Direttore: Fabio Marri

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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

Il comunicato ufficiale: 10 settembre - Grande successo per la Half Marathon di Guastalla, evento competitivo (mezza maratona, 200 partecipanti) e non competitivo (5 e 10 k, quasi 800). Un grande risultato se si considera la vicinanza di competizioni ben più blasonate. L'evento è voluto fortemente da SMEG e dal Comune di Guastalla in memoria di Cinzia Sandri, donna di sport e impegno sociale scomparsa alcuni anni fa a causa di un male incurabile. Questo è il motivo per cui i proventi della manifestazione verranno devoluti in beneficenza. Cinzia lavorava nel settore commerciale di SMEG, main sponsor della manifestazione.
L'evento si è svolto in una calda giornata settembrina all'insegna del divertimento e inserita nella più ampia cornice della Festa dello Sport. L'assessore, Luca Fornasari e il Direttore Generale di SMEG si sono detti soddisfattissimi della manifestazione che ha già ricevuto feedback molto positivi sia per gli aspetti organizzativi, curati da Atletica Reggio ed Eventiae srl, che quelli riguardanti il tracciato. Eventi che prendono forma e vigore grazie al buon fare, all'amicizia e alla volontà di tanti amici di Cinzia e di residenti amanti dello sport.
Per la cronaca, nella gara maschile primo posto per Emilio Mori (Podistica Correggio), tempo 1h13’25. A seguire Umberto Preci (1h19’29-Corradini Excelsior) e Paolo Paladini (Sport Insime-1h19’29). Tra le donne a vincere è Galina Teaca (Atletica Viadana), 1h30’53, secondo e terzo posto rispettivamente per Silvia Torricelli (Tricolore Sport Marathon-1h33’31) e Natalia Pagu (Avis Novellara-1h37’48). Per il prossimo anno l'Half Marathon di Guastalla prenderà una forma più consistente all'interno di un più ampio disegno. Ma non vogliamo per ora svelare altro.

 

Commento dalle retrovie [F.M.] Confesso il mio stupore, arrivando a Guastalla (nobile città principesca del Rinascimento), nel trovare tutti occupati i numerosi parcheggi gratuiti ai margini del centro storico, e allo stesso modo, raggiungendo la centrale piazza Garibaldi di fronte al palazzo degli antichi duchi Gonzaga, di vederla affollata di partecipanti (vedere le foto 2-6 dell’album fotografico, che nella parte più qualificante deriva da immagini di Nerino Carri e dal lavoro di assemblaggio di Roberto Mandelli).
Il numero dei competitivi, tutto sommato, era ‘normale’ in queste zone, per una gara di valenza soprattutto locale e in concorrenza con la vicina mezza di Parma: su 192 iscritti (di cui 31 donne) 102 erano emiliano-romagnoli e 38 lombardi (provenienti quasi tutti dalla confinante provincia di Mantova). Mi ha sorpreso invece la quantità dei non competitivi, soprattutto in presenza di un costo del pettorale (10 euro) sostanzialmente triplo di quelli praticati nella zona: si parla di 800, moltissimi, sebbene circa la metà di quelli che si sarebbero radunati con prezzi normali, anche considerando che in questa domenica non si correva nella provincia di Modena e dunque molti modenesi si trovavano ‘costretti’ a passare il Secchia e venire sulle rive del Crostolo.
Però assai di più del prevedibile. Incredibilmente, era venuto perfino Giangi, che memore delle mie ripetute rampogne per i pettorali non acquistati, prima della partenza mi ha fatto vedere, non il pettorale, ma una strana ricevuta da cui risultava il pagamento. Pagamento di cui però si è pentito quando ha verificato la consistenza dei ristori, in gara e conclusivo, autorizzandomi a scrivere: “Giancarlo Piccinini dice alla vostra di Guastalla (?) ci hanno truffato 10 €, ristori solo acqua, maglietta era offerta dagli sponsor – Ristori anche finale solo acqua tè finito”.
In effetti, nemmeno io ho mai visto tè, né durante né dopo la corsa; in compenso c’erano delle mele squisite. A parte questo, mi sembra che la gara fosse ben organizzata: custodia bagagli, docce (un po’ decentrate), chiusura assoluta al traffico con grande dispiegamento di vigili, incroci sempre ottimamente segnalati da frecce e da addetti, pacco gara alimentare con l’aggiunta della maglietta di cui alla foto 50.
Il percorso (foto 52) era decisamente bello nella prima parte, che uscendo dal centro ci avviava subito sull’argine del Po (ancora frequentato da bagnanti, con le loro tende), oltrepassando Crostolo e Crostolino (così mi ha spiegato Angelo Giaroli, consueto compagno fino al km 15 quando è meritatamente scattato in avanti precedendomi di 5 minuti). Dopo il lungofiume, siamo andati su un lunghissimo rettilineo, profumato da interminabili filari di pioppi cipressini, tipicamente uno degli antichi stradelli che portavano ai ponti di barche o ai traghetti, ancora nell’era di don Camillo (Brescello, Gualtieri, Boretto sono a pochi km, e siamo passati anche sotto la ferrovia che Peppone prendeva quando doveva partire per il Parlamento di Roma).
Dopo circa 5 km seguiva un bellissimo tratto di sentiero nel bosco, certo non adatto a fare tempi-record (d’altronde, il percorso non era omologato Fidal, e risultava comunque un po’ accorciato rispetto all’edizione precedente), ma estremamente pittoresco. Si continuava con altri passaggi su strade bianche, che anticipavano la mostra del grande fotografo modenese-reggiano Luigi Ghirri, in svolgimento nello stesso palazzo ducale sorvegliato dal duca Ferrante (foto 46) dove stava il deposito borse, e da cui mi permetto di esibire alcune riproduzioni perché davvero sembrava di ritrovare i luoghi dove eravamo appena passati o altri cari per corse precedenti: guardate per esempio la piazza di Gualtieri nella foto 32, quella di Brescello nella 35, di Sabbioneta alla 44, il Po il bosco e la campagna in tante altre…
Un po’ meno poetica la seconda parte, che semmai ricordava altre corse in zona (Correggio, Novellara per esempio), col reingresso in città comunque ben regolato ed esente da interferenze col traffico. Non credo si possa volere di più (o sì certo, Giangi, se mettevano qualche fetta delle squisite angurie di questa zona non le avremmo rifiutate).
Nel frattempo Emilio Mori, classe 1979, grande organizzatore di gare tra Correggio, Campogalliano e Modena, stracciava la concorrenza rifilando 6 minuti al secondo (ammettiamo pure che la concorrenza fosse scarsina, ma il risultato di Emilio ha valore assoluto, non relativo). Anche la prima donna (in un lotto, ammettiamolo pure, di secondo piano), Galina Teaca, 1979 pure lei, non aveva rivali col suo 1.30:53, due minuti e mezzo abbondanti sulla seconda, la carpigiana Silvia Torricelli appena reduce da successi in ultra francesi, e 7 minuti sulla terza, Natalia Pagu.
Poi ci sono quelli come noi, del tutto esclusi da velleità siccome non erano previsti premi di categoria: dal già citato reggiano Giaroli i cui colloqui sono sempre istruttivi a tutto campo (dalla storia del podismo alla storia culturale -incluse le vicende del Muratori bistrattato a Modena da sagrestani e altro - alle storielle amorose di podisti e podiste: scopriamo persino di essere andati su un pullman insieme a Buhlertal una ventina di anni fa, compartecipi di tagli clamorosi altrui e di fidanzatine dalle mutevoli preferenze), al direttore di banca mirandolese Claudio Morselli, che venuto qui per onore di firma quantunque acciaccato, onora l’impegno aggiungendo il suo nome a quelli dei Modena runners capitanati oggi dal figlio Alessandro, 32° assoluto in 1.33:16.
E se Giangi si era lamentato dell’acqua calda (?), il sottoscritto, dopo un’ora di delizia per gli occhi trascorsa alla mostra di Ghirri, se ne va facendo rifornimento di acqua frizzante, fresca e gratuita (a Modena invece Hera la fa pagare), nel distributore comunale di fianco al parcheggio. E durante il viaggio di ritorno, si fa il pieno di zucche e altri prodotti di questa terra meravigliosa. Non di solo podismo vive l’uomo, ma a volte il podismo ti fa scoprire o ritrovare sublimità che altrimenti non avresti più raggiunto.

