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Gen 04, 2018 7665volte

Milano Marathon 2018: novità e riflessioni

Andrea Basso con Kenneth Mungara, vincitore Milano Marathon 2015 Andrea Basso con Kenneth Mungara, vincitore Milano Marathon 2015

Si correrà il prossimo 8 aprile la 18^ Maratona di Milano, dopo un’edizione 2017 da numeri davvero importanti, non solo in termini di partecipazione (5303 classificati, + 42,59% rispetto al 2016), ma anche di performance. Il keniano Edwin Koech Kipngetich, con 2:07:13 ha fissato il nuovo limite della maratona più veloce mai corsa in Italia.

Ora ci sono i presupposti per fare ancora meglio, vediamo di fare il punto della situazione e di capire cosa succederà nel 2018. Ne parliamo con Andrea Basso, coordinatore generale della maratona di Milano; l’intervista che segue è lunga, d’altra parte le novità sono molte ed è opportuno descriverle bene. E poi viene dato anche un importante sguardo attorno alla Maratona di Milano, un contesto da considerare e valutare con attenzione.

Marathon Village, la nuova sede è parsa decisamente all’altezza della manifestazione.

Era da un paio d’anni che sentivamo la necessità di un cambio di location, per dare slancio al villaggio e metterlo in condizione di espandersi negli anni futuri, seguendo il percorso di graduale e costante miglioramento che abbiamo intrapreso per l’evento.

Con Milano Congressi abbiamo trovato una sinergia importante, per far crescere il Marathon Village da un lato, e per far conoscere le potenzialità dell’area espositiva milanese ad un pubblico allargato di cittadini dall’altro. È stata una scelta di medio-lungo termine, perchè probabilmente solo dall’edizione 2020 tutta l’area di City Life, contigua al MiCo e al Marathon Village, sarà apprezzabile, e “sfruttabile”, nella sua veste definitiva.

Per il momento i feedback sono stati positivi, la prima edizione in una nuova sede serve sempre a “prendere le misure” e infatti quest’anno cambieremo qualcosa per cercare di utilizzare meglio gli spazi disponibili e offrire a maratoneti e visitatori un villaggio ancora più vivibile.

Intanto da quest’anno sposteremo anche la School Marathon nella zona, anticipandola al sabato, per due motivi. Il primo è tecnico: con i numeri che ormai ha raggiunto (oltre 6.000 tra bambini e accompagnatori) sarebbe impossibile gestirla in sicurezza negli stessi spazi destinati alla maratona e alla staffetta. Il secondo è che vogliamo dare più visibilità all’evento e, nel contempo, offrire la possibilità a chi correrà domenica di divertirsi con i propri figli al sabato, prima di andare a ritirare il pettorale.

Sembra che Milano cominci ad accettare la maratona.

Meglio tardi che mai! Milano è una città complicata, sempre assorbita nella sua frenetica voglia di “fare”, di “produrre”... però è anche una città capace di aprirsi al nuovo e di reinventarsi, più di qualsiasi altro luogo in Italia, in questo momento. Questa mentalità, unita al fatto che a Milano ci sia una massa critica enorme di runner (magari non ancora intercettati dagli eventi competitivi e non), ci ha sempre incoraggiato nella convinzione che prima o poi la situazione sarebbe cambiata.

D’altra parte è innegabile che i tanti, troppi, cambi di percorso e di data che hanno segnato le prime 9 edizioni non abbiano certamente aiutato. Siccome non ci sono azioni in grado di modificare da un anno all’altro il tipo di “accoglienza” che una città riserva alla propria maratona, quello che abbiamo fatto è puntare proprio sulla continuità.

Stabilità di percorso e di data, quindi, perchè sapere che a inizio aprile nella tua zona c’è la maratona aiuta a non farsi trovare impreparati. E poi migliore comunicazione preventiva, con cartelli di preavviso posizionati almeno due settimane prima sulle strade interessate dalla gara.

