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Ogni anno la pubblicazione dei regolamenti Fidal per la stagione successiva dà la sconfortante impressione che l’UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici) imperi sovrano.

L’articolo 34.1 delle Norme per l’organizzazione delle manifestazioni non stadia 2019  introduce una novità della quale francamente non si sentiva la mancanza.

“I partecipanti alle manifestazioni non stadia saranno suddivisi in una o più categorie élite (integralmente soggette al R.T.I), mentre per tutti i restanti partecipanti, “altri atleti”, sarà l’organizzatore stesso a definire le norme applicabili. Qualora la manifestazione sia valida quale Campionato Federale, potranno partecipare allo stesso solo gli atleti élite come definiti nello specifico regolamento”.

Ma non finisce qui: “7.1 – Durante lo svolgimento delle gare non stadia gli atleti devono indossare la maglia sociale. Tale obbligo può essere derogato per tutti gli atleti, tranne gli atleti élite nelle manifestazioni abbinate ai Campionati Federali o che prevedano  modalità di classifica per Società. Tale deroga non dovrà impedire la visuale ai Giudici degli elementi identificativi del concorrente”.

Le conseguenze burocratiche di tutto ciò sono pesanti: l’organizzatore deve indicare nel dispositivo chi sono gli atleti “élite” e chi gli “altri”, le Società devono iscrivere gli atleti specificando di quale categorie si tratti, le classifiche individuali ed eventualmente di squadra devono riguardare gli atleti “élite” distinti nelle categorie o fasce d’età. Per gli “altri” sarà facoltà dell’organizzatore provvedere alle classifiche o meno. Non siamo su “scherzi a parte”, ma sull’ennesima prova di quanto il Palazzo sia lontano dalla realtà del Podismo.

Ad aumentare il distacco tra Paese reale e Istituzioni arriva anche la disposizione che oltre a Maratone e Mezze Maratone anche 5 e 10 km saranno esclusivamente competizioni del calendario Nazionale, e dal 2020 le gare non omologate non potranno usare i termini 5 e 10 km. Ripetendo quanto già detto con Maratone e Mezze Maratone, basterà scrivere sul volantino “circa” e il gioco è fatto.

 

[F.M] Una prima domanda che il podista medio, o meno che medio, si fa è: in base a quale diritto (intendo diritto civile, costituzionale, non ‘sportivo’) una Federazione può stabilire che solo lei ha la licenza di gestire certi tipi di gare, anche su brevi distanze (cioè inferiori a quei 20 km che sarebbero – non si capisce in base a quali evidenze scientifiche – il limite dopo cui scattano rischi medici-cardiologici)?

 

La FIDAL per mandato autorizza e disciplina le manifestazioni di atletica leggera in Italia.
La corsa su strada è un fenomeno spontaneo con l’unico motto “Correre in salute e in allegria”, ma è chiaro che, come tutti i fenomeni,  va controllato per evitare la proliferazione e la crescita disordinata, come purtroppo è sotto gli occhi di tutti. La FIDAL ha come compito gestire l’attività AGONISTICA, ma la realtà sotto gli occhi di tutti è che almeno la metà delle manifestazioni su strada sono NON competitive o ludico-motorie, dunque dovrebbe far parte di un organismo super partes. È  indispensabile che solo UNO gestisca l’attività non stadia, una Federazione Podistica Italiana, come da 40 anni sostengo.

L’articolo 9 del Codice della strada stabilisce che la corsa su strada è VIETATA, chi vuole organizzare una manifestazione AGONISTICA deve chiedere l’autorizzazione e presentare l’assicurazione RC e Arredo urbano. NON dice niente sulle manifestazioni NON agonistiche, che oggi sono la maggioranza: esiste un vuoto legislativo preoccupante, le non competitive possono essere ammesse senza alcuna richiesta però rispettando il Codice della Strada, cioè corsa sui marciapiedi, o a sinistra dove non ci sono, stop ai semafori eccetera.

[F.M.] Riportiamo anzitutto i commi del CdS che ci riguardano:
1. Sulle strade ed aree pubbliche sono vietate le competizioni sportive con veicoli o animali e quelle atletiche, salvo autorizzazione. L'autorizzazione è rilasciata dal comune in cui devono avere luogo le gare atletiche e ciclistiche e quelle con animali o con veicoli a trazione animale. Essa è rilasciata dalla regione e dalle province autonome di Trento e di Bolzano per le gare atletiche, ciclistiche e per le gare con animali o con veicoli a trazione animale che interessano più comuni.

  1. Le autorizzazioni di cui al comma 1 devono essere richieste dai promotori almeno quindici giorni prima della manifestazione per quelle di competenza del sindaco e almeno trenta giorni prima per le altre e possono essere concesse previo nulla osta dell'ente proprietario della strada.
  2. Per tutte le competizioni sportive su strada, l'autorizzazione è altresì subordinata alla stipula, da parte dei promotori, di un contratto di assicurazione per la responsabilità civile di cui all'art. 3 della legge 24 dicembre 1969, n. 990, e successive modificazioni e integrazioni. L'assicurazione deve coprire altresì la responsabilità dell'organizzazione e degli altri obbligati per i danni comunque causati alle strade e alle relative attrezzature. I limiti di garanzia sono previsti dalla normativa vigente.

6-quater. Per le competizioni ciclistiche o podistiche, ovvero con altri veicoli non a motore o con pattini, che si svolgono all'interno del territorio comunale, o di comuni limitrofi, tra i quali vi sia preventivo accordo, la scorta può essere effettuata dalla polizia municipale coadiuvata, se necessario, da scorta tecnica con personale abilitato ai sensi del comma 6-ter.

  1. Al termine di ogni competizione il prefetto comunica tempestivamente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai fini della predisposizione del programma per l'anno successivo, le risultanze della competizione precisando le eventuali inadempienze rispetto alla autorizzazione e l'eventuale verificarsi di inconvenienti o incidenti.

7-bis. Salvo che, per particolari esigenze connesse all'andamento plano-altimetrico del percorso, ovvero al numero dei partecipanti, sia necessaria la chiusura della strada, la validità dell'autorizzazione è subordinata, ove necessario, all'esistenza di un provvedimento di sospensione temporanea della circolazione in occasione del transito dei partecipanti ai sensi dell'articolo 6, comma 1, ovvero, se trattasi di centro abitato, dell'articolo 7, comma 1.

Dunque non mi pare che siano vietate le gare ‘ufficiali’, indipendentemente da chi le organizza. Certo, è vietato a un gruppo di amici improvvisare una corsa per strada; ma qualsiasi “promotore” può chiedere il permesso al suo comune.
Quanto alla pretesa esclusiva Fidal,  la Fidal stessa dipende dal CONI, che dovrebbe occuparsi solo di preparare atleti per le Olimpiadi, dunque solo delle “élites”, si presume generalmente in età giovanile; per gli altri milioni di praticanti il podismo, per ragioni di salute, di benessere anche psicologico, non possono bastare gli Enti di propaganda, che sono riconosciuti e disciplinati? E perché a un EPS dovrebbe essere vietato organizzare una maratona o maratonina, se i partecipanti rispettano le norme sanitarie ?

 

E’ significativa al riguardo l’esperienza degli European Master Games.
Sul sito della manifestazione era scritto CHIARO: è necessaria la visita medica agonistica, era l’unica condizione, a parte la tassa d’iscrizione, per partecipare ai Giochi; oltre agli stranieri che non hanno vincoli di tesseramento, anche molti italiani NON tesserati o tesserati solo per un EPS hanno potuto gareggiare e anche vincere qualche titolo.
La visita medica agonistica è stabilita da una legge dello Stato e per certe manifestazioni particolarmente impegnative è indispensabile, però se si passasse finalmente alla classificazione Professionisti, Semiprofessionisti e DILETTANTI, in base alle regole vigenti questi, che sono la stragrande maggioranza, avrebbero solo l’obbligo del certificato medico non competitivo, se poi non fossero tesserati, nemmeno di quello: basterebbe etichettare la manifestazione come ludico motoria.

 [F.M.] Parliamo ora di convenzioni e doppio tesseramento. Sull’ultimo numero di un diffuso periodico podistico cartaceo, vedo bellamente reclamizzate a pagina intera almeno due 21,097, chiamate “Half marathon”, dove compare solo il logo della Uisp o comunque non appare il nome della Fidal. Basta scrivere in inglese e non si paga dazio? Gli atleti tesserati Fidal – e certamente a queste gare ci vanno degli élite, che riceveranno premi in denaro – avranno il diritto di partecipare o rischiano sanzioni?

Il problema, per atleti, giudici (e anche organizzatori) è il DOPPIO TESSERAMENTO. Dobbiamo uscire da questo equivoco che fa comodo a tutti, TESSERAMENTO UNICO e poi vinca il migliore!
Se un giudice è FIDAL, è SOLO FIDAL; se un atleta è tesserato UISP è SOLO UISP, l’accordo può essere solo previsto per la singola gara, OPEN o NO.
Altro problema che compare nelle gare ‘open’ è la partecipazione di NON tesserati: prima di tutto l’organizzatore può far partecipare solo i SOCI, quindi se FIDAL solo i tesserati FIDAL, se UISP solo i tesserati UISP, la tassa d’iscrizione è in realtà una quota associativa che i soci versano all’organizzatore per coprire le spese, parlare di tassa d’iscrizione vuol dire VENDITA e, quindi, come tale DEVE pagare l’IVA, la FIDAL ha escogitato la Runcard quando un azzeccagarbugli ha fatto presente la MULTA pesante che avrebbe dovuto pagare in caso di contestazione.
Lasciamo stare il certificato medico, in base alla normativa nelle gare oltre i 20 km ci dovrebbe essere sempre quello agonistico e nelle altre, se non ludico motorie, il certificato non agonistico. Sottolineo che i certificati medici previsti dal Decreto sono TRE: Certificato medico Agonistico - Certificato medico non agonistico - Certificato medico ludico ricreativo,  facoltativo. Continuo a consigliare caldamente a chi organizza le cosiddette NON competitive di chiamarle ludico-motorie.

 [F.M.] Il discorso si allarga ai giudici di gara. È abbastanza normale che appassionati e benemeriti sportivi abbiano tessere di giudice sia Fidal sia Eps, e compaiano a giudicare gare omologate Fidal o gare di Eps, anche sulle distanze ‘proibite’. Noi li dovremmo ringraziare per la loro dedizione, ma che tipo di ‘legalità’ hanno questi comportamenti? Se sono perfettamente legali, perché allora la Fidal non aggiunge alle prestazioni dei propri atleti anche quelle conseguite in gare Eps?


Nella Convenzione è scritto chiaramente che i cosiddetti Giudici UISP possono occuparsi SOLO delle gare del settore Promozionale, nelle altre gare possono solo essere degli AUSILIARI.
Cosa significa “Giudice Nazionale UISP”? L’espressione non ha senso, gli unici GGG che possono omologare risultati e percorsi sono i GGG FIDAL, questo è confermato anche dalla Convenzione.
Qui casca l’asino: la Convenzione stabilisce che la FIDAL è l’unico Ente a certificare e omologare il percorso e la prestazione, ma sappiamo benissimo che è il Gruppo Giudici Gare ad avere completa autonomia giudicante e competenza tecnica esclusiva nell’applicare le norme del Regolamento Tecnico Internazionale, dunque se un Giudice FIDAL per una manifestazione NON approvata FIDAL, omologa il percorso e i risultati come si può sostenere che questi risultati NON sono validi ?
E’ quindi necessaria l’assoluta autonomia dei Giudici Gare: come esiste una FICR (Federazione Italiana Cronometristi) che certifica i tempi delle gare a prescindere da chi commissiona il lavoro, così una eventuale AIGAL (Associazione Italiana Giudici Atletica Leggera) dovrebbe, in uno sport “democratico”, garantire il rispetto del RTI indipendentemente dall’Ente che autorizza la manifestazione.

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Il Tribunale federale della Fidal ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, l’organizzatore del Trieste Running Festival e presidente di Apd Miramar, Fabio Carini, dalle accuse di avere fatto “passare il messaggio, contrario ai valori della Fidal e del Coni, di una esclusione dovuta a motivi razziali” e “di avere omesso di comunicare alla Procura federale quanto di sua conoscenza in merito allo sfruttamento di atleti di origine africana”.

“Sono felice che l’opportuna indagine avviata dalla Fidal - commenta Carini, assistito nell’occasione dall’avvocato Matteo Annunziata del Foro di Roma - abbia completamente riabilitato l’immagine di un evento sportivamente e socialmente inclusivo qual è il Trieste Running Festival, una delle kermesse di running più partecipate in Italia, e la mia personale di uomo ancora prima che di organizzatore.
Attraverso le mie parole, quelle reali e non le fanta-interpretazioni riportate da certi media e sulle piattaforme social, che hanno contribuito a diffondere un messaggio distorto, distorsivo e pericolosamente indirizzato a fomentare odio, il Trieste Running Festival ha voluto sensibilizzare il mondo sportivo, e non solo, rispetto alla necessità di normare, verificare, riequilibrare e garantire i valori etici ed economici che contraddistinguono la pratica lavorativa della corsa a livello professionale. Adesso auspico che tutti i portatori d’interesse possano lavorare insieme per costruire un running sempre più etico, attrattivo e solidale al fine di essere da esempio positivo per lo sport nazionale e internazionale.
Al termine di questa vicenda che, per troppo tempo, ha sconvolto la mia vita a tutti i livelli, desidero ringraziare tutti coloro i quali hanno immediatamente colto la realtà di fatti e parole e non la loro strumentalizzazione. L’affetto e la stima che mi avete tributato e l’eccellente lavoro dell’avvocato Annunziata sono stati fondamentali per superare i momenti difficili e giungere a questa svolta che ci dà grandi motivazioni per organizzare un Trieste Running Festival 2020 che, festeggiando così i 25 anni della Mezza Maratona di Trieste, sarà contraddistinto da un impegno etico ancora più accentuato e condiviso”.

 Tra quanti avevano ” immediatamente colto la realtà di fatti e parole e non la loro strumentalizzazione” ci annoveriamo senz’altro noi, che il 27 aprile in questo articolo avevamo preso le distanze da quanti si erano precipitosamente stracciate le vesti. Ecco il pezzo:

http://www.podisti.net/index.php/commenti/item/3819-la-mezza-di-trieste-esclude-gli-africani.html

Per brevità ne riportiamo qualche stralcio:

Poco dopo la presentazione del 3° Trieste Running Festival, la manifestazione podistica che prevede tre gare dal 2 al 5 maggio, il cui clou sarà la mezza maratona internazionale affiliata Aims e naturalmente Fidal, è esplosa la polemica sfociata in accuse di “epurazioni”, di razzismo o peggio (specialmente ad opera di un partito che a tutto si appiglia pur di attenuare le presenti e future scoppole elettorali).
È successo che Fabio Carini, il presidente della Apd Miramar organizzatrice delle gare, ha dichiarato: "Quest'anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei per dare uno stop affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati, e questa è una cosa che non possiamo più accettare. In Italia troppi organizzatori subiscono le pressioni di manager poco seri che sfruttano questi atleti e li propongono a costi bassissimi, e questo va a scapito della loro dignità, perché molto spesso non intascano niente e non vengono trattati con la giusta dignità di atleti e di esseri umani, ma anche a discapito di atleti italiani ed europei che chiaramente, rispetto al costo della vita, non possono essere ingaggiati perché hanno costi di mercato”. 
Ai primi commenti negativi, Carini ha aggiunto: “Mi spiace se qualcuno se l'è presa, hanno preso una cantonata mostruosa. Ora è il momento che da questa Trieste, città multiculturale, si dica basta allo sport che non è etico. Il nostro obiettivo è che questo non rimanga un fatto isolato ma che si cambino le regole".

I commenti – come detto, pressoché unilaterali – sono arrivati ad affermare che “si impedisce a dei professionisti di prendere parte a una gara perché provenienti dall'Africa”, e sarebbe “una vergogna inflitta a una città come Trieste e a una regione come il Friuli Venezia Giulia, da sempre culle di civiltà". 
“Impedire”? Se chi ha usato questo verbo avesse aperto il sito degli organizzatori e letto il regolamento, forse non sarebbe ricorso a questo tipo di disinformacjia. Le iscrizioni sono tuttora aperte, alla quota finale di 25 euro. […]

Se poi un africano (o un giapponese...) bravo decidesse di iscriversi e andasse a premio perché va più forte di svedesi e sloveni, chi potrebbe impedire a lui l’iscrizione e, alla fine, di ricevere gli euro previsti? Euro che peraltro restano un po’ misteriosi, dato che non li abbiamo trovati sul sito o sul regolamento… ma che sicuramente ci sono. E nella serata di sabato Carini dichiara che "inviteremo anche atleti africani": ovviamente non dice a che prezzo; ma forse il politically correct ha i suoi costi. […]
Fin che c'è, chi parla di razzismo potrebbe dimostrare che dice sul serio pagando a sue spese l’ingaggio di quanti “extra” vuole: abbiamo visto che costano poco, che difficoltà ci sarebbe a tirar fuori, dai famosi “rimborsi elettorali” o dalle “cene di finanziamento” o dalle tavolate ai festival, 300 o 500 euro? Anime generose, in un recente passato e certamente anche oggi, si sono impegnate per pagare le rette di asili e mense a bambini stranieri che non ce la facevano. Se pagare gli ingaggi è 'umanitario', avanti pure!

 Come è noto, la società organizzativa, incalzata anche dall’inchiesta Fidal allora annunciata, e pressata anche dallo sponsor principale, aprì le porte ad atleti africani, uno dei quali, il ruandese Noel Hitimana, vinse la competizione maschile (con quattro africani nelle prime sei posizioni); tra le donne, la burundiana Cavaline Nahimana giunse seconda dietro la favorita bielorussa Volha Mazuronak:

 
http://podisti.net/index.php/cronache/item/3897-trieste-trieste-24-half-marathon.html

Quanto all’interrogazione, infine, presentata per l’occasione dall'onorevole italo-congolese Cécile Kyenge al parlamento della UE, ci risulta solo che alle elezioni europee di pochi giorni dopo l’onorevole non è stata rieletta.

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La Casta (casta, eppure capace di molti incesti) asserisce: Roma locuta, causa finita.

Roma padrona, tuttavia c’è un giudice anche a Berlino… E prima ancora, c’è lo sdegno della gente comune.

