Le società sportive sono state dimenticate dal governo in questo momento di dramma. La Vezzali subito, ventre a terra, affronti questo tema”.
A denti stretti, anche l'ex ministro dello sport, Spadafora, si complimenta con la Vezzali (nominata il giorno del compleanno dello stesso Spadafora: insomma, un bel regalo di compleanno, diciamo pure una torta in faccia). Dopo aver anticipato, a "L'aria che tira", le sue perplessità: "Saper portare avanti un ministero e aver la competenze di programmare, gestire fondi e scrivere decreti e delibere, è un conto, essere un grande atleta è un altro. Se poi sarà in grado di gestire la delega allo sport lo vedremo", in una successiva occasione si è augurato che Valentina continui le di lui grandiose riforme: "Sono sicuro che si metterà subito al lavoro per il Decreto Sostegni e per i bonus che avevamo impostato insieme ai contributi a fondo perduto per ASD e SSD". Ma il mondo dello sport si augura esattamente il contrario: la società sportiva in cui Valentina Vezzali si è formata, il club scherma Jesi, fucina di olimpionici tra cui Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca, Giovanna Trillini e Stefano Cerioni, spera invece che la vecchia Spada non sia più in Fora, e il fioretto faccia scoppiare certi palloncini mal gonfiati: "Ci auguriamo che Valentina possa adoperarsi per mitigare l'impatto della Riforma Spadafora sulle società sportive", - così ha detto all'Ansa il presidente Alberto Proietti Mosca.
Ci sono sicuramente problemi più grandi, ma vogliamo sperare che la neo-sottosegretaria metterà la sua voce anche nelle formulazioni dei prossimi decreti che regoleranno lo sport e tutta la nostra vita, ma spesso hanno dato spunto a dubbi e interpretazioni difformi: una fra tutte, quella del vigente DPCM del 2 marzo, che all’art. 41, relativo alle “zone rosse” (cioè, praticamente, a ciò che sta diventando quasi tutta l’Italia) prescrive: “È consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie. È altresì consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all'aperto e in forma individuale”. A parte l’annosa questione della “prossimità”, secondo un’interpretazione estremistica sembrerebbe obbligatoria la mascherina anche per chi corre: non sarebbe male un chiarimento, o meglio ancora una formulazione meno ambigua.
E, per tornare alla terra reggiana da dove la sottosegretaria trae le origini, è oggi sulle prime pagine di tutti i giornali la notizia, diffusa dal sito di informazione giuridica Cassazione.net, che il Giudice per le indagini preliminari Dario De Luca, del tribunale di Reggio Emilia, il 27 gennaio scorso ha prosciolto una coppia che era stata rinviata a giudizio per essere stata fermata, proprio a Correggio, giusto un anno fa (13 marzo). Se ne stavano andando in giro in auto, malgrado il lockdown stabilito dal DPCM “Io resto a casa”, esibendo una autocertificazione falsa. Cosa poco commendevole, ma che per il giudice è un “falso inutile” e non costituisce reato, essendo il DPCM illegittimo, “incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese”. Gli arresti domiciliari (come quelli in pratica decisi dai vari Dpcm) possono essere decisi da “un giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio”, non da un Dpcm, “cioè un atto amministrativo”. Non c’è nemmeno bisogno di “rimettere la questione di legittimità costituzionale alla Corte Costituzionale”: la cosa è tanto chiara che il giudice “deve procedere, direttamente, alla disapplicazione dell’atto amministrativo illegittimo per violazione di legge”.
Sulla dubbia costituzionalità dei Dpcm adottati con ingiustificata larghezza si erano già espressi insigni costituzionalisti, ex ministri ed ex giudici costituzionali; ma ora il Gip reggiano sembra dire che non c’è nemmeno da discutere. Dunque, per riecheggiare una frase celebre, "c'è un giudice a Reggio Emilia!".
Saggiamente, sembra che il nuovo governo voglia procedere coi più ‘costituzionali’ Decreti legge, da sottoporre all’approvazione parlamentare: a Valentina Vezzali il compito di reclamare rispetto e attenzione per il mondo degli sportivi.
Il Giro dell’Umbria ci prova ad aprile
In questi tempi così difficili per la regione umbra, travolta dalla “variante inglese” e da cosiddetti “focolai” del coronavirus, con l’ottimismo della volontà si ufficializza il programma dell’edizione 2021 del Giro Podistico dell’Umbria, lanciando un messaggio di speranza e di fiducia (e vedremo se si riuscirà a svolgere anche la Strasimeno, ora prevista per l’11 aprile).
La gara a tappe lo scorso anno era stata spostata da aprile a inizio ottobre, con ottimo esito come non mancammo di segnalare, da testimoni diretti.
(e così per le tre tappe seguenti).
Ora Sauro Mencaroni e il suo staff dell’Atletica Capanne e dell’Athletic Team ritornano alla formula abituale di aprile, prevedendo l’effettuazione delle tradizionali 4 tappe nel pieno rispetto dei protocolli sanitari come già accadde nello scorso autunno.
Delle tappe, rispetto al 2020 sono cambiate le prime due: il programma prevede infatti per giovedì 15 aprile la prima tappa a Campello sul Clitunno (fra Trevi e Spoleto), 10 km con partenza alle ore 17:00.
Stesso orario anche per le due frazioni successive, la seconda a Monte Buono (sul Trasimeno, non lontano da Magione dove si svolse la terza tappa del 2020), per 9,2 km; con la terza si torna nella bellissima Città della Pieve per 9,8 entusiasmanti km.
La chiusura di domenica 18 aprile si replica a Tuoro sul Trasimeno con la tappa più lunga, nei luoghi della battaglia di Annibale, 11,4 km con partenza alle ore 10:00.
Sempre a Tuoro, presso il campeggio Punta Navaccia al margine del parco archeologico, si svolgeranno le premiazioni finali, esattamente come sei mesi fa.
Le iscrizioni sono già aperte, il costo è di 45 euro fino al 31 marzo per poi passare a 55 euro. Chi ha preso parte ad almeno 10 edizioni dovrà versare solamente 40 euro.
Gli organizzatori hanno posto un tetto massimo di adesioni a 300 partecipanti, ma bisogna considerare che è possibile aderire anche alle singole gare giornaliere. Contattando gli organizzatori si potranno avere anche riferimenti logistici per la settimana di gara a prezzi convenzionati presso strutture poste in riva al lago Trasimeno.
Incrociamo le dita, ma 19esima edizione del Giro dell’Umbria potrebbe davvero essere il primo passo sulla via della rinascita.
Per informazioni: Atl. Capanne, tel. 347.4416086, www.atleticacapanne.it
Avanti pianissimo: e se per “fare di più” servisse uno Sputnik?
Nei tempi normali, le domeniche pomeriggio e sera per la nostra redazione (e sicuramente per tutte le redazioni sportive) erano ore spasmodiche: si trattava di inserire cronache, classifiche, fotografie, e c’era da scegliere, tra gli eventi del giorno, quelli più meritevoli di apparire in evidenza. Si faceva regolarmente l’una.
Oggi, ultimo giorno di febbraio 2021, quando la primavera è ormai nell’aria, e si comincia a correre in maniche corte e senza calzemaglie o ‘ciclistini’, è tanto se abbiamo da parlare di un record nella mezza maratona e di un altro in una lontana 42 giapponese: che si dividono l’evidenza con la lista delle corse annullate, gli auspicii per gare di giugno od oltre, e i riflessi di gare disputate una settimana fa.