Ma soprattutto, l’affiancamento della maratona con la staffetta prima, e con la school marathon poi, ci ha permesso di coinvolgere un numero crescente di milanesi (direttamente i runner e indirettamente le loro famiglie) e secondo noi questo fattore ha avuto grossa influenza sul cambio di atteggiamento di Milano nei confronti della Milano Marathon.

Sia chiaro, Milano non è New York (e magari non lo sarà mai), però i segnali positivi ci sono tutti e possiamo dirlo proprio basandoci sui resoconti di chi la maratona l’ha corsa.

E a proposito di cambi di data c’è il “capitolo concomitanza” con Maratona di Roma, che la gente fatica a capire….

Non stento a crederci, faticano a capirlo gli addetti ai lavori, figuriamoci i runner!

Su questo argomento siamo molto sereni, sappiamo di avere la coscienza a posto. Dal 2010 al 2012 la Milano Marathon è stata la seconda domenica di aprile (con posticipo di una settimana in caso di coincidenza con la Pasqua). Dal 2013 la data si è stabilizzata alla prima domenica di aprile (sempre con la possibilità di posticipare di una settimana per evitare la sovrapposizione con la Pasqua). E lo stesso sarà per il prossimo futuro, con date già richieste a FIDAL.

Nel medesimo periodo la Maratona di Roma si è disputata la terza domenica di marzo fino al 2013, per poi passare per due anni alla quarta. Nel 2016 c’è stato il “salto in avanti” alla seconda di aprile, giustificato dalla situazione straordinaria del Giubileo e sul quale non abbiamo avuto nulla da obiettare. Il problema è che poi invece di tornare a marzo, la gara della capitale ha scelto anch’essa la prima domenica di aprile come propria data.

Questo cambiamento ha causato l’attuale sovrapposizione, che andrà avanti fino al 2019. Nel 2020 Roma anticiperà all’ultima domenica di marzo per evitare la concomitanza con la Domenica delle Palme, situazione che precluderebbe il transito in prossimità del Vaticano.

La decisione “salomonica” della FIDAL è nota: se due eventi dello stesso livello chiedono la stessa data, e accettano la sovrapposizione, la Federazione non ha nulla da obiettare. Dal punto di vista pratico, abbiamo visto che la concomitanza è sostenibile: Milano è cresciuta del 43% sugli arrivati, Roma ha perso qualcosa, ma poco. Il problema è nel percepito del pubblico, a livello nazionale, ma soprattutto internazionale.

Una precisazione che ritengo importante: per noi la data della prima domenica di aprile è sostanzialmente obbligata: la maratona è incastrata tra Stramilano e Salone del Mobile, e il Comune (giustamente) impone un “cuscinetto” (cioè un week-end libero) tra gli eventi. Quindi, uno spostamento della maratona creerebbe problemi a cascata sulla città (senza nemmeno andare a considerare quelli sul calendario FIDAL). Anche volendo cambiare data (e ci abbiamo pensato...) non è possibile farlo senza lo spostamento congiunto di altre realtà.

Alla fine, l’unico approccio positivo che possiamo avere è quello di concentrarci sul nostro prodotto, migliorarlo e fare in modo che sia sempre più interessante per i runner. Sugli altri fattori, allo stato attuale, non c’è la possibilità di intervenire.

Nel 2017, a parte il record, è un po’ mancata la battaglia dietro, con qualche buco di troppo nella fascia 2:15-30, e lo spettacolo ne ha un po’ risentito.

È vero: lo scorso anno si è deciso di puntare sul risultato cronometrico del vincitore piuttosto che sulla qualità complessiva delle prime 10-15 posizioni di classifica. La decisione “ha pagato” perchè siamo riusciti a far registrare la miglior prestazione all-comers italiana, che era il nostro obiettivo, tra l’altro con un riscontro cronometrico che avrebbe anche potuto essere migliore se Koech non si fosse trovato a fare gara solitaria dal 30° km in poi.

