
Maurizio Lorenzini
Stoccolma - 7^ tappa Diamond League
15 giugno 2025. Buone notizie in chiave azzurra dalla tappa svedese della Diamond League
Marta Zenoni è sempre più sulla via di una “nuova vita” nell’atletica leggera, forse grazie anche al cambio di allenatore, certamente per le qualità e le ambizioni di qualità della forte atleta bergamasca; netto miglioramento sui 3.000 metri con 8:41.72 (precedente 8:44.10).
Bene anche Ala Zoghlami, che dopo anni complicati torna ai livelli che gli competono, col tempo di 8:14.38 sfiora di pochissimo il suo personale di 8:14.06, ma soprattutto dimostra di esserci in chiave del prossimo mondiale.
Quarta prestazione italiana all time per Federico Riva, 3:32.17 sui 1500 metri.
Doveroso segnalare l’ennesimo record del mondo di Duplantis, 6,28 nel salto con l’asta, e il record europeo di Andreas Almgren sui 5.000 metri, 12:44’27 (precedente 12:45.01).
Segue il comunicato di Fidal
Nel Bauhaus Galan di Stoccolma, settima tappa della Wanda Diamond League, Giada Carmassi firma il record italiano dei 100 metri ostacoli in 12.69 (1,4), Federico Riva è secondo nei 1500 metri con la seconda prestazione della carriera e quarta italiana assoluta (3:32.17), seconda anche Larissa Iapichino con 6,90 ventoso (6,85 regolare). Quarto Ala Zoghlami nei 3000 siepi in 8:14.38 a sfiorare il record personale (vince il tedesco Bebendorf in 8:11.81). Marta Zenoni si migliora nei 3000 metri in 8:41.72 in una gara velocissima dove chiude decima. Ottavo posto per Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli (55.98), Femke Bol vince con il record del meeting (52.11), ottavo posto anche per Zaynab Dosso nei 100 metri (11.26/0.9) vinti da Julien Alfred in uno splendido 10.75, ottava anche Eloisa Coiro negli 800 metri in 2:00.20 vinti dalla britannica Georgia Hunter Bell in 1:57.66. Meeting con grandissimi risultati, un record mondiale, un record europeo, quattro world lead e sei primati del meeting. Stoccolma regala il dodicesimo primato del mondo di Armand Duplantis nel salto con l'asta (6,28), il primato europeo dei 5000 metri ancora in casa Svezia con Andreas Almgren (12:44.27) e la doppia world lead negli 800 metri del keniano Emmanuel Wanyonyi (1:41.95) e dello statunitense Rai Benjamin nei 400 ostacoli (46.55). Nell'alto femminile Nicola Olyslagers (2,01) batte la primatista Yaroslava Mahuchikh (1,99). Nelle altre gare, successi nel disco per lo sloveno Kristjan Ceh (69,73) e per la tedesca Kristin Pudenz (64,85 nel disco), per il cubano Reyner Mena nei 200 metri (20.05/2,0), per il ghanese Benjamin Azamati nei 100 metri (10.18/0,9), della statunitense Isabella Whittaker nei 400 (49.79) e per la liberiana Thelma Davies nei 200 metri in 22.42 ventoso (2,2).
CARMASSI, C'E' IL RECORD ITALIANO! Sensazionale Giada Carmassi, a Stoccolma vola al record italiano dei 100 metri ostacoli in 12.69 (vento 1,4), sesta nella gara vinta dalla statunitense Grace Stark in 12.32 (primato del meeting). Una gara di gran livello complessivo, dove l'azzurra dell'Esercito ha chiuso sesta con un eccellente finale, piombando sul traguardo ancora a piene frequenze, tanto da appaiare al centesimo l'ex-primstista mondiale Kendra Harrison. Per Giada si tratta del primo record italiano della carriera, migliora il 12.75 di Luminosa Bogliolo ottenuto della semifinale olimpica di Tokyo 2021. L'azzurra proveniva dal precedente progresso di 12.81 di Rabat, a soli sei centesimi dal record italiano, ora una realtà. Oltre al record nazionale, per la Carmassi c'è la seconda prestazione europea stagionale. "Sono ancora incredula, ho avuto la sensazione di non riuscire a fermarmi, ho avuto le frequenze molto alte stavolta. Sapevo di stare bene, speravo nel personale. Sono felicissima di questo record e migliorare atlete che ho sempre preso a modello. E' il mio primo record italiano, sono ancora un po' frastornata ma felicissima".
IAPICHINO SECONDA. E' seconda la campionessa europea indoor Larissa Iapichino, al primo confronto internazionale della stagione all'aperto, in un contesto che non mancava davvero di nessuna delle più forti specialiste in circolazione. La fiorentina delle Fiamme Oro mette a registro il miglior salto al terzo turno (6,90 con vento di 3,6) dopo un altro salto ventoso di 6,89 (2,5) e un nullo, prima di realizzare 6,66 (2,7) e finalmente due misure importanti con vento nella norma, 6,82 (1,8) e 6,85 (1,0). La precede soltanto l'oro olimpico Tara Davis-Woodhall, che con 7.05 (1.3) nel salto d'apertura mette pressione a tutte le avversarie. Le parole di Larissa: "Non mi sono piaciuta molto nonostante la bella serie, porto a casa il secondo posto con soddisfazione e va bene così in una gara con tutte le migliori. Ho avuto qualche problema con le rincorse, ma mi servirà per mettere a punto i particolari tecnici per le prossime gare". L'azzurra batte tutte le altre, Jasmine Moore, Malaika Mihambo, e anche l'iridata indoor Claire Bryant.
