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Dic 30, 2017 6987volte

A 62 anni da William Govi, così lo ricordiamo

William Govi alla staffetta di Cavriago (RE) William Govi alla staffetta di Cavriago (RE) Foto di Stefano Morselli

Oggi, 30 dicembre, William Govi da Albinea compirebbe 62 anni. Purtroppo, non li compie tra familiari e amici (o forse nel modo che avrebbe preferito, correndo una maratona); ma si accontenterà di ricevere visite nel cimitero del suo paese, come accade dal 26 agosto 2013, giorno dei suoi funerali dove era più numerosa la folla dei podisti da tutta Italia (compreso il suo eterno rivale ottantenne Beppe Togni da Lumezzane, che sarebbe morto poco dopo) che il numero dei compaesani.

Per raccontare le sue imprese ci vorrebbe un libro, magari derivato dai suoi diari e condito dai cimeli che radunava nel suo privato museo della maratona: intanto, sarebbe bello (e credo anche utile turisticamente, signor sindaco) che il museo fosse reso visitabile. Sarebbe probabilmente una cosa unica in tutta Italia. Certo, ci mancherebbe ad illustrarlo il commento un po’ egocentrico di William, che possiamo ritrovare in qualche spezzone finito su internet, come questo sulla maratona dei Templari di Banzi, del 2009.

https://conipiedixterra.wordpress.com/2011/08/05/con-gli-occhi-di-william/

Podisti.net si occupava di William fin dai suoi primi giorni, da quel luglio 1999 in cui partimmo (lui, io e un pullman di podisti organizzato dalla polisportiva Madonnina di Modena) alla volta di Bühlertal, nella Foresta Nera tedesca. E non mancammo di lanciare sguardi retrospettivi sulle sue imprese, a cominciare da quella dell’anno prima:  essendo nato il 30 dicembre 1955, nella primavera del 1998 si accorse che stava per compiere 42 anni e 195 giorni, quanti sono i km e i metri della maratona: e mi comunicò la sua idea, “un po’ pazza”, disse, di correre in quel giorno una maratona in solitaria, più o meno nel cortile di casa sua ad Albinea. Aveva ottenuto persino l’approvazione di Laura Fogli, e il 12 luglio 1998 William corse la sua maratona individuale, con tanto di giudici di gara.

Non so che numero fosse nella sua personale classifica (che amava esporre con numerini in velcro attaccati alla maglietta), ma replicò poi l’evento in occasione di altri anniversari, come la sua cinquecentesima, ammettendo anche la partecipazione di amici, a pagamento ma ospitandoli in casa. E la moda del compleanno 42,195 per qualche anno si diffuse meritando persino copertine di riviste e una pagina della Gazzetta dello sport. Da parte nostra, a volte l’abbiamo preso in giro, ma lui era contentissimo e ci chiedeva le “fotocopie”, come le chiamava, degli articoli, che sicuramente saranno nel suo museo.

L’avevo conosciuto al principio dei Novanta, per la mediazione di Mauro Zavatta (un altro che lo stesso 2013 ci portò via, e che nei suoi pullman maratonici aveva spesso William come cassiere), che propiziò la mia prima visita alla sua ordinatissima collezione che di ogni maratona da lui corsa teneva in casa (volantini, classifiche, medaglie, giornali ecc.).

Notoriamente, William era, diciamo così, un amministratore oculato dei suoi patrimoni, e si vantava di riuscire ad andare alle maratone più esotiche spendendo pochissimo. Ci trovammo una volta sullo stesso treno, diretto a Grenoble: io e consorte pagammo ovviamente il viaggio intero (mi pare circa duecentomila lire), Willam, anche con la complicità di una tessera da ferroviere lasciatagli da un amico, riuscì a cavarsela col solo biglietto Alessandria-Torino!

Un’altra sua eccellente capacità erano le pubbliche relazioni, sia con podisti sia con massmediatici: ai primi si appoggiava per avere ospitalità o passaggi in auto in direzione delle corse (lui non aveva la patente, e il suo unico mezzo era un motorino Scarabeo col quale arrivava al massimo alla stazione di Reggio), ai secondi comunicava instancabilmente le proprie imprese podistiche. L’ultima cosa che ebbi da lui fu un quotidiano norvegese di Rovaniemi, 13 giugno 2010, che portava un suo fotocolor e il sottotitolo “William Govi starttasi elamansa 744. Maratonille”, cioè all’incirca “ha fatto la sua 744° maratona” (dopo di che credo che ne abbia fatta un’altra sola, prima dell’ictus che lo colse durante una staffetta reggiana a Cavriago, dove Stefano Morselli lo fotografò per l’ultima volta in azione). Pensare che aveva già pianificato il modo di arrivare alla fatidica cifra di 1000 maratone in altri 15 anni, riducendo pian piano il totale annuo in previsione del calo fisico.