8 settembre – Nel giorno di San Badoglio e dei suoi colleghi generali fuggiaschi (al confronto del vile generale Carboni, che lasciò la popolazione di Roma alla mercé dei tedeschi, il gen. Vannacci è un eroe di guerra e di pace), giorno che ecclesiasticamente sarebbe la Natività di Maria (festa fasulla non autorizzata dai vangeli) si è finalmente recuperata la camminata che era stata rinviata dall’originario 19 maggio, allora in coincidenza con la “festa dei risotti” ma rovinata dall’alluvione.
La nuova occasione è stata la 42^ Festa paesana, in questo settembre mese delle sagre e dei festival: notevole che una frazione con 58 abitanti riesca a organizzare due feste l’anno, che portano centinaia se non migliaia di visitatori, attratti dalla fama della gastronomia (meritata, ma cui si accompagna la fama della lentezza del servizio, sulla quale Angelo Giaroli mi aveva ammonito): peccato che l’elegante chiesetta a lato sia chiusa. Se chiudete le chiese anche per le sagre… vabbè che di tante chiese non si capisce ormai l’utilità, a Bologna città ne avranno cento che totalizzano fra tutte dieci matrimoni al mese…
Quanto al podismo, arrivando a San Prospero (col navigatore, in assenza di ogni indicazione stradale) mezz’ora prima delle 19 ufficiali, si vedeva già qualche decina di camminatori lungo il percorso, classificato di 5 o 10 km (in realtà, 8.2 era il giro più lungo). Iscrizioni a 3-3,5 euro secondo le usanze Fiasp, a beneficio della Caritas diocesana ma con discreto sacchetto alimentare per tutti, oltre a due ristori lungo la strada (gestiti da bravi volontari sikh).
Alla partenza, l’affabile speaker diceva che eravamo in trecento, e subito si levava il coro di “cala Trinchetto”: a occhio, non più di cento (bè consoliamoci, nelle corse bolognesi di questo calibro, siamo molti di meno). Strano però che non ci siano reggiani o carpigiani-mirandolesi, e non c’era neanche la Marta da Quistello (chissà se è ancora in giro col suo giovane “centèuro”): le società più numerose sono dell’Avis Suzzara di Bottazzi, e di Cesole, insomma a km quasi-zero.
Comunque un bel giro, quasi per metà campestre, prima attraverso un parco che circonda un’antica villa, poi traversando il torrente Zara per dirigersi all’argine del Po ancora sormontato, come ai tempi di don Camillo e Peppone, da una strada: scenografico il tramonto sul Grande Fiume, sebbene le foto col telefonino diventino inevitabilmente mosse causa i tempi lunghi di scatto o, chissà, sfumate dal sudore sull’obiettivo. Si gira attorno, poi si entra nell’altra frazione di Saviola (del confinante comune di Motteggiana), quasi una città coi suoi 680 abitanti: col mio occasionale compagno di corsa, che forse si chiama Franco Cavicchioli, ha corso 100 maratone e qualche Passatore, e viene da Bagnolo San Vito sede del parlamento del Nord (“ma adesso li hanno sfrattati perché non pagavano l’affitto”) commentiamo l’abbondanza, lungo le strade, di raccoglitori per il pattume differenziato, ma l’assenza dei normali cestini o cassonetti dove buttare i bicchieri del ristoro (mi dice che qui non usano, e nei paesi dove ci sono i cestini, li vuotano sì e no una volta al mese).
E siamo di nuovo a San Prospero, dove dopo una ex scuola fatiscente (bè certo, con 58 abitanti e la decrescita infelice, quanti bambini ci saranno?) si apre lo stradello per il campo sportivo, l’arco gonfiabile del traguardo e l’area della festa. I più rimangono appunto alla cena, cibi squisitamente locali (risotto con salamella, tortelli di zucca, spalla di S. Secondo, e soprattutto lo stracotto di somarina della foto 24) a prezzi modici: peccato che il primo arrivi dopo 25 minuti dall’ordine e il secondo dopo 45; il giovane parroco gira tra i tavoli per confortare l’attesa e scongiurare imprecazioni blasfeme, che si trasformano però in approvazioni quando finalmente i piatti sono serviti. Non passerà agli annali del podismo, ma è bello anche così.

2 settembre – “Ripresa e resilienza” sono due termini che ben si addicono a Enrico Vedilei, che con questa è riuscito a portare a termine 8 edizioni della sua gara forse più caratteristica (oltre, s’intende, alla Maratona della pace sul Lamone, che apre l’anno). Nemmeno in questo 2023 la data tradizionale di metà giugno, cui podisti.net ha spesso partecipato con scarpette e tastiera (16.6.2018

https://podisti.net/index.php/cronache/item/1792-castelbolognese-ra-4-sei-ore-della-birra-anche-per-colpa-di-podisti-net.html

15.6.2019
https://podisti.net/index.php/cronache/item/4262-6-ore-della-birra-dal-solleone-al-tramonto-all-aurora.html

https://podisti.net/index.php/cronache/item/4247-castelbolognese-ra-5-sei-ore-della-birra.html )

ha potuto essere rispettata: stavolta causa la rovinosa alluvione di maggio, che da queste parti ha affossato anche il Passatore lasciando deserta di podisti la piazza di cui alle foto 2-3, e quanto al nostro giro ha letteralmente distrutto una parte del tradizionale percorso a sud di Castelbolognese, lungo il Lamone tracimato. 
Ma Vedilei non si è perso d’animo, e dopo le settimane passate da tutti i romagnoli con scope, spazzoloni, badili e carriole (e da Bonaccini a baccagliare a vanvera), ha ripensato (s’intende, sempre in comunione con la moglie-campionessa Luisa Costetti) i modi di onorare questa vecchia passione. 
Indisponibile Castelbolognese, si è riproposta Faenza, nonostante il famigerato precedente dell’ottobre 2020, quando la gara lì programmata saltò tre giorni prima per uno dei tanti diktat sciocchi, illegali e dannosi propinati sotto l’insegna del Covid:

https://podisti.net/index.php/commenti/item/6650-28-ottobre-la-marcia-sui-podisti-arriva-a-faenza-avete-vinto-ancora-una-volta.html