RIVA ANCORA SUPER. Miglior back-to-back cronometrico non poteva esserci per Federico Riva, dopo il 3:31.42 del Golden Gala. Il mezzofondista romano delle Fiamme Gialle coglie però un significativo secondo posto nei 1500 metri (non validi per la classifica di Diamond League) chiudendo con la quarta prestazione assoluta italiana di 3:32.17 (seconda della carriera), preceduto soltanto dallo svedese Samuel Pihlström (3:31.53) e precedendo tra gli altri i compagni di allenamento George Mills (quinto e reduce dal primato britannico nei 5000 metri a Oslo) e Mohamed Attaoui (quarto), a loro volta battuti per il terzo posto dal danese Kristian Uldbjerg Hansen (secondo personal best in due gare in 3:32.60). Un'altra gara di altissimo livello dell'azzurro primatista italiano del miglio, con personal best anche per gli statunitensi Alvarado e Houser. "Sono contento della prestazione, ho raggiunto una consistenza mai avuta prima , ero alla quarta gara in due settimane", le parole dell'azzurro.
ZOGHLAMI SFIORA IL PERSONALE. I piazzamenti azzurri di rilievo nel Bauhaus Galan non si esauriscono: il mezzofondo ritrova al miglior livello anche Ala Zoghlami, che si piazza quarto con il secondo crono della carriera (8:14.38), secondo soltanto al personale di 8:14.06 centrato nella semifinale olimpica di Tokyo 2021. L'azzurro è preceduto dal tedesco Karl Bebendorf (personale in 8:11.81), dal neozelandese George Beamish (8:13.06) e dal marocchino Faid El Mostafa (8:14.04), riuscendo a chiudere davanti al favorito di giornata, l'etiope Getnet Wale. "Sono contento di essere tornato a tempi che non raggiungevo da due anni, ho fatto il minimo per i Mondiali, sono soddisfatto di me stesso".
ZENONI AL PERSONALE NEI 3000 METRI. Trasferta svedese che premia l'azzurra Marta Zenoni, al miglioramento anche sulla distanza lunga dopo il gran personale nei 1500 metri al Golden Gala (4:01.53). Chiude decima ma migliora il personale in 8:41.72, rafforzando la quarta posizione nelle graduatorie italiane all-time, già in suo possesso con l'8:44.10 dello scorso settembre a Rovereto. "Ho fatto il mio personale, è stato difficile a livello mentale, ma sono fiduciosa dei risultati in questo percorso di gare internazionali. Non mi sono sentita benissimo, speravo in sensazioni diverse, ma è la mia seconda gara all'aperto della stagione e sono ancora in rodaggio. Sono stata ferma dopo la stagione indoor per un problema polmonare, non sono questi i tempi che sento di valere e che vorrei trovare nel corso della stagione". Davanti vanno su ritmi elevati con passaggio in 5:40 al secondo chilometro. Vince l'australiana Linden Hall (8:30.01, personale) davanti all'ugandese Sarah Chelangat (primato nazionale in 8:31.27).
Scarpe in carbonio: è cambiato qualcosa? Ne riparliamo con Marco Boffo
11 giugno 2025. Tempo addietro c’era stata un’intervista con Marco Boffo, atleta con un buon passato agonistico (in particolare nelle ultramaratone), ma che ha anche maturato una profonda conoscenza di tutte le dinamiche esistenti in un gesto tecnico apparentemente semplice come è la corsa. Invece succedono un sacco di cose, delle quali spesso (quasi sempre) podisti e atleti sono poco consapevoli; anche sul fronte di chi propone (brand) e vende le scarpe (negozi) non viene un grande supporto, essenzialmente per ragioni commerciali.
Volevamo capire se qualcosa era cambiato, a distanza di quasi due anni, ed abbiamo scoperto che … non è successo nulla, pertanto riproponiamo lo stesso pezzo.
Invece è interessante, e soprattutto utile, scendere a un “piano inferiore”, rispetto alle scarpe super dotate; quali sono i prodotti maggiormente richiesti dai podisti? Nelle scelte influenzano certamente i modelli proposti: drop bassi ( sbalzo anteriore/posteriore), scarpe che privilegiano maggiormente il confort piuttosto che la protezione e via dicendo. Il podista prova un paio di scarpe in un negozio e dice “queste scarpe sono molto morbide e confortevoli, sono perfette per me”; Marco Boffo osserva “guarda che con quelle scarpe devi correre, non passeggiare”. E’ solo una battuta, che tuttavia fotografa in modo inequivocabile, forse un tantino impietoso, lo stato dell’arte: ci sarebbe tanto da fare.
Ecco quanto ci aveva raccontato Boffo tempo addietro, pare proprio sia cambiato poco, se non nulla.
Da qualche anno sono in commercio scarpe da running dotate di una piastra in fibra di carbonio, aveva cominciato Nike (Vaporfly), poi Adidas (Adiozero Adios) e a seguire un po’ tutti i brand di settore. I riscontri tecnici, intesi come miglioramento delle performance, sono sotto gli occhi di tutti: muro delle due ore a un passo dal cadere (attuale 2h00’35), mezza maratona 57’31, ma anche su distanze inferiori, come 5 e 10 chilometri. Più in generale i podi delle gare internazionali sono sempre occupati da atleti che calzano queste scarpe.
Ma il punto che credo più interessi la maggior parte di quelli che corrono è un altro: sono per tutti? Ovvero, davvero tutti possono trarre beneficio dall’utilizzo di queste scarpe “miracolose”? Se ne parla da un po’, ma qui cerchiamo di dare anche noi un contributo alla discussione.
