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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

7 maggio - E’ di poche ore fa l’ordinanza con la quale la regione Lombardia autorizza l’apertura dei centri sportivi e comunque le attività all’aria aperta, che includono numerosi sport. Eravamo ancora a chiederci quanti/quali atleti di interesse nazionale (una lista che si era improvvisamente allargata) potessero accedervi e la Lombardia fa un balzo in avanti. Avanti tutti. Ma è davvero così? Logica direbbe di sì, non sono specificate categorie, ma più volte ci siamo stupiti in merito a disposizioni che hanno richiesto chiarimenti, E chiarimenti dei chiarimenti.

Questo il testo

ART. 1

  1. Le attività sportive individuali all’aria aperta (a titolo esemplificativo e non esaustivo golf, tiro con l’arco, tiro a segno, atletica, equitazione, vela, canoa, attività sportive acquatiche individuali, canottaggio, tennis, corsa, escursionismo, arrampicata sportiva, ciclismo, mountain-bike, automobilismo, motociclismo, go-kart) possono essere consentite nell’ambito dei rispettivi impianti sportivi, centri e siti sportivi, subordinatamente all’osservanza delle misure di cui ai successivi commi del presente articolo.
  2. I gestori di impianti sportivi, di centri sportivi e di siti sportivi che rendono accessibili le aree adibite alla pratica sportiva all’aria aperta, vietano la fruizione di spazi e servizi accessori (ad esempio, palestre, luoghi di socializzazione, bar e ristoranti, docce e spogliatoi), fatto salvo per quanto riguarda i locali di transito necessari agli accessi e i locali adibiti a servizi igienici.
  3. I suddetti gestori, oltre a garantire la corretta e costante sanificazione e igienizzazione degli ambienti al chiuso e dei servizi igienici, devono assicurare il contingentamento degli ingressi, l’organizzazione di percorsi idonei e l’adozione di tutte le misure utili per assicurare il distanziamento sociale e il divieto di assembramento (a titolo esemplificativo prenotazione online o telefonica degli spazi, turnazioni, gestione degli accessi al sito sportivo e dei percorsi degli utenti).
  4. E’ fatto salvo quanto previsto dall’Ordinanza n. 539 del 3 maggio 2020 e in particolare dal punto 1.1 dell’art. 1 sull’utilizzo della mascherina e di altre protezioni individuali.

Questa ordinanza è valida sino al 17 maggio e viene subito da chiedersi quale fosse la necessità di anticipare per così poco tempo; anche perché immagino ci fosse un ragionamento alla base, ovvero vediamo che succede dopo la riapertura delle gabbie (4 maggio) in merito ad un eventuale peggioramento della situazione.

Ma proviamo ad andare oltre.

Parlando della città di Milano e dintorni, quanti sono i centri sportivi aperti? Ricordo che non è così semplice, la norma che vedete sopra, punti 2) e 3) indica una serie di precauzioni da prendere. Se le traducete da un punto di vista operativo è tutt’altro che semplice organizzarsi. Se poi a questo aggiungete che le piste di atletica è altamente improbabile che siano remunerative si capisce bene perché pochi gestori si siano organizzati da quando c’è stato il via libera. 

Su Milano l’unico centro sportivo che si è dotato di regolamento è il XXV Aprile, obbligatorio per definire le regole di ingresso e fruizione:

 estratto dal regolamento del Centro Sportivo XXV Aprile

2) L’accesso sarà consentito per le sessioni di allenamento agli atleti, professionisti e non professionisti riconosciuti di interesse nazionale dal CONI, CIP e dalle rispettive federazioni, muniti di relativa certificazione che dovranno esibire all’ingresso;  

6) All’interno della pista di atletica sarà ammessa la presenza contemporanea di non più di n.50 utenti (atleti + tecnici); 

Questo è quanto era previsto prima dell’ordinanza attuale, pertanto via libera solo agli atleti di interesse nazionale. Ora il regolamento verrà corretto e ci sarà il via libera a tutti? Solo ai tesserati?

Mi chiedo quanti atleti (di tutte le categorie, inclusi gli amatori, se questo intende l’ordinanza) potranno usufruire di questa nuova disposizione della regione Lombardia, tenendo ben presente che, XXV Aprile a parte, a Milano e dintorni i centri sono attualmente chiusi. Inoltre, la capienza sarà molto ridotta, per via delle limitazioni imposte. 