C’è un amico che si occupa di calendari podistici e tutti i giorni mi messaggia con “ormai rinuncia alle corse, mettiti il cuore in pace – annullata questa – morta quest’altra – tutto in zona rossa - pandemia”. Crepi l’astrologo, però la situazione di oggi è così, e i titoli di prima pagina dei giornali si colorano di tinte da far invidia alle parrucchiere di Lilly Gruber e di Giovanna Botteri: “Avanza l’arancione scuro”, “La Romagna si tinge di scuro”. E serve poco fare dell’ironia sulla simbologia semaforica complicata dalle indecisioni e dalle ipocrisie dei governanti e amministratori: così è, se vi pare.
Poco vale se il professor Francesco Landi, primario di riabilitazione geriatrica al Gemelli di Roma, e particolarmente impegnato nel reparto dei contagiati da Covid, asserisce: “Non sono negazionista, conosco bene il Covid” (nb: l’accusa di “negazionismo” è l’arma più comoda per rifiutare il confronto con idee meno semplicistiche e grossolane del “chiudere tutto”; come se la scienza e le conoscenze non andassero avanti solo “negando” i pregiudizi vigenti), “ma dico che la pratica sportiva è essenziale per la salute e si può svolgerla senza rischi. Piscine e palestre sono un luogo di cura: la gente deve poter andare a ‘curarsi’”.
Qualche segnale di ripensamenti sta tuttavia nascendo tra chi dirige l’Unione Europea: dopo i grossolani errori di calcolo, da principio sui modi per arginare la pandemia, poi sui mezzi per combatterla (leggi vaccini, avallati a volte troppo presto a volte troppo tardi, e prenotati o pretesi con faciloneria come se bastasse un Dpcm per fabbricarli), si fa strada non solo tra pochi Stati, ma ai vertici comunitari, l’idea del ‘passaporto sanitario’, o come lo si chiama adesso, “certificato digitale” (la parola “digitale” è magica, tutti le si inginocchiano davanti) “per aprire corsie preferenziali nei viaggi”, non solo ai vaccinati ma anche, ovviamente, a chi è guarito dalla malattia, e pure a chi abbia test negativo.
La cosa dovrebbe aprire spiragli di sicurezza e fattibilità anche per lo sport amatoriale, non solo quello disputato in stile-kermesse per pochi privilegiati cui far conseguire minimi olimpici o aggiornare gli albi d’oro, ma lo sport di tutti noi: quei “noi” la cui voglia di correre manda esauriti i numeri chiusi delle poche gare rimaste in programma (la mezza di San Benedetto, abolita 36 ore prima dello svolgimento, aveva chiuso le iscrizioni da una settimana: l’ultramaratona del Chianti, prevista fra tre settimane, ha già raggiunto la cifra massima di iscritti ed ha una lista d’attesa come i voli per la Sardegna a Ferragosto).
Un altro segnale più concreto ci viene da “fuori Italia”: “Poveri voi italiani, al ritmo d’Europa”, virgoletta un titolo del “Corriere della Sera” di questa stessa domenica 28, che nella prima riga del titolo chiarisce: “San Marino, tutti pazzi per lo Sputnik”. Mentre da noi si inauguravano le primule e i capannoni ad alto valore architettonico, ma i frigoriferi degli ospedali restavano semivuoti, nella vicina Repubblica (che, non dimentichiamo, fu la prima ad organizzare una maratona, disputatasi senza conseguenze sanitarie giusto cinque mesi fa) “ristoranti e caffè sono ancora aperti” (continuiamo a leggere il Corrierone): si conta di immunizzare in poche settimane 22mila residenti (con esclusione di chi è già guarito e dei giovanissimi) e qualche transfrontaliero lavoratore della sanità. Delle dosi necessarie, 7500 saranno del russo Sputnik, prontamente omologato; le altre saranno di Moderna e Pfizer (a proposito di Pfizer, ricordo i reciproci auguri che durante la maratona di San Marino facevamo con due atlete che allegramente correvano con la maglietta Pfizer).
L’articolo cita una sola volta anche AstraZeneca, ma solo per un paragone con lo Sputnik che (secondo un intervistato) sarebbe “più efficace”, e già impiegato con successo anche all’ombra del Titano. “Perché dovremmo farci problemi? – dicono quasi tutti” (prosegue l’articolo). Tralascio il “sarcasmo nei confronti dei dirimpettai”, cioè di noi italiani, attaccati ai si-dice sul prossimo Dpcm e sugli attuali Rt o indici di positività, e sui plateau dopo i picchi; e il rimando a Israele o Gran Bretagna che, non essendo euro-dipendenti, stanno vaccinando tutti a ritmi per noi impensabili.
In campo politico ci sono almeno due frasi storiche citabili: Vegna Franza vegna Spagna, purché se magna; o più nobilmente, non importa se il gatto è bianco o nero: basta che acchiappi i topi. Scusate se, nella settimana che vorrebbe stordirci di solo Sanremo, ci vengono in mente le parole di una canzone che vinse a Sanremo nel 1987, interpretata da tre cantanti-sportivi come Morandi, Tozzi e Ruggeri che allo sport si ispirarono:
Se la tua corsa finisse qui - Forse sarebbe meglio così - Ma se afferri un'idea - Che ti apre una via - E la tieni con te o ne segui la scia - Risalendo vedrai quanti cadono giù - E per loro tu puoi fare di più.
In questa barca persa nel blu - Noi siamo solo dei marinai - Tutti sommersi, non solo tu - Nelle bufere dei nostri guai…
Si può dare di più perché è dentro di noi - Si può osare di più senza essere eroi - Come fare non so, non lo sai neanche tu - Ma di certo si può dare di più.