Per farlo, oltre a basarmi sulle mie personali esperienze e conoscenze, prendo a riferimento una serie di considerazioni in materia fatte da Marco Boffo. Atleta di buon livello, con un passato di un certo prestigio, in particolare sulle lunghe distanze (personale di 6h45’38” sulla 100 chilometri, nove presenze in nazionale e partecipazioni a campionati del mondo). Dopo il ritiro dall’attività agonistica è rimasto nel mondo del running, prima come specialista di prodotto per conto di un brand di settore, poi ha aperto un’attività commerciale in proprio, un negozio con diverse peculiarità, orientate al servizio a chi pratica questa disciplina (ma anche di tennis, sport che ha praticato con buoni risultati in età giovanile).
Scarpe per molti, ma non per tutti? . Queste scarpe hanno caratteristiche particolari che, se da una parte certamente consentono ad un numero limitato di atleti sensibili miglioramenti, dall’altra possono far pagare un prezzo elevato (non solo di acquisto, perché i costi sono molto elevati) in termini di infortuni, per la gioia di fisioterapisti, ortopedici, etc).
Entriamo un po’ più nel tecnico; qui comincio a prendere dei passaggi di Marco Boffo
La tecnologia della piastra in carbonio è sicuramente valida e da grandi vantaggi… Ma non a tutti! La principale discriminante è la tecnica di corsa e la forza dei nostri piedi. Puoi correre anche a 3’30/km, ma se atterri pesantemente di tallone la piastra in carbonio non la sfrutti, anzi… Rende la corsa ancor più dispendiosa perché per flettere una scarpa così rigida devi utilizzare più forza.
Quindi pare di capire che, diversamente da quanto in genere si ritiene, la velocità in sé non è l’unico dato di riferimento su cui basare la scelta. In realtà io credo che una velocità maggiore porti (quasi) inevitabilmente a correre un po’ “in avanti”, quindi di avampiede o meso piede (ovvero atterrando sulla parte centrale).
Non è totalmente vera questa affermazione: ci sono atleti amatori che corrono a ottimi ritmi ma con atterraggio e baricentro di certo non avanzato. In questo caso la spinta avviene soprattutto da glutei e cosce.
Sia in chi spinge prevalentemente di piedi (pochissimi amatori), sia in chi spinge prevalentemente di cosce e glutei (la quasi totalità degli amatori), l’avanzamento del baricentro all’aumentare della velocità secondo me è insignificante.
In pratica un atleta amatore che atterra pesantemente di tallone, se spinge di più “potrebbe” essere impercettibilmente più avanzato con il baricentro ma non tanto da cambiare in modo evidente il suo assetto di corsa e ad essere quindi in grado di sfruttare le scarpe con la piastra in carbonio.
Come potrebbe addirittura arretrare all’aumentare della velocità dato che spingendo di più si perde lucidità, si tende a scomporsi e ad arretrare le spalle.
Quindi si può dire che anche andando piano il baricentro può essere avanzato?
Esatto, un esempio viene dagli atleti top, anche quando corrono molto piano, atterrano con i piedi in modo comunque avanzato.
La velocità dipende da quanta forza metti a terra, dall’elasticità di muscoli e tendini, da quanto aumenti la frequenza del passo e se la tua tecnica di corsa è in grado di sfruttare queste tre caratteristiche. Senza contare l’aspetto metabolico che è un capitolo a parte.
Sostanzialmente chi corre bene, corre bene sempre a prescindere dal ritmo, al contrario chi tecnicamente non è impeccabile, presenterà gli stessi difetti anche durante una ripetuta in pista.
Tutti questi ragionamenti sono poi influenzati dalla freschezza di chi corre. Più subentra la fatica, più lo stile di corsa peggiora e i vantaggi dati dalla piastra in carbonio diminuiscono.
Ma, allora, chi può trarre realmente vantaggio da scarpe con piastra in carbonio?
Per sfruttare la piastra, la presa di contatto del piede con il terreno deve avvenire in modo avanzato per creare quel pre stiramento a livello tendineo e muscolare della parte posteriore della gamba. Grazie a quel pre stiramento muscolo-tendineo si acquisisce la forza per poter spingere e sfruttare la rigidità del carbonio, che a quel punto aumenta la spinta in avanti.
Le variabili in gioco sono diverse: tecnica di corsa, età anagrafica e poca familiarità con infortuni muscolo-tendinei sono determinanti per capire se un runner amatore può usare o meno scarpe con queste caratteristiche.
Spesso di parla di ritmi di corsa, se veloci le “scarpe magiche “sarebbero adeguate, altrimenti no. Che ne pensi? A tuo avviso quali dovrebbero essere questi ritmi veloci?
Difficile quantificare, ci sono tante variabili! Ma, dovendo dare per forza dei riferimenti, per me ritmi veloci vuol dire correre ben al di sotto ai 3’30” al km. Se uno fa il fondo lento a ritmi compresi tra i 4’30”-5’00” al km (o ancor più lentamente…) e le ripetute intorno ai 4’00” al km, questi non sono ritmi veloci tali da ricevere dei vantaggi tangibili dal carbonio (a prescindere dalla tecnica di corsa)
Abbiamo quindi tracciato una linea di demarcazione, può bastare questo ad esaurire l’argomento?
No, perlomeno solo in parte, perché le variabili in gioco sono molte, come detto sopra. E ne cito un’altra. Analizziamo anche la stabilità dei piedi. C’è un eccesso di pronazione oppure un appoggio totalmente neutro? Chi non ha piedi stabili (e quindi forti…) non dovrebbe vedere questa tipologia di scarpe neanche con il binocolo.
