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Mar 17, 2019 3880volte

Ultrabericus : una bella scoperta

il lungo serpentone in uscita da Vicenza, in un tratto in salita il lungo serpentone in uscita da Vicenza, in un tratto in salita NPietrobelli

Succede che l’amico Roberto Matteucci ti parla bene di una gara cui ha partecipato, magari tu hai cominciato a fare qualche esperienza nelle corse trail e scoperto che ti piace; ecco allora che ti ritrovi, insieme, al via di questa 9^ edizione della Ultrabericus Trail, che parte e arriva proprio nel centro di Vicenza, dalla bella piazza dei Signori. Una formula adatta quasi a tutti, dai 22 km e 750 metri di dislivello positiva della “Urban”, fino al trail integrale, 65 chilometri e 2.500 metri. Nel mezzo una “twin Lui & Lei”, ovvero l’opportunità di dividersi amorevolmente la fatica a staffetta (34 e 31 chilometri). 

Noi optiamo per la versione Urban, pensando che possa già bastare.

Partenza alle 11, quindi comoda perché c’è tutto il tempo di arrivare e ripartire in giornata. Alle 10 invece era partito il trail integrale e la “Lui&Lei”. 

Un percorso, quello della Ultrabericus in versione Urban, che di Urban ha davvero poco, perlomeno in relazione ai tanti Urban e City Trail che riempiono di frequente i calendari podistici.

Pronti, via, e dopo un paio di chilometri si punta decisamente verso i Colli Berici, con una salita niente male, però seguita da un bel tratto in discesa nel bosco. Siamo a due passi dal centro della città, eppure è già un altro mondo. Tratti di sentiero e buon sterrato si alternano ad alcuni su asfalto. Poco prima del km 9 c’è un bel “tirone”, dove credo che anche i primi non abbiano potuto esimersi dal camminare, sia pure velocemente.

Si sbuca fuori ad Arcugnano, circa km 11, dove c’è il ristoro. Sarà l’unico, ma da regolamento bisogna portarsi dietro una serie di cose (fischietto, giacca antivento, liquidi), quindi l’occasione è quella di idratarsi ma anche riempire le scorte, oltre ad alimentarsi, c’è veramente di tutto! 

Da qui inizia il ritorno verso Vicenza, ancora salite e discese, su fondo prevalentemente sterrato ed erboso, talvolta all’interno di vigneti che tra poco cominceranno a germogliare. Alla fine i chilometri sono circa 20, ma poco o nulla conta in questa tipologia di gare; i risultati non sono mai confrontabili tra loro, tra l’altro alla Ultrabericus ogni anno viene cambiata la direzione, negli anni dispari si corre in senso antiorario, come avvenuto questa volta.

All’arrivo il ristoro è più ricco che non si può: panini, torte, frutta, bevande varie e birra in quantità industriale, giusto per un primo rabbocco, ma poi il pasta party completa, con gli interessi, il calcolo delle calorie spese. Prima ancora una doccia calda ed abbondante. 

Bello il percorso, vario, panoramico, discretamente impegnativo; per andare forte, o semplicemente soffrire meno, è opportuno allenarsi su tracciati collinari, ma anche le campestri risultano utili, qui il fondo è spesso irregolare, credo che in totale l’asfalto rappresenti al massimo un 20-25% sul totale. 

Voto massimo alla logistica, siamo in centro città eppure non manca nulla: spazi in abbondanza, spogliatoi, docce, deposito borse, tutto raccolto in qualche centinaio di metri rispetto a partenza/arrivo. 

Crescono ancora i numeri di questa manifestazione, evidentemente gradita a molti, oltre al sottoscritto: Integrale = 1022, Lui&Lei = 184, Urban = 428. Nel 2018 questi erano i numeri, nella stessa sequenza: 963, 99 e 342. 

Un ultimo dettaglio, decisamente apprezzabile: il prezzo di iscrizione è veramente quello che si legge, netto, niente balzelli o gabelle che fanno lievitare gli euri, un’abitudine piuttosto diffusa.

  

 

1 commento

  • Link al commento Roberto Matteucci Lunedì, 18 Marzo 2019 23:21 inviato da Roberto Matteucci

    A dir la verità non è affatto difficile parlare bene di questa gara: al di là dell'ottima organizzazione che Maurizio ha già descritto, quello che credo piaccia anche a chi davvero non può definirsi un trailer, è la sensazione di far parte di un grande evento, un po' come i ragazzini che giocano nello stadio cittadino prima del grande derby. Si parte un'ora dopo l'Ultrabericus Integrale, quindi si riesce a vivere tutta la festa della partenza di quel migliaio di coraggiosi che vanno ad affrontare una fatica veramente ardua, ritornando anche in tempo per godere l'emozione dell'arrivo dei primi, capaci di superare le difficoltà del percorso in appena cinque ore e mezza. Le note dell'Inno alla Gioia, dalla Nona Sinfonia di Beethoven, sono l'accompagnamento musicale più azzeccato per il coronamento degli sforzi di questi atleti che dimostrano grande felicità per il risultato e sembrano quasi non aver patito le fatiche improbe sopportate per tornare in piazza dei Signori.
    Il "nostro" Urban, invece, è una versione mignon della corsa dei grandi, pur condividendone i primi e gli ultimi dieci chilometri. Le difficoltà altimetriche e tecniche dei passaggi sono superabili anche da runner "stradaioli" come il sottoscritto e devo dire che con il terreno asciutto la gara perde tutte le caratteristiche che lo scorso anno me la fecero definire "l'incubo fangoso". Ci sono sì alcune salite che è consigliabile affrontare con molta cautela, ma i tratti corribili sono veramente tanti: anzi, alcune lunghe discese e certi tratti nei boschi pieni di cambi di pendenza e di curve invitano ad un continuo rilancio dell'azione di corsa, facendo in definitiva aumentare il ritmo di corsa. Per non parlare poi del tratto finale, con una lunga picchiata verso la cupola della basilica palladiana e l'ultimo chilometro, tutto segnato dalle frecce gialle, che fa pregustare il ponticello da superare di slancio e l'ultima curva che porta al traguardo, per un arrivo veramente spettacolare nel salotto buono della città.
    Personalmente, credo che sia vincente la scelta, sempre più diffusa, di abbinare i trail "veri" alle rispettive versioni short, accessibili a qualunque runner con un sufficiente allenamento sulla mezza maratona: innanzitutto permette anche a chi non ha la stoffa del trailer di sperimentare quest'affascinante tipologia di gara, in secondo luogo può avvicinare nuovi appassionati alla disciplina e infine, elemento non trascurabile, può aumentare i numeri dei partecipanti a queste manifestazioni, dando più ossigeno a chi le organizza, specie in tempi non facili come gli ultimi anni.

    Rapporto

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