Cominciamo dai fatti. Ecco la sentenza, firmata dal dottor Antonio Matella, vicepresidente del Tribunale Nazionale Antidoping – prima sezione, e controfirmata da tre avvocati Melandri Sieni Tomaselli; qui da noi corredata dagli articoli del codice cui fa riferimento (ha collaborato alla raccolta dati Roberto Annoscia):

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico del sig. Alessio Guidi (tesserato FIDAL/FITRI), visti gli artt. 2.9, 4.3.4 delle NSA, afferma la responsabilità dello stesso in ordine all’addebito ascrittogli e gli infligge la squalifica di 2 anni, a decorrere dal 24 giugno 2019 e con scadenza al 23 giugno 2021. Condanna il sig. Guidi al pagamento delle spese del procedimento quantificate forfettariamente in euro 378,00.

Ecco gli articoli serviti ai legulei di oggi: annoverabili nella categoria che pochi giorni fa abbiamo definito “le vestali dell’antidoping” (pensando ai “professionisti dell’antimafia” di cui parlava Sciascia).

2.9 Complicità. Fornire assistenza, incoraggiamento e aiuto, istigare, dissimulare o assicurare ogni altro tipo di complicità intenzionale in riferimento a una qualsiasi violazione o tentata violazione delle NSA o violazione dell’articolo 4.12.1 da parte di altra persona.

4.3.4 Per le violazioni dell’articolo 2.9 (Assistenza) il periodo di squalifica deve essere pari almeno a 2 (due) anni, fino ad un massimo di 4 (quattro) anni, a seconda della gravità della violazione.

4.12.1 Divieto di partecipare alle attività sportive durante il periodo di squalifica. Nessun Atleta o altra Persona squalificata può partecipare a qualsiasi titolo, per tutto il periodo di squalifica, ad una competizione o ad un'attività (con l’eccezione dei programmi di formazione antidoping e riabilitazione autorizzati da NADO Italia) che sia autorizzata o organizzata da un Firmatario del Codice WADA, da un'organizzazione ad esso affiliata, da una società o altra organizzazione affiliata ad un’organizzazione affiliata a un Firmatario, oppure a competizioni autorizzate o organizzate da una lega professionistica o da una qualsiasi organizzazione di eventi sportivi a livello nazionale o internazionale, o qualsiasi attività sportiva agonistica di alto livello o di livello nazionale finanziata da un ente governativo. Un Atleta o altra Persona che sconti un periodo di squalifica più lungo di quattro anni può partecipare da Atleta, alla fine del quarto anno di squalifica, ad eventi sportivi locali che non si svolgano sotto l’egida o comunque la giurisdizione di un Firmatario o un membro di un Firmatario, ma solo se l'evento sportivo locale è ad un livello che non può consentire di qualificarsi direttamente o indirettamente (né di accumulare punti) per competere nel campionato nazionale o in un evento internazionale.

Cosa ha fatto Alessio Guidi, presidente della società bolognese “Passo Capponi” da lui stesso fondata, e artefice di innumerevoli altre iniziative che hanno smosso il fatiscente podismo amatoriale emiliano (portandolo, fra l'altro, a dare soccorsi materiali ai terremotati, poi agli alluvionati della Bassa modenese)? Si è drogato? No. Anzi!

Il 1° novembre, data assegnata dalla Fidal per la nuova auspicata maratona di Bologna, dato che la maratona vera non si faceva ha organizzato lui una maratona libera, senza iscrizioni, senza vigili, senza transenne, senza pettorali, con un percorso definito solo approssimativamente (chi scrive aveva meditato di andarci, poi rinunciò per ragioni familiari, ma ugualmente seguì l’iniziativa).

Ebbene, tra i 40/ 50 partecipanti di quella mattina piovosa, oltre a Vito Melito plurivincitore del “Passatore”, e alla coppia Alessandro Mascia – Simona Bacchi che ben conosciamo,  apparve Roberto Barbi, maratoneta plurisqualificato per doping.

Ne abbiamo parlato, in un articolo del  4 novembre scorso, letto oltre  1800 volte e che forse vale la pena di rileggere anche adesso

https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/2768-maratona-di-bologna-per-ora-autogestita.html

Era una corsa in famiglia, o meglio ancora, un libero raduno: chi cc’è cc’è, e chi nun c’è se vva a ffà ddà in tel Ku (così si scriveva a Bologna sui muri dell’università ai tempi della festa della matricola), non una gara federale succhiasoldi tra omologazione e runcard e certificati e balle varie, compresa la circolare Gabrielli.

Guidi, si sia accorto o no della presenza indebita, non ha segato le gambe a nessuno: ebbene, tutto ciò è stato visto dai giudici (di Roma, non di Berlino) come complicità, incoraggiamento al doping, per aver fatto partecipare persone che non possono gareggiare in quanto sospese.
(Vuol dire che Barbi non può nemmeno fare due passi di corsa in libertà per conservare il peso-forma? Il negozio che gli vende le scarpe è passibile di complicità?)

La prova della complicità sarebbe la foto collettiva in cui Guidi appare anche con Barbi.   (Confesso che, quando vidi la foto, dovette esserci qualcuno a dirmi che c’era anche Barbi perché io non l’avevo riconosciuto).

Ecco la dichiarazione di Alessio Guidi espressa su Facebook pochi minuti dopo la sentenza:

Ciao a tutti, ci rivediamo il 23/06/21. Sinceramente ho poco da aggiungere, adesso devo solo capire cosa posso e cosa non posso fare sia da atleta che da Presidente di società.

PS per chi non conosce i fatti dico solo che non mi sono dopato, ma sono stato accusato di aver organizzato una manifestazione sportiva invitando a partecipare un atleta squalificato per doping.

PS2 io sono molto tranquillo e sereno perchè sono completamente estraneo alle accuse che mi sono state fatte e già da domani inizierò una lunga battaglia per far saltare fuori la verità.

Buone corse a tutti.

Dicevamo: c’è un giudice a Berlino (frase usata da un mugnaio del tardo Settecento, ingiustamente danneggiato da giudici corrotti, ma che alla fine ebbe ragione ricorrendo al sovrano Federico il Grande). Ci sono stati giudici che hanno ribaltato la sentenza di condanna di Enzo Tortora e altri che hanno assolto personaggi celebri messi in galera da PM affetti da protagonismo (anche se purtroppo quei giudici e quei PM hanno continuato indisturbati la loro carriera).

E’ ovvio che Alessio Guidi avrà ragione, in seconda istanza. Ma (se lo è chiesto lo scrivente, pochissimi giorni fa, danneggiato da una ‘sentenza’ emessa da un organismo non qualificato, eppure dotato di potere), vale la pena di fare ricorso? Forse basterebbe farsi una risata e brindare alla memoria del prof. Conconi e del dottor Ferrari, assurti ai più alti onori nella Fidal come ‘preparatori’ degli atleti da medaglie; e di quei papaveri federali che alzarono la pedana del pesista Andrei per fargli fare il record (hanno mai trovato un giudice che li ha condannati?).

Qualcuno proporrà sicuramente un hashtag Siamo tutti Alessio Guidi. Cominciamo da qui, invitando all’attenzione i solerti giudici: a chi firma il presente articolo, qualche anno fa, giunse da Alessio Guidi l'informazione amichevole che un suo atleta, impossibilitato per malattia a partecipare a una grossa maratona italiana, lasciava 'libero' il suo pettorale. Il sottoscritto ne approfittò e corse la maratona, finendo in classifica col nome dell’altro (perché non si poteva più cambiare). E magari, siccome ero raffreddato,  mi ero fatto pure qualche inalazione di Vicks: doping! Meritiamo un’altra bella squalifica.
Pazienza: se non potrò correre maratone in Italia, con Alessio (che sulla mezza ha 1.19, sulla maratona ha 2.48 ma anche 6.34 per aiutare amici in difficoltà) andrò in Svizzera o in America, dove sono organizzate senza i cavilli che a noi italiani tocca di subire.

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1° giugno - Sabato a Genova si sono disputati i Campionati italiani Master di corsa su strada sui 10 chilometri.

Nulla da dire sull’organizzazione, quasi perfetta, ciò che lascia perplessi è la data: 1° giugno sabato pomeriggio, temperatura 30°.

Col percorso di 1.650 metri da percorrere sei volte tra andata e ritorno, dai Bagni San Nazaro alla Chiesa di Boccadasse;  e  quattro serie: Under 35 e Runcard alle 14, Donne alle 15,30,  SM35 – 50 alle 16,30,  SM55 e oltre alle 18: insomma, è stata una “carneficina”, 1200 iscritti, 940 arrivati, cioè uno su cinque si è ritirato.

Nonostante ciò i tempi registrati, seppur superiori a quelli normalmente segnati dai protagonisti, restano di alto livello a riprova dell’ importanza del mondo podistico italiano, che meriterebbe maggior attenzione.

I campionati su strada: 10 km, mezza maratona e maratona  non possono svolgersi che in primavera e in autunno.

Il percorso su più giri non è da consigliare, all’ultimo passaggio si sono verificati i maggiori ritiri, il podista ama il giro unico possibilmente in un ambiente ameno.

Le partenze separate tra le varie categorie non hanno senso, ognuno di noi aveva un dorsale con la categoria di appartenenza, in totale eravamo un migliaio, un numero non impossibile da gestire con i transponder. Se proprio si volevano tutelare le categorie, si potevano predisporre tre cancelli d’ingresso, donne, SM35 e SM50, SM55 e oltre, si sarebbe risolto tutto in due ore al massimo.

 

Campioni italiani master 10 km di corsa su strada 2019
Uomini
SM35: Giovanni Auciello (Atl. Casone Noceto) 31:15
SM40: Gianluca Borghesi (Atl. Avis Castel San Pietro) 31:43
SM45: Joachim Nshimirimana (Atl. Casone Noceto) 31:27
SM50: Giorgio Campana Binaghi (Cus Bergamo Atletica) 33:44
SM55: Massimo Galfrè (Dragonero) 35:51
SM60: Maurizio Vagnoli (Atl. Avis Perugia) 36:53
SM65: Michele Gallo (Montedoro Noci) 39:02
SM70: Luciano Faraguna (Atl. Paratico) 44:09
SM75: Fernando Rocca (Pbm Bovisio Masciago) 47:39
SM80: Giacomo Moleri (Atl. Treviglio) 50:59

Donne
SF35: Lorella Bettin (Atl. Paratico) 38:26
SF40: Francesca Durante (N. Atl. Fanfulla Lodigiana) 37:07
SF45: Daniela Ferraboschi (Atl. Mds Panariagroup) 38:42
SF50: Claudia Gelsomino (Cardatletica) 37:14
SF55: Elena Fustella (Atl. Lecco Colombo Costruzioni) 41:13
SF60: Giovanna Cavalli (Atl. Paratico) 42:48
SF65: Silvia Bolognesi (Cambiaso Risso Running Team Genova) 43:24 MPI
SF70: Rita Pezzica (Stracarrara) 55:48
SF75: Raffaella Dall’Aglio (Atl. Casone Noceto) 1h02:13

A livello di società conferma per i bresciani dell’Atletica Paratico che hanno conquistato entrambi i titoli di club, maschile e femminile.

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Noi tutti, componenti del Comitato Organizzatore Locale dei prossimi Campionati Europei Master di atletica leggera 2019, prestiamo molta attenzione ai suggerimenti e alle considerazioni che gli appassionati di Atletica e gli atleti master in particolare desiderano farci pervenire.

Perciò ho letto con grande interesse l’intervento del vostro redattore Rodolfo Lollini.

http://www.podisti.net/index.php/commenti/item/3977-jesolo-campionato-europeo-o-minestrone.html

La dedizione con cui vive la sua esperienza di atleta master si evidenzia benissimo attraverso la partecipazione ai più importanti eventi internazionali master degli ultimi anni. Tuttavia la passione con cui ha preso parte a questi eventi non gli ha probabilmente consentito di notare che, in tutte le manifestazioni sotto l’egida della EMA da lui stesso citate, se ha corso in gare su strada allora ha gareggiato accanto ad atleti non iscritti ai Campionati ufficiali.

Come è noto a tutti gli atleti master, la European Master Athletics, la Federazione Europea Master ufficialmente riconosciuta dalla EAA, ha adottato da molti anni la regola di consentire la partecipazione di atleti non europei alle gare Non Stadia e alle gare in pista, limitatamente, in questo secondo caso, al primo turno di gare, senza possibilità per tali atleti di poter concorrere ai turni successivi e quindi all’assegnazione dei titoli continentali.

Se è scontato che possano partecipare alle gare Open in pista solo atleti regolarmente tesserati per Società affiliate alle rispettive Federazioni nazionali di atletica leggera, ogni COL che organizza corse su strada è invece tenuto assolutamente a uniformarsi alle regole della propria nazione. Ed è per poter aderire a quanto auspicato dalla EMA che abbiamo dovuto quindi richiedere l’inserimento delle due gare Open di corsa su strada, con diverse denominazioni, nel calendario della FIDAL, naturalmente adottando le regole della nostra Federazione nazionale. Senza altri scopi fantasiosamente e, mi sia consentito, arbitrariamente adombrati.

A tale proposito, il nostro ufficio comunicazione e io stesso saremo sempre lieti di poter rispondere a qualsiasi domanda, sia pur essa retorica; basta interpellarci e forniremo tutte le informazioni e i chiarimenti ritenuti utili.

Non di un «minestrone» si tratta, dunque, ma di un bouquet all’interno del quale tutti possono cogliere l’opportunità di vivere le emozioni di un grande evento. La mezza maratona e la 10K Open non sono altre gare,  ma le medesime gare dei Campionati Europei, in cui viene data la possibilità ad atleti di altre categorie, o provenienti da paesi non europei, di vivere l’esperienza esaltante di una straordinaria manifestazione internazionale: senza concorrere però per i titoli, esattamente come è avvenuto in tutte le recenti edizioni dei Campionati Europei Master, compresa l’ultima edizione danese di Aarhus 2017.

Chiarito, spero, che le gare Open non sono una novità ma piuttosto una consuetudine, devo sottolineare che in effetti due novità in questa edizione degli EMAC ci sono. La prima è di carattere tecnico e riguarda l’inserimento, su richiesta della EMA, di una gara internazionale Open, perciò non inclusa nel programma dei campionati europei, di Nordic Walking, una specialità che, oltre a essere un’attività ricreativa, ludica e finalizzata al benessere, ha anche una sua declinazione agonistica; è una pratica che si sta lentamente diffondendo e in questa occasione si intende verificare in quali dimensioni.

La seconda, e più importante novità, è che questa edizione dei Campionati Europei Master si svolgerà nel paese più bello del mondo, l’Italia, e in uno dei territori più affascinanti del nostro paese, il Veneto, nell’area Metropolitana di Venezia, e più specificatamente nelle Città di Jesolo, Caorle ed Eraclea, località conosciute e apprezzate in tutta Europa e che da sempre hanno nell'efficienza e nella qualità dell’accoglienza il loro carattere distintivo.

Sono certo, perciò, che anche l’intero mondo dei Runners italiani, parte determinante del movimento master nazionale, saprà cogliere l’occasione per portare in alto l’Atletica master italiana contribuendo, con i suoi risultati e la sua partecipazione, al successo di questo importante evento.

 

Vito Vittorio

Presidente del COL dei Campionati Europei Master di atletica leggera 2019

 

NdR. Non è facile scovare, per gli utenti comuni (non registrati) la pagina relativa alle gare open http://www.openraces.emac-venice2019.com/half_mar.html

secondo la quale, tra i servizi offerti agli iscritti alla mezza maratona di Jesolo, 15 settembre (a quote variabili tra i 25 e i 35 euro, con scadenza al 25 agosto, mentre per i competitivi a pieno titolo l’iscrizione scadrà a fine  luglio e la quota fissa è di 55 €) c'è anche un "servizio di cronometraggio e classifiche". Evidentemente, una classifica distinta da quella dei partecipanti ‘ufficiali’, e che in ogni caso prevede anche per i ‘soprannumerari’ la premiazione dei primi tre uomini e donne.
Per il resto, la possibilità di "mass race" all'interno di campionati o raduni mondiali è stata segnalata da Daniele Menarini su "Correre" (aprile 2019, p. 11: egregio articolo, a parte Bréal che diventa "Brel"), che trae lo spunto dalla programmata maratona olimpica "open" di Parigi 2024 (su cui avevamo già riferito a suo tempo) per ricordare come già dai mondiali di maratonina a Copenhagen 2014, fino a Valencia 2018, tutti gli "appassionati" abbiano potuto ufficialmente immergersi nell'agone massimo; e quanto alle possibilità di 'commistioni', è perlomeno curiosa l'idea adombrata, di un atleta escluso dalle convocazioni che possa andare ugualmente alla gara e battere i 'raccomandati' che la sua Federazione ha chiamato. Evento comunque escluso per le rassegne master, dove chiunque può andare senza restrizioni. 
[F.M.]

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Domenica, 31 Marzo 2019 14:45

E' morto Loris Pimazzoni

A soli 62 anni (era nato il 6 luglio 1956) è morto ieri, a causa di un malore improvviso, il fondista veronese Loris Pimazzoni: negli anni 80 aveva vestito la maglia azzurra 4 volte e vinto due titoli italiani: memorabile la vittoria nel 1983 quando, dopo una rimonta spettacolare, in volata superò Panetta e Cova che da compagni di team si preparavano all'arrivo in parata.
Il suo periodo migliore andò dal 1982 al 1986: 13:49 sui 5000, 29:20 sui 10000, 20,467 km sull'ora, e 2.13:10 alla maratona di Fukuoka il 7 dicembre 1986. Tra i successi italiani, da ricordare due trionfi alla Corrida di S. Geminiano (Modena) nel 1985 e 1986. Nel 1985 vinse 11 giorni dopo aver vinto la Montefortiana di 10 km sul suo terreno amico; nel 1986, poi, vinse anche la Roma-Ostia.
Espressioni di cordoglio alla famiglia sono venute dalla sua Atletica Riccardi Milano, dal Presidente Fidal Alfio Giomi e da tutto il Consiglio federale.


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Avevamo anticipato a novembre che il vento del rinnovamento era arrivato anche a soffiare impetuosamente sullo sport italiano dopo decenni di letargo.

Alla fine di gennaio  presso i locali dell’Acqua Acetosa a Roma la Riforma è stata presentata dai Sottosegretari con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti e Simone Valente, affiancati dai ministri alla Salute Giulia Grillo e all’Istruzione Marco Bussetti, con la presenza del Ministro degli Interni Matteo Salvini oltre, ovviamente, al Presidente del Coni Giovanni Malagò.