Questo perché le scarpe con la piastra sono altissime, con schiume che girano intorno alla piastra morbidissime, smussate e con tomaie più sottili della carta velina. In che modo il piede può quindi avere un minimo di sostegno quando “crolla” verso l’interno in fase di spinta?
Si esaurisce quindi il nostro viaggio nel mondo delle piastre in carbonio, siamo volutamente restati nell’ambito strettamente tecnico, quindi nessuna considerazione sui costi (elevati) di questi prodotti e sui limiti per l’utilizzo in alcuni ambiti, ad esempio nelle piste di atletica.
Ringrazio Marco Boffo per la preziosa collaborazione
Saronno (VA) – 24 x 1 ora, 40^ edizione
Alle ore 10.00 di oggi, 8 giugno, è calato il sipario su una manifestazione sempre più apprezzata nel tempo, che ha fatto nuovamente registrare numeri e prestazioni di assoluto rilievo
8 giugno 2025. E’ stata la solita festa, verrebbe da dire, rispettata anche dal meteo, un caldo … non troppo caldo e la minaccia di temporali è restata solo una minaccia.
Sono stati 48 le squadre in gara, di cui 5 only women; la classifica assoluta vede al primo posto il team La Scuderia: hanno inanellato 916 giri di pista pari ad un distanza complessiva di km 386,664; vittoria con ampio margine su Maglificio Fragi-Bumbasina Run (km 368,544) e Missulteam Arborelle (km 350,328). Da rilevare l’ottima prestazione del frazionista più veloce in assoluto (Team Podisti per Caso), Andrea Soffientini, che ha percorso km 18,251 (media 3’17/km.
In ambito team femminile vittoria per Running Saronno All Stars, che si è piazzato al nono posto assoluto e realizzato il nuovo record della manifestazione, con la notevole distanza di 313,056 (precedente 311), pari a 741 giri; il passo è stato di 4’35/km, . La miglior atleta in assoluto appartiene proprio a questo team, è la forte keniana Ruth Mwihaki Gitonga, che ha corso alla media di 3’45/km, coprendo la distanza di km 15, 979. Di questo team, peraltro composto da tante atlete forti, faceva parte Catherine Bertone, un passato di grande prestigio, anche grazie alla partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma un presente che la vede correre ancora forte. Secondo posto per Le Gazzelle Marciacaratesi (km 279,072) e terzo per Club del Mesdi donne (251,304).
Il team Running Saronno All Stars, al centro la presidente Nadia De Nicolò
Come rilievo di natura tecnica da segnalare che i partecipanti della 24x1 ora correvano nelle corsie più esterne (4,5 e 6), per la concomitanza di una gara Fidal di 6 e 24 ore oltre ad una 100 km. Ovviamente i calcoli sono stati parametrati sono una lunghezza maggiore del giro di pista, che in questo caso era di 422 metri.
Arconate (MI) – Corsa sotto le stelle
E’ andata in scena ieri sera la prima tappa del circuito “Run Together”, sono cinque tappe che si svolgono nell’area Milan Ovest. Si è tornati quindi nella cittadina che lo scorso 17 maggio ha ospitato il campionato regionale master sui 5 chilometri.
Il taglio della manifestazione è certamente quello di offrire un prodotto fruibile da tutti, ecco perché formalmente si tratta di corse non competitive.
Questa di Arconate prevedeva un percorso di 5 chilometri (scarsi), ma anche per le successive tappe indicativamente siamo nei dintorni della stessa distanza.
53 podisti si sono iscritti all’interno circuito, fermo restando che è prevista la possibilità di partecipare a singole gare. Invece complessivamente sono stati 250 quelli che si sono iscritti alla gara singola e i non competitivi.
Partenza e arrivo nella centrale ed accogliente piazza della Libertà, facilità di parcheggio nelle vicinanze.
Nel dopo gara qualcuno lamentava “ ho scoperto che ad Arconate ci sono le salite, eppure siamo nella pianura padana”; beh, effettivamente qualche ondulazione c’era, ma è proprio questo, insieme ad altre “peculiarità”, come il doppio passaggio sul canale, che rendeva il percorso vario e divertente. Poi certamente si può dissertare sul termine “divertente”, secondo come interpreti la tua partecipazione.
Di sicuro i vincitori di tappa Roberta Vignati e Fabio Giudici l’hanno presa sul serio, ma qui parliamo di buoni atleti, abituati a competere a determinati livelli. Invece i più veloci che si sono iscritti al circuito sono Stefania Pulici e Andrea Manzotti.
Speaker della gara il bravo Davide Daccò; scatti a ripetizione grazie ad Arturo Barbieri, tutte le foto sono scaricabili gratuitamente su www.podisti.net.
Bravi organizzatori e volontari, che erano tanti, sia in zona partenza e arrivo che sul percorso, super presidiato, davvero nessun problema.
Le prossime tappe del circuito Run Together.
Buscate (MI), 12 giugno, cour Buscà
Malvaglio (MI), 19 giugno, Camminata notturna delle cascine
Castano Primo (MI), 26 giugno, Castano di notte
Nosate (MI), 4 luglio, Jackpot Run Nosate
Tori e mucche alle gare: succede anche questo
Riceviamo e volentieri di seguito pubblichiamo questo comunicato di Stefano Morselli, che ci racconta cosa è accaduto al Trail del Monte Soglio, corso l’1 giugno.
In realtà non si tratta di un’inedita invasione, qualcosa del genere era accaduta alla Apple Run di Cavour, 1 novembre 2024; in questo caso, come mostra la foto (uno scatto di un nostro lettore), il quadrupede era addirittura entrato negli spogliatoi.
Toro inferocito al Trail del Monte Soglio
In esclusiva vi mostriamo la foto del toro che ha creato problemi durante il trail di Forno Canavese.
