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Feb 13, 2018 8062volte

Caso Ascari alla "Cinque Mulini" a bocce un po’ più ferme

Walter Brambilla Walter Brambilla Foto di Roberto Mandelli

Ci è stato fatto notare che, dopo un primo commento, non avevamo insistito sulla faccenda dell’atleta amatore ‘deriso’ dallo speaker, in diretta Rai, durante la Cinque Mulini.

Nel frattempo, sia il web sia giornali rispettabili hanno inondato l’etere delle loro versioni, condite dell’immancabile sdegno perbenista a buon mercato e a senso unico (aspettiamoci qualche interrogazione parlamentare di qualche candidato alle prossime elezioni). È anche nato subito è nato l’hashtag #iosonomarcoascari, la cui efficacia probabilmente sarà analoga a quella dei vari “siamo tutti XY”, “je suis Charlie” e via col vento.

E noi, che alla Cinque Mulini eravamo presenti col servizio fotografico più completo dell’orbe terracqueo, cosa facevamo? Leggevamo, facevamo verifiche, cercavamo i protagonisti: come dovrebbe fare qualsiasi organo di informazione.

Nel frattempo se ne sono scritte di ogni genere: il Corrierone di lunedì, con titolo ad effetto rinforzato dall’uso falsificante delle virgolette:

Atleta sovrappeso offeso in gara: «Insulto all’atletica, questo non è sport». Nel testo, l’ “offeso in gara” diventava “deriso dallo speaker”, con nuove virgolette:  «Sei un insulto all’atletica» o «quello che vedete non è sport».

Qualcuno tirava addirittura in ballo la discriminazione verso i disabili, sostenendo che l’atleta interessato ricadesse in quella categoria (era stato tesserato per l’Asad Biella affiliata Special Olympics) : meno male che il Corrierone scopriva che “il runner è un giovane avvocato biellese e si chiama Marco Ascari”, “attivo in politica con la Lega Nord”. Però insisteva, addirittura inventandosi un neologismo: “Bullizzato”, e spiegando che ”Ascari è risultato, per errore, iscritto tra i professionisti. Ma dopo la sorpresa iniziale ha deciso di non tirarsi indietro e di correre con i campioni. E lì è venuto fuori l’enorme divario (Marco, come era inevitabile, ha concluso la gara ultimo con molti minuti di distacco dal primo) e gli insulti da parte dello speaker”.

Concluso la gara? Dalle classifiche che abbiamo consultato, appena disponibili, non risulta nessun Ascari, né tra gli arrivati né tra i partiti (dovrebbe comparire la scritta DNF, do not finished: perché non c’è?). La verità la scoprirete su queste pagine leggendo l’intervista di Fabio Rossi allo stesso Ascari, e scorrendo le foto qui sotto, dall'ultima delle quali appare l' "arrivo" di Ascari con tanto di nastro da vincitore (e lo speaker cosa diceva?).

Nel frattempo, “è arrivata anche la nota degli organizzatori della «Cinque Mulini»: L’Unione Sportiva San Vittore Olona 1906 ASD intende scusarsi pubblicamente, come già fatto in privato, con l’atleta M. A. per quanto sia apparso come un’offesa e si dissocia da qualunque interpretazione delle suddette frasi come offensive della dignità dell’atleta».

A dire il vero, non si dissocia dalle frasi dello speaker (di cui si continua a non fare il nome), ma dalle loro “interpretazioni”.

Ascari

Interviene “La Stampa” (nella cronaca di Biella, cioè provincia di residenza di Ascari): ”per quello che sembra un disguido organizzativo si è trovato iscritto alla gara per professionisti della Cinque Mulini, una classica nazionale del cross, anche se la sua intenzione era quella di partecipare alla prova amatoriale. Marco non si è tirato indietro: ha concluso un giro al suo passo e invece che essere comunque applaudito per il coraggio nello sfidare i big del podismo, è stato deriso dallo speaker della manifestazione, che lo avrebbe tra l’altro definito un «insulto all’atletica» e «quello che vedete non è sport».

Segue un link a un blog e l’hashtag citato, poi l’immancabile dichiarazione del sindaco di Cossato, patria di Ascari: ”è vergognoso, un ragazzo buono come Marco non dovrebbe subire queste offese».  Finalmente, bontà loro, la cosa più utile: una intervista ad Ascari, che almeno spiega come è andata con l’iscrizione:

«Avevo chiesto di essere inserito nella prova amatoriale visti i miei problemi di peso - racconta -. Ma quando sono arrivato alla partenza i giudici mi hanno detto che dovevo partire nella gara ufficiale con gli Assoluti visto che sono tesserato Fidal e iscritto a una società di atletica leggera. Non mi sono perso d’animo e ho affrontato la sfida».