Fulcro di tutta l’operazione è la nascita della Società Sport e Salute, che manda in pensione CONI Servizi; è dunque necessario, per immaginare il futuro senza avere la sfera di cristallo, andare a leggere lo Statuto della neonata, che ha vita assicurata fino al 2100 (termine rinnovabile!)

La Società agirà quale struttura operativa dell’Autorità di Governo competente in materia di sport e, in tale qualità, potrà svolgere ogni iniziativa connessa alla realizzazione delle attività istituzionali,  vale a dire fornire servizi e prestazioni

  1. a) al CONI per il raggiungimento dei suoi fini istituzionali (cioè Olimpiadi)
  2. b) alle Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate, Enti di Promozione Sportiva, Gruppi Sportivi Militari, Corpi Civili dello Stato e associazioni benemerite
  3. c) promuovere e organizzare eventi, gestire centri e impianti sportivi
  4. d) sostenere la pratica sportiva, i progetti e le iniziative finalizzati allo svolgimento di attività a favore dello sport, della salute e dello sviluppo della cultura sportiva
  5. e) attuare le scelte di politica pubblica sportiva da destinare alle FSN e a tutti gli altri soggetti
  6. f) provvedere al riparto delle risorse, quali contributi pubblici, anche sulla base degli indirizzi generali in materia sportiva adottati dal CONI, in armonia coi principi dell’ordinamento sportivo internazionale.

Nonostante questo ultimo riferimento, appare chiaro che il CONI è stato quasi completamente esautorato, dei 408 milioni annui dedicati allo sport come cifra minima; al CONI ne andrà solo il 10% per assolvere al suo compito fondante, cioè preparare gli atleti élite in funzione della partecipazione alle Olimpiadi.

Quella che deve essere rimarcata è la volontà di sviluppare lo sport non come agonismo (questo compete al CONI), ma come base per la salute, un intervento che ormai da anni viene sollecitato soprattutto nei confronti dei giovani.

Il Ministro Bussetti, laureato in Scienze Motorie all’Università Cattolica, diplomato ISEF, ha presentato un piano di “alfabetizzazione motoria” nella scuola primaria da realizzare in tre anni partendo dalla quarta e quinta elementare, due ore alla settimana, svolta da insegnanti con titolo idoneo: che, fatti i calcoli, richiederà 11.800 nuove assunzioni.

Il grosso rebus è capire le conseguenze pratiche per le Federazioni, in primis la FIDAL: come si fa a separare l’attività con finalità olimpica da quella con finalità ricreativa?

Riappare l’incompatibilità di carattere tra l’atletica leggera votata alla pista ed il podismo amante della strada, d’altra parte se il compito del CONI è curare la ricerca e la preparazione dei migliori atleti per le Olimpiadi, la parte di sua competenza non può che essere la pista, dove si svolge quasi tutto il programma olimpico (la Maratona è stata inserita nel 1896 per omaggio ad Atene): dunque arriveremo ad una spaccatura anche della FIDAL ?

E’ presto per dirlo, ma è sempre più necessario che la strada non sia penalizzata dalla pista, come oggi purtroppo è chiaro a tutti: nella mia regione Piemonte sono già state cancellate dal calendario nazionale tre mezze maratone; l’ultima con 23 anni di onorato servizio ha chiuso con queste parole:. “Un appunto però vogliamo farlo anche alla Fidal. Con le nuove norme in materia di partecipazione, le gare di questo tipo, sotto l’egida della Federazione, sono fortemente penalizzate”.

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Avevamo anticipato un paio di mesi fa con questo articolo la sensazione che Maratone e  Mezze maratone fossero in difficoltà: ora, alla conclusione della stagione agonistica 2018, la situazione è chiara, come impietosamente si ricava dai risultati.

Nelle Mezze maratone il totale generale delle manifestazioni è pari a 265 contro le 260 dello scorso anno, ma la partecipazione crolla da 207.110 a  198.240, con una perdita secca di 8.870 podisti, come si spiega?

Come manifestazioni la FIDAL scende da 185 a 178, ma le gare del calendario nazionale passano da 173 a 156, leggermente compensate dalle territoriali che salgono da 12 a 22; gli EPS crescono da 75 a 87.

Ancor più evidente la Caporetto del calendario nazionale nei partecipanti, con una perdita di 21.150 unità contro un guadagno delle territoriali di 3.675 e degli EPS di 8.606.

Nelle Maratone la situazione è meno drammatica, ma comunque significativa: le manifestazioni scendono da 75 a 68, la FIDAL ne perde 4 e gli EPS 3, ma, nel totale dei partecipanti, la perdita di 3208 arrivati si deve alla FIDAL,  con 3992 classificati in meno, mentre gli EPS ne guadagnano 786.

Come si spiega tutto ciò? È  necessario partire dal 2015. Dopo oltre quarant’anni dall’affermazione del podismo come sport di massa, la FIDAL si pose l’obbiettivo di dar vita ad una Riforma delle competizioni non stadia e, principalmente, della corsa su strada, dando regole precise a cui uniformarsi, forte del mandato del CONI, che le attribuisce il compito di “disciplinare e autorizzare le manifestazioni di atletica leggera in Italia”.

Fu inviato un questionario a tutti i Comitati Regionali, con 13 argomenti essenziali su cui esprimere le proprie considerazioni e i suggerimenti opportuni.

Alla fine del 2015 i Comitati Regionali furono convocati a Roma per la presentazione del Run Project da realizzare in tre anni: 2016 anno zero, 2017 entrata in vigore delle nuove norme, 2018 messa a regime del sistema con eventuali aggiustamenti.

Il 2017 fu un anno felice con un incremento di 5.480 partecipanti nelle maratone e oltre 207.000 presenze nelle Mezze Maratone: probabilmente gli organizzatori avevano creduto nella bontà del Progetto, ma i risultati, soprattutto dal punto di vista economico, sono stati deludenti e il 2018 ne ha pagato le spese.

La FIDAL sconta il suo peccato d’origine, la mentalità “da pista”, che privilegia le regole e le prestazioni, cioè l’élite, la ragion stessa della sua esistenza.

Fino al 1999, anno dell’attribuzione da parte del CONI del podismo, cioè della corsa su strada, alla FIDAL, per la Federazione esistevano solo le gare su pista, qualche maratona e alcune gare su strada con partecipazione estremamente elitaria e, quindi, ridotta.

Esistono poi anche dei pregiudizi nei confronti degli organizzatori legati alla scarsa conoscenza della realtà, basti pensare che la possibilità di una tassazione agevolata, con sconti dal 40 al 60 %, è prevista per “Società per cui è plausibile pensare che le entrate derivanti da manifestazione di Running siano reinvestite in attività giovanile e su pista”, in pratica si parte dal presupposto che organizzare una manifestazione sia una fonte di lucro!

Partendo da questa premessa è “logico” stabilire tasse di approvazione, che, per i tre gradi, Gold, Silver e Bronze assommano per la maratona 4500, 3600 e 1500 euro, per le Mezze 3000, 2400 e 900, a cui poi aggiungere la tassa di un euro per ogni iscritto. Eppure, nelle intenzioni è scritto “riformulare la tassazione per l’approvazione delle manifestazioni affinchè tutte le manifestazioni di running italiane possano stare sotto egida federale ed affinchè il ruolo di servizio della Federazione sia evidente “

Ma quale servizio? Gli 11 parametri minimi per avere la qualifica Bronze, o i 10 su 13 per essere Silver,  o i 13 su 16 per essere Gold sono validi, ma sono a carico dell’organizzatore: la FIDAL si limita a fornire l’opera dei giudici, che, come si sa, sono volontari rimborsati solo delle spese vive qualora le sostengano. In realtà la tassa di approvazione è percepita come una rendita feudale che i vassalli devono al Signore.

Ben diversa sarebbe l’accoglienza da parte dell’organizzatore se con quella cifra fosse la FIDAL a fornire i servizi necessari, a cominciare da SIGMA , sistema nato per la pista e ormai obsoleto essendo rimasto fermo all’anno di introduzione, il 2009.

Sarebbe semplicissimo raccogliere le iscrizioni alle gare contemporaneamente alla tassa d’iscrizione e poi versare la somma, al netto degli oneri dovuti, all’organizzatore.

Altrettanto semplice sarebbe fornire giornalmente all’organizzatore la situazione delle iscrizioni.

Con un’equipe FIDAL si potrebbero gestire contemporaneamente gli arrivi, la rilevazione dei tempi e le classifiche; in questo modo, oltre a tutto, si eviterebbe che molti risultati non vengano inseriti in graduatoria, in quanto non sempre i gestori di transponder si ricordano di inviarli nel formato e nei tempi  richiesti alla FIDAL.

In conclusione: l’organizzatore accetterebbe una tassa per un servizio professionale, ma rifiuta, giustamente, una imposta mascherata.

Le norme FIDAL stabiliscono che “la denominazione di Maratona e di Mezza Maratona (in qualsiasi lingua) si può usare solo se la distanza corrisponde a km. 42,195 e 21,0975 rispettivamente”; se questo fosse vero per gli organizzatori non ci sarebbe scampo, o bere o affogare, in realtà tutti sanno che il termine maratona è di uso comune per ogni manifestazione impegnativa, perfino Telethon o le sedute notturne al Parlamento, altrettanto dicasi per maratonina o mezza maratona: non sono termini esclusivi della FIDAL e, quindi chiunque può usarli, oppure basta che scriva 42 o 21 km e gli utenti sanno di cosa si tratta.

Occorre inoltre considerare che la Convenzione FIDAL – EPS stabilisce che gli Enti possono organizzare in proprio i Campionati nazionali e regionali, quindi considerando che ci sono 15 Enti e 20 regioni …fate voi i conti;  quest’anno la Maratona di Russi è già inserita nel calendario FIDAL come Campionato Nazionale UISP (e non è la prima volta per questa gara, antichissima e organizzata molto prima che la Fidal protendesse le sue mani sulle corse in strada).

In conclusione, il Run Project è arrivato al capolinea del 2018, ora si tratta di vedere come la Riforma riuscirà ad imporsi alla “controriforma” data dai fatti.

 

Diamo allora un rapido sguardo ai risultati, partendo dalla Maratona e prendendo in considerazione due item: partecipazione e media dei tempi dei primi tre classificati, maschili e femminili.

Roma si conferma la numero uno in tutti gli item con 11.705 partecipanti, 2h08’39” e 2h26’17”.

C’è però da notare una perdita nell’ultima edizione di 1.613 presenze, speriamo che le vicissitudini di questi mesi nell’assegnazione dell’organizzazione non portino altri cali.

Al secondo posto nelle presenze c’è Firenze con 7.604, 787 in meno del 2017; terza Milano con 5.556, 252 in più [ringraziamo Andrea Basso per la precisazione].

Nei tempi maschili Milano con 2h09’47” precede Firenze con 2h12’19”.

Venezia, quarta con 4.912, presenta la maggior perdita dopo Roma (percentualmente è il dato peggiore), 993 partecipanti.

Da notare che in base ai parametri FIDAL solo tre maratone sono Gold superando i 5.000 classificati, e altre tre Silver superando i 2.000.

Ragionando sui tempi maschili, le “promosse” sono  6 Gold e 7 Silver, e per i tempi femminili rispettivaente 4 e 7.

Per la stagionalità, a parte le 10 maratone in 10 giorni di agosto, il mese più “ricco” è dicembre con 9 gare, seguito da marzo e novembre con 7.

Come partecipazione invece i numeri premiano aprile con 20.552, ma influisce parecchio la concomitanza delle due più importanti maratone di Roma e Milano, un’anomalia che nessuno riesce a eliminare; secondo mese è novembre con 13.470, terzo ottobre con 6.516, poco più di dicembre che ne fa 6.408.

Per quanto riguarda le Mezze maratone, ancora Roma e Milano sugli scudi, grazie alla Roma – Ostia con 9.165 classificati e alla Stramilano con 5.627: ma entrambe con forti perdite, 809 e 731 rispettivamente.

Al terzo posto Verona con 5.432, in lieve crescita, 42 partecipanti in più; ottima quarta piazza per Napoli con 5.291 e un incremento di 1.486 classificati.

In base ai parametri FIDAL (5.000) queste quattro rientrano nella sfera Gold, nella Silver (2.000) solo 14.

Quanto ai risultati cronometrici maschili, fa sensazione Verbania con 59’11”, davanti a Roma  e Milano a pari merito con 1h00’31”, Napoli 1h00’50”.

Nei risultati femminili rivincita di Roma e Milano con 1h09’29” e 1h10’16”, ma Verbania al terzo posto con 1h10’43” ribadisce  la velocità del percorso e dei partecipanti; solo 1” di vantaggio su Napoli che si conferma al quarto posto.

Anche per i risultati la schiera delle “promosse” è molto contenuta: nel maschile le Gold (1h03’00) sono 13 e le Silver (1h06’00”) 23; nel femminile le Gold (1h13’00”) sarebbero 9, ma Strà con 1h12’57” non è omologata e quindi poco affidabile;  le Silver (1h16’00”) sono 15.

Per la stagionalità, ottobre è il mese con più manifestazioni,  38; seguito da aprile, 31, settembre e novembre 30.

Come partecipazione svetta però marzo con  31.967 classificati, seguito da novembre 28.508 e febbraio 26.513.

La media generale è di 754 partecipanti a manifestazione, nel 2017 era di 800: a conferma di un calo sensibile.

Un’ultima considerazione va fatta, su 265 Mezze Maratone 247 sono Bronze, ma sotto la media sono in 191. Dovrebbe essere chiaro che certi costi non sono sostenibili dalla maggior parte degli organizzatori: per evitare dolorose rinunce o passaggi ad altri “fornitori” sarebbe opportuno limitare l’iscrizione obbligatoria nel calendario nazionale alle sole Gold e Silver, lasciando liberi i Comitati Regionali di approvare le Bronze. D’altra parte è quello che già molti cominciano a fare, non a caso le “territoriali” in un anno sono quasi raddoppiate.

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Venerdì, 14 Dicembre 2018 22:21

Militarizziamo tutto! È il vaso di Pandora

Premessa: il 13 dicembre l’Ufficio Stampa Fiamme Gialle dirama il seguente trionfalistico comunicato, col titolo:

23 NUOVE FIAMME GIALLE. Chissà, pensiamo, magari la lotta all’evasione fiscale si arricchisce di nuove forze, adesso qualcuno in più pagherà le tasse; oppure le frontiere saranno meglio presidiate dal contrabbando o dall’ingresso di droghe… Invece il testo parla di sport, ed è per questo che lo ospitiamo in queste pagine:

 Sono stati arruolati ieri 23 giovani atleti, vincitori della procedura di selezione, destinati al Centro Sportivo della Guardia di Finanza. Grazie, infatti, ai risultati conseguiti in ambito nazionale e internazionale nelle rispettive discipline, i neo militari atleti sono stati arruolati oggi nel Corpo per rafforzare le fila [la fila, singolare; le file, plurale; ma non cavilliamo] dei Gruppi Sportivi Fiamme Gialle e firmeranno gli atti di arruolamento presso i Nuclei Atleti di destinazione. Tra loro spiccano i nomi di Alessandro Sibilio, medaglia d’argento nei 400 ostacoli e oro nella 4x400 ai campionati Europei under 20 di atletica leggera di Grosseto 2017 e medaglia d’oro nella staffetta 4x400 ai Campionati Mondiali junior di Tampere 2018; Daisy Osakue, quinta agli Campionati Europei di atletica leggera Berlino 2018 e detentrice del record italiano promesse nel lancio del disco.

 Seguono i nomi di altri sportivi in altre discipline (nuoto, judo, sci ecc.); e l’annuncio:

 Dopo l’espletamento delle formalità di rito.[qui forse servirebbe una virgola, ma non cavilliamo oltre] I giovani neo arruolati nelle discipline che si praticano alla sede di Castelporziano (atletica, judo, nuoto e tiro a segno) hanno ricevuto il benvenuto nelle Fiamme Gialle da parte del Generale di Brigata Raffaele Romano, Comandante del Centro Sportivo della Guardia di Finanza.

 Queste le 23 nuove Fiamme Gialle:

Atletica Leggera: Daisy Oyemwenosa Osakue(lancio del disco), Ivan De Angelis (salto con l’asta), Martina Tozzi (1500 m), Nicholas Artuso (100 m) e Alessandro Sibilio (400 m ostacoli). Ecc.

Ci sono notizie che per la maggior parte dei lettori non hanno alcuna importanza, ma negli addetti ai lavori suscitano una serie di reazioni. Così il comunicato stampa di cui sopra ha riproposto una delle peggiori abitudini dello sport italico, lo shopping di atleti presso le Società civili, che riguardano tutte o quasi le Federazioni, in primis l’Atletica Leggera, ma anche il Judo, il Nuoto, il Tiro a segno, la Canoa , la Vela e gli Sport Invernali, almeno per quanto riguarda la Finanza.

Prima della caduta del muro di Berlino il dilettantismo di Stato era lo strumento con cui i Paesi del Patto di Varsavia gestivano lo sport tanto per fare un esempio Puskas era il capitano non solo della nazionale ungherese, ma anche capitano dell’Esercito magiaro.

Il dilettantismo di Stato ormai esiste solo in Italia, un comodo escamotage per far passare per dilettanti atleti professionisti: questi in teoria dovrebbero fare altro, vengono arruolati nell’Esercito, nella Finanza, nell’Aeronautica, nella Polizia di Stato, nella Polizia Penitenziaria, nella Forestale, nei Carabinieri (cosiddette “Sette sorelle”), ma non svolgono alcun incarico.

Molti non vedono nemmeno il posto di lavoro: insomma un comodo e ipocrita sistema che vede d’accordo tutti: lo Stato che finanzia lo sport senza finanziarlo ufficialmente, le “Sette sorelle” con le stellette,  e gli atleti, che, coi tempi che corrono, trovano un modo per praticare lo sport che desiderano e al termine della carriera hanno il futuro assicurato; si dannano l’anima per passare al “posto fisso” e poi si accontentano di ottenere il punteggio tabellare minimo per non essere “congedati” e, quindi, per la maggior parte non progrediscono.

Ma non è il solo difetto del sistema, che, in oltre trent’anni ha provocato il depauperamento delle Società civili con relativa demotivazione e conseguenti disinvestimenti.

La Federazione potendo contare su un gruppetto di atleti che, comunque, a livello internazionale riusciva ancora ad ottenere qualche risultato, si accontentò della situazione non rendendosi conto che in questo modo si sarebbe asciugato il bacino dei praticanti: è come curare il delta del Po senza pensare alla sorgente di Pian del Re.