Gare annullate, confermate, rinviate al 'cul-de-sac' di ottobre
Trascrivo da un calendario (non ufficiale, ma largamente informativo per i soci del Club Supermarathon) che circolava a gennaio, relativamente alle maratone e ultra di questo febbraio (per la parte residua) e dell’imminente marzo:
21/02/2021 White Marble Marathon (Carrara) FIDAL
21/02/2021 Verdi Marathon (Salsomaggiore Terme) FIDAL
28/02/2021 Maratona della Pace sul Lamone – Bagnacavallo (RA) ENRICO VEDILEI
03.03.2021 Policoro (MT) 6 Days Ultra Marathon Festival ‐ Winter 1000 km su – IUTA
07/03/2021 Strasimeno Marathon (Castiglione del Lago) FIDAL
14/03/2021 Maratona della Sabbia San Benedetto D.T. (AP) – CLUB SUPERMARATHON ITALIA
20/03/2021 Ultrabericus (Vicenza) – km 65
21/03/2021 Maratona "Antonello da Messina" FIDAL
21/03 Limone (BS)-Malcesine (Vr) 14° Lake Garda Marathon 42.195KM
21/03/2021 Supermarathon Fano CLUB SUPERMARATHON ITALIA
27.03.2021 BIULTRA 24H Biella ‐ 24 ore su – IUTA
28/03/2021 Treviso Marathon FIDAL
28/03/2021 Rimini Marathon FIDAL
28/03/2021 Mytho Marathon (Cividale) FIDAL
Confronto ora col calendario ufficiale presente sul sito della Fidal oggi 15 febbraio, limitatamente a maratone e mezze maratone omologate dalla Federazione (dunque non può esserci la Maratona della Pace che ha altra omologazione, e che - da notizia ufficiale del 17 febbraio, è stata annullata). Come si vede, la parola più frequente è “annullata”, e come si vedrà alla fine, non è tutto…
21/02 B Annullata - XXIV^ Verdi Marathon (km 42,195/21,097) Salsomaggiore Terme (PR)
21/02 B Annullata - VIII^ Mezza Maratona del Giudicato di Oristano km 21,097 Oristano (OR)
21/02 B Annullata - V^ White Marble Marathon km 42,195/21,097 Carrara (MS)
21/02 B XIV^ Mezza Maratona di Trecate km 21,097 Trecate (NO)
28/02 B Annullata - XIX^ Maratonina Città di Treviglio km 21,097 Treviglio (BG)
28/02 G Annullata - VIII^ Napoli City Half Marathon km 21,097 Napoli (NA)
07/03 B Rinviata a D.D.D. - XIV^ City Maratonina di Lecco km 21,097 Lecco (LC)
07/03 B Annullata - I^ Mare&Sale Half Marathon km 21,097 Margherita Di Savoia (BT)
07/03 B XIV^ Strasimeno Half Marathon km 21,097/42,195 Castiglione Del Lago (PG)
07/03 B Rinviata a D.D.D. - XIV^ Trofeo dalle Gravine al Mare km 21,097 Marina Di Ginosa (TA)
07/03 B XXII^ Maratonina Comune di Brugnera – Alto Livenza km 21,097 Brugnera (PN)
14/03 B Annullata - XLVI^ Stracivitanova km 21,097 Civitanova Marche (MC)
14/03 B XXI^ Agropoli Paestum Half Marathon km 21,097 Agropoli (SA)
14/03 B Annullata - VI^ Rovigo Half Marathon km 21,097 Rovigo (RO)
21/03 B VII^ Mezza del Marchesato e dei Frutti in Fiore km 21,097 Saluzzo (CN)
21/03 B VII^ Maratonina della Vittoria km 21,097 Vittorio Veneto (TV)
21/03 B XV^ Under Armour Mezza Maratona Lago di Caldaro km 21,097 Caldaro (BZ)
21/03 B Annullata - VII^ StrAVicenza 21km - Half Marathon km 21,097 Vicenza (VI)
21/03 B Annullata - II^ La 21 di Reggio Emilia km 21,097 Reggio Nell'emilia (RE)
21/03 B XII^ Maratona "Antonello da Messina" km 42,195/21,097 Messina (ME)
21/03 B Annullata - XXXIII^ Maratonina Citta' di Pistoia km 21,097 Pistoia (PT)
28/03 B Annullata - VII^ Rimini Marathon km 42,195 Rimini (RN)
28/03 B X^ Mezza Maratona Città di Enna km 21,097 Enna (EN)
28/03 B XVII^ Treviso Marathon km 42,195 Treviso (TV)
Per lo stesso 28 marzo, non c'è (e non pareva ci fosse mai stata sul sito Fidal) la maratona di Cividale alias Unesco Cities Marathon alias MITHO Marathon: il sito ufficiale continuava a calendariarla per quel giorno, ma una nota aggiungeva: "in tutta sincerità, crediamo che la situazione di fatto ci porterà a non poterla realizzare"; sono annunciate "nuove comunicazioni a breve". E infatti, nel pomeriggio del 18 febbraio giunge la notizia che la corsa è spostata a domenica 31 ottobre, "scelta in accordo con i dirigenti nazionali di FIDAL" (dice il comunicato). Strano "accordo" che va a ficcare la gara nello stesso giorno della maratona di Bologna (dove fino a poco fa stava anche Paestum, poi spostata al 7 novembre: .:Podisti.Net:. - Paestum Marahon): 31 ottobre che a suo tempo fu sbandierato come autorizzato o "accordato" dalla Fidal. Tra Bologna e Cividale sono 283 km: tanto basta per stabilire che si possono correre entrambe? E allora, andiamo pur tutti a finire in quel "Cul-de-sac", chissà che alla fine, come Roman Polanski nel 1966, qualcuno non vinca l'orso d'oro!
Complimentiamoci allora con Padova, che ha deciso di spostarsi al 26 settembre: deve solo sfidare la concorrenza di Berlino e Madrid!
Ho messo in corsivo tre gare (Trasimeno, Vittorio Veneto, Treviso) che il calendario Fidal continua a indicare ma noi sappiamo essere già annullate nella data indicata.
Il16 febbraio arriva la notizia che per la Strasimeno si propone la data dell' 11 aprile, ma in attesa di approvazione le iscrizioni sono sospese.
Lo stesso 11 aprile è prevista la Maratona Maga Circe, con arrivo a Sabaudia e distanze di 42,195 e 10 km (annullate le altre).
Invece esterniamo i dubbi per la maratona e mezza di Messina del 21 marzo, il cui sito http://www.messinamarathon.com/ presenta in home la dicitura “Messina Marathon 2020. Rinviata”, e nulla dice sull’edizione 2021. Saggiamente, il calendario del nostro sito non ne tiene conto: http://podisti.net/index.php/calendario.html
Per non perderci troppe cose, dallo stesso nostro calendario aggiungo anche queste gare che non appaiono cancellate.
21/02 Sanremo Ultra Trail Sanremo Forte di Santa Tecla 3000 60 km
28/02 Nizza Monferrato (At) 4° MonferRun 21.097KM
28/02 Porto d'Ascoli - San Benedetto del Tronto (Ap) 17° Maratonina dei Magi 21.097 km
20/03 Radda in Chianti (Si) 4° Chianti Ultra Trail 73 /43 km
Dopo di che (questi sono fatti, o per essere più precisi, dati, che ricaviamo dalle fonti più attendibili a nostra disposizione, inclusi i siti degli organizzatori quando siano aggiornati) continuiamo a fare gli scongiuri, o se preferite gli auguri:
- anzitutto, che gli organizzatori ancora in lizza tengano duro, contro i benpensanti, i disfattisti, gli squalificati, le vedovone che ostentano lutto perenne, i manettari che ci vorrebbero tutti agli arresti domiciliari o a espiare le colpe del mondo
- poi, che i vaccini “buoni” siano somministrati al più presto anche alle fasce di età più cospicue nei ranghi dei corridori: curiosamente, sul “Corriere della sera” di ieri 14 febbraio, p. 31, un medico “specialista in pediatria e neonatologia” esprime “dissenso ad eseguire vaccinazione con vaccino (omissis) non indicato per i medici e che come da modulo distribuito ha una copertura del 59,5% rispetto al 95% indicato dalla modulistica Pfizer”: disfattista da segnalare agli organi di disciplina, lui e gli organi di stampa che osano pubblicare le sue aberrazioni con titolo “Quel vaccino che non copre abbastanza noi medici”??)
- Infine (ripeto), continuiamo ad auspicare l’introduzione del passaporto vaccinale, come già propongono alcune regioni italiane, nonché stati europei, ad esempio la Grecia (in Inghilterra sono anche più avanti): la proposta è in discussione presso la UE (dopo il parere favorevole della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e del presidente del Consiglio europeo Charles Michel).
