Non lasciatevi trarre in inganno dal nome della gara, non parliamo di una tranquilla passeggiata sulle dolci colline romagnole ma di un trail, di quelli duri puri e anche fangosi quanto basta, svoltosi questa domenica 25.
Gli organizzatori dell’ ASD Trail e Running Forli e il Gruppo Sportivo S. Savino meriterebbero sicuramente maggiore attenzione per la loro gara, che ha visto schierarsi al via 54 concorrenti sul percorso definito Ecomarathon di 44 km, e 75 sul percorso Trail di 24 km.
I classificati sono stati rispettivamente 50 e 74: le due gare avevano in comune un anello di 24 km che per i corridori della lunga iniziava dopo un primo anello di 20 km che, con una iniziale salita senza soluzione di continuità, in 5 km portava sul monte Mirabello con un dislivello positivo di circa 420 mt rispetto ai quasi 200 iniziali. Dopo altri 15 km percorsi rimanendo sempre su quote tra i 500 e 600 metri, con numerosi saliscendi che facevano della loro verticalità, sia in salita che in discesa, motivo di grandi sforzi grazie anche a quantità di fango e neve assolutamente non trascurabili, si rientrava in zona traguardo per ripartire quindi per il secondo anello. Questo, dopo un iniziale tratto defatigante con passaggio a fianco di un allevamento di cavalli, riprendeva il leit motiv di tutta la gara, cioè salite di non più di un paio di centinaia di metri verticali concentrati in tratti molto brevi, e perciò un mix tagliagambe tanto allenante quanto faticoso: specialmente per quei corridori che, sprovvisti di bastoncini, erano in netta difficoltà nelle ripide salite e costretti a equilibrismi estremi nelle discese.
Chi scrive, per ragioni anagrafiche e per conservare un briciolo di dignità, si è invece aiutato con due robusti “bacchetti “ riuscendo ad arrivare in fondo senza cadute e con le terga ancora intonse ( tralasciamo però il riscontro cronometrico che potrebbe far balenare l’ipotesi di un futuro scacchistico anziché sui sentieri montani).
La vera apoteosi del “sadismo romagnolo “ si è avuta però verso il 38° km quando il trailer, già provato dall’impegnativo percorso, si è visto proporre ben 5 guadi su un sentiero pianeggiante che in 500 metri intrecciava il suo incedere con un simpatico, nonché freddino, ruscello di un paio di metri di larghezza e una quarantina di centimetri di profondità: per ben 5 volte appunto (e fin qui tutto bene), ma i nostri simpatici e sanguigni romagnoli hanno pensato bene che, per riscaldare i piedi cui la sensibilità era ormai un ricordo, non ci fosse niente di meglio di una salita di duecento metri verticali in 1800 metri di lunghezza, metà dei quali su un sentiero che non avrebbe sfigurato in un vertical estremo, con un fango che per la sua fluidità e collosità nemmeno alle vicine Terme di Castrocaro riescono ad averlo.
Terminata la salita, un gradito ristoro permetteva ad ogni buon conto di riprendere energie, e con un pezzo di focaccia e una birra si ripartiva tranquilli per gli ultimi kilometri “tutti in discesa”: mai fidarsi! Qualche strappo maligno era ancora in agguato come quello ripido anche se breve 300 metri prima del traguardo che si tagliava dopo un giro attorno al campo sportivo e un passaggio su un terrapieno formato da una piccola discarica di immondizia, che francamente avrei evitato di inserire nel percorso.
La tracciatura del percorso era sufficiente se pur un po’ “diluita” su alcuni tratti di carraie, purtroppo non molto visibile nei colori nero/giallo.
Vantaggio mio di essere arrivato quasi in fondo al gruppo: trovare le docce deserte e caldissime; negativo invece sentirsi dire che come pasta party non c’era più nulla, dunque buttare il braccialetto, dato come contromarca, direttamente nell’immondizia tra l’indifferenza degli addetti. Siamo venuti per correre, non per mangiare…
Precisiamo che in Romagna non si muore di fame alla domenica pomeriggio, e che trovare un panino sulla strada di casa non è stato difficile; però ritengo doveroso rispettare chi arriva a fondo classifica (ma nemmeno ultimo) alla stregua di chi corre più veloce. Nella gara erano indicati due cancelli, che ho passato rispettivamente con 30’ e 1 ora di vantaggio; non era indicato un tempo limite per l’arrivo oltre il quale si sarebbe stati fuori classifica e senza cena. Ricordiamoci che l’ultimo 10% dei classificati non è costituito dai “figli della schifosa“, ma ha, sulla carta , gli stessi diritti di chi arriva prima.
Pacco gara con calice in vetro consegnato come premio finisher, prodotti alimentari, maglietta, bottiglia di vino e calzini misura 48, che opportunamente modificati potranno andar bene come scaldabraccia.
Auguri per una prossima edizione più partecipata; ma non credo che contribuirò a far numero.