Trail dell’Abbazia, il coraggio di ripartire
Zola Predosa (BO), 12 settembre – Più o meno nel giorno in cui il Coordinamento podistico modenese annuncia che fino a fine dicembre non organizzerà più niente (e perché dovrebbe riprendere a gennaio? Si sta così bene in smart-no-working…), Zola Predosa aderendo alla ripartenza della Uisp regionale manda in scena un trail “light”, ridotto, rispetto al glorioso passato, a 7 km con 200 metri di dislivello, che conosce un successo impensabile. Il numero di partecipanti, originariamente fissato in 120 e già andato esaurito dieci giorni prima dell’evento, è stato elevato a 150: altra cifra bruciata ben prima della scadenza.
Perché così pochi, e perché così tanti? Nick Montecalvo, organizzatore principe (col fratello Daniele), neo-bi-papà e raffinato esegeta di scritti poetici spiegherebbe entrambe le cose: sono pochi perché le norme anti Covid suggeriscono la partenza individuale a cronometro, che inizialmente era programmata ogni 30 secondi per un’ora complessiva; poi l’intervallo si è ridotto a 20” (più che sufficienti), e ci siamo stati dentro in 150.
Ma sono tanti, gli iscritti (con rispetto parlando, il triplo dell’esordio del calendario Uisp nel reggiano), perché c’è voglia di correre, di scrollarsi di dosso le paure e il terrorismo dei guru da talk show, di andare a una movida finalmente sana, di spillarsi i pettorali senza pensare allo spillover. E perché la tariffa di iscrizione (5 euro solo corsa, con pacco-gara; 15 euro compresa la cena) è davvero minima: se penso che una settimana fa in provincia di Bologna l’unica cosa che il fatiscente coordinamento bolognese ha saputo proporre è stata una non competitiva al modico prezzo di 12 euro, avete capito.
Infine, c’è poco da discutere: Zola è bella, e l’epicentro, non del contagio ma della bellezza, è la zona dell’Abbazia (allietata, questo sabato pomeriggio, da un matrimonio con eccellenti musiche: così finalmente qualcosa va anche ai ristoratori ‘banchettisti’).
Perfetta l’organizzazione: parcheggio più che sufficiente a fianco del ritrovo; campo sportivo recintato dove si accedeva solo dopo verifica della febbre (non si sono fidati della misurazione fatta a casa dai genitori, come vorrebbe una ministra umorista che un mese fa voleva i banchi a rotelle), uno spazio sufficientemente largo e distanziato a misura più-che-droplet per lasciare singolarmente le borse; accesso al cluster (che non è un focolaio) delle partenze a gruppi di 20, cinque minuti prima della partenza individuale, con mascherine da togliere all’istante della partenza (un altro capoccia umorista vorrebbe che le tenessimo per 500 metri…), e che al traguardo ci vengono rimpiazzate da mascherine nuove dell’organizzazione.
In più, un bellissimo percorso, panoramico (foto 26-27) prevalentemente tra le vigne, con due salitine brutali (dai 67 metri slm della partenza si sale fino ai 183) ma brevi, prevalentemente erboso con erba rasata di fresco, spesso ombreggiato, ottimamente segnato, e col valore aggiunto delle fotografie ‘istituzionali’ di Jader e generosamente spontanee di Teida (più i fotografi locali, le cui immagini sono promesse come parte integrante dei servizi). Cosa voglio di più? Canterebbe non Ivano Fossati (vero Nick?) ma Lucio Battisti. Ah, il di più è il ristoro volante con grappolo d’uva offerto da Teida al km 4.
C’è perfino la bionda e affabile Simona Neri (foto 6-7-8, 10) a coordinare per l’Uisp i giudici d’arrivo; Nick è sul percorso (foto 39) e si occuperà poi di stendere e divulgare materialmente le classifiche. La temperatura del cielo (non la nostra: io ho 36,4 all’ingresso e 35,9 all’uscita) è sufficientemente calda per suggerire ad alcune signore di correre en deshabillé (foto 151-153, 168-169): arriveranno nell’ordine quinta e sesta, mentre la regina della corsa è Isabella Morlini, la cui castigata canottiera si presenta al traguardo tre minuti prima della seconda, Elisa Bettini, che a sua volta precede di poco Chiara Vitale (29 in tutto le classificate, 31:37 il tempo della vincitrice, che si colloca al decimo posto della classifica assoluta).
Gli uomini che arrivano in fondo sono 111: li regola, con un buon vantaggio, Riccardo Vanetti, ventisettenne, con 27:50, un minuto meglio di Fulvio Favaron, ventottenne e figlio d’arte. Insomma, tra i maschietti emergono nuove leve, mentre le signore vanno sul sicuro, ma alle spalle delle prime due emerge una ventottenne che, come si diceva una volta, potrebbe essere figlia delle suddette, ed è la seconda più giovane dell’intero lotto.
Premiazioni a ora di cena (si è cominciato alle 17, gli ultimi arrivano quasi alle 19); poi ci si accomoda appunto nell’ampia sala da pranzo, al modico prezzo che si diceva e con supplementi ancora più modici: per il mio bicchiere di barbera (ovviamente locale) e il sorbetto finale mi chiedono addirittura… due euro.
Insomma, la rinascita del podismo, messe da parte certe zavorre (torneremo sul discorso a ragion veduta) passa per iniziative come questa.
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