Ovviamente anche chi ha ‘passato’ il Covid dovrebbe essere trattato come un vaccinato, fatti salvi gli eventuali accertamenti sul suo stato di salute polmonare come raccomandato dagli organi superiori di sanità.
D’accordo che solo il tempo dirà quanto durerà l’immunità dagli attuali vaccini o da post-Covid, e se ci sarà trasmissibilità del Sars-cov-2 da chi è vaccinato a chi non lo è: ma almeno, si suppone che chi è già vaccinato non possa ‘ricevere’ (o meglio, sviluppare) un eventuale virus trasmessogli dagli altri.
Il passaporto non significa ghettizzare chi non è vaccinato, alla stessa maniera che la vaccinazione contro (poniamo) colera o febbre gialla ti dà il pass per entrare in certi stati, e se non ce l’hai stai a casa senza lamentarti del ‘ghetto’; e una decina di altre vaccinazioni (anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse ecc.) sono necessarie ai nostri bambini per essere ammessi a scuola, a tenore della Legge 31 luglio 2017, n. 119.
Diciamo che, al momento, non dovrebbe esserci nessun ostacolo a frequentare luoghi pubblici (gare incluse) da parte di chi è immune; gli altri, nell’attesa, dovrebbero continuare a rispettare tutte le regole previste oggi, quelle condensate dai tedeschi nella sigla AHA, in traduzione “distanza, disinfezione delle mani, mascherina”, e che nel gergo dei giornali sportivi delle ultime settimane si riassume nella parola passepartout “bolla”. Leggiamo che tra i rappresentanti della Lega calcio e il governo sono in atto trattative per riammettere gli spettatori negli stadi a partire "dalla primavera", cominciando coi 1000 spettatori che già erano stati ammessi in autunno, ma con la prospettiva di arrivare fino al 30% delle capienze, e priorità per i vaccinati.
L’ultimo augurio, a completamento dell’auspicio fatto una settimana fa su queste pagine
è che, dopo la cancellazione del ministero dello sport (per asserita incompetenza del precedente titolare, o più prosaicamente per una irrisolta alchimia cencelliana), adesso arrivi “un sottosegretario amico” (dello sport, s’intende). Nel frattempo (titolo del “Fatto quotidiano”, 14 febbraio) Al Coni festeggiano per la ritrovata centralità: “Giovanni Malagò torna a essere il vero punto di riferimento di tutto il settore”. Più problematica la “Repubblica” del 13 febbraio, che dopo le dichiarazioni di fiducia di alcuni esponenti di federazioni minori (ma spesso prodighe di medaglie olimpiche) registra l’urgenza di sapere a chi riferirsi, dato che (come ha detto il presidente della FederCanoa) “le Federazioni stanno vivendo un momento difficile: fra Coni, Sport e Salute e Dipartimento dello Sport, noi non sappiamo più a chi rivolgerci. Mi auguro che ci sia un intervento deciso e chiaro ascoltando anche il Coni per capire chi fare e che cosa”.
Come gli sciatori che ieri avevano raggiunto le località montane nell’attesa di poter tornare in pista oggi, e invece sono stati raggiunti dall’ennesima delibera instant con l’ordine di tornare indietro, anche a noi podisti (sebbene consci che il podismo non è la cosa principale dell’Italia d’oggi: però non è nemmeno l’ultima) piacerebbe sapere se possiamo programmare una gara, e magari una trasferta in famiglia, con qualche settimana di anticipo, oppure puntare solo sugli organizzatori e gli alberghi che non vogliono anticipi.
Altri annullamenti: we shall overcome (?)
9 febbraio – Non passa giorno senza che una “lunga” programmata non salti. Tra quelle più prossime nel tempo, la settimana scorsa è stato il momento per la Lake Garda Marathon di alzare, tardivamente, bandiera bianca (annullamento peraltro già previsto dai bene informati). Ieri i telegiornali ci hanno informato della “zona rossa” proclamata (non senza polemiche) nella provincia di Perugia; e oggi appare questo comunicato sul sito della Strasimeno di Castiglione del Lago:
Visto l'aggravarsi della situazione locale e l'impossibilità di fare programmi certi, l'organizzazione della Strasimeno sospende al momento le iscrizioni per la gara prevista il 7 Marzo e quasi sicuramente si vedrà costretta a posticipare la data di svolgimento che sarà quasi sicuramente ad Aprile. Nei prossimi giorni comunicheremo nuova programmazione.
E se per il 21 febbraio restano confermate, al momento, la mezza di Trecate e l’ultratrail di Sanremo (da tempo annullate le maratone di Carrara e Salso-Busseto); e per il 14 marzo la coraggiosa Maratona sulla sabbia di San Benedetto del Tronto; per il 20 marzo l’ultratrail di Radda in Chianti e per il 21 la maratona e supermaratona del Club Supermarathon a Fano (auguri a tutte, e chi vivrà ci vedrà)... Invece è annullata la Rimini Marathon del 28 marzo, la Maratona del Lamone di Russi (5 aprile) è spostata per ora al 2 maggio, quando non si svolgerà invece (la notizia è ufficiosa, non confermata dal sito dell’evento, peraltro fermo da mesi, ma purtroppo ufficializzata da un post su Fb del 10 febbraio, che riproduco) la Collemarathon Barchi-Fano.
Con grande dispiacere comunichiamo che anche l'edizione 2021 della Collemar-athon è ufficialmente annullata. Lo stesso discorso, purtroppo, vale anche per la Half Collemar-athon. A meno di 3 mesi da quella che dovrebbe essere la data ufficiale della manifestazione, le condizioni della pandemia ancora in corso, non ci permettono di avere garanzie sulla possibilità di svolgimento del nostro evento.
Siamo molto dispiaciuti, perchè per il secondo anno consecutivo, non potremmo avervi festosi e sorridenti ai nastri di partenza, ma purtroppo la situazione non lo consente.
Coloro che avevo già l'iscrizione, in quanto posticipata dalla scorsa edizione, potranno decidere se posticiparla di nuovo oppure avere il rimborso. Vi aggiorneremo a breve, su questa pagina, sui termini e sulle modalità per comunicare la vostra scelta.
In attesa che i vaccini veri (non quelli taroccati con protezione al 10% e vietati agli over 55, che stanno cercando di farci ingugnare perché li hanno già comprati) producano l’immunità sul gregge italico, e nella speranza (con la minuscola) che i decisori della sanità nel nuovo governo sappiano distinguere tra una via del Corso affollata di sfaccendati e una via dei Fori Imperiali o qualsiasi altro stradone su cui troneggi l’arco gonfiabile con scritto “Traguardo”, prendiamo nota, al momento manovrando purtroppo più spesso il tasto Canc del tasto Ins.
We shall overcome (?) Tradotto: ne verremo fuori?
Ronda Ghibellina, sei bella e unica
1. Da buon suddito di San Geminiano, da più di quarant’anni consacro l’ultimo giorno di gennaio (che a Modena è festa comunque) alla “Corrida”. Ricordo di averne saltate due: una per andare alla maratona di Marrakesh e l’altra per la prima edizione della Ronda Ghibellina nel 2011 (ho fatto la Corrida persino l’anno scorso, 5 giorni dopo essere uscito dall’ospedale per un’operazione a un piede!). Ma quest’anno, come cantava Julio Iglesias, agli organizzatori “è mancatto il coradjo”; o forse sono tanti i bastoni tra le ruote messi dai benpensanti e dai ministri-bambini che non si fanno la barba, da indurre anche la gloriosa Fratellanza Modena a gettare la spugna con un cosiddetto “rinvio” che sa di annullamento, e la corsa virtuale utile solo per i selfie.
