29^ Modena di corsa con l’Accademia: il riscatto post-Ferrarista
5 aprile – Il podista modenese torna sul luogo del delitto, s’intende che l’Indiano Mastrolia e il pellegrino dei santuari Lucio Casali, a una settimana di distanza dalla partecipazione alla tragicomica maratonina targata Ferrari, tornano davanti al Palazzo ducale, alias Accademia militare: dove avevano sudato le loro medaglie, ciucciato la banana e recuperato lo zaino scaraventato a terra con scene simili all’arrivo dei viveri a Gaza.
C’è tornata anche la tv di regime, che per tutta la settimana, dopo aver magnificato la maratonina, ha proseguito esaltando le glorie modenesi nelle olimpiadi accademiche, e adesso viene all’apoteosi, come al solito ignorando la gara e preferendo le interviste preventive, con coretti lungamente provati in allenamento. Una volta, il podismo per la tv di regime era curato da Sua Maestà Brighenti, e il calcio da Leonildo Turrini, ma adesso c’è la spending review e bisogna accontentarsi, tanto più che al pomeriggio le telecamere dovranno presenziare per dovere d’ufficio alla camminata di accompagnamento dell’inaugurazione della Coop di Sassuolo.
Intanto, in una mattinata di sabato (direi un unicum per questa gara che si è sempre fatta la domenica mattina), sotto i gradevoli raggi del sole, siamo (dicono) in duemila, suddivisi in magliette bianche, rosse e verdi (come coi cappellini alla maratona di Treviso una e trina), col solito Cittanova di Peppino Valentini, di Rambo Benassi e di Morena Baldini che si aggiudica il primato della società più numerosa, davanti alla ex-casa madre della Madonnina e ai sassolesi della Guglia, come sempre guidati dalla presidentessa Emilia; mentre Maurizio Pivetti, deus in machina, sovraintende come al solito dal di dentro: altra era geologica quella in cui la corsa con l’Accademia, al suo esordio, fu sabotata dal Coordinamento podistico di Roncarati (e il sottoscritto ovviamente partecipò, sfidando le invettive del Capo, che mi definì “con la sveglia al collo”).
Ci sono anche gruppi scolastici degli istituti più vicini, e i cadetti delle quattro Accademie militari che hanno appena finito i citati giochi interaccademici: notevole la prestanza delle tante cadette, adibite persino al ristoro oltre che al saluto militare durante il toccante passaggio nel cortile dell’Accademia, come si faceva nei tempi ormai mitici della maratona di Barbolini (e sarà il destino che proprio al mio passaggio mi fa raggiungere il grande vigile carpigiano Ermanno Pavesi, che di Barbolini fu collaboratore negli anni gloriosi, sia della maratona sia delle indimenticabili Tre Sere).
Il tracciato non presenta novità di rilievo: a ritroso lungo l’itinerario della famigerata maratonina ferrarista, poi giro dei viali sud, via Emilia ovest fino all’ex autodromo, passaggio per i due parchi (perché uno dei due si chiami Londrina, Sandro Ciotti avrebbe detto che “lo sanno solo lui e Dio”), e rientro in città, con la novità (almeno per la mia memoria) della risalita controsenso di tutta via Ganaceto, dove Morena risfodera i ricordi delle sue maledette scuole dalle Salesiane e alle Campori, e io rivedo nella memoria le vicende dell’oreficeria Soli, del Partito Comunista (sede al civico 113, quando dire a Modena “via Ganaceto” era come dire a Roma “via delle Botteghe Oscure”), del confinante cinema Terzo Ordine Francescano (Tof), la chiesa dei Cappuccini e il collegio di padre Cirillo da Leguigno affrescato dal Padre Angelico, protettore artistico di Raffaele Biolchini…. Che tempi.
Arriviamo alla ex Manifattura Tabacchi, ovvero La Palta (donde il nomignolo Paltadora per signora molto disponibile alle chiacchiere; torna alle narici della mente il delizioso profumo di tabacco che si sprigionava nell’aria, quando uscivamo da scuola), e da lì siamo instradati in zona Palamaio (anche qui, ce ne sarebbero di storie da raccontare), esattamente in Calle Bondesano: una strada d’altri tempi, al cui termine si staglia il massiccio e nobile palazzo Coccapani, storica sede dell’Accademia di Scienze e Lettere (dopo essere stato anche Casa del Fascio).
Siamo agli ultimi metri: si sbuca nell’antico porto-canale di Modena, che finiva esattamente nel palazzo Ducale da dove i duchi partivano col loro Bucintoro tutte le volte che scappavano in seguito a qualche sommossa o invasione. Ora è tutto coperto e asfaltato, e il portone nord del palazzo si spalanca per noi podisti, come anticipato, per tornare in piazza Roma dove Nerino ci immortala (per così dire) uno ad uno.
Ristoro ottimo e abbondante, per dirla militarmente: banane in quantità (bis dalla domenica precedente), bottigliette d’acqua che oggi c’erano, bottiglietta di aceto balsamico che si aggiunge alle altre 25 che ogni podista modenese ha ricevuto nel corso dei mesi, più la maglietta pre-consegnata: il tutto per 3 euro. Domani, quelli buoni come Paolino Malavasi andranno a Russi, le giovani speranze come Mandelli junior a Milano, e noialtri, rifiutando le tariffe esose dei Colli Bolognesi, ci accomoderemo dall’Ilva a Fossoli. Chi si contenta gode.