C’è poi un’altra stortura molto grave: il sistema di votazione dei Consigli Federali: conosco solo quello della FIDAL, ma penso che il CONI abbia stabilito le stesse regole, che mettono al riparo dai colpi di mano.

Il sistema è basato sulle graduatorie federali dove i maggiori punteggi sono quasi completamente conseguiti dagli atleti per la ‘nuova’ Società e non per quella da cui provengono: come si dice a Napoli, “cornuto e mazziato”, questo sistema ha generato un’oligarchia che tende a conservare le proprie posizioni nel proprio interesse, ed è, quindi, restia a cercare nuove soluzioni e osare sperimentazioni innovative.

Tenendo d’occhio  solo il “delta del Po” si arriva a non avere più atleti di livello internazionale.

Alle ultime elezioni FIDAL 2.462 Società avevano a disposizione 106.667 voti, poco più di 43 voti a testa; le “Sette Sorelle” disponevano di 2618 voti, cioè 374 a testa. È chiaro che le Società podistiche con 10 punti in tasca non vanno fino a Roma per votare, per cui alla fine le Società  presenti erano solo 254 con 2208 voti.

Sarebbe invece essenziale un nuovo sistema di votazione capace  di conciliare la qualità (graduatorie), con la quantità: si consideri che il settore Master rappresenta oggi circa il 60% dei tesserati e più o meno l’80 % degli introiti della Federazione.

La democrazia vorrebbe che ci fosse un voto per ogni tesserato: dirigente, atleta, tecnico, giudice, medico, procuratore, come proposto da alcuni, ma questo probabilmente andrebbe a detrimento della qualità. Occorre però non essere orientati solo alla pista, ma anche alla strada, dare più peso agli organizzatori, alle società che maggiormente partecipano alle manifestazioni non stadia, alle società che curano particolarmente l’attività giovanile intrattenendo rapporti col mondo scolastico: non solo dando supporto teorico, ma soprattutto pratico coi propri tecnici a fianco degli insegnanti di educazione fisica.

Questi i mali usciti dal vaso di Pandora, è possibile curarli? A Malagò e Giomi la risposta; ma non solo a loro: in tempi in cui qualche politico di governo chiede di ridurre il deficit pubblico tagliando le spese militari… completate voi la frase.



 

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Adesso è ufficiale, c’è una nuova specialità Fidal nell’Atletica Leggera, il Nordic Walking.

La specialità ha le sue origini negli anni ’30, una camminata coi bastoncini come  allenamento estivo–autunnale degli atleti scandinavi dello sci di fondo; in Italia arrivò negli anni ’60 con l’olimpionico Franco Nones.

La nascita ufficiale è di 20 anni fa con la tesi di laurea del finlandese Marko Kantaneva; i primi Campionati del Mondo nascono nel 2008 e gli Europei nel 2015.

Ma in pratica, cos’è il Nordic Walking ? è una marcia assistita dai bastoncini; durante la camminata è proibita la corsa o la sospensione tra i due appoggi, un piede deve sempre essere a contatto col suolo, si deve iniziare con l’appoggio del tallone per poi compiere una rullata che coinvolge l’intera area plantare, è ammesso solo il passo alternato e non è consentita l’eccessiva rotazione del bacino come avviene nella marcia.

I bastoncini devono servire da spinta e da appoggio. Sono previste aree di sosta per i rifornimenti.

Quest’ anno la FIDAL con una circolare di marzo lancia il primo Campionato Italiano di Nordic Walking agonistico su sette tappe: Bosisio Parini (CO), Bologna, Tivoli (Roma), Bassano del Grappa (VI), Abbadia di Fiastra (MC), Mestre (VE) e Mantova, la classifica veniva calcolata su sei prove. In totale la partecipazione è stata di 560 atleti con sette squadre partecipanti.

Per il 2019 è confermato il Campionato con le stesse regole e la stessa struttura: le Società di Atletica possono tesserare gli atleti di Nordic Walking, come quelli di trail, montagna, pista e strada; per chi non volesse aderire ad una Società c’è la Nordic Walking Runcard.

La gestione delle manifestazioni è affidata ai Giudici FIDAL di marcia, che devono controllare il rispetto delle regole secondo la solita procedura: per questo il percorso di gara deve essere un circuito di 1000, 1200 metri al massimo, su asfalto, tartan, sterrato o erba radente, le distanze previste sono 5 e 10 chilometri, mezza maratona e maratona e a staffetta 4 x 3000 e 4 x 5000 metri.

Insomma, si prende atto che c’è un’atletica sempre più lontana dall'Atletica e più vicina al podismo super-amatoriale. Del resto, una maratona in 6 ore non è molto diversa da una camminata veloce.

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Giovedì, 22 Novembre 2018 20:05

La Fidal ingloba pure 5 e 10 km a suon di… UCAS

Ogni anno la pubblicazione dei regolamenti per la stagione successiva dà la sconfortante impressione che l’UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici) imperi sovrano.

L’articolo 34.1 delle Norme per l’organizzazione delle manifestazioni non stadia 2019  introduce una novità della quale francamente non si sentiva la mancanza:

“I partecipanti alle manifestazioni non stadia saranno suddivisi in una o più categorie élite (integralmente soggette al R.T.I), mentre per tutti i restanti partecipanti, “altri atleti”, sarà l’organizzatore stesso a definire le norme applicabili.

Qualora la manifestazione sia valida quale Campionato Federale, potranno partecipare allo stesso solo gli atleti élite come definiti nello specifico regolamento.”

 

Ma non finisce qui:
“7.1 – Durante lo svolgimento delle gare non stadia gli atleti devono indossare la maglia sociale.

Tale obbligo può essere derogato per tutti gli atleti, tranne gli atleti élite nelle manifestazioni abbinate ai Campionati Federali o che prevedano  modalità di classifica per Società.

Tale deroga non dovrà impedire la visuale ai Giudici degli elementi identificativi del concorrente”.

 

Le conseguenze burocratiche di tutto ciò sono pesanti: l’organizzatore deve indicare nel dispositivo chi sono gli atleti “élite” e chi gli “altri”, le Società devono iscrivere gli atleti specificando di quale categorie si tratti, le classifiche individuali ed eventualmente di squadra devono riguardare gli atleti “élite” distinti nelle categorie o fasce d’età. Per gli “altri” sarà facoltà dell’organizzatore provvedere alle classifiche o meno.

 

Non siamo su “scherzi a parte”, ma sull’ennesima prova di quanto il “Palazzo” sia lontano dalla realtà del Podismo.

Ad aumentare il distacco tra Paese reale e Istituzioni arriva anche la disposizione (non solo UCAS ma anche Ukase, ordine dello zar cui non si trasgredisce pena la Siberia) che oltre a Maratone e Mezze Maratone, anche 5 e 10 km saranno esclusivamente competizioni del calendario Nazionale, e dal 2020 le gare non omologate non potranno usare i termini 5 e 10 km.
Ripetendo quanto già notiamo con Maratone e Mezze Maratone, basterà scrivere sul volantino “circa” (o infinite altre varianti: 6,21 miglia…, 32808 piedi?) e il gioco sarà fatto

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Si sono svolti ieri a Ravenna i campionati nazionali di maratona, nella totale assenza di atleti di vertice. Non vogliamo fare nomi, in quanto il nostro discorso è generale e non indirizzato a chi ieri ha vinto ed a cui facciamo i complimenti. Però non si può fare a meno di notare come il titolo italiano maschile sia stato assegnato con tempi pari a 2h19’. Per salire sul podio è stato sufficiente chiudere in 2h22’.

Ancora più eclatante la situazione al femminile, dove la campionessa si è laureata col tempo di 2h59’19”. Per carità, brava lei che si è anche migliorata di diversi minuti rispetto al suo personal best, ma stiamo parlando di un’atleta che fa altro nella vita. Insomma una semiprofessionista o meglio una dilettante. Nell’accezione positiva del termine, sia ben chiaro. Fra le donne, la terza classificata è arrivata dopo 3h04’.

Francamente ci domandiamo che senso abbia far svolgere una manifestazione valida per il titolo a Novembre e nella pressoché totale assenza di azzurri ed azzurre. Ora ci rendiamo conto anche noi che di maratone, in stagione non se ne possono fare troppe, che ci sono ingaggi e premi più interessanti altrove, ma allora forse è meglio gareggiare solo per i titoli master. Bastano quelli a far crescere di numero i partecipanti e rendere felici gli organizzatori.

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Giovedì, 01 Novembre 2018 22:21

“Sport e Salute”: mala tempora per Malagò

Il vento del cambiamento col nuovo Governo Conte soffia impetuosamente anche sul CONI: la bozza della Legge di Bilancio vede la nascita di “Sport e salute Spa”, che manderebbe in pensione la CONI Servizi.

La novità non è di poco conto: la CONI Servizi è la Società operativa delle attività del CONI, partecipata al 100% dal Ministero dell’ Economia, ha un contratto di servizio col CONI e il compito di creare valore per lo sport italiano, gestisce i Centri nazionali di preparazione olimpica, la Scuola dello sport, l’Istituto di medicina e scienza dello sport, e fornisce consulenza impiantistica di alto livello.

La novità è che mentre prima i vertici erano nominati dal CONI, in futuro saranno decisi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze su indicazione dell’autorità di governo competente in materia di sport, sentito il CONI, con la regola della incompatibilità di incarico nei vertici CONI e in quelli di Sport e Salute.

Colpo finale, l’assegnazione dei fondi: sarà il Governo attraverso Sport e salute a distribuire alle Federazioni il 90 % del budget, non inferiore a 410 milioni di euro provenienti dalle imposte pagate dal settore: perciò al CONI andranno solo 40 milioni e 370 a Sport e Salute.

E’ vero che l’inferno è lastricato di buone intenzioni e attendiamo gli effetti di questa rivoluzione, ma è indubbio che ci vuole un cambio di passo nella tutela della salute attraverso lo sport.

Sul portale del Ministero della Salute si hanno questi dati: In Italia il 30% degli adulti tra 18 e 69 anni svolge, nella vita quotidiana, meno attività fisica di quanto è raccomandato e può essere definito sedentario. In particolare, il rischio di sedentarietà aumenta con il progredire dell'età, ed è maggiore tra le persone con basso livello d'istruzione e difficoltà economiche (Rapporto PASSI 2011).

Secondo i dati ISTAT, nel 2010 in Italia il 38% delle persone monitorate da 3 anni in su ha dichiarato di non praticare, nella vita quotidiana, né sport né altre forme di attività fisica. Secondo i dati del sistema di monitoraggio Okkio alla salute, soltanto 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e circa 1 bambino su 4 (26%), al momento della rilevazione, dichiarava di non aver svolto alcuna attività fisica il giorno precedente l'indagine.

Come in altri paesi europei, l'attività motoria della popolazione in Italia è diminuita di pari passo con i grandi cambiamenti del lavoro e dell'organizzazione delle città. Da una parte lo sviluppo dell'automazione, anche nel lavoro domestico, e il deprezzamento sociale del lavoro manuale, dall'altra la dominanza del trasporto motorizzato e la riduzione di spazi e sicurezza per pedoni e ciclisti. Assieme a questi fattori, si sono sempre più ristretti gli spazi per il gioco libero dei bambini e per i giochi e gli sport spontanei e di squadra; queste attività hanno ora luoghi deputati la cui accessibilità è limitata ed ha un costo, non solo monetario. Inoltre, giocano un ruolo il valore che viene socialmente assegnato alle attività motorie, ed altri fattori: come i modelli genitoriali e il peso attribuito all'attività motoria nel curriculum scolastico. Questi ostacoli rendono difficili i comportamento motorii attivi.

Con queste premesse è logico pensare ad un intervento sostanziale nella promozione dell’attività fisica quotidiana, lasciando al CONI solo il compito con cui è nato, preparare adeguatamente gli atleti di élite per le Olimpiadi. Può essere un riconoscimento allo sport amatoriale, alla nostra passione di podisti, che corriamo   in libertà e serenità per la nostra salute fisica e mentale.

 

 

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Come promesso nel nostro articolo di venerdì scorso ecco la lista dei compensi che la FIDAL verserà ai suoi collaboratori esterni nell'anno in corso. Si tratta d'importi lordi, comprensivi delle imposte. Una breve descrizione illustra a fronte di quali servizi. Eravamo curiosi di conoscere cifre e nomi, ma ora, lista alla mano, sinceramente non ci sentiamo in grado di fare commenti. Nella maggioranza dei casi, con gli elementi a nostra disposizione, è molto difficile, se non impossibile, capire quante ore lavorative siano necessarie per questi incarichi/missioni. Ci domandiamo anche se per tali consegne non fosse sufficiente impiegare il personale già assunto. Confessiamo che anche questo dato ci manca. Quindi sospendiamo il giudizio, ma apriamo il dibattito con i lettori, specialmente con chi disponesse di altri elementi utili al dibattito.

Di certo sappiamo che a fronte di queste spese, la Federazione ha tagliato dei rimborsi agli atleti "meno performanti" come descritto nel nostro summenzionato articolo.  

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Come Vi anticipavamo su queste colonne mercoledì scorso, è stato definito l’elenco degli atleti che sono stati designati a far parte dell’Atletica Élite Club (AEC), in sostanza la nazionale italiana. Saranno in 37 atleti (24 uomini e 13 donne), ma sono stati predefiniti fino a ulteriori 8 nuovi ingressi, per completare i gruppi delle staffette 4x100 maschile e per le due 4x400.

La nota pubblicata ieri sera dalla FIDAL, aggiunge questa novità:”...come da richiesta del nuovo Direttore Tecnico Antonio La Torre, è stato identificato all’interno di questi numeri il gruppo “Top”, che sarà composto da 11 atleti: Antonella Palmisano, Alessia Trost, Elena Vallortigara, Sara Dossena, Filippo Tortu, Eseosa Desalu, Yeman Crippa, Daniele Meucci, Gianmarco Tamberi, Massimo Stano. A loro potrà aggiungersi anche la marciatrice Eleonora Giorgi, se accetterà un programma per affrontare la 50km di marcia (in caso contrario, resterà nell’elenco AEC, ma non farà parte di quello Top)…”

Passando anche alle note dolenti, si menzionano:”…18 gli azzurri che, classificati come AEC nel 2018, non faranno parte dell’elenco nei prossimi 12 mesi, mentre ad altri 11 di loro verrà decurtata del 50% l’indennità di preparazione. Nove sono invece i nuovi ingressi, uno dei quali (quello dell’ostacolista dei 400 Mario Lambrughi) sarà da verificare al 31 dicembre, vista la collocazione dell’azzurro al 24esimo posto delle liste mondiali (l’ultimo utile in virtù del regolamento AEC)”.

Dando un’occhiata alle liste complete che potete leggere anche Voi cliccando qui e limitandoci alla corsa di fondo e mezzofondo, tra i 37 confermati troviamo i due siepisti Chiappinelli e Zoghlami. Nei nuovi ingressi vediamo la meritatissima inclusione di Sara Dossena e della coppia Rachik, Ghebrehiwet Faniel. Un po’ a sorpresa viene data una chance anche a Federica del Buono e Veronica Inglese che sono ai box da tempo. Più in generale, tra promossi e bocciati, sorprende la conferma dei due triplisti Donato e Greco, non più giovanissimi ed a secco di risultati da tempo, mentre la grande esclusa è senza dubbio Libania Grenot che paga il conto della controprestazione individuale e in staffetta agli ultimi europei. Al contrario tra i nuovi entrati annotiamo con piacere Daisy Osakue, la discobola vittima di un aggressione pochi giorni prima della rassegna continentale, dove è riuscita ad entrare in finale e poi tra le prime otto.

Ci sarebbe anche da trattare anche l'argomento dei compensi di tutti i collaboratori federali, pubblicato in questi giorni, ma ne parleremo in una prossima puntata.

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Mercoledì, 03 Ottobre 2018 14:29

La FIDAL taglia gli stipendi a molti nazionali!

Ragazzi, non ci capiamo più niente: dopo i risultati degli Europei a Berlino, un deludente 16° posto nella classifica a squadre, dopo quasi uno zero al quoto alle precedenti edizioni di olimpiadi e mondiali, ci eravamo permessi di chiedere le dimissioni di Giomi e di molte persone dello suo staff. Al contrario, l’ineffabile presidente aveva spiegato a tutti che non avevamo capito nulla, che i risultati era stati buoni. Insomma: “tutto va ben, madama la marchesa” per evocare l’ironica canzonetta dove invece l’amata cavallina della nobildonna era morta, le stalle si erano incendiate, un’ala del castello crollata ed il marchese si era suicidato… Un disastro.

Ma finalmente qualcuno pagherà! Da dove si parte? Di solito nelle società che vanno male la prima testa a saltare è quella dell’amministratore delegato. A seguire i dirigenti più importanti. Qui invece a pagare saranno gli atleti. Grazie ad un pezzo firmato da Marco Bonarrigo a Gaia Piccardi, apparso oggi sulle colonne del Corriere della Sera, scopriamo che a 17 azzurri dell’Athletic Elite Club verrà cancellato l’assegno di studio, ad altri 14 dimezzato, mentre a meno di una decina sarà mantenuto. Per i militari resterà il paracadute dello stipendio percepito dalle rispettive armi di appartenenza. In pratica per altri significherà l’estromissione dalla nazionale. Dalle purghe si salveranno in pochi. Tra i nomi che trapelano quelli della medagliata Palmisano (e ci mancherebbe, verrebbe da dire), il saltatore Tamberi, il recordman Tortu e Fausto Desalu.

A spiegare le ragioni è stato il nuovo CT Antonio La Torre. Per quello uscente, Elio Locatelli, lo spostamento a Direttore della Performance. Non chiedeteci di cosa si tratti con esattezza e nemmeno se sia una promozione. Siamo ignoranti in materia. Di certo lui non è stato mandato via come molti azzurri. In attesa di verificare un rientro in federazione del dimissionario Stefano Baldini, a cui La Torre vorrebbe affidare il settore fondo, restiamo in paziente attesa della lista dei collaboratori fiduciari e specialmente dei loro stipendi, come promesso recentemente da Giomi.