Non si è tornati nel “pistino ciclistico” pianificato tre anni fa, ma nel magnifico impianto sportivo della Graziola (periferia est di Faenza), con un bellissimo stadio di atletica, e tutto attorno vari campi di calcio, rugby ecc. con relativi servizi. Era stato tracciato un circuito di circa un miglio, che a noi più anziani ricordava quello della 24 ore e della maratona a squadre di Scandiano: giro di pista (qui un po’ arzigogolato), brevi tratti in asfalto e due più lunghi tratti campestri, attorno allo stadio (con una collinetta artificiale da salire ad ogni giro: “il nostro Mortirolo”, lo definisce un podista, al che una collega del gentil sesso chiede: “cos’è il Mortirolo?”) e tra i campi da calcio. Un’ampia zona ristoro, fornita di ogni ben di Dio (acqua, cola, ginger, integratori, frutta secca, farinacei, angurie, mele, banane) reca al termine i fatidici bicchieri di birra fresca. Era nostra facoltà usufruirne o meno, beneficiando di un bonus di 1 km per ogni bicchiere bevuto, con un massimo di 25: questo, solo per la classifica “goliardica”, mentre la classifica “vera” ovviamente tiene conto unicamente dei tempi cronometrici e dei percorsi “metrici”.

Siccome si partiva alle 13,30 (anzi, con qualche minuto di ritardo per consentire l’accesso di alcuni – quorum ego – arrivati negli ultimi minuti causa una serie di blocchi nell’autostrada, da entrambi i lati), dovendosi cioè correre nelle ore più calde della giornata (sebbene non caldissime: diciamo tra i 28 e i 30, però senza troppa umidità) la birra è stata oltremodo utile sia per dissetarci sia per reintegrare i sali, nonché per renderci più allegri: a parte il conteggio dei bicchieri, svolto dal glorioso Giordano Lucidi con la stessa oculatezza con cui nel 1994 conteggiò per “Correre” le maratone del povero Sante Facchini, ad ogni giro mi proponevo che al prossimo avrei “saltato”; ma non l’ho mai fatto, brindando ogni volta sia alla virostar Antonella Viola, una fortuna costruita sul terrorismo da Covid e il salottismo da Gruber, e che ora predice la morte a chi consuma alcolici, sia alla malasalute del Maiale, che tanto si adoperò per far saltare l’edizione 2020.

Ma birra o non birra, noi arriveremo a Roma (intesa come il traguardo, vuoi quello chilometrico dei 42,195 corrispondenti a 26 giri esattamente da 1628 metri, tranne il primo di 1500, vuoi quello del Big Ben che dopo 6 ore dirà stop). 
Nella prima ora siamo tutti pimpanti, rallegrati dalle fulgide forme di Greta Massari (commercialista carpigiana con quasi duecento maratone all’attivo, fedele alle corse di Vedilei, e di cui ci deve essere un errore nella data di nascita riportata sul sito del Club, perché saranno almeno dieci anni di meno del 1970 dichiarato: foto 4-5), che prosegue la tradizione di questa gara della quale fin dal 2018 scrivemmo:

Bisogna ammettere che quanto a belle donne, questa trasferta di Castelbolognese non lascia delusi. Chi scrive, quando va a correre, va a correre e basta (a differenza di molti colleghi delusi dalla vita, che sperano in un ribaltone solo per aver porto il bicchiere del tè alla fighetta affiancata); ma certo, arrivare in zona ritrovo e trovarsi di fronte all’opulenza di Luisa Betti o a quella vivente statua di Canova che è Eleonora Corradini (e non solo lei), sa renderti gradevole persino una corsa all’inferno (“si nun ce trovo a ttia, mancu ce trasu” [direbbe un’altra vamp podistica che però alla “birra” non viene mai]).

Poi qualcuno comincia a camminare, o semplicemente trangugia la birra stando seduto; ad ogni giro si consulta il tabellone elettronico col quale mediante i chip a disco volante sono registrati i nostri passaggi e i tempi relativi, e tra “colleghi”, salutando con invidia ogni volta chi ti sottopone all’ennesimo doppiaggio, si inganna il tempo parlando del più e del meno: sulle vicende sentimentali delle podiste più rinomate (e qui, Maurito Malavasi dimostra conoscenze insospettabili), sul prossimo nostro crollo (“t’en nee mai stoff? Et te stuferee bein!”, mi dice Paolino superandomi, ma poi sarà raggiunto: “a soun scupiee... Bè, e tè et fee n’eter gir? Ans pol ménga!”, questo all’altezza delle 5h50): la maratona del Malavasi maggiore sarà quotata 6h02, il suo percorso con 6 birre “varrà” 48 km, concedendogli il miracolo di arrivare davanti al figlio Maurito, i cui 27 giri alias 43,800 (maratona in 5.33) non saranno gonfiati da nessuna birra.

La più assidua delle doppiatrici è un’altra splendida figliola con una maglietta che chiarisce il suo essere vegana, e l’aspetto – diciamo - danese o finlandese (ma si chiama Francesca Scola, classe 1988, 1.33 nella mezza e 3.20 in maratona… e apprendo che ha persino vissuto a Formigine, terra propizia al podismo); con 36 giri, cioè 59,6 km, risulterà di gran lunga prima nella classifica “agonistica”, mentre nella classifica “goliardica” dovrà cedere lo scettro a Elena Anna Carraro, 45,5 km coi piedi e 27 birre bevute, cioè 72,5 km virtuali. Francesca sarà naturalmente anche la vincitrice della maratona, con un tempo di passaggio in 4.14:28, ai 6:01 di media che con questo clima e fondo stradale sono un tempone.

Il passare delle ore, più svelto di quello dei chilometri, induce i più timorosi di noi, o quelli ansiosi di una nuova “tacca” (Gianni Brera li chiamava “pellagrosi del gol”), a dibattere, anche con lo stesso boss Vedilei durante i passaggi dal quartier generale, la strana norma secondo cui se passeremo al rilevamento dopo le 5h50 non potremo cominciare un altro giro (il chiassoso portavoce diviene il maresciallo e “trombettiere” da Forlì Lorenzo Gemma, anche in rappresentanza del Club, che otterrà ufficialmente la sua maratona in 6.04:46). Ma come? sono 6h o 5h50?? Alla fine, dopo vari conciliaboli, crediamo di capire che “i maratoneti lenti” (o almeno, i meno lenti dei lenti) potranno proseguire oltre le 6h fino al raggiungimento della fatidica cifra: d’altronde, era il regolamento a scrivere “Sarà rilevato il passaggio maratona, da percorrere entro le 8h”. Della cosa non paiono interessarsi granché né l’avvocato Tundo (autore alla fine di 20 giri=32 km, e 13 birre), né Massimo Faleo, la cui maglietta inneggia alla “fatica” grazie a cui “soffri ma sogni” (foto 8-9: pessimo il gioco di parole con cui qualcuno toglie “at” da fatica): la sua “fatica” durerà 20 giri annaffiati da 19 birre.