E allora si torna a Castiglion Fiorentino, dove gli organizzatori e gli amministratori sanno quello che fanno, adempiono tutti gli adempimenti, ci riempiono della modulistica necessaria a schivare o almeno attutire gli effetti dei controlli, e oltre tutto – vista la voglia di sport che legittimamente ci pervade – riescono a produrre il tutto esaurito negli alberghi della zona. Malgrado la durezza dei tracciati e la previsione di maltempo (che di questa stagione è quasi un must), sono almeno mille gli iscritti, e se ci aggiungiamo gli accompagnatori e familiari, due conti li potrebbero fare anche gli inventori dei ristori che non arrivano (al loro posto per ora danno… gli spugnaggi).
Doverosa la sosta ad Arezzo, una delle più belle città d’Italia (quella piazza Grande, dove si svolge la giostra del Saracino, vale la piazza del Campo di Siena; aggiungi delle chiese favolose e tutte aperte; e dentro i tesori di Cimabue, di Piero della Francesca, i bassorilievi romanici, perfino il cadavere con spadone del vescovo morto nella battaglia di Campaldino dove combatté persino Dante). In più Arezzo è situata su una collina, come tantissime cittadine tosco-umbre (e compresa la stessa Castiglion Fiorentino che a sua volta è un gioiello), offrendo l’agio di visioni panoramiche; c’è la casa di Petrarca e la casa di Guido d’Arezzo inventore della musica moderna. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, e c’è perfino il casello autostradale voluto dalla buonanima di Amintore Fanfani: che, certo, deviò l’autostrada in direzione della sua città piuttosto che farla passare da Siena o Perugia; ma almeno, quella autostrada, la costruì, segnando un passo decisivo verso la ricchezza degli italiani, eppure continuando a vivere una vita quasi monastica, in una comunità religiosa dove erano stati Dossetti, La Pira, Lazzati; mentre agli italiani costruì le “case Fanfani”, che stanno in pedi benissimo anche dopo 70 anni. Se penso ai politici d’oggi mi viene da piangere: specie se vedo la ressa incontrollata in piazza San Francesco di Arezzo (foto 10-11), dove centinaia di ragazzotti si accalcano a sbevazzare e baccagliare, spesso senza mascherine e cheek-to-cheek; ma i vigili e poliziotti saranno impegnati altrove a controllare che non si faccia podismo.
2. Ad Arezzo si mangia pure da Dio: i pici, la salsiccia e cipolla, i cantucci nel vin santo non saranno il cibo ideale del pre-maratona, sed primum vivere deinde philosophari. Anche la cena serale nel nostro albergo a 5 km dal ritrovo-gara (pieno di soli podisti) prevede un antipasto fisso di salumi vari, e poi penne al tartufo, patate fritte e per chi vuole, i dolciumi: proteine, carboidrati e gioia del palato, a parziale compenso del mancato tradizionale pasta-party offerto dall’organizzazione. Questa, sentendosi in colpa, ci ha ridotto le quote di iscrizione rispetto a quanto indicato in origine!
Maltempo con pioggia prevista al 75% per le ore di partenza (scaglionate a seconda delle distanze); la 15 km parte e si conclude il sabato sera, all’asciutto, con 130 partecipanti di cui 12 gareggeranno anche nella 25 di domenica, per la classifica combinata. Eppure alle 8, quando iniziano le partenze della gara clou dei 45 km (siamo più di 300, ci mandano via a gruppi di una decina, scaglionati ogni 20 secondi, e tutti con mascherina, dopo misurazione della temperatura), smette di piovere. Ci scambiamo esperienze e battute allegre tra vicini di griglia: mi trovo in mezzo a un gruppone di mantovani (Mantova, Moglia, Viadana, addirittura una Laila che ha quasi il mio cognome ed è nata a 12 km da dove sono nato io), che apprezzano Fabio Rossi e ringraziano Podisti.net per il servizio che sta rendendo in questi mesi.
La pioggia ricomincerà dopo un’ora, poi smetterà, addirittura con la comparsa di un pallido sole sotto il quale ci saranno i primi arrivi; poi tornerà più forte per noi scarsi che ci attardiamo oltre le 7 ore. È già un progresso rispetto a quell’esordio del 2011 quando corremmo sulla neve, e ci abbuonarono la salita alla vetta più alta (750 metri), in un percorso che i gps di allora stabilirono di 40 km. Quell’evento ormai lontano ci illude: io progetto di stare tra l’una e le due ore sopra le 6.58 di allora, ma dal km 4 in avanti la natura, sotto forma di pantano e di salite ripide non meno che scivolose, chiederà il conto a tutti.
3. Allora lo spauracchio diventa il cancello delle 7 ore al km 33: già dopo il secondo dei cinque ristori (al km 17) cominciamo a chiederci, Laila e io che ci troviamo spesso insieme, se non dovremmo recuperare qualcosa per stare nei tempi (però di fronte a certi monumenti nel bosco, come una badia in rovina sulla cima di una salita maledetta, è obbligatorio fare una foto).
Mi rassereno un po’ al terzo ristoro (km 23, foto 15) abbracciando l’artista Adele Rasicci da Copparo, i cui occhi da Liz Taylor avevano illuminato tanti giri del campionato di Andora: se una come lei, che in fondo arriva sempre, se la prende comoda, significa che ha garanzie. Lo scampato pericolo si materializza però solo al fatidico cancello di Petreto (bellissimo villaggio in una vallata) dove lo scanner, manovrato da un compuntissimo bambino, sentenzia che passo in 6.59:29, dunque ben 31… secondi prima dello scadere. (Non so ancora che i tempi-limite sono stati prorogati). Dunque mi fermo un po’ più del solito al ristoro subito dopo: fornito, come tutti i precedenti, di tè caldo, acqua, sali, cola, gel energetici, crostate e formaggio parmigiano, che proprio non posso rifiutare sebbene poi mi darà sete e voglia di birra.
Ancor più sereno mi sento poco fuori del paese, quando a un guado e successiva risalita della sponda raggiungo una signora dall’accento inconfondibile: è la siora Nadaìna in compagnia del suo “angelo custode”. Finalmente possiamo litigare in santa pace (come Natalina ha raccontato nel suo pezzo già online) http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/6880-ronda-45-km-primissime-impressioni.html, peccato che delle tante facezie intercorse possa raccontare solo questa, della prospettiva sua di sbarcare alla stazione di Padova solo dopo il coprifuoco, e dunque di essere multata: “ma io non pago, perché il DL che ha imposto le sanzioni non è stato convertito, dunque è scaduto, e i DPCM sono incostituzionali e valgono come la carta straccia”. (Questa la riporto in quanto la faccio mia; le altre sulle multe pendenti e gli alimenti da pagare e le ispezioni della Finanza ecc., purtroppo devo tenerle per me).