 

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13 Settembre - E’ apparsa stamani sul sito della RomaOstia Half Marathon la lettera aperta che Luciano Duchi scrive ad Alfio Giomi, presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, contestando il trattamento riservato alla “mezza maratona italiana più qualificata da un punto di vista tecnico e tradizionalmente più partecipata”, che vede da quattro anni la concomitanza con la festa del Cross, mentre la stessa Federazione è direttamente impegnata nell’organizzazione della Rome Half Marathon – Via Pacis”…

Una lettera da leggere con attenzione. Eccola, riportata interamente:

Roma 11 Settembre 2018 

Caro Alfio,                          

sono il tuo ben cognito Luciano Duchi, dal lontano 1974 presidente e organizzatore della mezza maratona Roma Ostia. La gara, come ben sai, è da tempo immemore percepita erga omnes come la mezza più famosa d’Italia ed è qualificata dalla Federazione Internazionale da ormai 6 anni con la prestigiosa etichetta “Gold Label”. In particolare, in questi ultimi due anni, unica gara di corsa su strada italiana a potersi fregiare di questa etichetta.

Si tratta indubbiamente della mezza maratona italiana più qualificata da un punto di vista tecnico e tradizionalmente più partecipata, come testimoniato dal numero dei classificati, parametro che la rende seconda in assoluto nel panorama italiano, maratone comprese.

Una manifestazione che sarebbe a tutti gli effetti, scusa il condizionale, il fiore all’occhiello di qualsiasi altra Federazione, per la sua storia, il suo albo d’oro, la sua valenza internazionale e, non ultimo, per il credito di cui gode all’estero. Un prestigio appunto, parametro che nel mondo anglo-sassone, in particolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, gioca un ruolo fondamentale, confermato dal fatto che due dei loro migliori corridori di lunga lena di sempre – il britannico Steve Jones (ex primatista mondiale di maratona e plurivincitore delle maratone di New York, Londra e Chicago) e lo statunitense Galen Rupp, orgoglio d’America, vincitore della Roma-Ostia lo scorso anno (vice campione olimpico sui diecimila in pista a Londra 2012, bronzo nella maratona olimpica di Rio e recente vincitore delle maratone di Chicago e Praga) – figurano entrambi nell’albo d’oro della gara.

Per queste e numerose altre considerazioni, qualsiasi federazione avrebbe avuto degli ottimi motivi per tutelare gli aspetti promozionali e principalmente tecnici della Roma-Ostia, agevolando la partecipazione dei migliori atleti italiani alla gara, in passato più volte scelta come banco di prova per le selezioni aventi come obiettivo la maglia azzurra.

Come viene espressa questa tutela tecnica dalla attuale Federazione di Atletica? Programmando da quattro anni la FESTA DEL CROSS, cioè i CAMPIONATI ITALIANI INDIVIDUALI e di SOCIETA’ A STAFFETTA ASSOLUTI E MASTER, nello stesso giorno della Roma-Ostia. Questo malgrado le riunioni avute, anche conviviali e a seguito di lettere di protesta, nostre e di tanti partecipanti che non possono prendere parte alla nostra gara perché convocati dalla propria società o perché atleti di valore assoluto.

In particolare ti voglio ricordare che in occasione del festeggiamento del mio tardo settantanovesimo genetliaco, quando ho presentato il mio libro “Meraviglioso o……”, nel tuo affettuoso discorso hai fatto ammenda delle pluriennali concomitanze e della tua assenza alle presentazioni della Roma-Ostia, promettendo che tali circostanze non si sarebbero ripetute. Questo di fronte ad una platea di un centinaio di persone (tra le quali numerosi “addetti ai lavori”). Ed ora vengo ad apprendere soltanto dal web che la promessa non è stata mantenuta. Senza che, da uomo a uomo, oltre che da Presidente della Federazione a Presidente del Comitato Organizzatore, sentissi la necessità di comunicarmelo direttamente.

La Fidal da parte sua concentra le sue forze e la sua attenzione nell’organizzazione della “Rome Half Marathon – Via Pacis” che viene pubblicizzata dalla Federazione in maniera imponente, che impegna direttamente tante forze federali, civili e militari, diventando la vera alternativa alla Roma-Ostia, che noi poveri organizzatori abbiamo da 45 anni considerato come la vera “Rome half Marathon”.

Quindi caro Giomi, saremmo nostro malgrado in competizione con distinti e contrapposti interessi, come organizzatori entrambi di una mezza maratona? E di conseguenza, l’inserimento, ancora una volta, del campionato italiano di cross lo stesso giorno della Roma-Ostia, come deve essere interpretato e qualificato?

Fra l’altro, come diciamo da anni, siamo obbligati, da disposizioni federali, a destinare il 25% dell’importante montepremi della gara agli atleti italiani. Ma se i migliori atleti italiani sono invitati dalle società a partecipare agli assoluti di cross, perché dovremmo essere in ogni caso obbligati, come ci è stato confermato lo scorso anno da un vostro solerte dirigente, a mettere a disposizione il montepremi italico?

Credimi caro Giomi, sono molto amareggiato e sto meditando sinceramente di porgere l’altra guancia, come ho fatto sempre nella mia vita. Ma a questa mia “non presa” di posizione si oppongono fermamente il comitato organizzatore, la mia famiglia e gli oltre undicimila partecipanti alla gara. Tu pensi che, dopo il totale impegno nella disciplina sportiva che è stata la ragione principale della mia vita, sia una cosa giusta, che io, e quindi la Roma Ostia, si continui a porgere l’altra guancia?.

Luciano Duchi

Presidente dal 31 Marzo 1974 della Roma – Ostia Rome Half Marathon

 

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Nel primo dopoguerra la ritrovata libertà portò alla creazione di aggregazioni che non potevano sfuggire ai fini politici dell’epoca, per cui il Fronte Popolare creò l’UISP, De Gasperi la Libertas e Almirante la Fiamma. La politica era entrata a piedi uniti nello sport, ci fu l’ENDAS che cercò di riportare lo sport al centro dell’associazionismo, ma con scarsi risultati; anche la Confindustria, preoccupata per la nuova situazione, fondò lo CSAIN nel quale sarebbero dovuti confluire tutti i dopolavoro industriali.

Tutto funzionava regolarmente, l’atletica leggera si svolgeva negli stadi, gli atleti (under 40) erano tesserati solo con la FIDAL e il settore giovanile era gestito in comune con gli EPS.

Poi venne la crisi energetica e dal 2 dicembre 1973, con la prima domenica a traffico bloccato, un gran numero di manifestazioni di corsa su strada si aggiunse alle poche che già c’erano: anche gli over 40 e gli “scarsi” trovarono la loro “casa” nel Podismo, soprattutto negli EPS.

La nuova situazione creò, come logico, una serie di inconvenienti, il CONI fu incaricato di regolamentare la materia e pose alcune condizioni per il riconoscimento degli EPS: Statuto in linea con le regole del CONI, minimo 1000 società affiliate, 100.000 tesserati, presenza in almeno 15 regioni. A fronte di ciò il CONI s’impegnava a dare dei contributi che tenessero conto del numero di società e tesserati e dell’attività svolta.

In considerazione che il Podismo è corsa su strada, lo  affidò alla FIDAL, decisione logica dal punto di vista formale, ma errata dal punto di vista pratico: è come affidare al sovrintendente alla Scala un concerto di Jovanotti in quanto trattasi di “musica”. La soluzione corretta sarebbe stata riconoscere la Federazione Italiana Amatori Sport Podistici (ovviamente pretendendo il rispetto di alcune regole-base).

Un’aggravante fu il ritardo con cui fu presa la decisione, ben 26 anni dopo la nascita del Podismo, durante i quali si era creata una situazione di gestione spontanea in cui accanto alla FIDAL agivano gli Enti più attivi e spregiudicati, e una nebulosa di organizzatori “naif“ difficilmente controllabile.

La FIDAL è nipote del marchese De Coubertin, che nel 1896 s’inventò le Olimpiadi moderne per mettere pace tra le Nazioni: obiettivo drammaticamente fallito (ma questa è un’altra storia), ma intanto nacque il CIO e, in ogni nazione aderente, un Comitato al quale fanno capo tutte le federazioni degli sport olimpici, col compito di applicare il Regolamento Tecnico Internazionale e portare la migliore formazione possibile alle Olimpiadi.

E’ evidente che gli atleti in grado di ben figurare alle Olimpiadi non hanno nulla a che vedere con la massa dei podisti, e la FIDAL all’inizio prese l’incarico con scarsa attenzione, privilegiando la pista e non cercando di capire l’animus del Podismo. Si limitò a ricorrere al TAR del Lazio contro l’attività degli EPS ottenendo nel 2003 una sentenza favorevole:  “il Decreto Legislativo n. 242/99 attribuisce alle Federazioni il controllo della pratica sportiva agonistica, affermando che qualora un Ente di Promozione Sportiva intenda svolgere questa tipologia di attività non può prescindersi dalla affiliazione alle Federazioni Sportive di pertinenza”. Ma senza nessun effetto pratico.

Il CONI, per mettere pace, nel 2008 puntò sulle Convenzioni tra FIDAL ed EPS: ma, come sosteneva Otto von Bismarck e insegna la storia, i trattati sono “chiffons de papier”, pezzi di cartastraccia, se non c’è la volontà di rispettarli.

La FIDAL avrebbe dovuto fin dall’inizio fare chiarezza sul fenomeno e ottenere gli interventi necessari per una gestione esclusiva del podismo; invece all’inizio lo ha snobbato e solo recentemente gli ha dedicato attenzione, più però come fonte di sostentamento che come attività fondamentale con pari dignità (e con maggiore importanza  pratica) a quella che si svolge su pista.

In dieci anni a furia di aggiustamenti siamo arrivati al trionfo del politichese, che trova il suo apice nell’allegato 3 della Convenzione Fidal-Uisp firmata a Roma il 30 maggio 2017 dai rispettivi presidenti Giomi e Manco, dal titolo “Attività Sportiva”.

 3.1 La FIDAL è soggetto riconosciuto dal CONI designato all’organizzazione e al controllo  delle manifestazioni competitive-agonistiche. Sono definite manifestazioni competitive-agonistiche:

  • Le manifestazioni su pista a carattere territoriale, nazionale e internazionale
  • Le manifestazioni non stadia inserite in Calendario Federale, Gold, Silver e Bronze di corsa su strada, cross, montagna, trail e ultratrail
  • Maratona e Mezza Maratona, discipline per le quali la FIDAL è l’unico ente a certificare e omologare il percorso e le prestazioni

L’UISP è un EPS riconosciuto dal CONI e organizza le attività sopraindicate , promozionali, amatoriali e dilettantistiche, seppure con modalità competitive (sic)

Val solo la pena di sottolineare che la Convenzione FIDAL – EPS (qui allegata in fondo) parla di manifestazioni similari, e non può essere altrimenti, considerando l’esclusività della FIDAL nella gestione delle Maratone e Mezze Maratone derivante dal Regolamento Tecnico Internazionale.

La “guerra tra poveri”  FIDAL - EPS ha generato una situazione di anarchia in cui prosperano i “naif”: da una stima approssimativa le cosiddette non competitive, quasi tutte fuori da ogni controllo, sarebbero il doppio delle competitive. Solo per citare un esempio  piemontese, nelle  Province di Novara e VCO si svolge da 43 anni la Gamba d’Oro, un circuito di 54 corse su strada non competitive assolutamente indipendente.

Non è forse ora che FIDAL ed EPS si mettano veramente d’accordo nell’interesse proprio e dei podisti ?

“Lascio pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo in giù, nella mano di un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente (....) e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. E’ il mirabile ritratto pennellato dal Manzoni della condizione dei quattro capponi che Renzo portava all’avvocato Azzeccagarbugli a pagamento della sua consulenza. Prima che il podismo affondi sotto i colpi degli Azzeccagarbugli attuali, sarebbe bene che noi ‘capponi’ evitassimo di danneggiarci l’un l’altro.

 

ALLEGATO

Fidal: Modello Convenzione con Eps secondo delibera n. 324 Giunta Nazionale CONI del 27 luglio 2015

(con pochi tagli, e corsivi nostri)

La Federazione Italiana di Atletica Leggera (di seguito: FIDAL), nella persona del Presidente pro tempore, Alfio Giomi, domiciliato per la

carica presso la sede legale della FIDAL suddetta

e

L’Ente di Promozione (di seguito: ___EPS___) con sede in ______ __

Premesso

A)

che il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (di seguito: CONI), autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive, intese come elemento essenziale della formazione fisica e morale

dell'individuo e parte integrante dell'educazione e della cultura nazionale, ai sensi del D.Lgs n° 242/1999 e successive modificazioni ed integrazioni, in presenza dei requisiti previsti nel proprio Statuto, riconosce una

sola Federazione Sportiva Nazionale per ciascuno sport ed una sola Disciplina Sportiva Associata per ciascuno sport che non sia già oggetto di una Federazione Sportiva Nazionale;

 

B)

che il CONI, riconosce Enti di Promozione Sportiva le associazioni, a livello nazionale, che hanno per fine istituzionale la promozione e la organizzazione di attività fisico-sportive con finalità ricreative e formative, e che svolgono le loro funzioni nel rispetto dei principi, delle regole e delle competenze del CONI, delle

Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate ancorché con modalità competitive;

 

C)

che il CONI, anche in collaborazione con le Federazioni Sportive Nazionali e le Discipline Sportive

Associate, cura le attività di formazione e aggiornamento dei quadri tecnici e dirigenziali, nonché le attività di ricerca applicata allo sport. A tale scopo lo SNaQ rappresenta il quadro generale di riferimento proposto dal CONI, tramite la Scuola dello Sport, per il conseguimento delle qualifiche dei tecnici sportivi e per la loro certificazione che pur non rappresentando un obbligo o un vincolo per le organizzazioni a cui si rivolge, rappresenta uno strumento perché esse definiscano percorsi formativi efficaci valorizzando la

formazione permanente.

 

D)

che la FIDAL è associazione senza fini di lucro con personalità giuridica di diritto privato ed è costituita dalle società e dalle associazioni sportive riconosciute ai fini sportivi dal CONI. Svolge l’attività sportiva e le relative attività di promozione, in armonia

con le deliberazioni e gli indirizzi del Comitato Olimpico Internazionale (di seguito: CIO) e del CONI

godendo di autonomia tecnica, organizzativa e di gestione, sotto la vigilanza del CONI medesimo;

 

E)

che la FIDAL:

- è riconosciuta, ai fini sportivi, dal Consiglio Nazionale del CONI ed è affiliata alla IAAF e alla EA;

- è l’unica rappresentante riconosciuta dagli organismi nazionali ed internazionali suddetti per le attività dell’Atletica Leggera;

- persegue come obiettivo primario la diffusione dello sport quale insostituibile elemento di promozione della salute;

- ha sempre attuato ed attua il reclutamento, la formazione, l’aggiornamento e la specializzazione delle figure operanti nei suoi Quadri Tecnici inclusi gli Ufficiali di Gara;

 

F)

che l’___EPS___:

- è riconosciuto, ai fini sportivi, dal Consiglio Nazionale del CONI con deliberazione n. __ […]

 

G)

che l’___EPS___, in accordo al “REGOLAMENTO DEGLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA”, approvato dal Consiglio Nazionale del CONI con deliberazione n. 1525 del 28/10/2014, promuove ed

organizza attività sportive multidisciplinari con finalità formative e ricreative, ancorché con modalità competitive, curando anche il reclutamento, la formazione e l’aggiornamento degli operatori preposti alle proprie attività sportive;

 

G bis)

che l’___EPS___,  organizza e cura direttamente lo svolgimento di attività sportive nell’ambito della disciplina oggetto di Convenzione in nº__ regioni;

- organizza almeno n° _ gare/manifestazioni/eventi annui di livello nazionale;

- con riferimento alla stagione sportiva conclusasi il _____, il numero dei tesserati praticanti la

disciplina sportiva /specialità oggetto di Convenzione è stato pari a n° ____;

- con riferimento alla stagione sportiva conclusasi il _____, il numero degli affiliati iscritti al Registro

per la disciplina sportiva /specialità oggetto di Convenzione è stato pari a n° ____;

- cura lo svolgimento di corsi di formazione sul territorio;

- possiede una comprovata ed adeguata struttura operativa a livello nazionale articolata sul territorio

come dettagliatamente riportato nell’allegato sub 1 che fa parte integrante e sostanziale della presente Convenzione;

 

H)

che la FIDAL e ___EPS___ (di seguito: le Parti) condividono:

- il principio che lo sport riveste carattere di fenomeno culturale, di grande rilevanza sociale e che, per le insite implicazioni di carattere educativo, tecnico, sociale e ricreativo, deve essere considerato un vero e proprio valore fondamentale per l’individuo e la collettività con riferimento, in particolare, all’art. 2 della Costituzione;

- la finalità della formazione, della ricerca, della documentazione ed in genere la promozione e la diffusione di tutti i valori morali, culturali e sociali riconducibili alla pratica delle attività motorie e sportive;

- la necessità di nuova visione strategica del sistema sportivo italiano in grado di aumentare la pratica sportiva nel paese, soprattutto tra i giovani, occupando quello spazio attualmente gestito da soggetti terzi che operano fuori dal sistema CONI e che, più frequente in alcune discipline e meno in altre, rappresenta comunque un fenomeno ampiamente diffuso.

 

si conviene e si stipula quanto segue

Articolo. 1 - Norme generali

1.1

Le premesse sono parte integrante della Convenzione. Ciascuna delle due Parti non può delegare all’altra i propri compiti istituzionali derivanti dal riconoscimento ai fini sportivi del CONI. Con la presente

Convenzione le Parti intendono realizzare un vero e proprio “patto associativo per lo sviluppo dell’Atletica Leggera” nell’interesse dei praticanti, dell’associazionismo di base e delle comunità locali.

1.2

Le Parti si impegnano, anche attraverso le rispettive strutture territoriali, a svolgere tutte le iniziative

necessarie:

- per sviluppare con le Istituzioni, gli Enti locali, le Scuole, etc., una comune azione per una più razionale utilizzazione degli impianti sportivi pubblici.

- per la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi

- per favorire la promozione dell'attività sportiva nella Scuola e la piena utilizzazione degli impianti sportivi scolastici.

- per promuovere lo studio, la conoscenza, la divulgazione, la pratica dell'attività sportiva e degli aspetti culturali della disciplina sportiva del Atletica Leggera, attraverso dibattiti, seminari, corsi e manifestazioni.

1.3

Le Parti prendono atto degli accordi preliminari intercorsi tra i propri Organi giudicanti che nel rispetto della normativa vigente hanno concordato un’unica tabella di sanzioni per le violazioni concordate indicate nell’allegato sub 2 che fa parte integrante e sostanziale della presente Convenzione.

1.4

Le parti si impegnano a dare efficacia reciproca ai provvedimenti disciplinari adottati dai rispettivi Organi giudicanti nei confronti dei rispettivi tesserati, assicurandosi una periodica e reciproca informazione sulla materia.

