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Apr 13, 2025
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Solignano (MO), le riposanti curve della Val Nizzola

Solignano (MO), le riposanti curve della Val Nizzola Roberto Mandelli

13 aprile – Nella domenica in cui la regione assorbe i maratoneti con la 42 di Rimini, e pure nei dintorni di Modena ci sono gare competitive (senza considerare quella del giorno prima a Rocca Malatina), la giornata piovosa tiene lontane le folle da quella che è sempre stata considerata la non competitiva più bella del Modenese.

A dire la verità, la pioggia smette mezz’ora prima del via ufficiale, e riprenderà solo verso mezzogiorno quando tutto sarà finito: ma sta di fatto che alle 9 sotto l’arco di partenza della 41^ Camminata della Val Nizzola saremo si e no in trecento, nemmeno giovani e forti, da Micio Cenci a Giorgio Reginato (equidistante geograficamente e passionalmente dal Sassuolo in serie A e dal Modena che si salverà in B, e del tutto indifferente alle dubbie glorie della Ferrari-Elkann), dai coniugi Vecchié ai coniugi Casolari, da una delle due sorelle Gandolfi (l’altra è a Rimini) a entrambi i fratelli Baldini. C’è perfino Lupo Sport, ma la sua bancarella (in presenza dell’altra gestita dallo sponsor della manifestazione) è confinata in posizione quasi invisibile; quasi di fronte, Italo smaltisce la sciatica su una panchina del centro sportivo, da cui si alzerà solo per immortalare (diciamo così) la partenza e qualche arrivo un po’ random.

E’ vero che Solignano, fin dai tempi che lo organizzava Stornelli anche in forma di competitiva sui 21 km, era il paradiso dei partenti anticipati, che non volevano perdersi il passaggio da Puianello ma temevano di non stare nelle 4 ore consentite; e dunque ci capita anche oggi di sorpassare qualcuno, come l’intrepido Giangi che vorrebbe appunto arrivare a Puianello (meta non prevista nella versione attuale, appunto su misura di vecchietti), solo che non ricorda da dove si esce a Levizzano per salire su (la più corta è per i Buricchi)… In compenso, il ristoro di Levizzano è grandioso, specialmente di frutta, e giustifica pienamente la quota di iscrizione di 3 euro, che dà diritto anche a una maglietta ‘benefica’ e a vari buoni sconto.

Su queste strade i più vanno a memoria, e dunque sanno correttamente scegliere alla Bolognina il bivio tra gli 8 e i 14 km, malgrado il cartello sia poco chiaro (non lo dico io, ma la succitata sorella Gandolfi-cognata-Spina, che raggiungerò all’ultimo km in compagnia di Morena Baldini) e colpevolmente manchi un segnalatore: dunque su per la Medusia e giù per la Tiberia, ma si può anche fare al contrario, sorbendosi il pessimo e trafficato km e mezzo della strada provinciale per Castelvetro prima di svoltare a destra o a sinistra.

Dolci colline dove gli alberi cominciano a fiorire (Paolo Garuti, storico podista vignolese, annota i “profumi indescrivibili” di questa stagione), e fanno bella mostra i vigneti già perfettamente in ordine per produrre, anche quest’anno, l’ottimo Grasparossa o i bianchi frizzantini (questi sarebbero da esportare in Usa, non l’osceno lambrusco a 7,5 gradi delle Riunite, su cui è invece auspicabile un dazio del 150%).

Qualche tratto sterrato o lastricato prima del passaggio per Levizzano e del ristoro, poi si va in discesa salvo qualche leggera ondulazione in corrispondenza del passaggio dalla stupenda pieve di San Michele e poi  della chiesa di Solignano alta.

Altri tempi, quando c’era un ristoro di pignoletto; altri tempi quando il ristoro sotto la sede di Stornelli lo preparava la Madonnina di Gianni Vaccari per gli allenamenti sotto Pasqua, con tanto di uova e colombe e spumanti. Ora, i resti di quello che fu l’esercito dei podisti modenesi devono stare attenti, dopo l’attraversamento della provinciale, a infilare il marciapiedino pedonale poco segnalato che li porta in trecento metri al luogo di partenza. Chi si contenta gode, così così.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Fabio Marri

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