Chi ha corso, da quel mattino di Pasqua
La mattina di Pasqua è stata una mattinata movimentata, una mattina di corsa. Al maschile e al femminile. Correvano proprio tutti. Il capitolo 20 del vangelo di Giovanni ci dice che Maria di Magdala “corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo (Giovanni, ndr)” per dire loro che la pietra del sepolcro era stata ribaltata e che avevano portato via il corpo di Gesù. Alla corsa di Maria rispondono i due e ci viene data anche la ‘classifica’: “Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”.
Immaginiamo, a secoli di distanza, l’emozione mista al respiro pesante e spezzato, come capita ai podisti quando stanno arrivando al traguardo di una gara. Anche per gli apostoli la Resurrezione di Cristo fu un traguardo, raggiunto per di più con una certa difficoltà. Più volte il ‘maestro’ aveva spiegato loro come si sarebbero compiuti i suoi giorni a Gerusalemme, ma mai gli apostoli avevano capito. Non accettavano che il loro leader potesse essere consegnato e giustiziato.
La resurrezione fu anche punto di partenza per ciascun discepolo di Cristo e per la chiesa nascente. Dopo lo smarrimento iniziale, Pietro, Giovanni e gli altri cominciarono ad organizzarsi e sostenuti dallo Spirito (e con un direttore sportivo come Paolo, che non faceva mistero di allenarsi e praticare sport) iniziarono a portare la buona notizia di Cristo Risorto in tutta l’area del Mediterraneo e oltre.
Lo stesso è per noi. Quando tagliamo il traguardo di una gara (o forse già negli ultimi chilometri) cominciamo a sognare la prossima, quella che arriverà a distanza di qualche settimana o mese. Un arrivo è quasi sempre un punto di partenza, un trampolino che proietta verso il traguardo successivo.
A molti corridori la corsa ha ribaltato e ribalta le pietre dell’anima. Un’esperienza di resurrezione.
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