Sono Tamassia e Nadiya Chubak a “rompere il Po” di Occhiobello
Santa Maria Maddalena (Occhiobello, RO), 15 settembre – Nei tempi antichi, la gara “In sla rota ad Po” era una maratonina che si svolgeva in massima parte sull’argine del Po, appena oltre il ponte della statale da Ferrara, fino a Stienta e ritorno: luoghi che furono teatro della tragica alluvione del Polesine e di buona parte dell’area attorno al grande fiume (chi ha visto l’epopea di Don Camillo ricorderà la lunga parte dedicata all’episodio, con scene riprese dal vero, nel secondo film); ma in precedenza erano stati la collocazione ideale per le prime pellicole di Luchino Visconti (la magistrale Ossessione) e del ferrarese Antonioni (il crudo documentario Gente del Po, poi Cronaca di un amore e Il grido).
Quanto al podismo, dal 2017 la maratonina si è spostata verso Occhiobello, trasformandosi in una 5 km competitiva, preceduta da gare giovanili e contornata da ludico-motorie Fiasp tra i 7 e i 18 km che ritrovano una parte del tracciato antico. Artefici di questa trasformazione erano stati due grandi atleti e dirigenti, Giuseppe Scanavini e Luca Poletto, entrambi scomparsi ed alla cui memoria è dedicata l’attuale manifestazione targata come sempre Salcus e giunta alla 46^ edizione.
Le iscrizioni hanno sfiorato quota 900, di cui 148 per i 5000 competitivi, che hanno corso in buona parte su sterrato ai piedi dell’argine. Dal resoconto di Daniele Trevisi apparso su Facebook apprendiamo che tra i vincitori delle mini podistiche su varie distanze (300-600 e 1500 metri) spicca Francesco Petrachi, primo nella gara più lunga che assegnava l’8° trofeo intitolato appunto a Giuseppe Scanavini. I risultati completi sono sul sito della Federazione Cronometristi https://podismo.ficr.it/#/POD/wiclax/In%20Sla%20Rota%20ad%20Po/2024/108/26/17
Quanto alla competitiva adulti, in campo femminile era quasi scontato il quinto successo in questa competizione di Nadiya Chubak (Lughesina, classe 1976), che con 18:53 ha staccato di 26 secondi Sara Bragante (1995) e di quasi un minuto e mezzo la terza, Ilaria Baraldi (20:14).
Tecnicamente più di spicco la gara maschile, che annoverava personaggi di caratura regional-nazionale come Marco Ercoli e Rudy Magagnoli (rispettivamente quarto e quinto al traguardo), ma è stata complessivamente dominata dai Modena Runners (venuti qui anche in segno d’affetto con la famiglia e la società di Luca Poletto), che hanno piazzato al primo posto il trentunenne Riccardo Tamassia (15:12, insomma 3:03 a km) e al terzo Giovanni Filippi (15:33); tra di loro solo Zohair Hadar (Avis Barletta, 15:22). Un altro Modena Runner, il 52enne Fabrizio Gentile, è giunto decimo (e primo della categoria over 50) in 16:59, applaudendo poco dopo al traguardo la neo-sposa (e ovviamente compagna di squadra) Elisa Ragazzi settima donna. E già che siamo tra modenesi, segnalo lo splendido quinto posto di Sonia Del Carlo, 50 anni che non dimostra, in un 20:45 che le avrebbe largamente assegnato la vittoria della categoria di spettanza federale.
A questo proposito, ben 90 i premi di categoria messi in palio, 30 per le donne (37 in tutto) in un mazzo unico, e gli altri 60 per gli uomini divisi in tre classi: qualcuno mormorava che piuttosto di dare 30 premi in una categoria che spaziava dai 16 ai 51 anni (con 48 partecipanti), o 10 premi bastanti dai sessantenni in su (erano in 28, i più anziani dei quali erano tre nati nel 1947) si poteva ripartire secondo le categorie solite, di 5 in 5 anni.
Nessuna pretesa, comunque, da parte del sottoscritto, che mancava da queste contrade da più di un trentennio (in maratonina, 290° su 460 il 16 settembre 1990, 312° su 470 il 15 settembre 1991), e ha sfruttato l’occasione per “completare” la corsa ripassando il Po e visitando, a Ferrara, il nuovissimo museo dedicato ad Antonioni (davvero imperdibile per i cinefili e i semplici nostalgici), salendo poi, col nipote del regista, in cima alla torre del Castello per ammirare in una giornata limpidissima il panorama della città e della Padània, dagli Appennini (Cimone, Cusna ecc.) alle Prealpi veronesi, senza dimenticare le mostre di pittura nelle meravigliose sale ducali (quell’Antonio Nardi è davvero notevole).
E ovviamente pasteggiando a tortelloni di zucca, pasticcio di maccheroni, salama da sugo, cotechino e purè da Chiucculino, l’osteria più antica del mondo (1435) che ha malauguratamente cambiato nome ma resta quella frequentata da Tasso e Copernico, e che Ariosto celebrò, in una satira e nella commedia Lena, come capace di far brillare gli occhi di chi assaggiasse il vino (vino del Bosco, ma per gli audaci perfino il Clinto) che la “Massara” mesceva nell’allora Vicolo di Gorgadello, di fianco al duomo.
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