Sul traguardo, fin che poté, era un autentico ‘cannibale’: nel  1994 ci trovammo in 3 all’ultimo km della maratona di Caen, e proponemmo di arrivare insieme; macché, lui partì e andò a ‘vincere’. Peccato per lui che l’altro ‘sconfitto’ era colui che gli aveva dato un passaggio, col risultato che William dovette tornare a casa con altri mezzi. E, a fine anno, subire uno smacco che gli turbò il sonno per vari mesi: dalle maxiclassifiche di “Correre” (quelle che allora facevano testo) risultò che lui non era il primo (con 32 maratone), ma un romagnolo lo aveva sopravanzato con 33! Cominciò a indagare appurando che alcune di queste maratone erano fasulle; saltò fuori alla fine che si trattava di uno scherzo, ovvero di una vendetta da parte di un concorrente anonimo (all’insaputa di colui che era stato portato agli onori), probabilmente lo stesso battuto allo sprint di Caen.

Qualche anno dopo, volle ricambiare con uno scherzo simile, e fece spargere la voce che stava correndo, con tanto di giudici Uisp, due o tre maratone la settimana a casa sua, in modo da polverizzare tutti i record esistenti e dimostrare che il più bravo era lui. Qualcuno corse ai ripari (si cominciò a diffondere un’altra moda deleteria, quella di una maratona al giorno), finché si seppe che era appunto un’invenzione. Podisti.net seguì questa e tante altre storie o leggende.

Il Club dei supermaratoneti fu da lui co-fondato nel 1996, per dare ordine alle singole vanterie da pescatori di maratone e stabilire, possibilmente, che era lui il primo in Italia: trovò però il già citato Giuseppe Togni, più anziano e che lo sopravanzava di qualche decina di maratone, e di cui spesso William sottopose a controllo le prestazioni per verificarne la validità (questa era più corta, qui è partito prima ecc.). Ma prevalse l’amicizia, perché alla fine William, con tutti i suoi difetti, era un buono: e Togni, ormai in cattive condizioni di salute, non volle mancare all’addio finale di Albinea.

Per qualche dissapore e rivalità del genere, non sentendosi quel “Principe” come amava essere chiamato, William si era tolto dal Club dei supermaratoneti, tuttavia premurandosi che le sue cifre finissero nel supremo organismo internazionale, dove sono e resteranno. Ma il Club non ha smesso di parlarne:

http://www.clubsupermarathon.it/commenti/3015-borzano-di-albinea-re-38-giro-par-bursan-il-dialetto-di-govi.htm

http://www.clubsupermarathon.it/personaggi-ed-interviste/875-william-govi-il-museo-goviano.html

 

Amico delle statistiche, William giunse persino a calcolare di aver avuto, in tutti i suoi 57 anni di vita, una ‘fidanzata’ solo per un totale di mille ore…, e su Podisti.net pubblicò un annuncio, diciamo così, matrimoniale, purché la Lei fosse disposta a seguirlo “pazientemente” nelle sue trasferte per maratone.

Il suo errore decisivo fu quello gravissimo di non dar retta ai medici che lo sconsigliavano dal correre tanto; e la natura, purtroppo, gli ha presentato un conto anche più spietato di quanto ci si potesse aspettare. Le ultime visite che gli facemmo alla casa di riposo di La Vecchia, sulle prime colline reggiane, furono decisamente penose. Preferisco ricordarlo il giorno delle Palme 2001, alla maratona di Bolzano: lo raggiunsi a pochi km dalla fine, più o meno davanti a una chiesa dove erano esposti ramoscelli d’ulivo; ne prendemmo uno e lo portammo nelle due nostre mani (la mia destra e la sua sinistra), unite alla fine in gesto di vittoria e di pace.

4 commenti

  • Link al commento Angelo Alvarenz Giovedì, 27 Dicembre 2018 17:26 inviato da Angelo Alvarenz

    L ho conosciuto alla vigilia di una maratona a Firenze ed è stata subito amicizia sincera, per via di quel suo sorridere disincantato mentre raccontava delle sue esperienze di maratone in giro per il mondo, mostrando i ritagli di giornali che parlavano delle sue imprese e che portava sempre con sé in un borsone. Quando gli dissi che ero della Basilicata, mi chiese di tenerlo informato se si organizzava qualche maratona dalle mie parti, perché era uno dei pochi posti in Italia dove non aveva corso e quando gli dissi che l avrei ospitato volentieri a casa mia, ne fu felicissimo...

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  • Link al commento Luca Paltrinieri Mercoledì, 03 Gennaio 2018 21:32 inviato da Luca Paltrinieri

    Senza dubbio un grandissimo personaggio. Anche io l'ho sempre incontrato nelle poche maratone che ho disputato e lui sempre a raccontare gli aneddoti più singolari delle sue avventure in giro per il mondo. Manca veramente tanto, ha lasciato un vuoto incolmabile.

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  • Link al commento Adolfo Di Rocco Martedì, 02 Gennaio 2018 19:27 inviato da Adolfo Di Rocco

    Ci siamo incontrati in quasi tutte le mie 55 maratone a cui ho partecipato.

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  • Link al commento Davide Martedì, 02 Gennaio 2018 15:59 inviato da Davide

    Grande articolo. Govi ci manchi sul serio... Sempre affabile...

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