D’altra parte, il budget che abbiamo a disposizione per gestire la gara élite impone di fare delle scelte: non si può avere il “tempone” del vincitore, e allo stesso tempo ottimi tempi nelle posizioni di rincalzo, così come non si può avere una gara femminile della stessa qualità di quella maschile. Tenendo a mente questo presupposto, credo che negli ultimi anni sia stato comunque fatto un ottimo lavoro di “costruzione” della gara.

L’obiettivo per il futuro è di aumentare gradualmente l’investimento economico (montepremi, ingaggi, bonus, ecc.) su questo aspetto, che riteniamo qualificante per la gara sul piano internazionale. Sia chiaro, non “romperemo il salvadanaio”... la nostra politica è di migliorarci anno dopo anno, mantenendo l’attuale Silver Label della IAAF per poi puntare alla Gold in prospettiva.

Per il 2018 ci piacerebbe “abbattere” la barriera delle 2h07’ con il tempo del vincitore, cercando al contempo di avere maggiore “profondità” di risultati. In parole povere, se lo scorso anno abbiamo avuto 9 atleti classificati sotto le 2h30’, ci piacerebbe che questo numero almeno raddoppiasse, se non qualcosa in più. E nella nostra testa la fascia dalle 2h15’ alle 2h30’ dovrebbe essere riempita dagli atleti italiani...

Anche perchè nel 2018 la maratona di Milano sarà il punto di riferimento, al maschile, in vista degli europei di Berlino, la gara dovrebbe essere scelta da molti atleti italiani, ci sarà un occhio di riguardo per loro?

Credo che la Milano Marathon offra un contesto ideale (percorso, logistica, periodo dell’anno, ecc.) a chi vuole provare a migliorarsi. Mi piacerebbe molto se nei prossimi 2-3 anni la nostra gara si potesse affermare come quella “giusta” per chi cerca il tempo, il nuovo personal best. Anche e soprattutto per gli atleti italiani, in particolare quelli che corrono nella fascia di cui abbiamo parlato prima, dalle 2h15’ alle 2h30’.

Sono atleti non professionisti, che ci mettono tanto impegno e raccolgono spesso poche gratificazioni. Vogliamo sicuramente provare a fare qualcosa per loro... ad esempio stiamo ragionando sull’introdurre i pacer per le 2h15’, 2h20’, 2h25’ e 2h30’, per fornire dei punti di riferimento che li aiutino a non rimanere soli. Forse riusciremo anche a fare qualcosa di più e a coprire con diversi pacer anche l’intervallo che va dalle 2 ore e mezza alle 3 ore. Ci stiamo lavorando da un po’ e mi auguro che potremo ufficializzarlo a brevissimo.

Il percorso, ho sentito parlare di tanti piccoli ritocchi.

L’input del Comune è quello di stabilizzare i percorsi dei principali eventi di running della città: maratona, ma anche Stramilano e Deejay Ten. Con questo obiettivo bisogna giocare d’anticipo e fare in modo che fin da subito la logistica della maratona possa sopportare 10.000 runner, numeri a cui ambiamo ad arrivare tra qualche anno.

La struttura di massima del percorso resta inalterata: partenza e arrivo in Corso Venezia, ampio anello che tocca prima Porta Nuova per poi entrare in Centro Storico, lambire CityLife, andare a recuperare chilometri verso San Siro e Trenno e quindi rientrare in centro. Però ci siamo accorti che c’era la possibilità di migliorare alcuni tratti, specialmente di rendere più fluidi i chilometri iniziali (che sono i più critici quando i numeri crescono) e di “tagliare via” ancora un pezzo di via Gallarate (che è il punto più “indigesto” per tanti runner).

Ci siamo mossi con largo anticipo con Comune e ATM, perchè il nuovo percorso andrebbe ad interessare Via Vitruvio e Corso Buenos Aires (anche se solo per le prime ore della mattina) costringendo a variazioni significative del trasporto pubblico. I feedback che abbiamo ricevuto sono positivi e quindi spero di poter ufficializzare il percorso entro fine gennaio, anche perchè poi bisogna omologarlo!

