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Ott 08, 2023 860volte

Bologna: una Petroniana tra il ricordo di Iside e la ‘viralità’ di Alessio

Bologna: una Petroniana tra il ricordo di Iside e la ‘viralità’ di Alessio Roberto Mandelli

8 ottobre – La Camminata Petroniana (chiamata così, credo, per essere corsa in prossimità della Sagra di San Petronio) è probabilmente la più bella di Bologna, dopo l’inarrivabile maratonina dei colli che in parte ne ricalca il tracciato. Organizzata dalla Polisportiva Porta Saragozza, alla sua nascita era patrocinata da una delle più grandi podiste bolognesi, Iside Bentivogli più volte protagonista sulle lunghissime distanze nazionali (e qualche volta, negli anni Novanta quando andavo forte, compagna di maratonine a ritmo folle sotto 1h35, con le sue colleghe di allora, la Montebugnoli, la Bonzagni e altre).

Gara, questa Petroniana, tra le più prestigiose del coordinamento, poi deve essere successo qualcosa: ricordo che un anno, l’offerta degli organizzatori di pane e mortadella venne presa un po’ troppo alla lettera dai partecipanti, che fin da prima della partenza si preoccuparono di sbafare piuttosto che di correre, e magari anche di acquistare il pettorale: da qui la definizione di “morti di fame” per un buon numero di podisti “coordinati”, e la defezione della Petroniana dal calendario ufficiale (che, Covid o non Covid, dopo la dipartita di Pareschi fa acqua più di un barcone per Lampedusa).

Sta di fatto che oggi la gara ufficiale della provincia si svolgeva a Sala Bolognese (e chissà se valgono ancora le minacce del Coordinamento 2018 per chi non ci andava: http://podisti.net/index.php/commenti/item/2743-il-comitato-podistico-di-bologna-minaccia-sanzioni-agli-indipendentisti.html ); alla facoltà di Ingegneria invece (quella costruita secondo il modello delle Università tecniche tedesche, e con la pianta a forma di M per intuibili ragioni), per la gara ‘fuorilegge’ (seppure benedetta da una giovane assessora comunale, foto 13-14) c’erano solo un paio di tende societarie, con quella del Passo Capponi a distinguersi per imponenza e per numero di partecipanti (foto 4-5).

Alla faccia degli invidiosi bolognesi, dello squalificato spione M.M. e del suo squalificatissimo compare vesuviano (O ciggnale nnamurate, fuori di testa per un paio di tette che gli furono prima promesse poi negate), Alessio Guidi da S. Agata (foto 8) è tornato a galvanizzare la gente che non va più veloce del “passo Capponi”, gente che “arriva piano, ma arriva”, che preferisce gli amici sbronzi agli amici str**, e riempie di allegria (che non significa mai pagliacceria) le strade bolognesi, altrimenti popolate da patetici personaggi votati al partéss prémma.

A occhio e croce (e vedi la foto 15), oggi alla partenza regolare delle ore 9 eravamo in mezzo migliaio, a dispetto della tariffa “esosa” di 5 euro (devoluti in beneficenza; vedi foto 9), per un percorso che dopo 6 km di salita blanda (prima per via Vallescura poi per via San Mamolo, residenze dei miei due grandi Maestri di università) saliva più decisamente sui colli, in pratica circumnavigando San Luca (foto 28, 31, 33), aprendo scorci fascinosi sulla Bologna alta e bassa, costeggiando altre chiese storiche come Roncrio e Ronzano, e toccando anche i luoghi cari alle altre corse collinari (via Gaibola, dove stava Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti; via dei Colli, dove una casa porta il nome di Pazzaglia, altro nume tutelare degli studi letterari bolognesi). Il pensiero va anche al grande Luca Goldoni, giornalista bolognese sommo, morto a 95 anni questa notte, che tenne sempre la residenza a Bologna perché il suo terrazzo dava sui colli.

Un paio di strappi più duri, dove qualche vicino di strada (i più costanti nei paraggi sono “Vituzzo” e Rita del gruppo-Capponi con le sue simpatiche compagne: foto 17, 18, 26) decide di camminare; e due discese a tornanti una delle quali ripercorre la mitica discesa antica della 25 km, quando si finiva in via Ravone e alle scuole Battaglia (Felice, fu-rettore dei miei anni da matricola e ‘fagiolo’). Poi un paio di km in via Saragozza e un’ultima salitina verso il traguardo di Ingegneria, dopo 15,3 km ufficiali (il mio Gps dice 14,850, con 340 metri di dislivelli), ovvero 8,3 km per il percorso più corto ma non meno bello.

All’arrivo, due bambine ti mettono al collo la medaglia, “da dare ai tuoi bimbi” (foto 36-38); il profumo di mortadella ci guida verso il banco del ristoro, dove il panino imbottito è celato (a difendersi dai morti di fame) da un involucro di carta. E va detto che anche il ristoro doppio del km 6/12 era succulento, a prova di Giangi (mi sono perfino impiastricciato le mani e il telefonino causa un biscotto al cioccolato), e con le addette che per giunta ci facevano il tifo.

Al resto ci pensano i capponiani, con una tavola imbandita da cubetti di mortadella, fette di salame, patatine e frittelline di mais, ciccioli secchi, birra e perfino Aperol (foto 39-43). Per rubare una frase ad Alessio (che ovviamente, quando il gioco si fa duro, sa correre duro, tra la maratona di Berlino e quella di Parma), “è questo il podismo che piace a me”.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Fabio Marri - Roberto Mandelli

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