Ancor meno se ne cura l’eroico Gianfranco Toschi, che ha persino rinunciato al diritto di partire due ore prima, e durante gli incroci mi informa sui risultati calcistici di Modena e Bologna; nel tempo concesso percorrerà 16 giri (26 km) più … 10 birre. Il glorioso Elvino Gennari (foto 7), eroe di tanti Passatore, addirittura si ferma molto prima del consentito, accontentandosi di correre 13 giri della mezza maratona, e senza toccare una birra.

Ma il dubbio sulla tacca resterà ancora allo scoccare delle 6 ore, col tecnico dei chip che interpella Vedilei “quando li dobbiamo fermare?”, il transponder (un trans che piace a tutti) che continua a suonare ad ogni passaggio, ma il video che non mostra più la classifica provvisoria; e sarà oggetto di dibattito negli spogliatoi e sotto una deliziosa doccia (punto in più per questa sede rispetto a quella agreste di Castelbolognese): dove però il dopo gara era assai più festoso, tra piatti gastronomici e vino romagnolo; mentre qui le ultime premiazioni avvengono addirittura a luci spente, cui dobbiamo supplire (o tempora, o mores) con le torce dei telefonini.

E finalmente, il lunedì, escono le dettagliatissime classifiche made in Endu, con Vedilei che si presta a spiegazioni aggiuntive. Delle prime posizioni femminili ho già detto.

Vincitore assoluto, con e senza birre, Gianluca Scardovi di Imola, 41 giri cioè 66,615 km (più 30 km … a tutta birra); secondo posto di Marco Mazzanti, 37 giri=60,1 km (e identiche 30 birre), appena davanti però ad Andrea Domeniconi, 100 metri in meno ma “soltanto” 12 birre che nella graduatoria “semiseria” lo arretrano al 13° posto. Tecnicamente quarto, con 36 giri al pari della Francesca Scola, ma con 24 birre che gli regalano un totale virtuale di 82,5 km, l’orafo toscano Edimaro Donnini da Castiglion Fiorentino, “senatore” della Ronda Ghibellina al pari di Vedilei, che gira per 6 ore con un bandierone inneggiante alla “Pace”.

Dei maratoneti e supermaratoneti incalliti, su 98 partecipanti complessivi (contro i 111 del 2021) saranno 61 a raggiungere la “tacca”, fino a Silvana Simoni dei Bergamo Stars cui saranno addirittura concesse 7h26 per finire (poi, non lamentatevi di Vedilei!).
La classifica della maratona non tiene conto di birre quindi è a prova di bomba: ha vinto Enrico Bartolotti (Liferunner) in 3.08:34, davantissimo al vincitore “a tempo” Scardovi (3.34:27): la cosa si capisce vedendo che Bartolotti si è fermato subito dopo i 42,195, e bevendo una sola bionda risulta addirittura 67° nella classifica generale. Terzo maratoneta viene sancito Nicola Frappi in 4.05:17, a precedere di 9 secondi  lo sbandieratore e compagno di squadra Donnini, che alla fine però lo precederà di 2 giri… e tre birre.

Tra le donne, prima anche nella maratona, come detto, Francesca Scola, quasi un’ora davanti a Natasa Zivanovic (Castel S. Pietro, 5.08; alla fine delle 6 ore, 48,6 km); terza la supermaratoneta Giulia Ranzuglia in 5.14 (e si fermerà a questo traguardo), appena davanti a Concetta Bonaffini che però proseguirà fino ai 47 km in 6 ore e senza birre.

Quanto ai soliti noti, il supermaratoneta Christian Balzaretti (reduce da Orta dove ha superato il traguardo delle 250 maratone), risulta 10° assoluto in maratona con 4.32, completando infine 50,2 km; Roberto Boiano (visto altre volte con barba e capelli tricolori), fa segnare 5.22 in maratona e 29 giri (47 km esenti da birre) in totale; la prof di matematica Daniela Lazzaro, due mesi dopo avermi suonato ben bene ad Asolo, qui mi dà quasi 5 minuti in maratona (5.46) e un giro nel complesso. Bella sequenza di passaggi ai fatidici 42,195 tra i 5.59:49 di Yuri Fabbri (l’ultimo “in regola” al cento per cento) e i 6.11:28 di Greta Massari, con in mezzo il fananese Mauro Gambaiani, il supercitato Paolino, e il maresciallo Gemma. Todos caballeros.
E per chi vuole monitorarsi al centesimo, ecco le tabelle dei passaggi giro per giro, da non mostrare ai tecnici olimpici e ai venditori di tabelle, per non fargli scoprire che c’è chi ha fatto il primo miglio in 8:50, il secondo in 9:43 per arrivare ai 15:43 del ventunesimo (che Paolino ha però girato in 17:14), dando tutto nell’ultimo giro  chiuso in 13:16, ben 12 secondi meno del suo eterno rivale e concittadino… Ce n’è per dibattere lungo tutta la prossima maratona.

 

27 agosto – La capitale emiliana del prosciutto quest’anno, per la terza edizione del suo Monte Sporno Trail, alle distanze già collaudate dei 12 e 23 km ha aggiunto, in sostituzione della ‘vecchia’ 30 km, una ecomaratona: in realtà ultramaratona (di poco) essendo la distanza di 43 km esatti con l’aggiunta di 1850 metri di dislivello (che il mio Gps accresce a 1950; in sostanza, con tre vette principali sui 1100 metri slm); il che, secondo le tabelle ufficiose elaborate (che stabiliscono in 100 metri di dislivello l’equivalente di 1 km lineare) significherebbe una distanza ‘percepita’ di circa 61 km. Con questo, le 7 ore di tempo massimo inizialmente assegnate (con due cancelli intermedi ai km 11 e 24) costituivano un po’ lo spauracchio dei podisti non di primo piano che si erano presentati a inaugurare questo tracciato: intelligentemente, i bravi organizzatori hanno usato discernimento, in pratica abolendo i cancelli e aspettando una buona mezz’ora che tutti (66, su 80 iscritti: foto 3-4, 21) completassero il percorso lungo.

