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Mar 12, 2023 1135volte

Albareto (MO), 34^ Camminata della Mimosa per 1200

Tanti allegri protagonisti Tanti allegri protagonisti Collage di Roberto Mandelli

12 marzo – Il nome di Albareto (che ad essere onesti, non avrebbe molti motivi di eccellenza paesaggistica per emergere, e storicamente ha avuto l’abitante più illustre in Dino Grandi conte di Mordano, che qui impiantò una fattoria modello) ricorre abbastanza spesso su queste pagine, grazie all’attivismo della locale polisportiva e di altre associazioni che riescono a mettere in piedi almeno tre corsette l’anno, cui si aggiungono quelle di Modena nord o di Bastiglia-Bomporto che finiscono per calpestare le stesse strade, tra l’ex ferrovia di Mirandola e l’ex canale navigabile con cui i duchi andavano in Bucintoro fino a Venezia, e oggi è abitato dalle simpatiche nutrie sfuggite agli allevamenti di castorino (qualche anno fa si organizzò qui anche una “Corsa della Nutria”, per tributare un risarcimento a questo diffamato e socievole mammifero).

Veniamo a oggi: in una domenica tanto ricca di corse competitive in regione e appena più in là, ad Albareto vanno quanti avevano saltato per pioggia Rubiera due settimane fa, o hanno programmato una domenica di “scarico” dopo le maratone di Busseto o Bologna, e prima di rituffarsi nel calendario di mezze e di maratone che da oggi in avanti ci accompagnerà fino a giugno. Ben 5 percorsi, dai 3.5 ai 13; un solo ristoro, dopo 6,5 km, proprio mentre Giancarlo Greco diceva che l’unica cosa decente alla maratona di Bologna erano i ristori. Qui, in più, c’era il tè tiepido, come pure al traguardo, dove ci attendeva anche (per il misero corrispettivo di due euro) una confezione di crescentine e un vasetto, nonostante il titolo, non delle mimose dall’odore di strinato, ma delle più profumate viole, elargite anche ai maschiacci.

Oltre a questo, una larga premiazione delle società, dove il Cittanova ha ripreso a vincere con 153 iscritti (che poi proseguiranno per il pranzo sociale, dove i prosciutti vinti durante l’anno saranno ben sufficienti a sfamare un reggimento), ma deve cominciare a guardarsi dal contagioso entusiasmo di Mohamed Moro che ha portato qui ben 78 “Runners & Friends”; e chissà quanti dei 101 scolaretti iscritti proseguiranno nella carriera pedestre. Il fotografo Nerino appositamente venuto dal reggiano (come Paolo Giaroli), ha ritratto pure una discreta quantità di sassolesi, carpigiani e mirandolesi, l’immancabile Giuseppe Cuoghi che si sta preparando per correre attorno a un lago trentino, nonché la neo-adepta di Podisti.net Morena Baldini (che non è la sorella di Stefano, come mi ha chiesto qualcuno, ma di Loriano, e gravita nell’orbita del Cittanova).

Ben organizzato il parcheggio adiacente al ritrovo, anche perché non eravamo legioni (comunque 1228 certificati, più del doppio che a Rubiera); un po’ difficoltosa l’uscita per la manovra da fare a causa di uno spartitraffico installato piuttosto a capocchia.

Partenza “abbastanza” di gruppo (voglio dire che eravamo forse metà degli iscritti ad aspettare il via, cosa sempre più rara in questo genere di camminate); nell’attesa, si scambiano impressioni su Bologna con due impegnati nella 30 km, il banchiere Claudio Morselli e mamma Francesca Braidi (un cui figlio oggi è impegnato a Gubbio nei campionati nazionali di cross), e con l’altra mamma, nonché presidente, Emilia Neviani, che a Bologna si è sacrificata sui 21 per accompagnare l’amica Lorena al traguardo.

E si va puntuali, con un discreto sole e 16 gradi di temperatura, lungo percorsi che le nostre scarpette conoscono a memoria incluso il sottopasso della collina del disonore, perforata, con grande acume ecologico, dalla TAV. Giancarlo Greco ripete che i bolognesi dovrebbero fare uno stage a Reggio per vedere come si organizza una corsa, e quanto al suo Sassuolo calcio garantisce che oggi a Roma non farà lo Scansuolo come contro col Milan l’anno scorso (e i fatti gli daranno ragione). Mentre Lucio Casali, dopo aver fatto migliaia di km in pellegrinaggi (compreso l'intero cammino di Santiago) ha deciso di presentarsi, finalmente, a quella (per lui) quasi-tapasciata che è il Passatore, ma non capisce bene come andrà con la nuova partenza a onde che lo relegherà in fondo al gruppo stanti le sue scarse... referenze (per chi non sa che faceva Cesano Boscone in 2.59:59). 

A sbandierare a un incrocio c’è il Ross Brevini, di cui qualcuno ricorda la notte fantozziana in un albergo di Klagenfurt, conclusa dallo sprint in pista con William Mazzi prima di tornare tutti sul pullman della speranza capitanati da Zavatta (una volta imbarcammo pure noi una piacente clandestina sui 30 o poco più, si chiamava Jovanka o Maruska o Soljanka o giù di lì, non aveva documenti e alla frontiera si nascose sotto una coperta da letto).  

Su quei pullman veniva anche Roberto Mundici, classe 1959, esponente di una famiglia di tre generazioni di podisti: adesso non corre più, ma tiene fede alla sua qualifica di pensionato attivo e di Umarell (come recita il suo biglietto da visita) facendo il volontario al centro per la vaccinazione Covid, dove peraltro sono più gli impiegati che i clienti. Però, onore a lui.

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