Cominciamo a capire. Poi, dice l’avvocato (o meglio, “uditore giudiziario” in attesa di occupazione): “Sono comunque riuscito a portare a casa il mio sogno: correre la “Cinque Mulini”.

Correre, cioè partire, o concludere? Non si specifica; la nostra foto lo documenta.

Finalmente, e correttamente, "La Stampa" dà spazio alla versione dello speaker, di cui fa il nome, Walter Brambilla, ben noto tra gli sportivi, anche come speaker da 36 anni di questa gara. «L’ho visto passare, ultimo e staccato, e ho detto soltanto: “Se io giocassi a pallone non potrei sfidare Maradona”. Mi sembrava anche una battuta simpatica. Poi, a fine gara, gli organizzatori mi hanno spiegato la situazione, se me lo avessero detto prima avrei chiesto un applauso. Ma non ne sapevo nulla. La verità? E’ che oggi basta essere iscritto a una società e alla federazione per correre una gara come questa. E’ come se io mi iscrivessi al Milan e scendessi in campo: la gente mi fischierebbe o si metterebbe a ridere».

Adesso ne sappiamo un po’ di più, sebbene il comunicato della Cinque Mulini sembri non tener granché conto della dichiarazione di Brambilla, aggiungendo un dettaglio che sembra quasi avallare la storiella della disabilità di Ascari: “ è nostro dovere ricordare che da anni (quest’anno occorreva la 13^ edizione) abbiamo istituito il “Trofeo Amici dello Sport”, gara dedicata ad atleti diversamente abili […], La Cinque Mulini è di tutti, nessuno è escluso”.

Bè, magari, si potrebbero distribuire meglio i partecipanti: su questo, un piccolo mea culpa spetterebbe anche agli organizzatori. Un po’ ingarbugliata la dichiarazione dell’assessora di San Vittore Olona, Maura Alessia Pera, ha commentato: «Un gran brutto momento, che azzera tutto il lavoro degli organizzatori che da sempre si prodigano per lo sport aperto a tutti e per tutti. Il ragazzo è regolarmente tesserato Fidal, e si è regolarmente iscritto. Nulla vietava non ammetterlo alla corsa e così è stato”. La retorica politichese della litote (due negazioni invece di una affermazione) porta a dire il contrario di quello che forse l’assessora voleva dire: detto così, significa che “bisognava non ammetterlo”, ma l’hanno ammesso.

Fa il punto la Rosea stamattina 13 febbraio, sia pure riprendendo la notizia che Ascari fosse “ tesserato in passato in una società per disabili mentali”. Si aggiunge che “al Campaccio aveva gareggiato nella categoria Master; ma domenica alla Cinque Mulini un giudice giustamente zelante ha rilevato che, avendo meno di 35 anni, Ascari non poteva essere iscritto alla categoria Masters. E qui è nato il problema degli organizzatori: cancellare il suo sogno o concedergli una chance fra gli agonisti. Alla fine è stato trovato un accordo: «Parti insieme agli agonisti e fermati dopo il primo giro». Forse non è stata la soluzione migliore anche perché nessuno è stato avvertito dell’«esperimento”.

Ne sappiamo un altro po’ di più; e la frase di Brambilla viene ridimensionata secondo le dichiarazioni dello speaker (ma qualcuno che si prenda la briga di scaricare la registrazione dal sito della Rai…?): “Testualmente: «Se io giocassi a pallone non potrei giocare contro Maradona». La frase è solo questa, non quelle che fantasiosamente sono state diffuse sui social: infelice, sicuramente inopportuna ma non intenzionalmente derisoria nei confronti di un amatore (che nessuno sapeva fosse un disabile)”. Chiaro che conta anche il tono con cui una frase è pronunciata; e vorrei aggiungere che abbastanza spesso gli speaker di podismo (la mia esperienza riguarda le corse su strada), per ravvivare un evento francamente noioso per chi assiste, tendono a inserire spiritosaggini o battutine, sempre in bilico tra il complimento e lo sfottò.

Disabile o avvocato, saggiamente la Gazzetta conclude con una osservazione a proposito:

“La verità è che la vicenda ha svelato un imprevisto baco nei regolamenti del cross. Mentre nelle gare in pista per essere ammessi valgono i tempi di iscrizione e per le corse su strada agonistiche c’è sempre un tempo limite entro cui tagliare il traguardo, il cross anche a livello agonistico è sempre stato aperto a tutti. Va da sè che nessun corridore della domenica si è messo finora a sfidare i campioni keniani. Gli over 35 gareggiano nei Master ma gli altri? Teoricamente possono partire e arrivare al traguardo dopo tre ore costringendo tutto l’apparato organizzativo a fare gli straordinari”

E condividiamo il commento finale.

Ormai la frittata è fatta ma non esageriamo con l’indignazione.

La parola a voi lettori, magari qualcuno dei presenti potrà dirci esattamente cosa ha sentito.

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