Solo due atleti sono stati sotto le 4 ore, che visto il tracciato va considerato un tempo di tutto rispetto: il vincitore Jacopo Fontanini (un under 35 da Camaiore) con 3.50:57, il secondo Fernando Alvarez Alfageme (Cittadella Parma) con 3.53:53. Arrivo quasi allo sprint tra le due prime donne, Barbara Aledda (Vengo lì, anch’essa under 35) 4.57:10, e Antonia Rinaldi (Runcard) 4.59:57. Più indietro, piace ricordare l'ambasciatore della Pol. Torrile, Gian Luca Fretto (5.40), e l'esponente dei supermaratoneti Mauro Gambaiani da Fanano, che certamente ha trovato più elettrizzante correre questa sola maratona in 6.56 che le dieci più dieci più dieci che piacciono a tanti suoi colleghi, capaci perfino di metterci un tempo superiore.

La 23 km (che a differenza della 43 doveva scalare solo l’ultima delle tre cime principali del percorso, che ai maratoneti pre-occupavano invece i km da 13 a 19) ha visto i successi, su 122 arrivati, di Nicola Pizzorni (Cral Barilla, 1.53:25) e Camilla Rizzardi (Casone Noceto, 2.26:34). Nelle retrovie, segnalo volentieri il ritorno alle gare (tenuto segreto fino a oggi) del veterano reggiano Nerino Carri, oggi più noto come fotografo di podismo, che (foto 10) ha chiuso al 118° posto in 3.55:33.

Più numerosi (152) i partecipanti alla 12 km, conclusasi con un arrivo maschile ex aequo in 1.00:54 di Davide Pau (Synergy) e del più giovane Gianluca Pinotti (RBML), mentre tre minuti e mezzo intercorrono tra l’arrivo della scontata vincitrice Isabella Morlini (Atl. Reggio, 7^ assoluta in 1.08:44: foto 38 prima e 49 poi, oltre che in copertina) e Valeria Poltronieri (Vengo lì, 1.12:17). Ma non possiamo trascurare il buon Paolo Giaroli, tra i tanti reggiani che hanno varcato l'Enza, e che ha chiuso in 1.57 (foto 14).

Alle gare competitive si è aggiunta la 12 km non competitiva, con tratti comuni al finale dell’ultramaratona, che ha incluso il ristoro presso un’azienda “alla parmense”, tra prosciutto e malvasia (con riguardo ovviamente anche per gli astemi e vegetariani).

Il minacciato maltempo si è notato soprattutto per una nuvolosità lungo tutta la giornata, e più tardi il brontolio dei tuoni: un po’ di pioggia è caduta solo intorno alle 14, più forte sul capoluogo e quasi nulla sul percorso lungo.

Del quale va notata anzitutto la segnatura, con frecce e segni per terra o sui pali/alberi, intensissima fin verso il km 30, con l’aggiunta di numerosi segnalatori ‘umani’ (poi è andata un po’ in calando, con qualche dubbio che ci ha colto nel rientro in Langhirano, pare anche per il sabotaggio di qualche residente poco tollerante). Davvero incredibile la presenza di tanti addetti lungo il tracciato (più loro dei concorrenti?!), tutti riconoscibili dalla maglietta fucsia; notevole anche la speaker, sebbene non sia riuscito a leggere la lunghissima sequenza poetica tatuata sul braccio destro (foto 42); e più che buona la frequenza dei ristori (anche qui, con un calo nella seconda metà, dopo quello abbondantissimo del km 18,5). Al 24,2 una signora, dopo aver dato l’ultima coca all’atleta davanti a me (uno dei 23 km), si è scusata per non avere più niente, col risultato che per bere a una fontanella ho dovuto aspettare il km 33 (nel frattempo sono ricorso all’acqua della prescritta borraccia, perché il clima era davvero afoso, la maglietta zuppa di sudore).

Percorso corribile forse per tre quarti, con l’eccezione delle tre salite alle citate cime (e l’apice negativo ai km 9,5-9,8, trecento metri di autentico vertical dove il fondo secco e polveroso ci faceva slittare all’indietro costringendoci ad aggrapparci ad alberi e cespugli), e di qualche discesa troppo sassosa.

Spettacolare il passaggio per la città murata di Torrechiara, che abbiamo lambito dal km 30 circa (foto 29-31, 46-47) e raggiunto attraverso vigneti intorno al 36, girandola all’interno e incontrando finalmente un ristoro come si deve. Suggestivo anche il “sentiero d’arte” erboso che ci ha fatto compagnia da Torrechiara fino a 3 km dal traguardo, quando siamo stati avviati su una nuova, ultima salita, tanto per farci rendere conto della nostra pochezza di retroguardie.

Delizioso il ristoro finale a fianco dell’arrivo (foto 19: mi sono ingozzato di squisite angurie, annaffiate dalla birra che è sempre scorsa a fiumi in tutti i ristori), cui si è aggiunto il prosciutto-party nell’area del ritrovo, dopo la possibilità di una doccia caldissima.  A sorpresa, un premio (decisamente consistente, in campo alimentare: foto 33-34) è toccato anche a me: quello del concorrente più anziano, e vincitore di non so quale categoria (non prevista dal regolamento). C’è gloria anche per i poveri, che con l'occasione danno l'estremo saluto allo storico borsone (foto 36) ormai sfondato e inagibile, quasi come il suo proprietario.

25 agosto – Se vado a rileggere quanto scritto l’anno scorso su questa gara

http://podisti.net/index.php/cronache/item/9090-san-marino-di-carpi-24-madona-di-puntzee.html

la cosa principale da cambiare è la temperatura, oggi di 36° contro i 32° di allora (ma sta arrivando Poppea a spremere dalle sue poppe tanta acqua).

Il resto è tutto uguale, forse con un ulteriore calo dei partecipanti, e nemmeno un cane di fotografo, per cui basterebbero le mie foto del 2022, semplicemente da aggiornare con la quaterna d’oro (anzi, d’argento, se si giudica dalle capigliature) presente alla partenza: il più giovane è Paolo Giaroli, classe 1963, neopensionato che però fa ancora lavoretti in Val di Sole, e domenica competerà con la Morlini nella 12 km di Langhirano; e il penultimo giovane è Paolino Malavasi del 1951, col quale correrò tutta la gara (come l’anno scorso) ascoltando altri dettagli della conturbante apparizione di Nonna Fucsia alla Capanna Tassoni, e dandoci infine l’appuntamento alla Birra di Vedilei tra una settimana. Segue il decano Giuseppe Cuoghi non più da Cavazzona ma semmai dall'isola d'Elba, e il vice-decano Mauro Zoboli da Nonantola (di cui una ventina d’anni fa scrissi che a Calcara aveva corso con una gentildonna, e mi pregò di togliere la nota perché lui era ufficialmente nubile e non voleva rovinarsi la piazza).

Non è cambiata nemmeno la concomitanza con l’inaugurazione del nuovo festival dell’Unità a Modena, dove la nuova segretaria alla stessa ora della gara tentava di raccogliere i suoi belliciao in numero superiore ai 350 che ieri l’avevano accolta all’omologa inaugurazione di Bologna: ma per lei non c’è nemmeno il direttore della testata televisiva amica (o “compagna”), il quale da almeno tre giorni è fuggito a Pavullo per un fantomatico campionato di alianti che comincerà domenica. Colpa del caldo, diranno per giustificare i vuoti (i partigiani le avranno portate tutte via... quando ero un ragazzo, la zona del nuovo ippodromo era una delle privilegiate per andarci di sera in coppia sulla Cinquecento).