1.5

Le parti s’impegnano, altresì, ad azioni comuni nei confronti di organizzazioni terze che operano nell’ambito

della stessa disciplina.

Articolo 1 bis - Assicurazione e tutela sanitaria

1bis.1

Fermo restando l’applicazione a tutti gli atleti delle norme sull’assicurazione obbligatoria e sulla tutela sanitaria, le Parti s’impegnano ad applicare adeguate ed analoghe tutele assicurative specifiche in funzione delle particolarità delle discipline sportive oggetto della Convenzione fornendo reciproca comunicazione.

 

Articolo. 2 – Attività sportiva

2.1

Fatta comunque salva la facoltà dell’affiliazione e tesseramento sia alla sola FIDAL che al solo EPS senza che ciò comporti penalità di alcun genere o discriminazioni, le modalità di reciproca partecipazione dei rispettivi atleti all’attività sportiva agonistica di prestazione organizzata dalle Parti sarà regolata sostanzialmente mediante il “doppio tesseramento” le cui modalità operative sono dettagliatamente riportate nell’allegato sub 3 che fa parte integrante e sostanziale della presente Convenzione.

2.2

I termini “Campionati Italiani” e “Campione Italiano”- per tutte le categorie - e, riferiti all’attività internazionale, “Squadra Italiana” o “Nazionale” (Atleti Azzurri)”, possono essere utilizzati esclusivamente

dalla FIDAL; l’___EPS___ può utilizzare i termini “Campionati Nazionali ___EPS___” e “Rappresentativa Nazionale dell’___EPS___”

2.3

Le parti si impegnano, altresì, previo accordo del livello territoriale interessato, a fornire reciproca assistenza per l’eventuale utilizzo di giudici di gara in proprie manifestazioni con oneri a carico del soggetto

organizzatore della manifestazione.

Articolo 2bis - Omologazione campi di gara, attrezzi

2bis.1

Fermo restando l’osservanza dei criteri e standard di sicurezza previsti dalle norme di legge, tutte le gare/competizioni/eventi oggetto della presente Convenzione saranno svolte nel rispetto della normativa

tecnica della FIDAL in impianti e luoghi idonei e con attrezzature omologate nel rispetto dei criteri di omologazione stabiliti dalla FIDAL.

 

Articolo. 3 – Attività di Formazione e di Aggiornamento Quadri Tecnici ed Ufficiali di Gara

La FIDAL riconosce solo le qualifiche ed i gradi tecnici (inclusi gli Ufficiali di Gara) conseguiti secondo le norme ed i criteri previsti nelle proprie Carte Federali nel rispetto del Piano Nazionale di Formazione dei Quadri operanti nello sport.

L’ EPS___, qualora organizzi corsi autonomamente, rilascia attestati, qualifiche e gradi tecnici validi nel proprio ambito associativo, salvo il caso in cui tali corsi ed attestati siano espressamente svolti in accordo

con la FIDAL e nel rispetto delle normative federali.

3.2

Nell’allegato sub 4 che forma parte integrante e sostanziale della presente Convenzione sono previste le modalità di partecipazione (requisiti per la partecipazione, numero di posti riservati, e costi di iscrizione) dei tesserati dell’___EPS___ ai corsi di formazione e di aggiornamento organizzati dalla FIDAL.

 

Articolo. 4 – Iniziative Culturali

4.1

In caso di organizzazione congiunta di iniziative culturali, anche presso le rispettive strutture territoriali, le spese verranno ripartite in base agli accordi fra le Parti ed in riferimento ad ogni singola iniziativa.

[…]

 

 

Articolo. 5 – Commissioni Paritetiche - Controversie

5.1

Le Parti si impegnano ad affidare ad una Commissione Paritetica - costituita ai vari livelli territoriali in corrispondenza di manifestazioni provinciali, regionali, nazionali - formata da una rappresentanza delle

rispettive Commissioni Tecniche, l’incarico di definire, per quanto possibile, i programmi tecnici ed i calendari dell’attività sportiva.

5.2

Le controversie fra le Parti che traggano origine dalla presente Convenzione sono rimesse alla Giunta

Nazionale del CONI.

 

Articolo. 6 – Durata

6.1

5

La presente Convenzione scade al 30 marzo dell’anno successivo a quello in cui si sono svolti i giochi olimpici estivi e non è oggetto di tacita proroga.

6.2

Ciascuna delle parti ha comunque facoltà di revoca a mezzo lettera raccomandata da inviare entro il 30 settembre di ciascun anno successivo a quello di stipula. La convenzione sarà comunque valida per il primo anno fino al 30 marzo 2017.

6.3

Nel caso di risoluzione simultanea e consensuale delle Parti, la Convenzione viene annullata immediatamente.

 

[…]

______ ______ ______ ______ ______ __ ______ ______ ______ ______ ______ ____

ALLEGATO n° 2 – TABELLA DI SANZIONI PER LE VIOLAZIONI CONCORDATE

MONITORAGGIO DELLA CONVENZIONE E DELLE MANIFESTAZIONI

[…]

RECIPROCITÀ’ DELLE SANZIONI ED APPLICAZIONE DEI PROVVEDIMENTI

DISCIPLINARI ADOTTATI NEI CONFRONTI DEI PROPRI TESSERATI.

Le parti si impegnano a far rispettare ai propri tesserati, Società Sportive e Comitati Territoriali tutte le decisioni disciplinari che di volta in volta verranno rese note dal Coni e dagli organi di giustizia

sportivi. L'etica sportiva condivisa richiede il rispetto di provvedimenti di allontanamento da gare o da impianti degli atleti, dirigenti o tecnici, sospesi, squalificati o radiati per doping o altre violazioni disciplinari,

anche provenienti da attività sportive diverse dell'atletica leggera. Principali fonti di informazione di riferimento saranno il sito e le note informative ufficiali del Coni, nonché le sentenze degli organi di giustizia sportivi. Le parti si impegnano, inoltre, a condividere, tramite le rispettive segreterie, le sanzioni disciplinari che i rispettivi organi preposti avranno comminato ai propri tesserati.

[…]

 

 

ALLEGATO n° 3 – ATTIVITA’ SPORTIVA E MODALITA’ DOPPIO TESSERAMENTO

1) RAPPORTI DI COLLABORAZIONE

La cooperazione tra la Federazione Italiana di Atletica Leggera e gli Enti di Promozione Sportiva è il mezzo per portare l'Atletica nella pratica quotidiana di persone di ogni fascia d'età, sesso e posizione

sociale. Al di là della formale sottoscrizione della presente Convenzione, la cooperazione FIDAL- ___EPS___ si estrinseca in atti concreti legati ad affiliazioni societarie e tesseramento degli atleti, all'organizzazione sinergica delle manifestazioni, alle mutue possibilità di partecipazione alle manifestazioni di atleti, giudici, tecnici e dirigenti, nonché alla gestione degli impianti sportivi ed alla formazione culturale e tecnica di tutti gli attori del mondo sportivo.

I rapporti di collaborazione riguardano tutta l'attività di atletica leggera (attività su pista outdoor e indoor, strada – in tutte le sue forme regolamentari –, cross, montagna – in tutte le sue forme regolamentari –, ultradistanze, corsa in natura – trail e tutte le sue forme regolamentari –), oltre a qualsiasi altra attività che dovesse in futuro rientrare sotto il controllo della Federazione Italiana di Atletica Leggera.

In particolare:

- Organizzazione di manifestazioni, partecipazione alle manifestazioni, regolamenti e calendari;

- Tesseramento degli atleti e doppio tesseramento

- Affiliazioni delle Società;

- Utilizzo degli impianti sportivi;

- Formazione dei Quadri Tecnici e Dirigenziali;

- Formazione dei Giudici di Gara;

- Iniziative culturali e lotta al doping;

- Scuola;

- Accordi territoriali integrativi;

- Reciprocità delle sanzioni ed applicazione dei provvedimenti disciplinari adottati nei confronti

dei propri tesserati (come da allegato 2 alla presente).

2) TESSERAMENTO

La presente convenzione disciplina in particolare le modalità di doppio tesseramento degli atleti, onde permettere e agevolare quanto previsto in tema di partecipazione alle manifestazioni al capitolo “3) Attività Sportiva” del presente allegato sub 3 alla Convenzione. I tesserati presso l’___EPS___ possono i) sottoscrivere regolare tesseramento FIDAL presso una società affiliata FIDAL oppure ii) possono

sottoscrivere tesseramento agevolato tramite Runcard (al costo di euro 15,00, invece che euro 30,00).  La Runcard, rinnovabile annualmente, avrà una grafica personalizzata Runcard ___EPS___ . Il possessore di

Runcard, in regola con le certificazioni in materia di tutela sanitaria per la pratica agonistica dell’atletica leggera, può partecipare a manifestazioni dell’EPS e a manifestazioni FIDAL di corsa su strada, cross,montagna, trail, ultradistanze.

I tesserati presso la FIDAL possono sottoscrivere regolare tesseramento EPS.

 

 

3) ATTIVITA’ SPORTIVA

3.1 La FIDAL è soggetto riconosciuto dal CONI designato all'organizzazione ed al controllo delle manifestazioni competitive-agonistiche di atletica leggera sul territorio italiano. Sono definite manifestazioni competitive-agonistiche:

- Le manifestazioni su pista a carattere territoriale, nazionale e internazionale;

- Le manifestazioni non stadia inserite in Calendario Federale, Gold, Silver e Bronze di corsa su strada, cross, montagna, trail, ultradistanze;

- Maratona e mezza maratona, discipline per le quali la FIDAL è l’unico ente a certificare e omologare il percorso e la prestazione.

 

LEPS organizza, secondo quanto previsto dall’art. 2 comma 1 lettera “a” punto I del Regolamento CONI-EPS, manifestazioni similari, promozionali, amatoriali e dilettantistiche, seppure con modalità competitive.

3.2 Nel caso di manifestazioni FIDAL su pista, la partecipazione dei tesserati per il solo ___EPS___ è consentita alle sole categorie esordienti, ragazzi, cadetti in ambito provinciale e regionale.

Nel caso di manifestazioni FIDAL non stadia inserite in Calendario Nazionale, Gold, Silver e Bronze, la partecipazione dei tesserati per l’___EPS___ è ammessa per mezzo del doppio tesseramento descritto al precedente articolo 2). Tale disposizione entrerà in vigore dal 1 giugno 2016.

Nel caso di manifestazioni FIDAL non stadia inserite nel Calendario territoriale (regionale e provinciale) o di manifestazioni no stadia organizzate da un EPS, i tesserati FIDAL ed EPS potranno partecipare

reciprocamente alle rispettive manifestazioni in forza del proprio tesseramento, nell’ambito di un calendario condiviso e comunicato tempestivamente.

3.3 I tesserati ___EPS___ o Runcard vengono inseriti in classifica, ma non accedono a premi che contemplino elargizione di denaro o generici buoni valore, bonus, ingaggi, rimborsi spese di qualsiasi genere ed a qualsiasi titolo.

3.4 Nelle manifestazioni organizzate sotto l’egida di ___EPS___, gli atleti che abbiano doppio tesseramento FIDAL/___EPS___, devono gareggiare obbligatoriamente per ___EPS___. Nelle manifestazioni organizzate sotto l’egida di FIDAL, gli atleti che abbiano doppio tesseramento FIDAL/___EPS___, devono gareggiare obbligatoriamente per FIDAL.

Tutti i partecipanti alle manifestazioni di atletica leggera competitive-agonistiche organizzate dalla FIDAL e competitive organizzate dall’EPS devono essere in regola con le norme per la tutela sanitaria vigenti, ed avere tessera di appartenenza a FIDAL e/o all' ___EPS___ in corso di validità al momento della manifestazione.

3.5 L' ___EPS___ organizza i propri campionati nazionali e territoriali, riservati ai propri tesserati.

Tali campionati potranno prevedere la sommatoria di più appuntamenti e non necessariamente lo svolgimento in prova unica.

3.6 L'___EPS___, anche attraverso le proprie società affiliate, ai fini di promuovere la partecipazione e non l'agonismo o prestazioni di rilievo agonistico, nel rispetto delle prerogative della FIDAL e conformemente al dettato della presente convenzione può organizzare autonomamente

manifestazioni di atletica leggera che prevedano una classifica e dei premi purché tali premi per gli atleti (e per le società partecipanti) non contemplino nessuna forma di elargizione di denaro o generici buoni valore, bonus, ingaggi, rimborsi spese di qualsiasi genere ed a qualsiasi titolo. I premi possono consistere in premi in natura e/o riconoscimenti protocollari (es. trofei, medaglie...) di controvalore economico complessivo limitato, nell’ordine massimo stimato di 100 euro per il/la primo/a atleta della classifica generale. Possono essere erogati premi di analoga natura e valore inferiore per alcune posizioni successive della classifica generale della gara.

Nelle manifestazioni che si svolgono sotto l’egida di un EPS è ammissibile la premiazione (in natura) degli atleti anche suddivisi in fasce di età.

 

3.7 L' ___EPS___ o una società ad esso collegata può organizzare manifestazioni competitivoagonistiche – valide per l'inserimento nelle graduatorie federali – esclusivamente cooperando con la FIDAL

(o con società affiliate) oppure, autonomamente, affiliandosi alla FIDAL ed operando con l'ausilio della gestione tecnica della manifestazione da parte del Gruppo Giudici Gare della FIDAL, previo il rispetto dei regolamenti federali e l'assolvimento degli obblighi contributivi previsti (affiliazione della società, pagamento della tassa di approvazione gara, eventuale omologazione del percorso o altri servizi richiesti o concordati).

3.8 I calendari – nazionale e territoriali – della FIDAL e dell' ___EPS___ devono essere quanto più possibile armonici e non conflittuali. A tal fine la FIDAL comunica all' ___EPS___ il calendario dei propri campionati federali tempestivamente, non appena esso venga stabilito e vi include, su richiesta, le date dei campionati nazionali dell'___EPS___. Parimenti l’___EPS___ comunica alla FIDAL il calendario dei propri campionati nazionali non appena esso venga stabilito e vi include, su richiesta, le date dei campionati federali.

 

4) AFFILIAZIONI DELLE SOCIETA’

La Società affiliata all'___EPS___, che scelga di affiliarsi anche alla FIDAL per la prima volta senza esserlo mai stato in passato, è esentata dal versamento della quota di affiliazione alla FIDAL. Parimenti, la

Società affiliata alla FIDAL, che scelga di affiliarsi anche all' ___EPS___ per la prima volta senza esserlo mai stato in passato, è esentata dal versamento della quota di affiliazione all'___EPS___. Ciascuna delle parti si impegna a dare seguito a quanto enunciato in osservanza delle competenze stabilite dai rispettivi Statuti e

Regolamenti.

 

5) UTILIZZO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

La FIDAL e l'___EPS___, laddove gestiscano impianti sportivi in convenzione diretta o tramite propri affiliati, si impegnano ad assicurare ai rispettivi tesserati le medesime condizioni di accesso agli

impianti stessi.

 

6) ACCORDI TERRITORIALI INTEGRATIVI

I rappresentanti territoriali di FIDAL e EPS possono sottoscrivere accordi integrativi migliorativi a carattere locale. Tali accordi non devono essere in contrasto con la presente convenzione e con gli Statuti

e i Regolamenti Federali e dell’EPS e la loro validità è subordinata all’approvazione formale della FIDAL e

dell’EPS

 

ALLEGATO n° 4 – MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE ALLE ATTIVITA’ FORMATIVE

FORMAZIONE DEI QUADRI TECNICI E DIRIGENZIALI

I corsi di formazione e le iniziative di aggiornamento per i tecnici e i dirigenti che FIDAL organizza

ai sensi dei Regolamenti Tecnici in vigore sono aperti ai componenti dell'____EPS____ ___ . Parimenti, i corsi di formazione e le iniziative di aggiornamento per i tecnici e i dirigenti che l'____EPS____ _organizza sono aperti ai componenti della FIDAL. […]

 

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Quando nel 1999 il CONI regalò alla FIDAL il Podismo col nome di “Corsa su strada”, il primo problema fu come etichettare la categoria dei nuovi inquilini e come inquadrarli in una Federazione agonistica. Fu così coniato il termine Amatori, dal francese Amateur, dilettante, senza altro diritto che la partecipazione alle manifestazioni open.

Entrarono a far parte dello Statuto, in cui figurano tuttora,  e, nei primi tempi, furono inquadrati in un settore Amatori distinto  dal settore Assoluto; moltissimi col tesseramento individuale, liberi, senza Società di appartenenza.

Ma la “libertà” durò poco, furono presto obbligati a tesserarsi con una Società con vincolo di un anno e possibilità di tesserarsi Senior (agonisti) in qualunque momento; gli over 35, diventati Veterani, furono inquadrati nei Master, atleti a tutti gli effetti, e gli Amatori furono ristretti in un ghetto dai 23 ai 34 anni, fino ad arrivare nel 2015 al tesseramento esclusivo come Senior: il cerchio si era chiuso.

Era intanto cominciata la partecipazione di non tesserati come non competitivi alle manifestazioni agonistiche, soprattutto Maratone e Mezze Maratone, e crebbe perché molto gradita agli organizzatori, soprattutto dal 2010 quando nacque la gabella della tassa partecipazione gare a beneficio della Federazione: un euro per ogni tesserato FIDAL, IAAF, EPS e, oggi, anche  Runcard.

Per assicurare una copertura assicurativa nacque il cartellino giornaliero di partecipazione per non tesserati, che nei suoi sette anni di attività non riscosse molti consensi, finché nel 2015 la FIDAL s’inventò la Runcard, riservata al “liberi” dai 20 anni in su.

Doveva essere un’esca per attirare nuovi “pesci”,  con validità solo per un anno; infatti l’ultimo comma (7) stabiliva che “successivamente si devono necessariamente tesserare con una Società affiliata alla FIDAL”.

Ma il contatto con il mondo dei podisti, totalmente sconosciuto, fece cambiare il piano e la Runcard divenne uno strumento di fidelizzazione, che oggi si presenta pomposamente come “La prima community di Runner powered by FIDAL”.

Sul sito appositamente dedicato si trovano offerte, informazioni, servizi convenzionati (visita medica, assicurazioni, Tds, fisioterapia, piani di allenamento eccetera), oltre ad iniziative dedicate, come la Runfest di metà settembre o il corso di formazione  Run Academy. Per far parte del club anche i tesserati con Società FIDAL possono sottoscrivere la tessera a 10 euro.