La transumanza della mandria doveva avvenire il giorno precedente alla gara ma in zona c'era il Giro d'Italia e la si è spostata alla domenica.
In località Piano Audi il toro si è innervosito ed ha scavalcato una recinzione (forse addirittura un Guard Rail) finendo in una scarpata. La situazione non ha influenzato l'incedere dei runners ma, ha causato per motivi di sicurezza, il blocco della circolazione stradale sulla stretta strada per Piano Audi.
Sono così rimasti bloccate per oltre 1 ora molte vetture, tra queste anche quelle di diversi volontari impegnati sulla gara e 2 di fotografi di Racephoto.it.
Il toro è poi stato chiuso dentro ad un campo sportivo in compagnia di una vacca e la tensione è rientrata.
Questo fuori programma non ha impedito lo svolgimento della gara che ha avuto un notevole successo partecipativo e tecnico.
Il Comitato l'organizzatore del TMS aveva concordato in precedenza con il malgaro gli orari del passaggio del bestiame in anticipo al passaggio dei concorrenti.
La prossima volta, hanno dichiarato, prenderemo accordi direttamente con il toro....
(foto di Giancarlo Degni/Racephoto.it)
Casto (BS) – Vertical Nasego
24 maggio 2025. Tra le tante distanze e tipologia di gare mi mancava giusto un Vertical; detto e fatto, e la scelta non poteva essere banale, quindi è caduta sul Vertical Nasego, gara che è parte di una manifestazione internazionale di grande rilievo e prestigio.
1000 metri di dislivello su un tracciato dichiarato di lunghezza pari a 4945 metri, in realtà i vari GPS (per quel che possono contare su un simile percorso) dicono circa 400 metri in meno; ciò significa pendenze ancora più aspre.
La giornata è climaticamente perfetta, le nuvole spesso nascondono il sole ed è un bene, perché il percorso è poco boschivo, quasi sempre molto aperto.
Poche centinaia di metri e si fa subito sul serio; più che i chilometri, non avrebbe senso, sono indicati i metri dislivelli mancanti all’arrivo. Sono ancora qua a chiedermi se questa informazione mi aiutava o mi avviliva, però oggettivamente è stata utile. Dopo circa 40 minuti di corsa molto camminata, incrocio Alberto Stretti , il suo ruolo nel nostro mondo è “athletics blogger and consultant media”, in pratica significa dove c’è atletica e manifestazioni di alto livello in genere…lui c’è, ed è bravo. Mi batte un cinque così vigoroso che devo fermarmi e poi ripartire.
Dai 2500 metri percorsi all’arrivo il cartello indica ancora 600 metri di dislivello da superare, quindi una pendenza media vicino al 30%. In un tratto con salita limite ribaltamento vedo Emanuele Manzi, amico e campione della corsa in montagna; gli chiedo qualcosa su ciò che mi aspetta e lui (senza pietà) mi dice che adesso arriva il tratto “un po’ più duro” …come ?!?!.
In effetti la parte finale è molto complicata, in qualche tratto appoggio le mani a terra. E finalmente c’è l’arrivo, davvero su un cucuzzolo. Fatica, ma anche tanta soddisfazione.
Manifestazione davvero complessa quindi complimenti agli organizzatori dell’Atletica Valli Bergamasche, al comune di Casto e a tutti i tanti volontari che si sono prodigati.
Solo un osservazione: il regolamento recitava “ dal luogo di arrivo è previsto un tratto di circa 15-20 minuti per il ritorno all’area parcheggio e docce”. Penso sia un refuso, forse si intendeva 15-20 minuti al punto di recupero della sacca “di fortuna”, per un primo cambio (ottima idea), perché poi per raggiungere la zona palestra/docce/recupero borse, ci voleva una camminata ben più lunga. Il servizio navetta da questa zona (paese di Famea) al rientro a Casto, non era previsto, o almeno lo era solo per gli atleti elite; io e molti altri ci siamo arrangiati con passaggi di fortuna, anche perché farla a piedi (4 chilometri) sotto la pioggia battente non era una grande idea.
Comunicato gara a cura ufficio stampa Fluida, Barbara Mazzocco
ATUYA SBRICIOLA IL RECORD AL VERTICAL NASEGO; IMPRESA KISANG, GHELFI SUL PODIO
Cinque italiani nella top ten maschile – Elia, Rostan, Aymonod, Rota e Moia – per un bottino prezioso in chiave Six Nations.
Casto, 24 maggio 2025 – È un’edizione da ricordare, quella appena andata in scena al Vertical Nasego, dove il keniano Richard Atuya riscrive la storia della gara fermando il cronometro su uno straordinario 33’23’’, nuovo record del tracciato. Non riesce il colpaccio ad Andrea Elia, che deve accontentarsi comunque di un ottimo terzo posto dietro Philemon Kiriago, sul secondo gradino del podio. Al femminile anche la keniana Philaries Kisang entra nella storia del Vertical: è la seconda donna di sempre, dopo Andrea Mayr, a infrangere il muro dei 39 minuti su questa salita leggendaria. Chiude seconda Scout Adkin e al terzo posto Francesca Ghelfi.
Alle 10:00 dal centro di Casto è partita la gara al femminile che ha visto schierate al via alcune delle migliori interpreti al mondo del Vertical: dalla regina indiscussa Andrea Mayr, con cinque trionfi e record imbattuto, alla scozzese Scout Adkin, vincitrice della prima tappa della Coppa del Mondo in Romania. E ancora Philaries Kisang, vice campionessa mondiale di uphill, e la giovane e promettente azzurra Benedetta Broggi, seconda ai tricolori VK. È la Adkin a dettare legge nella prima parte di gara ma la Kisang (Run2gether) diventa protagonista di una progressione micidiale, supera la scozzese già prima del temuto “muro” finale e chiude in 38’53’’, siglando uno storico tempo. Sul podio, con una prova da manuale, sale anche la piemontese Francesca Ghelfi (ASD Podistica Valle Varaita), che torna ad alto livello con il tempo di 40’37’’.