Insomma, con i sopra citati,  e altri del solito giro (Marisella che fa gara solitaria, Werter Torricelli,  Simona Malavasi trepidante per il final countdown al circuito del Frignano domenica, Rambo Benassi che vanta le sue 250 maratone – 10 sotto le tre ore- , il dottore e la dottoressa Vistoli fieri del loro pupillo Zeno, ecc., ovviamente mentre Valentini del Cittanova vince il premio del gruppo più numeroso) ci siamo avviati per le strade polverose di qua e di là dal canale, senza più il boschetto che ne costituiva il tratto trail: con eccellente spiegamento agli attraversamenti di vigili, vedovi ormai di Pavesi o la Bellelli o la bellissima Patrizia Andreini, ma con una vigilessa carina che spietatamente teneva ferme le auto anche se io e Paolino eravamo a 50 metri.

Sono mancate le fette di lingorria, sia al ristoro intermedio sia alla fine (solo acqua e tè fresco), mentre sono tornate le 6 uova come pacco-gara di fronte a 2,50 di iscrizione. Da rimarcare anche la vendita di gnocco fritto a soli 60 cent al pezzo, e la possibilità di cena a beneficio della chiesa attigua (però desolatamente più chiusa del 2022, quando invece riuscii a entrarci). Ma questo non dipende da Giorgio Diazzi, Stefania Camurri e gli altri carpigiani che hanno gestito al meglio l’evento: oltre tutto, c’era anche un parcheggio aggiuntivo e comodissimo.

Invece la chiesa dei Ponticelli ha riaperto, dunque almeno un piccolo miracolo la Madonna l’ha fatto; e Canèin, altro semprepresente, ci ricorda che c’è anche la sagra di Rovereto, lunedè cun i fogh, che non sono nemmeno paragonabili a quelli dei Lidi Estensi.

Mercoledì, 23 Agosto 2023 16:42

Ad Albinea domenica 3 si ricorda Govi

All’interno della “Fiera della Fola”, programmata ad Albinea (RE) nei primi quattro giorni di settembre, a mezzogiorno di domenica 3, nella palestra comunale, si inaugura una teca contenente materiali donati dalla casa-museo dove abitò William Govi, scomparso esattamente dieci anni fa.

Come è noto nel mondo dei maratoneti, casa Govi (sita in quella via Togliatti che un sindaco di Albinea spergiurò di ribattezzare in via della Maratona 500) è in vendita, e il museo che William allestì con cimeli delle sue circa 750 maratone corse è destinato alla dispersione, se non troverà chi se ne prenda cura. Una piccola parte è stata appunto acquisita alla locale polisportiva e alla palestra, ma il grosso è ancora in attesa, inclusa la collezione di animali impagliati dallo stesso William (e senza dire che una parte “cartacea” è già stata eliminata). Bisognerebbe fare presto, e chissà che la mostra non stimoli le doverose iniziative.

Lizzano in Belvedere (BO), 20 agosto – La 14^ edizione dei “5 passi in Val Carlina” (gara intrepidamente mantenuta anche durante la pandemia: cfr. fra l’altro http://podisti.net/index.php/cronache/item/7591-lizzano-in-belvedere-bo-5-passi-in-val-carlina-per-pochi-irriducibili.html) quest’anno è stata valevole come campionato nazionale Uisp di corsa in montagna, distribuendo maglie di campione, premi e riconoscimenti in quantità, per un gran numero di categorie (11 maschili e 10 femminili, senza accorpamenti) oltre che per i vincitori assoluti.

Forse la data scelta non è delle migliori: è vero che è la solita di questa manifestazione, ma per un campionato nazionale ci si dovrebbe spostare un po’ più lontano da Ferragosto: invece, è successo che dei 196 iscritti competitivi (di cui 51 donne) ben 129 venivano dall’Emilia-Romagna, 45 dalla confinante Toscana (che ha fatto incetta di trofei fra le donne), uno solo dalla Lombardia: il pavese Federico Scabini, classe 1993, che però ha vinto, con soli 12” sul bolognese Jacopo Mantovani (Sasso Marconi, 1980). Tempi di rilievo, 1.10:38 / 1.10:50, sui 18,5 km con 692 metri di dislivello (come ufficialmente quantificato: il mio Gps concorda sulla lunghezza ma indica solo 580 metri D). A più di tre minuti è giunto il terzo, Saimir Xhemalaj (1994, 1.14:02), dei Modena Runners, società che ha anche piazzato il quarto, Massimo Sargenti (1971, 1.18:11).

I quattro citati hanno vinto le rispettive categorie, mentre il primo degli M55, Daniele Sperindei (1966, Castel S. Pietro, BO), è giunto nono in 1.21:18. Da rimarcare, tra le altre categorie, il pesarese Fabio Costantini, del 1960 e 14° assoluto in 1.24:20.

Delle donne, in assenza delle modenesi impegnate a Riolunato nel loro circuito del Frignano, e soprattutto di Isabella Morlini che a Commezzadura stava concludendo con l'ennesimo successo il circuito della Val di Sole, prima assoluta è la ventinovenne toscana Cristina Mariani (Vinci, 1.27:47), tre minuti davanti alla compagna di squadra Damiana Lupi che però di anni ne ha 52. Toscana (47enne di Lammari) anche la terza, Sara Colzi (1.36:16), come la quarta, Eva Toccafondi Grunwald (Montecatini, che di anni ne fa 63 e ha chiuso in 1.37:22); ovviamente ciascuna delle citate ha vinto la sua categoria.

Il percorso era stato leggermente modificato rispetto a quello che conoscevo dal 2020 e 2021, ma (come mi assicura il compagno di tanti km, Paolino Malavasi) coincideva col tracciato del 2022, in particolare per l’allungamento al km 10 nell’estremo ovest e punto più alto del giro, i 920 metri di Poggiolforato, dove uscendo dal sentiero nel bosco non eravamo avviati a sinistra direttamente sulla provinciale per Vidiciatico, ma a destra in un ricciolo al termine del quale una avvenente signora ci inanellava con un elastico teoricamente da esibire al termine (in realtà indossavamo il  chip, ma non c’erano rilevamenti intermedi). Anche la discesa su Lizzano negli ultimi 2 km era stata modificata, indirizzandoci al passaggio nella chiesa monumentale poco sopra la strada statale.

Molto buona l’organizzazione, a cominciare dalle semplicissime modalità di iscrizione tramite il sito Uisp Irunning, per soli 10 euro senza costi di commissione, e proseguendo con le eccellenti segnalazioni del tracciato (a cura del gruppo sportivo Berzantina), i ristori frequenti (addirittura due nei primi 4 km), la presenza di numerosi addetti lungo il percorso (che almeno mitigavano la non perfetta chiusura al traffico delle strade), e la celerità nonché abbondanza delle premiazioni. Parcheggi auto un po’ qui un po’ là, mancanza di spogliatoi/docce (per fortuna faceva bel tempo, e nella piazza d’arrivo zampillava una freschissima fontana), disponibilità della custodia borse, e di un servizio di massaggi a offerta libera. Un asciugamano "dedicato" era il premio di partecipazione.