Con questa nuova soluzione migliorerebbero anche gli spazi all’arrivo: maratona e staffetta negli ultimi 800 metri correrebbero in carreggiate separate, invece che in un’unica carreggiata divisa a metà come avviene attualmente.

Restano invece inalterate le posizioni delle zone cambio della staffetta, su cui siamo intervenuti lo scorso anno e che hanno funzionato bene. Per la Relay comunque la volontà è quella di assestarci su un numero chiuso di 3.000 squadre.

Altri ritocchi li faremo soprattutto nell’area tecnica di partenza/arrivo, specie per rendere più fluida la zona delle sacche, che l’anno scorso ha avuto qualche rallentamento di troppo nella riconsegna.

Comunque sai bene gli aspetti tecnici sono un mio “pallino”, quindi non smetto praticamente mai di pensare a come migliorarli: ad esempio anticiperò il ristoro con i gel rossi (per non fare nomi di sponsor) dal 35° km ad una posizione a sé stante, poco dopo il 30° km e accessibile solo ai maratoneti (per i quali i gel sono pensati e quantificati).

Hai altre novità da raccontarci sulla prossima Milano Marathon?

Stiamo valutando di mettere a disposizione le docce, provando ad appoggiarci ad una piscina comunale che si trova a meno di un chilometro di distanza. Dopo averne discusso su un forum con alcuni runner, che hanno apprezzato l’idea, ho deciso di verificarne la fattibilità.

Un’altra idea, che stiamo coltivando da un po’, è quella di creare un kindergarden per i figli dei runner. In sostanza mettere a disposizione - non gratuitamente, ma ad un prezzo competitivo (molto meno di quello che costerebbe una normale babysitter) - una struttura professionale e affidabile che possa tenere i bambini per il tempo necessario ai genitori a correre la maratona o la staffetta (non tutti hanno possibilità di "parcheggiarli" ai nonni).

Infine, le nuove normative in materia di sicurezza (la famosa “Circolare Gabrielli”) ci impegneranno a rivedere completamente il sistema degli accessi alla zona di partenza. Ci saranno dei veri e propri gate, con corsie assegnate e metal detector. Stiamo “dimensionando” tutta la logistica per fare in modo che le operazioni di controllo siano accurate, ma scorrevoli. Sicuramente servirà collaborazione da parte dei runner: presentarsi ai gate nei tempi giusti, utilizzare solo la borsa trasparente fornita dall’organizzazione, ecc. In pratica, permettimi la battuta, comportarsi come quando si va a correre all’estero!

Infine, una domanda (forse) fuori tema, le nuove regole in vigore dall’1 gennaio 2018….

Eehh, qua ce n’è da parlare! Partiamo da un dato di fatto: quando la Federazione per 20 anni lascia il mondo del running sostanzialmente abbandonato a sè stesso, senza regole ferree sul calendario e senza una politica gestionale seria, poi pretendere di mettere a posto la situazione nel giro di pochi mesi è un’utopia.

L’intervento era necessario e non poteva essere rimandato, quindi apprezzo che sia stato fatto. Da qui a pensare che sia risolutivo però ce ne passa...

Uno dei problemi principali che abbiamo è che il rapporto tra potenziali partecipanti ed eventi (in particolare maratone e mezze) è sbilanciato. La proliferazione delle gare non ha rafforzato il movimento, ma lo ha indebolito, perchè ha frammentato le risorse. In Francia la Federazione ha “pilotato” gli eventi facendo in modo che la maratona di Parigi emergesse nettamente. In Italia ci interroghiamo sulla concomitanza tra Roma e Milano, quando il problema vero è che il sistema running-paese non riesce ad esprimere una maratona da oltre 30.000 partecipanti (che necessariamente dovrebbe essere Roma).

In Italia nel 2017 ci sono state 54 maratone e 227 mezze. Tra le 42km, solo 6 hanno avuto più di 2.000 arrivati e complessivamente solo 11 più di 1.000 arrivati. Io mi chiedo come una maratona con meno di 1.000 arrivati possa avere le risorse economiche per garantire anche solo gli aspetti organizzativi essenziali: chiusura strade e messa in sicurezza del percorso, ristori e spugnaggi, servizio sanitario. La risposta è semplice: non può.