Il podio femminile: da sinistra Scout Adkin, Philaries Kisang, Francesca Ghelfi
Resiste con carattere e determinazione la regina di sempre, Andrea Mayr: l’austriaca, al via nonostante gli acciacchi fisici che l’hanno tenuta lontana dagli allenamenti per diverso tempo, tiene testa alle avversarie e si difende alla grande con un ottimo quarto posto.
Al maschile è giornata di gloria per il keniano Richard Omaya Atuya (Run2gether), che firma una prestazione memorabile e riscrive il record del Vertical Nasego con uno strepitoso 33’23’’. Una cavalcata irresistibile la sua, che lo porta a tagliare il traguardo in solitaria, lasciando a Philemon Kiriago il secondo gradino del podio in 34’50’’. L’Italia sorride grazie a Andrea Elia (La Recastello Radici Group), che conferma il suo grande momento di forma con un prestigioso terzo posto in 34’52’’, lottando alla pari con i giganti keniani della corsa in montagna.
Alle sue spalle è parata di azzurri: Andrea Rostan (Atletica Saluzzo) è quarto in 35’04’’, seguito da Henri Aymonod (U.S. Malonno) in quinta posizione con 35’39’’, Luciano Rota (La Recastello) sesto in 35’48’’ e Tiziano Moia (Gemonatletica) ottavo in 35’59’’. Cinque italiani nei primi dieci, tre dei quali in maglia azzurra, che portano l’Italia a condurre la classifica della Six Nations nella prima giornata, davanti alla Francia.
Ora l’attesa si sposta tutta sul Trofeo Nasego, in programma domani, che non solo assegnerà punti fondamentali per la Coppa del Mondo, ma decreterà anche i vincitori della doppia tappa bresciana e della prima, storica edizione del Nasego Mountain Running Six Nations, il nuovo format internazionale che mette a confronto le grandi scuole europee della corsa in montagna. Tutti gli occhi sono puntati su Philemon Kiriago, chiamato a difendere il titolo nel tracciato up&down, e sul connazionale Paul Machoka, mentre tra gli azzurri le speranze sono affidate a Xavier Chevrier. Al femminile si preannuncia una sfida stellare tra la campionessa in carica Joyce Njeru e la detentrice della Coppa del Mondo in carica Scout Adkin, con l’Italia che si affida al talento delle giovani azzurre del team Italia: Giovanetti, Hofer, Broggi e Falchetti, oltre che ancora una volta alla solidità di Alice Gaggi, che torna al Nasego da individuale (ha già vinto due volte qui ed è nel cuore della gente) oltre che alla forza dell’ottima Francesca Ghelfi ammirata oggi.
TOP TEN FEMMINILE – VERTICAL NASEGO 2025
Philaries Jeruto Kisang (KEN – Run2gether) – 38’53”, (seconda donna di sempre sotto i 39')
Scout Adkin (GBR – Scottish Athletics) – 39’23”
Francesca Ghelfi (ITA – A.S.D. Podistica Valle Varaita) – 40’37” ?
Andrea Mayr (AUT – Hoolirun) – 41’57”
Sara Willhoit (GBR – England Athletics) – 42’20”
Kirsty Skye Dickson (GBR – Scottish Athletics) – 43’06”
Miriam Chepkirui (KEN – Run2gether) – 43’19”
Martina Falchetti (ITA – Sportclub Merano) – 43’48”
Joyce Muthoni Njeru (KEN – Atletica Saluzzo) – 44’06”
Benedetta Broggi (ITA – Sport Project VCO) – 44’08”
TOP TEN MASCHILE – VERTICAL NASEGO 2025
Richard Omaya Atuya (KEN – Run2gether) – 33’23” , (nuovo record della gara)
Philemon Kiriago (KEN – Run2gether) – 34’50”
Andrea Elia (ITA – La Recastello Radici Group) – 34’52”
Andrea Rostan (ITA – Atletica Saluzzo) – 35’04”
Henri Aymonod (ITA – U.S. Malonno) – 35’39”
Luciano Rota (ITA – La Recastello Radici Group) – 35’48”
Quentin Meyleu (FRA – FFA) – 35’52”
Tiziano Moia (ITA – Gemonatletica) – 35’59”
Paul Machoka (KEN – Atletica Saluzzo) – 36’26”
Theodore Klein (FRA – FFA) – 36’30”
Info:
www.trofeonasegocorsainmontagna.com
Premi sportivi, torna l’esenzione da ritenuta sotto i 300 euro
14 maggio 2025. Si torna indietro, oppure è un passo in avanti, dipende dai punti di vista; certamente si semplifica il lavoro degli organizzatori perché, se consideriamo che la maggior parte dei premi sono al di sotto della soglia di 300 euro, c’è meno lavoro amministrativo da gestire.
Ora si torna alle regole del 2024, o meglio, quelle che erano in vigore dal 29 febbraio e sino al 31 dicembre 2024; quindi si reintroduce l’esenzione che era stata tolta. Della serie, ci abbiamo provato, non ha funzionato bene, rimettiamo a posto le cose. Forse letta così fa un po’ sorridere, ma è un fatto che tassare del 20% premi di 10,20,30 euro appariva un po’ anomalo.