Quanto a noi peones, ho già citato Paolino Malavasi, che col figlio Mauro aveva partecipato, 24 ore prima, all’altra classica del podismo appenninico Fanano-Capanno Tassoni, 13 km quasi totalmente in salita: meno male, riferiva, che il traguardo era stato allietato dall’apparizione di una notissima Venere di Botticelli in succinto abito fucsia, generosa nel concedersi fotograficamente a chi sopraggiungeva, e tale da far dimenticare la fatica autorizzando dunque la doppietta con Lizzano. Paolino, che ieri aveva terminato in 1h49, a Lizzano mi è andato via definitivamente nella “discesa pericolosa” del km 15, finendo oggi in 2h14; Maurito ieri aveva segnato 1h40 e qui ha confermato la sua condizione con 1h58.

Tempi troppo alti per andare a premio: per lui, per Lucio Casali da Formigine (classe 1961, 1h56), per il sottoscritto, e per un quasi esordiente come Stefano Grillo, classe 2000, neoacquisto Modena Runners, futuro ingegnere elettronico e arbitro di calcio di serie D: col suo 1.40 sarebbe il secondo M20 ma, intruppato nella categoria regolamentare M 18-29 vinta dal compagno di squadra Xhemalaj, risulta solo quinto. Però un mese e mezzo fa, nella grande 100 km di Asolo, era arrivato sesto assoluto (e corre da due anni, paradossalmente grazie al Covid che bloccò gli arbitraggi): forse sta nascendo una stella.

file:///C:/Users/utente/Documents/Podismo%20Pers%2023/Lizzano%2020ag-Classifica.pdf

Ore 9 del 21 agosto. Completo il pezzo col comunicato ufficiale Uisp pervenuto ora, e firmato dall'addetto stampa Claudio Bernagozzi, fedelissimo di Lizzano anche negli anni oscuri della pandemia. L'occasione serva anche per ricordare il secondo anniversario della morte di Angelo Pareschi, a lungo sodale di Bernagozzi in tanti anni di gestione del coordinamento podistico bolognese, e anche dopo, quando ben pochi avevano il coraggio di mettere in piedi un ritrovo di podisti.

Duecento atleti in rappresentanza di 8 regioni e 50 società hanno dato vita domenica 20 agosto a Lizzano in Belvedere (BO) alla 14a edizione della “5 Passi in Val Carlina”, valida come 4° Campionato nazionale UISP di corsa in montagna 2023, grazie alla perfetta organizzazione dell’ASD Runners Maratoneti Berzantina, società collaboratrice di UISP APS - SdA Atletica Leggera e UISP Emilia Romagna APS nell’evento, con l’apporto tecnico dell’Associazione Giudici Reggiani e dei Giudici Uisp Bologna.

Dopo 1h10’38” e 18,5 km di gara sul traguardo di Piazza Marconi si è presentato Federico Scabini (Atl Pavese) che si è imposto su Jacopo Mantovani (CSI Sasso Marconi), ben 7 volte vincitore su queste strade e stavolta secondo in 1h10’50”, e a Saimir Xhemalaj (Modena Runners Club) terzo in 1h14’02”.

Tra le donne lotta in famiglia Atl Vinci con Cristina Mariani che con 1h27’47” si impone sulla compagna di colori Damiana Lupi, seconda in 1h31’02”, mentre il terzo gradino del podio è di Sara Colzi (GS Lammari) in 1h36’16” già vincitrice dell’edizione 2022.

Nelle classifiche di categoria UISP, che hanno decretato i campioni 2023, Cristina Mariani ha vinto la cat.F18..29 mentre nelle altre vittorie di Silvia Cellai (Pol Murri Ellera-F30..34), Debora Lana (ASD Leopodistica-F35..39), Maria Vittoria Castrucci (ASD Orecchiella-F40..44), Stefania Palmieri (ASD Silvano Fedi-F45..49), Damiana Lupi (ASD Atletica Vinci-F50..54), Roberta Nicoletti (GPA Lughesina-F55..59), Eva Toccafondi Grunwald (Montecatini Marathon-F60..64), Paola Lambertini (ASD Lolli Auto Sport Club-F65..69), Giuseppina Luongo (GS Lamone-F70+).

 Nelle categorie maschili Saimir Xhemalaj (Modena Runners Club) si è imposto nella M18..29 e a seguire Federico Scabini (Atl Pavese-M30..34), Alex Poli (ASD Runners Maratoneti Berzantina-M35..39), Alessio Tenani (Pol Giovanni Masi-M40..44), Alessandro Calligola (Pol Giovanni Masi-M45..49), Massimo Sargenti (Modena Runners Club-M50..54), Daniele Sperindei (Atl Avis Castel S.Pietro-M55..59), Daniele Baroni (UISP Com Terr Rimini-M60..64), Paolo Tonelli (Pod Pontelungo-M65..69), Alberto Gruppioni (Pod Pontelungo-M70...74), Umberto Margelli (ASD Lolli Auto Sport Club-M75..79).

Bottino pieno per il GS Lamone Russi ASD nelle classifiche di società che lo vedono primeggiare tra gli uomini con 140 punti mentre tra le donne si impone con 155 punti.

 Le classifiche complete del campionato al link https://www.uisp.it/atletica2/files/principale/campionati-nazionali/2023/montagna/class-montagna-2023.pdf e quelle generali della 5 Passi in Val Carlina al link https://www.irunning.it/gara.php?id=41765&ts=19589.

 Appassionanti anche le gare riservate ai più giovani, su percorsi adatti alle età, e buona anche la partecipazione alla non competitiva.

 L’appuntamento è al 18 agosto 2024 con la 15a edizione della 5 Passi in Val Carlina.

 

 

Domenica, 20 Agosto 2023 17:48

Asolo, e la medaglia è arrivata!

Meno di due mesi fa avevamo titolato il resoconto della 100 di Asolo con “e la medaglia arriverà!”:  https://podisti.net/index.php/cronache/item/10475-asolo-tv-1-2-luglio-successo-emozioni-fatiche-e-gioie-alla-100-km.html

Così è stato: al rientro dalle ferie, la cassetta postale mi restituisce una busta piccola ma pesante, affrancata con due eleganti francobolli e contenente la sospirata medaglia. Non ne avevamo mai dubitato, e Natalina ci aveva confortato nella speranza. Che oggi è realtà: et verbum caro factum est. Onore al merito.

Vermiglio (Val di Sole, TN), 16 agosto – “Tra le Androne de Vermei” è stata l’ottava e penultima prova del Circuito podistico Val di Sole, che si chiuderà domenica prossima con la 50^ edizione della “5 Campanili” di Commezzadura.