Le Runcard si sono moltiplicate: oggi se ne contano tre oltre quella originale, costo € 30, 15 per gli stranieri: montagna/trail € 10 , eps e nordic walking € 15, validità un anno dalla data dell’emissione, tranne che per gli Eps dove la scadenza va ad anno solare.

Quello che soprattutto interessa al podista è la possibilità di partecipare alle manifestazioni FIDAL agonistiche, pur con alcune limitazioni rispetto agli altri tesserati: presentazione del certificato di idoneità agonistica atletica leggera in originale in corso di validità, o consultazione del data base o app da parte dell’organizzatore, concorso al montepremi  non in denaro o assimilati, partecipazione alle gare di Campionato Federale senza concorrere al titolo della propria categoria. E’ possibile inviare l’iscrizione on line a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Il disguido segnalato alla Federazione circa la mancata  registrazione del risultato da parte di un tesserato Runcard non è quindi attribuibile ad una limitazione della Card:, la partecipazione ad una gara omologata comporta necessariamente a pieno titolo che tutti i classificati abbiano il tempo rilevato e questo venga inserito nelle graduatorie federali, a patto però che venga correttamente segnalato all’ufficio Informatica, e qui entra in campo l’iter burocratico.

Dal 2009 la FIDAL impiega per la gestione delle manifestazioni SIGMA (Sistema Informatizzato Gestione Manifestazioni Atletica), dalle iscrizioni alla rilevazione e pubblicazione dei risultati.

Se tutto fosse gestito da SIGMA non ci sarebbero problemi; purtroppo, però, per venire incontro alle richieste degli organizzatori, la Federazione consente che possano provvedere in proprio, assumendosene, naturalmente, tutti gli oneri e le responsabilità; quindi l’invio dei risultati in un formato standard all’ufficio Informatica è di loro  competenza.

Normalmente l’organizzatore scarica l’incombenza al fornitore di transponder (chip), che, talvolta, si dimentica di inviarli entro sette giorni e comunque, tassativamente, non oltre febbraio dell’anno successivo, termine ultimo per il loro inserimento. 

Pensiamo che l’ufficio Informatica della Fidal coi mezzi attualmente disponibili potrebbe monitorare periodicamente la situazione dei risultati senza grossi problemi e sollecitare l’invio ai ritardatari, ma questo non è obbligatorio: richiede solo un’autentica sensibilità verso  il prossimo , “che intender no la può chi no la prova”.

 

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Lunedì, 10 Settembre 2018 13:48

RunCard : Fidal contro Fidal?

Il recente articolo sulla questione RunCard, pubblicato in seguito ad una lettera di Mauro Marelli:

http://www.podisti.net/index.php/commenti/item/2318-runcard-parente-povera-lettera-alla-fidal.html

induce a ulteriori osservazioni.

Non vi è dubbio che la RunCard sia stata un’invenzione per fare cassa, cosa peraltro legittima se analizzata singolarmente ed isolata dal contesto, ma chi la sceglie decide di risparmiare oppure si tratta di una scelta “concettuale”? Qualcosa del tipo …non faccio agonismo però voglio gareggiare (qui ci vedo una contraddizione di base, ma andiamo oltre) e siccome sono obbligato .... vado di RunCard. I vantaggi che sostiene di dare all’atto pratico sono discutibili o comunque minimi, ma non credo proprio sia questa la motivazione. Invece, appunto, fa risparmiare chi vuole fare gare agonistiche, magari comprando la Runcard tramite gli organizzatori di gare, che abilmente la propongono nel pacchetto iscrizione, si arriva a spendere non più di 10 euro. Tesserarsi con un gruppo sportivo costa mediamente il doppio del prezzo standard (30 euro) e magari mi rompono le scatole dicendomi dove andare a correre. Non è proprio così, ma questa potrebbe essere un’altra motivazione.

A correre si fa sempre (più o meno tanta) fatica, come giustamente osserva il Marelli, ma questo accade nelle gare Fidal, in quelle EPS, nelle corse non competitive …. Il fatto è che si tratta di fare una scelta di campo: mi interessa l’agonismo? Che vengano riconosciute le mie prestazioni? Che se vinco qualcosa debba essermi dato (soldi o salami che siano)? Che se voglio, posso gareggiare in pista? Mi tessero formalmente con la federazione, che ha le sue regole, come in tutte le altre discipline sportive. Oppure faccio altro. A me pare maledettamente chiaro.

Purtroppo è la federazione stessa ad aver creato questa situazione per cui, giustamente per alcuni versi, nella sua missiva alla Fidal, Mauro Marelli fa le sue osservazioni e ha qualche ragione nel sostenere le sue motivazioni.

La RunCard la intendo come una forzatura delle regole, la creazione di un tesserificio che in qualche modo compete contro le stesse associazioni che sostengono la federazione, i gruppi sportivi; ovviamente questi ricevono un danno non indifferente, dato che la loro attività è sostenuta anche attraverso il tesseramento dei master. Se si voleva regolamentare la partecipazione dei liberi (il fu tesseramento giornaliero) di modi ce ne erano tanti, a mio avviso è stato scelto il peggiore. Non certo per Fidal, quantomeno dal punto di vista delle entrate, dato che ad oggi sono state vendute oltre 100.000 tessere in modalità RunCard.

Ora Fidal, in risposta al Marelli, scrive di “un sistema di ranking che comprende tutti i tesserati …” ; forse la lettera inviata dal Marelli è un campanello di allarme, ragionevolmente non è l’unico ad aver sollevato il problema. Si corre il rischio di piazzare meno RunCard, in prospettiva può diventare un problema, dato che nell’accordo con Infront, che nei prossimi 6 anni porterà un bel po’ di soldi nelle casse federali, il progetto RunCard ha una posizione importante. Allora facciamo un altro passo verso il “mercato” del podismo, diamo qualche ulteriore benefit a chi si vuole avvicinare alla pratica della corsa: si tratta di persone ai quali frega poco di appartenere ad un gruppo sportivo, dei campionati di società, degli aspetti sociali che un gruppo di norma rappresenta. Interessa anche poco che tali gruppi (ahimè, sempre meno) sostengano le attività del settore giovanile. Già rispetto alla prima release del progetto sono stati fatti dei passi in avanti (?!?), i RunCardisti possono andare a premio (non in denaro, ma la norma non è poi così difficile da aggirare). Pare che un giorno probabilmente vedranno le proprie prestazioni certificate e magari verranno aggiunti ulteriori benefit. Se questo è il trend, usciamo dall’ipocrisia, equipariamo a tutti gli effetti le RunCard al tesseramento tradizionale, facciamoli correre in pista, non si sa mai che possa interessare; un campione italiano con la RunCard?  Perché no. E se uno è forte e vince una gara, perché non dovrebbe essere pagato in soldoni?

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E’ ancora presto per tirare le somme, ma la situazione delle maratone in Italia è già preoccupante.

Alla fine di agosto 2018 il totale dei partecipanti è di 29.409, di cui 2.659 classificati in maratone non approvate dalla FIDAL (alla faccia dei regolamenti), con un calo di presenze pari a 1.772 con Roma  in grave crisi. Roma in due anni è passata da 14.000 a 11.700 presenze (e adesso si dà addirittura a rischio l’edizione 2019, vedi sotto: ma l’amministrazione romana avrà pur qualche motivo di essere preoccupata!). Caso a parte Trieste, che, delusa dai 400 partecipanti dello scorso anno,  ha puntato tutto sulla Mezza passata da 1301 a 1624.

Lo sport nazionale è ignorare i problemi, finché non diventano emergenza. Eppure…

Due anni fa l’onorevole Daniela Sbrollini presentò con 23 firmatari una mozione relativa al certificato medico per gli stranieri in occasione di Maratone e Mezze Maratone. I tre punti proposti sono quanto mai attuali e validi

  • Consentire la partecipazione degli stranieri in base alle norme sulla tutela sanitaria del loro Paese
  • Attivare un tavolo di lavoro specifico CONI – FIDAL col compito di indicare le Maratone e Mezze Maratone da inserire in un piano di sviluppo economico
  • Studiare forme di sinergie con attività culturali da implementare nelle città interessate, di concerto con l’ANCI (Associazione dei Comuni), a vantaggio degli atleti ed accompagnatori.

Un amico organizzatore mi diceva: “Lo straniero deve  appoggiarsi a cliniche private con un costo di 400-600 euro per avere il certificato che gli consente di  gareggiare in manifestazioni che ne costano 40-50; mentre in tutto il mondo, tranne la Francia, si paga l’iscrizione e si gareggia senza altri contrattempi”.

Personalmente, proporrei anche la “maggiore età per i podisti”: mi spiego, se una persona adulta e matura può rifiutare le cure, non vedo perché non possa presentare un documento in cui afferma di essere a conoscenza della normativa sulla tutela sanitaria in atletica leggera ed aver ottemperato a quanto da essa stabilito.

E’ sconfortante paragonare le nostre due più importanti maratone, Roma con 11.700 e Milano 5.300 classificati, col resto del mondo: non solo Londra 45.000, Berlino 48.000, Parigi 47.000 (cifre che costituiscono il massimale deciso dagli organizzatori, mentre le domande sarebbero molte di più), ma anche le “minori” come Norimberga (22.000) o Amburgo (18.000).

L’ingerenza pubblica non si limita però al solo aspetto della salute, ma, da un anno, anche della sicurezza, con la “odiata” Circolare Gabrielli, che obbliga gli organizzatori a presentare tra le altre scartoffie un Piano di Sicurezza firmato da un tecnico iscritto all’albo, spesa minima 1000 euro.

Ai problemi legislativi praticamente insormontabili, visti i tempi e gli impegni dei nostri “onorevoli”, si sommano le politiche della Fidal nate col Progetto Running, che sta dando il colpo di grazia.

In una realtà come la nostra, in cui solo 11 Maratone riescono a superare i 1000 partecipanti, riservarle tutte al solo settore “Nazionale”, stando a quanto preteso dalla Fidal,  con un costo minimo di approvazione pari a 1500 euro, più la tassa di partecipazione sugli iscritti,  è un incentivo alla fuga, molto più saggio sarebbe consentire alle “bronze” l’approvazione anche territoriale, con tasse più contenute e adatte alla realtà locale.

Il problema di fondo è che alla Federazione interessa solo il ritorno economico, di cui fa parte anche l’esagerata promozione della Runcard - vedasi la Run Fest di settembre e la sponsorizzazione di Infront - indigesta a molte Società, che vedono “fuggire” diversi soci, mentre dovrebbe affiancare il più possibile gli organizzatori promuovendo le iniziative sul territorio (come indicato nella mozione ai punti due e tre), stabilire coi fornitori di transponder accordi specifici a favore degli organizzatori, e supportare col Delegato Organizzativo i meno esperti nella promozione dell’evento.

Ciliegina sulla torta, la notizia fresca fresca di un possibile slittamento della Maratona di Roma al 2020 per problemi relativi al bando di assegnazione della manifestazione, da noi criticato fin dalla nascita. Sono stati sollevati dubbi sul possibile conflitto di interessi di Infront, partner Fidal fino al 2024, secondo l’accordo così presentato dal Presidente Giomi il 27 luglio: “E’ un momento magico per l’atletica azzurra in cui si raccoglie ciò che si sta seminando da anni. Un lungo lavoro fatto di scelte coraggiose, che parte da lontano, costruito nel tempo. Perché l’atletica non si improvvisa. Berlino punto di arrivo di un percorso e punto di partenza per le Olimpiadi di Tokyo 2020” (sic!).

Mala tempora currunt, verrebbe da dire: le maratone e le mezze maratone sono eventi sportivi a vocazione popolare, i più partecipati e diffusi al mondo e con maggiore copertura mediatica, rappresentano un cospicuo beneficio economico per le città in cui si organizzano, correlato alla parte logistica e culturale. La loro salvaguardia e crescita dovrebbero essere un impegno comune. E invece?

 

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Prima di andare in ferie la Giustizia Federale ha depositato la sentenza relativa alla partecipazione di un minore alla StraArona di 10 km, fatto denunciato da noi il 14 aprile (leggilo qui) e da Bio Correndo, come citato negli atti.

In sintesi il Signor Antonio Puricelli, segretario e dirigente dell’Amatori Atletica Casorate Primo, aveva iscritto 54 atleti ed “erroneamente” altri due soci.

La mattina della gara avendo pagato tutti i 56 pettorali, cedeva il pettorale 204 al figlio di dieci anni Marco, consegnando però il chip alla OTC.

All’arrivo i giudici giustamente segnavano il pettorale e lo inserivano in classifica.

Pur essendo chiara e riconosciuta la violazione dei regolamenti federali, sono state rilevate alcune attenuanti e le pene ridotte: 20 anziché 30 giorni di inibizione del Puricelli e sanzione di 366 euro anziché 500 alla Società.

Avendo seguito in diretta la vicenda, desidero sottolineare alcuni aspetti non correttamente indicati.

L’avvocato della Società ha portato a scusante che si trattava di gara non competitiva e, quindi, tutti potevano partecipare: in realtà la gara era competitiva e su percorso omologato di 10 chilometri (parallelamente la Pro Loco aveva organizzato una passeggiata non competitiva con partenza differita di 5 minuti, di cui non risulta, naturalmente, traccia).

Val la pena di sottolineare che da quest’anno la partecipazione di non tesserati FIDAL o EPS (perché in realtà di ciò si tratta) a manifestazioni competitive FIDAL territoriali comporta una sanzione di 2000 euro a carico della Società organizzatrice.

L’avvocato ha anche fatto presente di aver chiesto e ottenuto l’oscuramento della foto con il minore: ritengo che il diritto di cronaca sia inviolabile, se una fotografia documenta una irregolarità – e così è stato, perché la foto è stata allegata agli atti – deve essere comunque e sempre ammessa. In questo caso non era imputabile al minore, ma al padre, in più la foto ha evidenziato la mancanza del chip sulla scarpa del bambino e contribuito alla riduzione della sanzione.

 

Informazioni aggiuntive

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Venerdì, 24 Agosto 2018 19:15

Salviamo i… Giudici-panda

Avevo appena gustato su Podisti.net  il filmato dei Giudici dell’Emilia Romagna

http://podisti.net/index.php/commenti/item/2235-se-scompaiono-i-giudici-scompare-la-competizione.html

quando dal sito del mio Piemonte ho appreso che il giudice Michele Racca, 78 anni, era scomparso dopo una lunga malattia.

Il fatto mi ha colpito, un po’ perché Michele aveva solo un anno più di me, molto perché lo conoscevo e so quanto ha fatto per l’atletica a Moretta, una piccola, ma valida Società della Granda, con un suo modesto campo di atletica e una gara podistica, la Corrida di San Giovanni drammaticamente finita cinque anni fa quando un giudice di servizio sul percorso fu investito e ucciso da un automobilista.

Ogni anno scompaiono dei Giudici, un po’ per l’età se vanno in pensione, o, peggio, se vanno a gestire le gare in Paradiso.

Il problema Giudici è ormai un problema almeno trentennale, come tutte le cose italiane si conoscono i problemi, ma non si affrontano e, quindi, non si risolvono.

Dalle statistiche della FIDAL risulta che dal 2000 allo scorso anno gli Atleti sono cresciuti da 127.041 a 220.456, i Tecnici da 5.364 a 6.312, ma i Giudici sono passati da 5.174 a 4.424: una lenta, ma costante erosione.

Il Gruppo Giudici Gare è l’organismo della Federazione, che ha il compito di controllare le manifestazioni di atletica leggera, completa autonomia giudicante e competenza tecnica esclusiva nell’applicare le norme del R.T.I., nei regolamenti particolari delle manifestazioni e nelle disposizioni degli organi federali competenti, senza alcun vincolo di subordinazione.

La figura e il ruolo del giudice sono l’essenza stessa dell’Atletica, non ci può essere gara senza che ci siano i risultati, e chi garantisce la correttezza del loro conseguimento è solo ed esclusivamente il giudice.

I nostri giudici sono quasi tutti ex atleti che portano nel loro lavoro oltre la passione anche le conoscenze dei regolamenti e l’esperienza acquisita negli anni di militanza attiva.

Svolgono un’opera di volontariato altamente qualificata e meritoria oltre che di grande responsabilità, e sono per questo apprezzati da tutti gli sportivi degni di tale nome: sono la “benemerita” dell’Atletica.

Purtroppo manca il ricambio, l’età media oggi oscilla intorno ai 60 anni, occorre trovare al più presto un rimedio a questa situazione, che mina alla base la sopravvivenza del …”Panda”.

Il filmato realizzato dal GGG dell’Emilia Romagna è  un grido di dolore che andrebbe amplificato e mandato al Consiglio Federale, che si riunirà a settembre, perché prenda coscienza della realtà e cominci a investire  nella  rifondazione dell’atletica italiana: Giudici, Tecnici, Attrezzature, Società (corsi di formazione per dirigenti) per un servizio serio e qualificato agli Atleti, dal vivaio al top e ai Master, magari utilizzando le risorse previste per Doha (a Berlino c’erano 90 atleti e 140 accrediti, ecco come si ama oggi utilizzare gli euro disponibili). 

E’ utopia, no: un sogno di mezza estate.

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Col ritorno dalle vacanze per molti runner riprende l’attività agonistica e dunque potrebbe essere utile fare una breve riflessione sul ruolo cruciale dei Giudici di Gara. Quindi per coloro che se lo fossero perso, riproponiamo un bel video del nostro canale Youtube, realizzato dai Giudici FIDAL Emiliani, sottolineando come la loro presenza sia indispensabile non solo in pista, ma anche per le gare su strada.

Dura solo un minuto e mezzo: non perdetevelo.

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Non vorremmo dover dire, anche dopo Berlino, “parturient montes nascetur ridiculus mus” (così terminavo il mio articolo sul disastro di Londra della nostra Atletica Leggera).

Le dichiarazioni del Presidente Alfio Giomi il 12 agosto, complice anche l’insperata “manna” della maratona, non lasciano campo alla speranza.

“Alcune cose non sono andate (sic!). A settembre, come previsto, analizzeremo tutto e prenderemo le decisioni per il futuro. Quello che è certo, è che in questi anni l’atletica italiana si è finalmente svegliata” (?!?!)

“Tanti giovani hanno dimostrato di poter essere competitivi a livello assoluto”.