Invece fa un po’ arrabbiare che questa decisione avvenga a stagione abbondantemente iniziata, con calendari chiusi e regolamenti approvati.
E ancor più questo passaggio è discutibile:
Con il d.lgs. 33/2025, la soglia di esenzione è stata nuovamente introdotta, con decorrenza retroattiva dal 29 febbraio 2024, cioè in continuità con quanto previsto dal Milleproroghe, e dunque applicabile anche alle somme erogate dal 1° gennaio 2025 in poi.
Vale a dire che tutti i pagamenti di premi fatti da gennaio ad oggi potevano non rientrare nella tassazione, ma è ovvio che si tratta di gare trascorse ed è ragionevole pensare che i conti siano già stati chiusi, con buona pace degli organizzatori e degli atleti che si sono visti trattenere il 20%. Quindi peggio per gli organizzatori che hanno pagato puntualmente, con le incombenze amministrative del caso.
Altro passaggio che era e continua ad essere discutibile:
Il limite di 300 euro annui non è soggettivo, cioè non riguarda la totalità dei premi percepiti da uno stesso sportivo nel complesso, bensì l’importo erogato da ciascuna ASD o SSD a ciascun beneficiario. Ciò significa che un atleta può percepire più premi, ciascuno sotto la soglia, da più società sportive diverse, beneficiando più volte dell’esenzione.
In pratica si legge che se la stessa ASD organizza più gare e il medesimo atleta supera complessivamente la quota di 300 euro, a questo punto scatta la ritenuta del 20%. E’ una circostanza un tantino anomala, se ci pensiamo bene: ad esempio, se parliamo lato montepremi ad un atleta che partecipa ad una sola gara in un anno, e vince un premio di 400 gli viene trattenuto il 20%, ad un altro che ne fa 10 vincendo sempre 300, quindi =3.000 euro, non ha alcuna trattenuta.
Attenzione ad un passaggio, che tutto sommato pare ovvio: l'esenzione vale per qualunque importo sopra i 300 euro, se un atleta percepisce 300 euro per una vittoria, ma nel contempo batte il record della gara premiato, ad esempio, con 100 euro, i due importi si sommano, e quindi scatta la ritenuta del 20%.
Credo che la riforma dello sport fosse una buona idea, gli addetti ai lavori sanno che c’è un certo “disordine” nella gestione delle ASD e questo limite dei 300 euro/beneficiario vuole proprio risolvere questo aspetto, ma l’applicazione della norma di prestava e tuttora si presta a diverse osservazioni critiche.
Lecco - Lake Como Ultra Trail
Si è corsa oggi la Utlac 15, versione ridotta di un menù di gare ben più ampio e impegnativo, eppure la fatica garantisco che è stata tanta.
10 maggio 2025. Il cielo ha risparmiato i partecipanti, infatti la pioggia come d’incanto ha smesso di scendere proprio in corrispondenza dello start, ovviamente il percorso era tutt’altro che asciutto.
Un primo chilometro in piano, giusto per un minimo di riscaldamento, i più veloci sfilano via, gli altri, dopo l’attraversamento sul lago, all’ingresso del Parco del Monte Barro, sono tutti d’accordo: si cammina, grazie ad un tratto di 7/800 metri con pendenze limite ribaltamento. Seguono, fino a poco dopo il km 4, dei sentieri anche corribili ma poi si prende il Sentiero delle Creste e la salita diventa davvero faticosa, perfino qualche passaggio dove ci si aiuta con le mani; e non è una cattiva idea, visto che le gambe dopo le precedenti salite ti hanno abbandonato. Da queste parti si raggiunge il punto più alto del percorso, a 768 metri, mentre il dislivello totale D+ è di 740 metri, a fronte di una lunghezza dichiarata di km 13,5. Ogni tanto si scorgono delle viste panoramiche davvero belle, che la nebbia riesce a nascondere solo in parte.
Finalmente si scende, anche se spesso su tratti piuttosto tecnici, scivolosi, le rocce sono bagnate e il fango non manca. Il ristoro è in corrispondenza della Baita degli Alpini di Galbiate, c’è tutto quello che deve esserci per recuperare le energie, almeno in parte.
Da qui a mio avviso la parte più godibile del percorso (salvo alcuni tratti), sentieri boschivi, sempre tendenti a scendere; si procede facilmente, sia pure sempre con la difficoltà del fondo bagnato. Penultimo chilometro che ripercorre il tratto di andata, quindi con notevole pendenza, le gambe dovrebbero aiutare a controllare la velocità, ma … non ci sono più. Si attraversa nuovamente il ponte e ci si perde un pochino, Lecco si è svegliata e la gente passeggia, c'è parecchia confusione e si vedono meno fettucce che ti suggeriscono dove andare, ma con la (sia pur poca) lucidità rimasta, sai che devi proseguire sul lungo lago, arrivo in zona Monumenti ai Caduti, stesso punto da dove si era partiti.
Riporto qualche informazione essenziale sulla cronaca della gara; vittoria al maschile per Mirko Bertolini (La Recastello Radici Group), tempo 1h12’11, tra le donne Concilio Daiana (O.S.A. Valmadrera). Mi piace evidenziare il secondo e terzo posto delle gemelle Gandin (Polisportiva Pagnona), Eleonora e Isabella, sono classe 2003. Infine, giusto notare nella mia categoria (M60-69) lo svizzero Luca Borlini, che la vince chiudendo in 1h39’20 (!!); praticamente quando sono arrivato io aveva fatto la doccia e credo non solo quella.
Note in ordine sparso
Per chi piace la “corsa in natura” qui siamo al top, qualche tratto tecnico di troppo (è un trail, suvvia!) ma il percorso è complessivamente molto gradevole.