Natalina ha ragione anche quando dico: “bè, da qui al traguardo non ci saranno quasi più salite”. Mi guarda compassionevole… infatti il mio Gps, che ha appena smesso di funzionare, segna “solo” 1400 metri saliti, ce ne mancano altri 1100! E anche sui km percorsi, la mancanza di supporto tecnologico ci induce a calcoli arbitrari: dopo un giro un po’ vizioso causa bandelle nel greto dell’ennesimo torrente, due segnalatori mi dicono che mancheranno 5 km. “Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto”, quando dopo un paio di km un vigile del fuoco, cui rivolgo la domanda rituale, risponderà: “calcola di essere adesso al km 40”. E infine, al quinto ristoro e controllo (dove, sebbene la ristoratrice stia dentro e noi fuori dell’edificio, siamo comunque obbligati a indossare la mascherina), l’addetto mi dice: “QUI siamo al 40, e hai ancora 200 m verticali di salita”, facendomi constatare che insomma, a tenore di chip, ho percorso gli ultimi 7 km in 1h58!
Questo almeno è un dato ufficiale, e mentre imbrunisce ci ributtiamo nella smalta e nel pacciugo (riconoscendoli solo dallo s-ciaf delle scarpe o dal brivido dell’acqua nei piedi), almeno con la sicurezza di quanto ci manchi. Nella sospirata discesa, quasi al buio, ci illuminano i passaggi degli eroi della 70 km (90 arrivati su 110 partiti), dotati obbligatoriamente di frontalino. Per fortuna, in un momento di solitudine (interrotta solo dai trilli del cellulare) vedo le bandelle che ci inoltrano per un prato a sinistra (sennò arrivavo … in centro di Castiglione): manca un paio di km, là in fondo ci sono le luci, e alla fine si arriva.
4. La grande concittadina Ermanna Boilini (foto 6), reduce da infiniti ultra-super-trail sulle Alpi, è arrivata da un’ora coi compagni di squadra Marco Centonze e Manuela Dallavalle, e per fortuna il suo Graziano ci lascia le foto ‘itineranti’ che ora abbelliscono il nostro magazine (https://foto.podisti.net/p739775417; Graziano è a cena nella foto 40); ancor prima è arrivato Maurito Malavasi, figlio d’arte (ma il padre Paolino non osa mettersi in gioco, adesso che potrebbe precedermi nella classifica di categoria). Ma da tre ore è in classifica Tommaso De Mottoni, patron della Bora di Trieste, insomma non un “armiamoci e partite”. Dopo la consegna del ristoro e di un artistico boccale a tema, riprendo la borsa e raggiungo le docce (novità rispetto al ‘trattamento’ dell’era-Covid), in un ampio tendone dove il distanziamento è assicurato; e anche le docce sono in tre settori diversi, dove non andiamo mai in più d’uno per volta (a dirla tutta, non c’è nemmeno una grande spinta a mettersi sotto un getto freddo: foto 23). Nel frattempo giungono le ultime compagne di questa faticosa ed emozionante avventura: Alessio “angelo custode” e Natalina sono già arrivati, ma il cronometro spietato li separa a seconda degli orari di partenza, mettendomi davanti Alessio, e Natalina dietro; è infine la volta di Adele a 9 minuti e di Laila a 13, mentre quelli del trail estremo continueranno fino alle 19, e qualcuno alla fine desisterà. La riconoscenza per questi ‘toscanacci’ del clan Ronda Ghibellina è tuttavia unanime.
5. Non resta che rimettersi in viaggio, tenendo di scorta i papiri delle autorizzazioni e delle autocertificazioni. Internet fa circolare la notizia che il nuovo presidente Fidal è Stefano Mei, l’unico che nel suo programma aveva mostrato rispetto per i podisti: e dopo anni o decenni di generali o colonnelli, è ora che qualcosa cambi.
Ripassiamo da Arezzo e il pensiero torna al “fanfaniano” Ettore Bernabei, creatore di una tv che agli italiani ha insegnato a leggere e a ragionare, facendo cultura con Bongiorno e Tortora, col maestro Manzi e le commedie del venerdì, con gli sceneggiati televisivi di Sandro Bolchi e i Caroselli di Enrico Viarisio (“ullallà, è una cuccagna!”), Tognazzi e Vianello.
Arrivato a casa, accendo la tv: Fazio sta facendo la sua ennesima, diciamo così, promozione, stavolta in favore di Panariello: peccato che il lockdown impedisca la presenza dei cosiddetti “figuranti”, che ad ogni raschio in gola o risolino col singhiozzino di Fazio facevano partire l’applauso o la risata. Non c’è più niente da ridere. Da 21 anni giace al cimitero Flaminio nonno Amintore, autore dell’art. 1 della Costituzione, ispiratore di John Kennedy, attuatore della nazionalizzazione dell'energia elettrica e, tramite l’Eni del suo Enrico Mattei, di una relativa indipendenza energetica dell’Italia; padre dell'obbligo scolastico fino ai 14 anni, della scuola media unica (con i libri di testo gratuiti per chi non poteva permetterseli), colui che aumentò le pensioni del 30%, fece costruire trecentomila alloggi in un’Italia a pezzi per la guerra e, ripeto, eresse la Rai a “servizio pubblico”.
Pensate a chi c’è oggi, in Rai e in politica, e Arezzo vi sembrerà ancor più una grande madre rimpianta della nostra patria vilipesa.
Il benessere di corsa secondo “coach” Antonacci
Il nome di Ignazio Antonacci (da Polignano a Mare, 1973) è apparso varie volte su questa testata, sia per la presenza dei suoi pacemakers RunningZen in corse pugliesi (http://podisti.net/index.php/cronache/item/3863-taranto-10-taranto-nel-cuore.html ), sia per sue brillanti prestazioni in maratone internazionali come Valencia e la prediletta New York, con qualche maratona under 3h (http://podisti.net/index.php/notizie/item/5157-i-migliori-italiani-in-gara-a-new-york-domenica.html ), sia infine per la sua “dottrina” di allenamento (cfr. http://podisti.net/index.php/tecnica-e-materiali/item/78-piu-forti-e-veloci-per-la-tua-maratona.html ).
È ora il momento di vedere il suo insegnamento raccolto in un corposo volume di 373 pagine (stampate dalla Kimerik di Patti, Messina: per 20 euro), il cui titolo Corri verso il benessere è arricchito in copertina dall’ottimistico hashtag #puoisevuoi – Raggiungere quaLsiasi obiettivo di salute e di performance, e scandito nel suo corso da un gran numero di citazioni più o meno famose, exergo, presentazioni: tra i più citati, ci imbattiamo nel nome di Sergio Bambarén (che nel nostro piccolo mondo non avevamo mai sentito nominare, e ricorrendo ai motori di ricerca scopriamo essere un sessantenne scrittore ed ecologista peruviano, gran produttore di frasi celebri e luoghi comuni finiti su internet: https://www.frasicelebri.it/frasi-di/sergio-bambaren/). Per scoprire che “la sfida della vita consiste nel superare i nostri limiti” (come apprendiamo a p. 273) non c’è però bisogno di andare fino in Perù: basta guardare nostro figlio o nipote che prima va faticosamente a gattoni, poi si tira su, poi corre, poi impara a pedalare e a nuotare e infine (o purtroppo) prende la patente. E l’abbiamo già letto a p. 1, con parole poco diverse e la firma di Valentina Vezzali; e lo rileggeremo a p. 290 sotto la forma anglo-latina di NoHumanisLimited, che scritto “no Human is limited” beneficia di tre milioni e mezzo di googlate e fa pure il titolo della recente autobiografia di Eliud Kipchoge.
