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Ago 15, 2024 346volte

Corribenedello, alla scoperta di nuovi percorsi e di vecchi amici

Corribenedello, alla scoperta di nuovi percorsi e di vecchi amici Roberto Mandelli

Benedello di Pavullo (MO), 14 agosto – C’è una montagna, diciamo “media”, che in genere i turisti saltano, preferendosi dirigere verso l’alto, verso quei mille metri o più che garantiscono il fresco, l’assenza di zanzare, lo scrosciare dei torrenti, la pesca delle trote. Ma per fortuna, esiste il podismo estivo che si incarica di supplire a questa nostra ignoranza, portando volta per volta noi mediopadani a Montorso, a Leguigno e via andare.

Era mezzo secolo (sic) che non tornavo ai 650 metri di Benedello, dopo quella prima volta che, essendo io ancora non patentato, il prete del posto mi venne a prendere con la sua Seicento alla stazione delle corriere di Pavullo: pioveva tanto forte che non mi godetti granché quell’escursione. Eppure a Benedello stava sorgendo una società sportiva, che ambiva a partecipare al Torneo della Montagna: la sua anima si chiamava Biagioni Romano (sempre prima il cognome!), si spostava con una Fiat 900 familiare blu (l’erede della leggendaria Multipla), e aveva un entusiasmo e una capacità organizzativa unica. In squadra non c’erano dei gran campioni, e persero anche dal Real Groppo di Scaruffi e Maurizio Fontana, finché (mi disse Biagioni) l’attività fu sospesa perché “is volen piudà al camp!”.

Adesso dove c’era il campo sorge un complesso produttivo, ma Benedello è rimasto famoso per il suo carnevale, per sfornare una delle più rinomate crescentine della zona (guai a chiamarle tigelle come fanno i cittadini!), e per questa sagra dell’Assunta cui è dedicata la chiesa (datata 1520, ai piedi di quello che fu il castello e conserva una massiccia torre in pietra viva: foto 5-6, 8-9, 14-15 secondo la sistemazione di Roberto Mandelli).

All’interno della sagra, i benedellesi hanno allestito una corsa podistica, su un tracciato insolito per la sua lunghezza in questa stagione (12 km e mezzo, in prevalenza sterrati e sul percorso dell’antichissima via Romea Nonantolana) con 350 metri di dislivello, che è davvero una scoperta ed ha attirato un numero di partecipanti abbastanza elevato (a occhio non meno di 200, ma forse di più considerando i tanti che volendo percorrere tutto il giro si sono messi per strada almeno mezz’ora prima e circolavano ancora dopo due ore e mezzo).

E chi c’era ad affiancare gli organizzatori? Il mitico Biagioni Romano, anni 86, ma sempre uguale a sé stesso (foto 3-4, 13 e nella copertina di questo servizio) e pieno di ricordi: “ti ricordi quella volta che andammo alla festa da ballo cui partecipava il sindaco di Pavullo, Minelli?  (quello a cui è intitolato oggi il grande impianto sportivo del capoluogo) – Sì che mi ricordo, e ti dirò che io a Minelli non ho mai dato il voto, eppure lui veniva a casa mia a chiedermi consiglio, parché di mee assessor an em fid mia”.

Con questo lieto incontro semisecolare, alle 17 si parte per il giro: primi due km un po’ antipatici, con la salita via asfalto alla frazione di Crocette (dove la sagra si terrà questo sabato e domenica); qui, primo dei tre ristori, in cui le signore quasi ti obbligano a prendere fette delle 4 o 5 torte casalinghe. Poi comincia lo sterrato, sentieri larghi e ben tenuti, con visioni panoramiche stupende, dal cocuzzolo di Iddiano (foto 2) ai sassi di Rocca Malatina.

Una lapide ricorda il martirio di don Luigi Lenzini, parroco di Crocette, che (cito da wikipedia) il 21 luglio 1945 fu “ucciso dai partigiani comunisti dopo la fine della seconda guerra mondiale nell'ambito del cosiddetto triangolo della morte”. Nessuno ha pagato per quel delitto: la perpetua aveva riconosciuto uno dei criminali, ma minacciata non testimoniò al processo, che si concluse nel 1949 con cinque assoluzioni per insufficienza di prove. Oggi don Lenzini, che aveva preannunciato dal pulpito la sua morte («Mi hanno imposto di tacere, mi vogliono uccidere, ma il mio dovere lo debbo fare anche a costo della vita!»), è stato riconosciuto da papa Francesco “martire della fede” e beatificato. Questa è storia, altrocché l’esecrato “revisionismo” di cui tanti mitografi e tanti assolti per insufficienza di prove hanno paura.

Ristoriamoci almeno la vista proseguendo nel giro, che in parte sarà fatto proprio dalla prossima “Quattro Torri” di Pavullo, e sbuchiamo in un angolo stupendo, la torre e quanto resta del castello di Vie Cave, del Cinquecento, lungo la Romea Nonantolana non distante da Crocette (foto da 17 alla fine). Strano che non ci sia nessuna segnalazione di questa che ritengo la torre più bella e meglio conservata di tutto il Frignano.

I km sono già più di 8, si ripassa dal ristoro delle torte di Crocette (con altro obbligo di degustazione, stavolta consacrato alla torta ed tajadèli), ed è tempo di voltare la prua verso Benedello; la mia guida restano sempre le sorelle Gandolfi, diverse in tutto tranne che nei polpacci: nelle salite Margherita cammina e Cecilia corre, eppure restano sempre affiancate e chiacchieranti per 12 km consecutivi.

Nel ritorno, l’asfalto antipatico ci è in gran parte risparmiato: siamo deviati, con l’usuale ottima segnalazione in frecce verdi, su carraie, arrivando all’ “ultimo” …speravo fosse “ultimo km”, no, è l’ “ultimo strappo”, poi le residue centinaia di metri di strada fino al traguardo nell’area della festa.

Riecco Biagioni, riecco i podisti delle Basse venuti fin qui, dai maestri cioccolatieri Bandieri (foto 11-12) a Eugenia Ricchetti, dagli psichiatri Vistoli ai vignolesi Garuti, da Lucio a Nube a tanti altri appassionati. Tutti d’accordo nell’elogiare il percorso, l’accoglienza, i servizi: pensare che alla cifra da “fuori tutto” di 2 euro per iscriversi corrisponde il premio di un vasetto di miele, più grandiose confezioni gastronomiche per le società meglio piazzate: vedere la foto 11 per il “pacco” toccato alla Sportinsieme di Formigine per i suoi 45 partecipanti.

Mi ripeto: ci vuole il podismo per godere di certe bellezze nascoste.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Roberto Mandelli

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