Forse un ristoro in più ce lo metterei, fortunatamente la giornata era fresca; del resto il regolamento dice chiaramente “ corsa in regime di autosufficienza”. E poi forse noi “stradisti” siamo abituati ad essere molto (troppo?) coccolati.
Percorso ben segnato, oltretutto con fettucce di colore arancione, impossibile non vederle, e posizionate correttamente, sia prima che dopo gli eventuali cambi di direzione.
L’immagine dell’altimetria non era fedelissima, quantomeno nel mostrare le pendenze in gioco; qui è una cosa strana, ci sono organizzatori che per 100 metri dislivello , magari su un tratto di 2,3 chilometri, mostrano salite che sembrano delle arrampicate di grado 6+, altre che “spianano” il percorso. Mah.
ALTIMETRIA PERCORSO (i chilometri in realtà non sono 15, ma 13)
Non mi piace mai commentare dei pacchi gara, non lo considero un elemento che qualifica nel bene o nel male una manifestazione, tuttavia qui era davvero di qualità.
Parcheggi complicati e molto costosi, capisco che siamo in centro città, ma qualche facilitazione in più potrebbe esserci per chi affronta una discreta spesa, magari perché non viene da vicino.
All’atto della registrazione ho avuto problemi di caricamento del certificato medico sportivo sulla piattaforma Wedosport, che (giustamente o meno) impone questo passaggio; continuava ad apparire il bollino rosso, ma in realtà quando mi sono presentato al ritiro pettorale armato di certificato ed evidenza della registrazione presso Fidal … mi hanno detto che era tutto a posto.
Trieste - Anche i figli di pop star corrono; Rocco Ritchie
7 maggio 2025. Già, credo sia stata una sorpresa per tanti, se non per tutti. Rocco Ritchie, figlio della celebre rock star Madonna ( il nome completo è Madonna Louise Veronica Ciccone), si è trovato al via della Trieste Spring Run, gara sulla distanza della mezza maratona che si è corsa domenica 4 maggio.
Foto Martino Zucchini - racephoto.it
Inglese, classe 2000, ha portato a casa un discreto 1h40’22, quindi una media di 4’45/km, che gli è valso il 330° posto assoluto su 1312 classificati. Invece nella sua categoria (SM), si è piazzato 87° su 212.
La gestione della sua gara non si può dire sia stata da esperto runner, un passaggio al km 10 alla media di 4’27/km, poi scesa a 5’01/km nella seconda parte; del resto il bellissimo e panoramico percorso della Trieste Spring Run inganna parecchio, perché “scende” tanto, in particolare dopo il primissimo tratto da Duino (144 metri sul livello del mare) e fino al Castello di Miramare (la gara, infatti, tecnicamente parlando ha un’omologazione di tipo B).
Siamo nel tratto in discesa, in uscita da una delle gallerie, foto Magadalena Bunar - racephoto.it
Non ho notizie in merito ad una sua pratica del running più o meno assidua.
Il figlio di Madonna e del regista e produttore cinematografico Guy Stuart Ritchie, è un artista, pittore, utilizza lo pseudonimo di Rhed, pare non voglia essere considerato solo perché figlio di due celebrità.
Sui quotidiani ci sono immagini che lo ritraggono a Barcola, la famosa spiaggia dei triestini. Chissà se nel dopo corsa ha fatto anche un tuffo.
Cernusco S.N. (MI) – Athletic Elite Meeting con due record italiani
4 maggio 2025. Una serata di grande atletica, anche se tra la lista degli iscritti e quella dei presenti in gara c’è stata una certa discrepanza, ad esempio quella sui 5.000 mt femminili delle gemelle Gitonga, entrambe assenti; oppure, sui 1.000 metri maschili, mancavano Sebastiano Parolini e Joao Bussotti, giusto per restare su nomi di un certo rilievo.
Ma complessivamente è stata di sicuro una buona conferma per l’Athletic Elite Meeting: l’edizione numero 11 dell’appuntamento atletico più “rivoluzionario” del panorama italiano, per la prima volta a Cernusco sul Naviglio, applaude due nuovi record italiani, portando a 21 i limiti nazionali superati nel corso della storia della manifestazione organizzata da Athletic Elite. Elisa Valensin, la 18enne milanese all’esordio con la maglia delle Fiamme Oro, riscrive la Migliore Prestazione Italiana Under 20 dei 300 metri piani con 37.17.
Di rilievo anche il nuovo primato italiano dello junior Paolo Bolognesi (Edera Atl. Forlì) che con 36.32 realizza la Migliore Prestazione Italiana Under 20.
Nel mezzofondo la novità della presenza delle wavelights, le lepri luminose, a indicare i riferimenti, non solo relativamente ai record; ad esempio sui 5.000 maschili era previsto anche il tempo finale di 14’15.
I 5.000 metri hanno visto la vittoria del ruandese Yves Nimubona (Atl. Casone Noceto) in 13:34.26 sul burundese Elie Sindayikengera (nome nuovo della Quercia Dao Conad) a 13:34.54 e sull’etiope junior Birhane Mengistu a 13:35.20, ma esulta Giuseppe Gravante (Calcestruzzi Corradini Excelsior) per la prima volta sotto i 14 minuti con 13:50.70 (personale migliorato di 25 secondi e quinto posto).
Al femminile vittoria per la burundiana per Micheline Niyomahoro (Nissolino) in 16:11.11: Sakina El Adel (Lagarina Crus Team) distrugge il personale portandosi a 16:44.30, Laura Ribigini (Arcs CUS Perugia) è terza in 16:49.14.