Correggio – La 40^ San Luca chiude il circuito delle “Cinque corse”
13 ottobre – Con 292 classificati nella maratonina competitiva, Correggio ha chiuso, come già nel 2023, il circuito “Five Road Race” disputato tra le province di Modena e Reggio (i Cinquemila del Novi Sad a Modena il 30 maggio, i Diecimila della bilancia a Campogalliano il 30 giugno, il Vertical Ospitaletto a Castelvetro il 3 luglio, la Staffetta di Borzano l’11 luglio sono i precedenti): questa gara ha segnato il record di partecipanti, superando di poco i numeri della corsa inaugurale, anche se in quella la partecipazione femminile era stata più ampia, 54 contro le sole 39 di oggi.
I vincitori assoluti della “San Luca” sono stati in campo maschile Fabio Lusuardi (23enne della Corradini Rubiera) in 1.11:57, che ha preceduto Emilio Mori, che delle “Five” è stato l’artefice principale, un classe 1979 capace di 1.13:13 e ovviamente stravincitore tra gli M 45.
Sorprendente e di gran valore tecnico la presenza, al terzo posto assoluto, di una ragazza, Sara Nestola, coetanea e compagna di squadra del vincitore maschile, che con 1.16:37 ha preceduto di quasi mezzo minuto il terzo uomo (primo M 35), Filippo Capitani dei Modena Runners. La seconda donna, Giulia Vettor (Uisp Castelfranco), è giunta ottava assoluta (e prima F 30) in 1.18:30, mentre la terza, Francesca Cocchi (altra Corradini Rubiera), ha chiuso relativamente lontana in 1.24:34.
Tra tutti gli altri arrivi, vorrei segnalare l’ennesimo successo di categoria M 75 di Ettore Marmiroli (Bismantova), che con 1.41:39 ha preceduto tutti gli M 65 e M70. E fra le donne, un elogio va al duo F 50 Rosa Alfieri (Atletica Reggio, 1.29:22) – Sonia Del Carlo (Campogalliano, 1.34:30) che hanno surclassato tutte le altre, comprese le F 40 e F 45.
La corsa si è disputata, come è in uso da qualche anno e come evidentemente piace ai correggesi, su tre giri da 7 km, non bellissimi ma evidentemente più comodi da gestire. Criticabile la scelta di far partire i competitivi dopo i “ludico-motorii”, in teoria dopo un quarto d’ora, nella pratica verso le 9,30, perché prima si è scelto di dare il via alle cosiddette “scuole” (gruppi scolastici con insegnante e relativo segnale, ma in gran maggioranza famigliole coi bimbetti, camminanti o in carrozzina): spettacolo avvincente e confortante, magari erano più di mille, che però hanno impiegato tantissimo per uscire dall’area, costringendo a una lunga permanenza sotto lo striscione (alla fine condita da fischi e urla di chi aspettava, mentre Brighenti si arrabattava per ingannare e giustificare l’attesa) i forse 500 non competitivi (che poi si sono trovati le “scuole” a fare da tappo nei primi e negli ultimi chilometri), e dietro a loro i quasi 300 competitivi, instradati – almeno loro – su un tracciato diverso.
Mentre noi che avevamo scelto i 12 km (anch’essi esclusi dal passaggio per il centro storico della nobile cittadina rinascimentale) siamo stati avviati verso sud, con qualche tratto erboso fino alla frazione di Fazzano, da dove abbiamo ripiegato di nuovo verso Correggio, con un paio di chilometri all’interno del grande parco urbano dove qualcuno ricordava di aver corso le campestri regionali; e infine di nuovo al traguardo, con l’arco “tagliato” a metà per consentire l’arrivo in tranquillità, sulla destra, dei primi competitivi (ovviamente mi riferisco a quando sono arrivato io, perché Vistoli padre mi aveva mollato da un pezzo, e stavo tallonando Attilio Acito - accento sulla A, come “acido”).
Premio per tutti, di fronte ai 3 euro di iscrizione divenuti la norma reggiana, una confezione di gnocchi di patate e una bottiglia di vino (non lambrusco locale, ma Prosecco di Valdobbiadene, imbottigliato in provincia di Treviso ma per conto di una cantina di Campegine). Ampie le premiazioni per i singoli competitivi e per le scuole partecipanti: speriamo che sia stata una buona semina di sportività nei giovanissimi, perché come dice il proverbio locale, Per San Lòcca chi an n’ha semnèe se splòcca, chi non ha seminato, non avendo pane, per mettere qualcosa sotto il becco si dovrà accontentare di togliersi i pelucchi.
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