Questo è vero, grazie anche all’impegno che il referente del settore under 25 Stefano Baldini ha profuso in otto anni, anche con 15 ore di lavoro al giorno: forse è per questo che, con l’orgoglio del campione, non ha sopportato l’ennesimo “depistaggio” del Presidente, che avrebbe dovuto restare in carica fino al 2016 (così almeno aveva promesso quando fu eletto nel 2012); e ha detto:

“In Italia non si cresce, non vengono ammessi gli errori. Mi sono stancato, la mia asticella è alta. Ho sentito solo stilare bilanci positivi e parole di difesa del proprio operato. Non è così che si cresce. L’autocritica deve essere schietta e a caldo. Non sono queste le tempistiche con cui affrontare situazioni e problemi seri, tra qualche settimana tutto verrà annacquato”

La catalessi della nostra Federazione è ormai un dato di fatto che non si risolverà finché non si affronteranno seriamente e senza falsi pudori i problemi che da anni l’avvolgono in un sudario di cemento, e che ho già più volte denunciato.

Non occorre essere un esperto per prevedere che a Doha a ottobre del prossimo anno (che clima ci sarà?), i quattro bronzi che abbiamo faticosamente portato a casa (senza citare le benemerite ma strane medaglie a squadre della maratona) non reggeranno il confronto con l’atletica mondiale.

 

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Giovedì, 16 Agosto 2018 15:31

Malagò, pensaci Tu!

Caro Giovanni,
scusa se Ti chiamo per nome, mi permetto in quanto siamo quasi coetanei e ci occupiamo entrambi di sport, sebbene a livelli ben diversi. So bene che sei molto impegnato nel cercare di convincere amministrazioni locali e politici ad organizzare un’olimpiade,  mettere una pezza ai disastri avvenuti nel calcio, festeggiare molti altri sport per i loro successi continentali, ma qui c’è un problema da risolvere. Urgente.

Mi riferisco alla FIDAL ed ai suoi vertici, che sono riusciti nella difficile impresa di scontentare tutti, tranne loro stessi.

Le società di base, poco sostenute, non ne possono  più dei crescenti balzelli e della concorrenza “sleale” tramite la Runcard.

Gli atleti master di vertice si sentono abbandonati a loro stessi in occasione delle manifestazioni internazionali, dove i dirigenti presenti fanno del loro meglio, praticamente senza disporre di risorse. Pensa che non viene nemmeno offerta una divisa della nazionale…

Gli spettatori, appassionati di questo sport hanno dovuto assistere all’ennesima debacle. A livello di vertice i risultati, desolanti, sia in termini di medaglie che di atleti in finale, sono sotto gli occhi di tutti. Salvo poi leggere comunicati federali trionfali che dimostrano come gli scriventi o non siano a contatto con la realtà oppure mentano, sapendo di mentire.

I giornalisti. Non c’è un media che abbia promosso la recente spedizione azzurra agli europei di Berlino, a partire dai cronisti e commentatori RAI Bragagna e Tilli.

Il vento di rinnovamento è stato boicottato. Stefano Baldini ha appena pubblicizzato le sue dimissioni che a suo dire volevano essere silenziate ed annunciate soltanto in settembre dal presidente FIDAL.

Caro Giovanni, per favore muoviti in prima persona. Non sperare che questi se ne vadano di loro spontanea volontà. Grazie e scusa per il disturbo.

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Mercoledì, 15 Agosto 2018 16:04

Stefano Baldini : goodbye Fidal

Avrà deciso di passare un buon Ferragosto ed allora si è tolto il peso subito, magari la decisione era maturata da tempo, addirittura prima degli europei. Comunque sia Stefano Baldini, fino ad oggi Direttore dello sviluppo e del settore tecnico giovanile, saluta la Federazione italiana di atletica leggera. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport spiega chiaramente che è stufo dei cattivi risultati ottenuti, che secondo lui sono figli di errori di gestione e di improvvisazione; ritiene di essersi dedicato al massimo del suo impegno e della sua professionalità, probabilmente è stufo di vedere associato il suo nome ai continui insuccessi della nazionale. Pare che subito dopo la conclusione degli europei, avesse già comunicato la sua decisione al presidente Giomi, il quale ha pensato bene di rimandare tutto a settembre (?!?), allora ecco che Baldini ha ritenuto fosse davvero troppo ed ha formalizzato le dimissioni. Farà come molti, che danno le dimissioni per negoziare qualcosa di più e di meglio? Non credo, e comunque è lui stesso a sgombrare il campo dagli equivoci. Non se ne fa niente.

Giova ricordare che, al momento di sostituire Massimo Magnani (precedente DTO) a Stefano Baldini era stata proposta la posizione di direttore tecnico organizzativo; lui presentò il suo progetto, bocciato perché ritenuto troppo oneroso, almeno così si disse in Fidal. Forse era anche una questione di autonomia, o di indipendenza da certe influenze e invadenze? Sta di fatto che venne in qualche modo sdoppiata la figura del DTO: da una parte Elio Locatelli, che si occupava dell’alto livello e dall’altra parte Baldini, ad occuparsi dello sviluppo e del settore giovanile, un settore che in effetti nei tempi recenti ci ha dato qualche soddisfazione.

Ebbene, la cosa non ha funzionato; la (brutta) impressione dall’esterno è che manchi un vero progetto, che si confidi in qualche medaglia per fare meglio dei precedenti campionati (difficile fare peggio) per poter dire “siamo sulla strada giusta”, cosa che peraltro il presidente Giomi ci racconta comunque da anni. A prescindere.

Ora si rimanda tutto a settembre, le fatiche berlinesi dei vertici federali meritano un periodo di riposo, poi si vedrà di fare. Già, ma cosa?  Mentre le nazioni che, guarda caso, hanno fatto benissimo a Berlino (Polonia e Gran Bretagna sono in testa al medagliere) negli anni hanno centralizzato il sistema di gestione, in Italia si è puntato al decentramento (“ognuno ha il suo atletino che si coltiva gelosamente nell’orto di casa propria” ha detto Stefano Tilli), che non ha funzionato. Abbiamo un bel settore giovanile che fa già bene e potrebbe fare anche meglio, in prospettiva, ma è precisa responsabilità della federazione fare in modo che ciò avvenga, creando le migliori condizioni possibili.

In bocca al lupo Stefano, qualunque cosa andrai a fare. Buon lavoro ad Elio Locatelli (si sarà pentito di essere tornato?), ha avuto il buon gusto di assumersi la responsabilità di scelte sbagliate, ora dovrà rimboccarsi le maniche e lavorare duramente e bene. Infine, buona fortuna a chi arriverà, se arriverà.

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Lunedì, 13 Agosto 2018 21:34

Berlino, siamo arrivati a sei: però…!

Nell’articolo “Berlino per risalire” pubblicato una decina di giorni prima degli Europei, avevo posto come limite minimo sei medaglie: dovrei essere soddisfatto, perché in effetti le medaglie portate a casa sono sei, anche se grazie ad un artificio poco gradito ai puristi; ma non è così per diversi motivi.

Tre medaglie, oro, argento e bronzo vengono dalla maratona, una dalla marcia e due solo dalla pista: ma se guardiamo bene, i 10000 e le siepi poco hanno a che vedere con la pista; nella mia regione Piemonte trovare nell’arco dell’anno gare dedicate a queste due specialità è un’impresa e anche a livello nazionale i 10000 hanno un campionato a  parte e il minimo per gli Italiani si può ottenere anche nei 10 km su strada (omologati, ovviamente).

In parole povere, la strada mantiene l’atletica non solo dal punto di vista finanziario, ma anche da quello agonistico.

La faraonica spedizione, 90 atleti e 140 accreditati ha partorito un topolino, con vuoti preoccupanti.

Nel settore femminile mancavano atlete nei 1500, 5000 e 10000, praticamente assenti i lanci col solo peso presente, e nei salti vuota l’asta;  nel triplo abbiamo un record poco lusinghiero, entrambe le atlete non classificate;  conclusione ? nessuna medaglia su pista.

Tutto da buttare, dunque ? Non proprio, prima di tutto le staffette a cominciare dalla 4 x 400, quinta, “tradita” da Libania Grenot nella finale, e la 4 x 100 settima col record stagionale, Yadisleidy Pedroso quinta nei 400 hs, poi  Daisy Osakue, quinta nel peso, nonostante tutto,  Alessia Trost ottava nell’alto, in chiara ripresa; ma mi è rimasta nel cuore Isabel Mattuzzi nei 3000 siepi, protagonista di una eliminatoria incredibile, quinta col personale  di 9’34”02; ha poi pagato lo sforzo nella finale. Ma l’atleta deve avere un pizzico di follia e buttare il cuore oltre l’ostacolo, l’attendismo e il timore di sbagliare sono il peggiore difetto.

Per questo motivo vanno elogiati Yemaneberhan Crippa, Johanes Chiappinelli e Yassine Rachik, i nostri tre bronzi, quasi quattro - se Crippa non avesse avuto nelle gambe i 10000.

Mi ha particolarmente colpito Rachik, da “vecchio” maratoneta ho trepidato fino alla fine, quel continuo guardare l’orologio e voltarsi indietro negli ultimi chilometri erano chiaro segnale che la benzina era agli sgoccioli, poi passato il traguardo è andato giù stremato: aveva veramente dato tutto, questo è un atleta, cioè nel senso greco di “guerriero”.

Abbiamo bisogno di ritrovare questo spirito, di lasciare spazio ai giovani, anche e soprattutto nella guida: basta coi vecchi rituali e con gli stucchevoli autoincensamenti. Andiamo sul concreto, fra un anno a Doha sarà ancora più dura, e non abbiamo se non poca stoffa e sarti d’antan.

 
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Aggiornamenti positivi, almeno sul fronte principale del caso-Daisy, cioè della sua salute e della possibilità di gareggiare agli Europei.
Sono stati rapidamente identificati gli autori del lancio di uova a Daisy Osakue, colpita ad un occhio dagli occupanti di un’auto in corsa. Si tratta di tre ragazzi italiani abitanti nella cintura torinese, a Vinovo, La Loggia e Moncalieri, che per compiere la loro furbata si sono serviti dell’auto del padre di uno di loro (è filtrato il cognome, De Pascali, e l’età del figlio, 19 anni).

Non era la prima volta che i bulletti (pare addirittura sette) compivano azioni del genere: già ci avevano provato pochi giorni prima ai danni di un’altra persona, a Moncalieri, e altre volte (pare sette in tutto) in luoghi diversi. Purtroppo per loro, le nostre strade sono piene di telecamere; da queste si è risaliti alla targa, al proprietario e agli utilizzatori.

Cretini non una volta (per l’azione compiuta), ma almeno tre, per la serialità del fatto sempre a bordo della stessa auto, e perché non si erano nemmeno premurati di cancellare le chiazze di uovo rimaste sulla fiancata. Diciamo pure, settanta volte sette: il loro livello intellettuale è evidentemente pari a quello di coloro che compiono reati, li filmano e li mettono online. Ma al cosiddetto esame di “maturità”, promossi con elogi.

Creda chi vuole alla balla messa in giro dall’avvocato difensore di questi “ragazzi normali”: "Si sono spaventati, hanno pensato anche di costituirsi ma gli inquirenti li hanno preceduti” (che peccato, sembra di sentire Jannacci “Quelli che perdono la guerra... per un pelo, oh yeah!”).  E per conferme sul livello intellettuale, ecco la motivazione: "Un gioco cretino che abbiamo visto in tv" (al confronto, gli “Amici miei” che schiaffeggiavano i partenti sul treno meritano il Nobel della pace). Come ha detto il sindaco di Vinovo (residenza dell’ “autista” del misfatto), questi ragazzi “ogni tanto non accendono il cervello e fanno azioni di una totale idiozia".

 I tre sono stati denunciati per lesioni e omissione di soccorso, naturalmente a piede libero;  e chissà se metteranno mai piede nelle patrie galere, o meglio, nei campi di rieducazione che sarebbero il luogo più adatto per loro. C’è tanto da lavorare in Italia, dalla raccolta dei pomodori alla pulizia dei servizi igienici negli edifici pubblici, dal servizio nei ricoveri per anziani allo scavo con piccone nel tunnel della Tav, che sarebbe un peccato lasciare questi giovanotti a casa propria, magari a esercitarsi con le freccette e a postare tweet di “chiedo scusa”.

Rispetto a questi impuniti (l'aggettivo è il più calzante per loro), importa molto di più la sorte di Daisy (studentessa di legge, che scopriamo aver praticato in gioventù anche la corsa a ostacoli, con successi in campo nazionale). Ed ecco l'atteso comunicato della Fidal, diramato oggi 3 alle 11,50, e che vi riproponiamo:

"Daisy si è sottoposta questa mattina ad una visita di controllo presso l'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI a Roma. Questo è il referto redatto dal prof. Antonio Spataro, Direttore Sanitario dell'IMSS.
"Il controllo oculistico effettuato dall'atleta Daisy Osakue presso l'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI, in data odierna ha documentato un miglioramento del quadri clinico che consente la sospensione progressiva della terapia cortisonica e la partecipazione ai Campionati Europei di atletica a Berlino".
In virtù di questa comunicazione, la primatista italiana under 23 di lancio del disco farà regolarmente parte della squadra azzurra che domani, venerdì 4 agosto, partirà per la rassegna continentale in Germania (6-12 agosto)

Alleluia! Sperando che questo non alleggerisca la posizione dei tre impuniti di cui sopra. "Falce, vanga e fonderia / questa la cura per "ecc. ecc., era un murale affisso all'università di Bologna nel Sessantotto.

Per quanti si collegassero solo oggi, riprendiamo il nostro pezzo di ieri, aggiungendo che si unisce alla trepidazione Sebastiano Scuderi, il quale pochi minuti fa ci ha scritto su Daisy, da lui personalmente conosciuta:

Per anni mi sono allenato sulla pista della Sisport e l'ho vista iniziare i primi passi nel campo appositamente attrezzato per i lanci con la grande Maria Marello. Prima di lei ho conosciuto Zahra Bani, altra 'colorata' e i suoi tre fratelli meno noti, a Giaveno coi Padri de La Salle, e Kevin Ojiaku a Ivrea, Marouan  Razine a Rivoli, Bencosme de Leon a Cuneo,  eccetera: l'atletica è la culla dell'integrazione, anche per questo la AMO

Una prima visita oculistica, eseguita il 1° agosto, ha evidenziato (comunicato Fidal)

“abrasione ed edema retinico importante all'occhio sinistro post traumatico, trattata dallo specialista con terapia antibiotica e corticosteroidea per via locale e sistemica. Venerdì 3 agosto l’atleta eseguirà un controllo oculistico presso l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport, al fine di valutare se le condizioni cliniche e la terapia in atto siano compatibili con la partecipazione agli Europei di Berlino”.

Perché c’è anche questa sottigliezza degna di azzeccagarbugli: il cortisone che sta assumendo potrebbe farla risultare positiva all’antidoping. Supponiamo però che esibendo la prescrizione medica l’ente antidoping dovrebbe consentire la cura (e ci mancherebbe che la vietasse!).

Purtroppo però non credo che la terapia antibiotica aiuterà l’organismo di Daisy a sostenere efficacemente lo sforzo sportivo: speriamo che la sua forza di volontà, e la cosiddetta adrenalina messa in circolo dall’episodio, possano supplire alle oggettive defaillances fisiche.

In ogni caso, vorremmo Daisy a Berlino. Anche per arrivare ultima, ma su un piedistallo ben più alto di quello dei suoi aggressori “pentiti”.

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L’Armata Brancaleone è il titolo di un film di grande successo al botteghino e premiato con tre Nastri d’Argento. Girato nel 1966 da Mario Monicelli, vantava un cast d’eccezione tra cui spiccavano Vittorio Gassman e Gian Maria Volontè. La vicenda, ambientata nell’Italia dell’XI secolo, narra di un esercito di miserabili male assortito e dalle divise ognuna diversa dall’altra, genialmente preparate da Piero Gherardi. 

Perché parliamo dell’armata Brancaleone? Semplice, lo facciamo in quanto ad ogni rassegna mondiale o continentale di atletica master, mentre molti dei nostri avversari sembrano dei figurini, tutti in divise eleganti ed uguali tra di loro, la compagine azzurra si presenta in maniera da ricordarci questo film. Canottiere vecchie, nuove, alcune appartenute a suo tempo alla nazionale maggiore, altre inventate di sana pianta. Magliette di varie fogge che hanno come unico comun denominatore la scritta “Italia”. Non parliamo poi dei pantaloncini o del miraggio-tute da indossare alle premiazioni. 

Lo scorso 24 Luglio la FIDAL, sul suo portale, ha pubblicato il seguente articolo:

“Master: nuovo abbigliamento Asics - Da gennaio in vendita su AtleticaShop, anche per gli over 35, la linea prodotta in esclusiva da Asics per la Nazionale Assoluta. Nuovo abbigliamento tecnico in arrivo per gli atleti master. Gli over 35 affiliati alla Federazione Italiana di Atletica Leggera avranno la possibilità di vestire la linea di completi gara ideata e prodotta in esclusiva da Asics per la Nazionale Assoluta. Lo sponsor tecnico della squadra Italiana ha infatti messo a disposizione di tutti gli appassionati di atletica e in particolare – in vista delle rassegne internazionali over 35 del 2019 - dei master,  tuta di rappresentanza, canotta, pantaloncino, top e culotte. L’abbigliamento sarà acquistabile a partire da gennaio 2019 nello store online AtleticaShop.” 

Ringraziando per questa buona nuova ci permettiamo di fare le seguenti osservazioni. La prima è che per gli Europei in pista di Malaga previsti per il prossimo mese di settembre ci ritroveremo sempre in stile Armata Brancaleone. La seconda è che sarebbe ora di fornire alcune semplici linee guida che suggeriamo qui di seguito:

1)            Chi partecipa è obbligato ad indossare la divisa di ultimo tipo

2)            Se non lo fa, sarà sanzionato con una multa assegnata alla società di appartenenza che è quella che invia l’iscrizione (non è possibile agire da soli come può avvenire in una gara nazionale non stadia) e dunque è bene a conoscenza della partecipazione del suo atleta. Sanzione di un importo superiore al costo della divisa. E non veniteci a dire che è un costo importante in quanto stiamo parlando di persone che spendono già importi considerevoli per le trasferte, non sono qualche decina di euro che fanno la differenza.

3)            Non tutti devono pagarsi la divisa, i migliori dovrebbero averla gratis dalla FIDAL secondo criteri di merito da stabilire. Per esempio misure di qualificazione, oppure medaglie conquistate in rassegne internazionali precedenti o la vittoria di un campionato nazionale. Come meglio credono.

Perché tutte le volte non si possono fare comunicati esaltando le medaglie conquistate e poi non offrire nemmeno canottiera a pantaloncini in premio. Tanto, adesso non ci sono i soldi di Infront?

 

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