Analogamente, è vero che il “qui e ora” e “la verità è nella via di mezzo” sono legate alla filosofia Zen (pp. 27-28), ma l’hic et nunc o il modus in rebus erano già il prodotto della vecchia filosofia greco-romana. E avrà ragione pure il Qohelet (per non dimenticare una terza civiltà da cui la nostra dipende): “C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questa è una novità»? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto”. Allora, se tutto è già stato detto, ben vengano autori come Antonacci che ce lo ripetono ponendo l’accento sulle cose più sagge e intonando il raca per le peggiori.
Questo di Antonacci sembra il suo primo libro a stampa, che mette insieme le sue certificate competenze di preparatore atletico (“coach”, come si precisa fin dalla copertina) e insegnante di scienze motorie, e le sue profonde convinzioni “Zen” che portano lui e i suoi allievi ad un approccio globale, mentale prima che fisico (a p. 21 si usa anche ‘olistico’) non soltanto alla corsa, soprattutto alla maratona, e prima di ogni altra alla maratona “major”; ma a tutto quello che le sta attorno, la precede e segue: in una parola, una filosofia di vita (immancabile fin da pag. 6 la frase che “la maratona è metafora delle vita”, su cui Google offre 494mila risultati). Da profano, forse accosterei questa metodologia all’allenamento mentale professato da una parallela scuola di mental coach e di “Programmazione Neuro Linguistica”, cui appartengono per esempio il Robert Dilts e il Ted Garratt citati un po’ imprecisamente a pp. 274-5, poi 372.
Insomma: questo libro offre molto più che le rituali tabelle (presenti con moderazione alle pp. 125-131, 146-7, e più sistematicamente nell’Appendice a 359-368) per correre da zero a 10/21/42 km: queste sono piuttosto evocate che dettagliate nei capp. da 5 a 8, e subordinate al principio esposto già nella prefazione, “la forza della mente riesce a portare il corpo ovunque desideri”. Naturalmente, l’affermazione va presa cum grano salis, per non indurci alla tentazione di saltare dalla finestra credendoci Peter Pan: la meravigliosa macchina del corpo umano, le cui risorse sono certamente più estese di quelle che la civiltà artificiosa di oggi ci induce a sfruttare, ha tuttavia dei limiti fisici, che nessuna mente per quanto ‘caricata’ potrà superare (a p. 75 viene qualche richiamo alla cautela, al non “spingersi troppo in là rispetto ai propri limiti”).
È sicuro che manuali come questo di Antonacci aiutano a riscoprire cose che forse già sapevamo eppure non mettiamo in pratica, e allora è bene che qualcuno ce le ribadisca, anche col supporto dei suoi allievi che qui sono chiamati a testimoniare, con entusiasmo e devozione, i loro successi sotto “quella losca figura” di un “noto spacciatore di sane abitudini e benessere psicofisico” (p. 265); allo stesso modo che Antonacci racconta del suo apprendistato in Kenia, sugli altopiani rossi dove i futuri campioni si preparano a piedi nudi ma con una forza e un entusiasmo che nel flaccido Occidente del welfare garantito stiamo smarrendo (infatti la pratica del barefoot è sconsigliata a pp. 61-3, rispetto all’uso di scarpe più o meno “secche”).
Piaccia o no, a tutti noi corridori capita di procurarci “lesioni e traumi”, descritti a pp. 76-70, coi rimedi più immediati (compresi stretching e ghiaccio, che secondo altre ‘filosofie’ sarebbero invece negativi: a “teorie discordanti” si accenna a p. 101); basilare la raccomandazione di un “approccio Zen”, che viene declinato più in esteso nel cap. 5, “Le attività complementari alla corsa”, dove si fa una rassegna – credo completa – di tutti i “metodi” disponibili, e gli eventuali attrezzi per praticarli. La cautela maggiore sembra investire la “pliometria”, alias caduta dall’alto, che può essere “dannosa” e richiedere fasi di recupero (86-9); e allora, l’amatore che non voglia andare alle olimpiadi può accontentarsi di allenarsi a sensazione, secondo la “scala di Borg” di p. 131.
Preparazione fisica e psicologica sono affiancate nei capitoli chiave 7 e 8, che intendono portare i principianti fino alla maratona, con qualche parola difficile e qualche sigla di troppo (a p. 157 compare l’ATP, evidentemente ritenuto tanto noto da non necessitare di spiegazione, come la “deplezione” di 181-2). Novità (almeno per noi) introdotte nei metodi di Antonacci sono il SuperOp (200-202), versione tecnologica del “buon giorno si vede dal mattino”, e il CoachPeaking (“completamente in italiano” malgrado il titolo, e la spiegazione “we make training simple”, che magari un anglofono nativo direbbe “we keep” eccetera: 209-10; come direbbe “negative split” piuttosto che “Splite Negative” di p. 135 o “Negative Splite” di 183). Ci sfugge poi che bisogno ci sia di dire tante cose in inglese, e sottolineare con un insistente corsivo parole come runner, pullman, performance ecc., che sono su tutti i vocabolari italiani; e tanto che ci siamo, sottolineare anche post come se fosse una roba da Facebook e invece è una parola latina, poi italiana (postindustriale, postcomunista ecc.).
Ma forse, l’anglismo è indotto dalla finalità che appare dal cap. 9, “Strategie per la maratona”: consigli senza dubbio utili in generale, ma che da p. 225 si rivolgono in maniera specifica a chi frequenta le majors e in particolare New York (i pullman per la zona di partenza, la lunga attesa prima del via a onde, il telo termico, il ritorno veloce in albergo per la doccia). Con tutto il rispetto per New York (peraltro, la meno ‘naturale’ e la meno-Zen di tutte le maratone al mondo), crediamo che sarebbe meglio avviare chi corre la sua prima 42 a qualcosa di più tranquillo e casalingo, in patria, così da non aggiungere, all’ansia della “prima volta”, anche i problemi di un lungo viaggio, del fuso, della lingua, della cucina ecc. Invece Antonacci insiste con le major, soprattutto New York (da lui corsa cinque volte, più la volta che non si disputò causa meteo), cui dedica venti pagine dell’ultimo capitolo, che al termine si trasforma in un aperto invito a raggiungere la Grande Mela.
Torniamo alla parte più meritoriamente formativa del libro: la “valutazione funzionale” (i test, non tutti semplici da attuare in autonomia) del cap. 10; il triathlon del cap. 11 (il “Progetto Neofiti IronMan 70.3” è stata un’altra iniziativa di Antonacci); l’ “allenamento mentale” del cap. 12, allo scopo di “sviluppare il flow, o esperienza ottimale (citato come trance agonistica nel linguaggio sportivo)”, dove tornano i capisaldi della visione dell’autore. Più lungo, oltre 40 pagine, e a nostro avviso meritevole, è il cap. 13 sull’ “Alimentazione naturale per la corsa”: sebbene l’esergo di Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, e il motto finale di Terzani c’entrino – è il caso di dirlo – come i cavoli a merenda.
Si insiste (p. 291, e di nuovo 306, e con parole cambiate a 315) che il cibo è “il farmaco più potente”, capace di preservare il nostro benessere (ma anche di farci ammalare se scelto e consumato a sproposito) in virtù dell’ “azione dinamica specifica” di ogni alimento; Antonacci propende per il controllo dell’indice glicemico e la dieta a zona di Barry Sears (detto biologo a p. 294, ripresentato come biochimico a 306), arrivando poi, dalla p. 315 in poi, sulla base della sua personale esperienza (dichiarata a p. 318), all’elogio della mensa vegetariana se non addirittura vegana, ed al “crudismo” ovvero l’alimentazione “viva senza cottura”.