Noi con quanto incassiamo da 1.000 iscrizioni non riusciremmo nemmeno a pagare la quota parte della Polizia Municipale di competenza e il costo delle modifiche al trasporto pubblico, due voci di bilancio che da sole valgono oltre 50mila euro. Aggiungiamone almeno altrettanti per il servizio sanitario e le transenne... L’inghippo è che il mercato degli eventi di running non ha un controllo di qualità. Chiunque può decidere di organizzare una maratona, senza che ci sia qualcuno che verifica le necessarie competenze e capacità organizzative. Inoltre le condizioni di mercato non sono le stesse per tutti: organizzare seriamente a Milano (e non mi riferisco solo alla maratona) comporta controlli (e costi) che in altre parti d’Italia non ci sono.

Quindi secondo me non si può dire che il “liberismo organizzativo” sia positivo per il running, se questo determina uno scadimento della qualità. Faccio un paragone “forte”: se nel mondo degli alimentari venissero meno tutti i controlli di qualità e quindi il mercato fosse invaso da prodotti scadenti a basso prezzo, staremmo meglio o peggio?

Si può pensare che questa mia visione sia condizionata dal fatto di rappresentare un “evento top”, ma ti posso garantire che mi è capitato di parlare anche con tante società sportive che si lamentano del come i troppi eventi stiano rendendo la loro attività complicata, perchè frammentano i partecipanti.

Ci sarebbe poi da affrontare il discorso del rapporto Federazione – Enti di Promozione. In tanti dimenticano che la realtà del running è unica: praticamente in nessun altro sport in Italia c’è commistione tra i tesserati della federazione e quelli degli enti... i rispettivi campionati e tornei sono autonomi e indipendenti. Il fatto è che un ente di promozione dovrebbe fare, per l’appunto, attività promozionale e non competitiva, perchè se la fa si torna al discorso di prima, che le condizioni non sono le stesse per tutti.

Possibili soluzioni?

In primis un percorso di formazione e valutazione preventivo per gli organizzatori, che devono dimostrare di saper fare le cose prima di avere “la licenza” di farle. Poi maggiore omogeneità di condizioni per chi organizza. E infine un sistema oggettivo di valutazione e classificazione degli eventi, fluido e non a gradini (gold, silver e bronze) sulla base del quale razionalizzare il calendario ponendo dei limiti al numero di eventi in funzione del numero di partecipanti complessivi.

Perchè credo che debbano essere premiate le capacità, e non il fatto di trovarsi in una data “fortunata” mentre un’altra gara, oggettivamente migliore, che si svolge una settimana prima o dopo invece viene penalizzata dalla concomitanza con altri eventi, come purtroppo si sta verificando in diverse circostanze.

E soprattutto perchè se non si va in questa direzione, temo che il sistema sia destinato ad implodere.

 

1 commento

  • Link al commento Rodolfo Lollini Venerdì, 05 Gennaio 2018 15:09 inviato da Rodolfo Lollini

    Bella intervista, quindi complimenti ad intervistato ed intervistatore.
    Sebbene lunga, mi sarebbe paciuta ancora più lunga con un accenno al marketing relativo agli stranieri che mi sembra un area di miglioramento per la Maratona di Milano. Sebbene meno turistica di altre città Italiane, Milano ha pochi rivali al mondo come attrattività per gli stranieri.
    Quanto al percorso, benvenuti i migliramenti e la possibilità di arrivare ad un tracciato stabile. personalmente ritengo che dalla mezza in avanti non si dovrebbe però tornare in periferia onde evitare i soliti incidenti diplomatici al km 30/35 tra i maratoneti da 5/6 ore ed il traffico.
    Circa la normativa FIDAL invece non sono d'accordo, io lascerei alla libera concorrenza. Con la FIDAL ad interessarsi di specifiche minime da rispettare e controllare (aspetti che ora nno cura minimamente

    Rapporto

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