Dopo due assenze consecutive (la prima per ragioni di salute, la seconda per motivi professionali: in pratica, una perizia glaciologica sull’Adamello!), Isabella Morlini è tornata e ha lasciato aperta solo la lotta per il secondo posto femminile, andato alla brava Lucia Leonardelli (vincitrice a Dimaro).

È tuttavia probabile che la docente reggiana, per il sistema di punteggi qui in uso, non riuscirà a far suo il trofeo finale, moralmente strameritato: ma è chiaro che ben altri successi, sportivi e culturali, arricchiscono il palmarès di questa straordinaria atleta (“divina”,come la definiscono non senza invidia nelle sue terre padane).

Nelle altre categorie femminili, successi di Luisa Rocchia ed Elisabetta Nicoletti: partecipazione non altissima (35 donne in tutto nelle categorie adulte), sia per la collocazione in un giorno feriale sia per la minaccia di maltempo, che non ha disturbato le gare dei grandi ma ha costretto i piccoli a correre sotto la pioggia, e con una temperatura bruscamente abbassata dopo l’afa meridiana.

Nelle categorie maschili, assente Pinamonti protagonista delle precedenti gare, è tornato al successo Alex Rigo (vincitore assoluto, classe 2001 e incluso per età tra i Seniores), col prodigioso giovanissimo Federico Giardiello, classe 2009, secondo assoluto e primo tra gli Juniores, Diego Zanoni tra i Master e Filippo Giovannini tra gli Amatori (nonché terzo assoluto, classe 1978). Risultano in tutti 101 classificati uomini, con un premio speciale attribuito al più anziano in gara, Matteo Sonna classe 1940.

Le classifiche sono visibili come sempre nella pagina Fb del comitato organizzatore, e includono anche i giovanissimi: tra queste, Sveva Daprai si muove già come una vip, presentandosi alla premiazione con un berrettone sponsorizzato che le copre tre quarti di volto, e agitando la coppa come una campionessa di Wimbledon. Crescerà.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=160951103690066&set=g.1459425087443083

(assolute)

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(per categorie)

Il percorso era il più lungo dei quattro ultimi, superando i 5,5 km, per metà campestri attorno al bellissimo Centro Fondo e area giochi di questo grazioso paese a 1100 metri di quota, con 115 metri di dislivello dovendosi salire anche al centro storico. Molti dubbi sono venuti nell’ultima parte del giro, quando si tornava nei prati lungo il fiume, che andava oltrepassato in uno dei tre ponti disponibili. Quale? In mancanza di frecce o bandelle, i locali ovviamente non avevano dubbi, mentre io ho dovuto consultarmi con una giovane concorrente mia “rivale”, la quale però al terzo ponte (quello giusto) stava per tirare dritto dato che c’era rimasta la freccia della partenza che sembrava indicare la direzione opposta. Per fortuna sua, e anche mia, di là dal ponte la aspettava il presumibile fidanzatino (forse già arrivato, o forse fuori gara) che l’ha scortata negli ultimi 500 metri e alla fine ha insegnato la retta via anche a me, sul piede dei 35 minuti complessivi.

Ristoro finale, gestito come sempre dagli Alpini nel tendone ad uso ritrovo e salone premiazioni (con la presenza della Vicesindaca), straordinariamente ricco di salumi vari e cubetti di mortadella e di formaggio, il tutto andato a ruba, come le crostate e l’ottimo tè (stranamente, le bottigliette d’acqua Peio erano quasi invisibili). Premi per i migliori invece alquanto più risparmiosi dei cestoni alimentari visti a Dimaro e Malè: ma la cosa era prevista e comunque non avrebbe riguardato lo scrivente.

Nel frattempo, fuori dal tendone, finché non ha fatto buio gruppi di ragazzini giocavano a calcio, dividendosi il campetto in due parti, con due zaini nel cerchio di centrocampo a demarcare la porta: come si faceva noi, mezzo secolo fa. È l’ultima immagine (con quella della simpatica mamma-atleta Deborah Groaz da Peio)  che mi porterò dalla Val di Sole, assieme al “prezzo medio” della benzina quotato 1,95 (ma a Pellizzano trovo a 1,936): e ovviamente, alle bellezze supreme di queste parti, tra Adamello, Presanella e le incredibili, fuori classifica, Dolomiti di Brenta.

12 agosto – Terzultima prova del Circuito della Val di Sole, nell’impianto sportivo di Dimaro che nelle settimane scorse ha ospitato il Napoli scudettato, lasciando in tutto il comprensorio vistose tracce dei festeggiamenti: rilevabili anche dal servizio fotografico che Roberto Mandelli ha pazientemente assemblato: http://podisti.net/index.php/component/k2/item/10629-12-08-2023-dimaro-tn-entorn-a-dimar.html (foto 5, 18, 20).

Più umilmente, noi podisti amatoriali ci siamo trovati nella pista dello splendido impianto sportivo a est del centro storico, punto di partenza e arrivo della corsa di 4 km con 85 m D+, e l’ultimo km erboso lungo la riva del Noce, fino al giro di pista che concludeva il tracciato come ne aveva segnato l’inizio. I classificati segnano un piccolo progresso su quelli della corsa precedente di Malè, e certo ha contribuito positivamente la collocazione di sabato pomeriggio alle 18: tra l’altro, orario fortunato, perché appena concluse le premiazioni sul territorio si è scatenato un temporalone che ha disperso tutti. Le chiamate al podio erano state fatte con un tempismo eccezionale, sebbene con qualche discordanza rispetto alle classifiche uscite domenica 13:

https://www.facebook.com/photo/?fbid=156826417435868&set=g.1459425087443083&locale=it_IT

Nessun dubbio sulla conferma di Adriano Pinamonti come vincitore dei Master uomini, cui tra le donne si è affiancata Lucia Leonardelli (risultando ancora assente Isabella Morlini, professionalmente impegnata sul ghiacciaio dell’Adamello nella misurazione dell’andamento glaciologico in loco). Tra gli amatori donne ha vinto Lara Torresani, tra gli uomini è salito sul podio Andrea Stanchina.

Prima di loro, consueta apertura coi giovanissimi, con scene insieme commoventi e istruttive di agonismo (foto 8, 9, 19); poi la partenza dei grandi, cui volentieri si sono affiancati i figlioletti più grandicelli, impegnati sul percorso lungo: vedete nella foto 11 la splendida mamma locale Deborah che accompagna al via la figlia. E addirittura, nel dopogara ho visto (e ovviamente non fotografato) un’altra atleta precipitarsi ad allattare al seno il figlioletto di pochi mesi: questo descrive significativamente il clima che si respira in queste gare, dove i panorami inarrivabili inducono a pensieri non solo incentrati sul cronometro e i punti in classifica.

Al solito prezzo trentino di iscrizione di 8 € è corrisposta stavolta una confezione di speck e salsiccia locale; ristoro finale di acqua, tè, frutta e dolciumi locali.

Appuntamento il 16 a Vermiglio, per una gara che paesaggisticamente si annuncia tra le più attrattive. Possiamo anticipare che sarà anche il rientro di Isabella Morlini.

 

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