Siamo sicuramente d’accordo che il non cibarsi di carne sia una scelta etica, che se avessimo buon cuore tutti dovremmo praticare; qualche dubbio ci viene però se pensiamo che è la natura ad obbligare la stirpe umana a cibarsi di proteine, e quelle vegetali non bastano, tanto da rendere necessario il ricorso a integratori (è una crudeltà, ma purtroppo imposta dalla citata madre natura, che gli animali carnivori siano obbligati a uccidere le loro prede e cibarsene, e che i miei gatti, per compensarmi del cibo che do loro, ogni tanto mi portino in casa dei topi appena uccisi).
Ma non angosciamoci troppo, tornando piuttosto (da p. 319) a un argomento caro ad Antonacci, quello di “alimentazione ed emozioni”, secondo cui tutti i cinque sensi – non solo il gusto – devono essere coinvolti attorno a una “tavola festosa” alias “pasto emozionale”, dove gli stessi colori dei cibi infondono buonumore. E quanto agli integratori, vanno elogiati i suggerimenti di 330-1 a farsi da sé in casa gli “estratti” di frutta e verdura; prima di arrivare alla Finishline all’insegna del “buona corsa e buona felicità”, come al solito supportata da citazioni delle auctoritates più gettonate.
Peccato che molte citazioni siano riportate inesattamente (“un giorno potresti guardanti indietro”, p. 212; “non dovrebbe disturbare chi che la sta facendo”, 251), in linea con una resa (diciamo così) tipografica ben poco soddisfacente: scelte aberranti tra indicativo e congiuntivo (“l’importante è che non avviene un’attivazione”, 102; “sembra che il fattore decisivo è l’economia”, 108; “nonostante la produzione di acido lattico continua a salire”, 122; “gli yogi credono che la pratica attiva e bilanci”, 98; e viceversa “considerate che i percorsi ove i keniani si allenino sono strade sterrate”, 141); concordanze azzardate (“un ospedale pediatrico ove abbiamo visitato a Natale 2019”, 44, “un periodo di tempo che può oscilla” 101, “corri per divertiti” 355), le virgole disseminate nello stile del seminatore evangelico (un po’ sulla terra, un po’ tra i rovi, un po’ sui sassi), accenti e apostrofi aberranti (“ha fatto si di vivere”, 42; “come sì suol dire”, 96, “un ottima soglia” 136, “un ottima gestione” 238, “c’è l’ho fatta” 266). È un peccato, ripeto, perché queste continue sciatterie formali guastano un libro nato da intenti “sani”, da competenze pratiche, da successi sportivi che non ci sogniamo proprio di sminuire, e che nell’oralità non meno che nella pratica trovano il mezzo comunicativo migliore. Siamo sicuri che alla prossima edizione andrà meglio.
Rodolfo Malberti saluta ma (per fortuna) non se ne va
La sera di Capodanno è giunto, nella casella postale di tanti, l’annuncio del dottor Rodolfo Malberti, brianzolo, specialista di Ortopedia, traumatologia e Medicina riabilitativa presso il suo studio di Desio: dopo trent’anni lascia la carica di Medico sociale presso l'ASD Atletica Desio, ricoperta appunto dal 1990. A questa, dal 2011 si erano aggiunti analoghi incarichi presso la Ginnastica San Giorgio '79 Desio (di ginnastica ritmica nazionale), e il Gruppo Marciatori Desio; senza contare la lunga militanza, dal 1984 anno della laurea, presso società calcistiche quali Lecco, Seregno e un pochino anche di Inter.
Per non dire del suo apporto come responsabile sanitario a molte gare internazionali, come la presenza fissa alla 100 km di Seregno anche quando fu campionato mondiale, dal 2013 in poi.
Nel suo messaggio, “Rudy” ringrazia per il “sostegno non solo finanziario, soprattutto sostegno umano, mostrato in diversi momenti di questi 5 anni, che hanno visto centinaia di volte i nostri atleti salire sui podi di tutto il mondo. Avrò sempre il mio mega staff, Brianza Sport & Salute, compagno di viaggio. Staff che dico ‘mio’ per affetto, per amicizia, per collaborazione e professionalità, non per gerarchia professionale”.
A fianco (e nel sito http://www.rodolfomalberti.com/rmj2/) scorrono centinaia di risultati d’eccellenza nell’ultimo quadriennio olimpico: cominciando coi successi in Italia e all’estero di Nasef (primo alla maratona di Pisa, alle mezze di Ravenna e Boario nel 2016) e Mokraji (secondo alle maratone del Mugello e di Tangeri, terzo alla mezza di Trecate), poi ancora di Nasef nel 2017 (1° alla maratona di Plovdiv, alla mezza di Seregno e Scorzè, alla Monza-Resegone), con varie doppiette (insieme a Tyar alla maratona di Varna); alla vittoria a pari merito nella mezza di Chiavari per Bamaarouf e Mokraji, tripletta alla Meratenight 10 km (Nasef, Tyar e Bamaarouf); Bamaarouf 1° alla Brixen Dolomiten Marathon; Mokraji 1° alla Marcialonga running…
E saltiamo al disgraziato 2020 che doveva essere olimpico, con l’emergere nel cross di ragazzi come Molteni, Polizzi, Secchiero: Molteni che fa sue varie corse in montagna e Secchiero che lo emula nel triathlon (dove già fu riserva all’Olimpiade di Rio), mentre la cadetta Polzonetti primeggia in diverse gare nazionali sugli ostacoli e nel salto in lungo.
E chi l’ha detto che Malberti smonta di sella? Lui, non solo continua a seguire atleti “suoi” personali (Yassine Rachik, Andreatta-Abbiati nel beach-volley, Maxim Prodan pugile ucraino, Laura Pellicoro, Mattia Moretti, Fatna Maraoui nazionali di atletica leggera) e pensa in grande, a quel “profumo di Sol Levante” che può significare Olimpiade. La quale a sua volta non è vista solo come una kermesse, ma “un mezzo importante per esaltare l'impegno di tutti nella promozione della dignità di chi soffre”; una “promozione d'amore”, che si aggiunge alla lotta al razzismo e al bullismo, che Malberti aveva eretto a simbolo nelle canotte dei suoi atleti partecipanti ai Campionati Italiani di Maratona di Ravenna del 2018.
E, non da ultimo, alla continuazione del sostegno a varie Onlus ed organizzazioni: Bindun, Associazione Senegalesi Legnano e dintorni (presieduta dall’atleta ed amico Mamadou Cissé), Ass. Sportiva Forze Armate del Senegal (Dakar), Zenzero Onlus, AVIS Desio, CRI Desio.
Il pensiero finale (che solo in questo caso diventa un addio) Malberti lo rivolge ad Attilio Pozzi, il fotografo non solo sportivo di tutta la regione, caduto sul lavoro a 65 anni, nel dicembre 2019; ma se l’Uomo, purtroppo, non tornerà più, un altro collega, Roberto Mandelli, per lungo tempo resterà ancora al fianco di tutti gli sportivi lombardi.