Chissà se nel resto della regione le cose sono messe meglio, ma anche se i sindaci autorizzeranno l’utilizzo dei centri sportivi; come abbiamo visto più volte le amministrazioni locali sono andate avanti per proprio conto. 

Infine, torno alla domanda: ma era proprio necessario fare un’ordinanza in questo momento e per così pochi giorni?     

 

 
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Ne aveva proprio bisogno, la pista di atletica praticamente non c’era più, si correva sul cemento rischiando di farsi male; da tempo infatti utilizzata solo per le gare dei lanci. Un impianto che, fino a quando “reggeva”, ho utilizzato molte volte, per me e per i miei corsi. Il Saini è un centro polivalente, atletica ma anche nuoto, tennis, baseball, per restare agli sport più noti; peraltro si trova in una situazione ottimale, a due passi da Milano, ben servito dai mezzi e con un grande parcheggio. Per chi fa atletica va molto bene perché il riscaldamento lo si può effettuare anche all’esterno della pista, ci sono molti vialetti interni al centro sportivo, o anche nel parco Forlanini, un’area frequentemente utilizzata dai podisti milanesi. 

Ora la pista viene restituita agli atleti ed agli amatori, personalmente non vedo l’ora di pestare nuovamente quel "tartan". Adesso che c’è.

Per sapere qualcosa di più sui lavori svolti ne abbiamo parlato con Giuseppe De Martino, architetto specializzato in questo settore, progettista e direttore dei lavori. Numerose le piste da lui realizzate e ristrutturate, Cinisello Balsamo, Livigno e, in corso d’opera, Busto Arsizio, giuste per citare quelle della Lombardia. 

Buongiorno Giuseppe, salto qualche formalità perché ci conosciamo. Quali sono state le principali difficoltà, se ce ne sono state?

La pista era in condizioni pessime. Non era possibile in alcun modo recuperare il manto esistente e anche i cordoli avevano ceduto in più punti. Abbiamo dovuto quindi procedere con l’asportazione completa del vecchio manto e di tutti i cordoli interni ed esterni. Non avendo in programma di rifare gli asfalti per questioni di budget abbiamo dovuto riservare una cura particolare alla rimozione per evitare di danneggiare la superficie più del dovuto. La posa dei nuovi cordoli esterni e della canalina interna ha poi consentito di avere i piani da cui partire con la preparazione del sottofondo, andando ad equalizzare le zone che risultavano inadatte alla posa del manto in gomma. Parte in asfalto, parte con resina abbiamo raggiunto lo scopo di avere una superficie adeguata e poi abbiamo potuto finire il lavoro con il manto colato in opera. 

Quanto tempo ci è voluto? Il periodo invernale ha interrotto i lavori?

I lavori sono iniziati in settembre. Abbiamo avuto un autunno molto difficile, il più piovoso degli ultimi anni e questo ci ha rallentato parecchio, tanto da costringerci ad una sospensione dei lavori in novembre ed un’altra per le basse temperature in dicembre. Poi per fortuna nel nuovo anno il clima è stato mite e ci ha consentito di finire il tutto il 24 gennaio 

Milano - Centro Sportivo Saini

Quali sono stati i criteri di scelta dei materiali?

La scelta dei materiali è stata condizionata dalle condizioni dell’impianto, dal budget a disposizione e dal tipo di utilizzo previsto della pista. L’intervento è stato realizzato grazie ad un accordo tra l’Università degli Studi di Milano nella persona del Preside della facoltà di Scienze Motorie Prof. Fabio Esposito e l’assessorato allo sport nella persona della Dott.ssa Roberta Guaineri. Il finanziamento è quindi stato a carico dell’università che utilizzerà l’impianto per la didattica della facoltà. Non si trattava quindi di realizzare un impianto per gare di alto livello, ma di privilegiare l’utilizzo quotidiano e frequente degli studenti e degli atleti di base nelle ore pomeridiane e serali.

L’impossibilità di rifare il manto bituminoso ha fatto scartare a priori l’ipotesi di manti prefabbricati o misti e ci ha fatto scegliere la soluzione di un manto colato in SBR da un centimetro e strato di finitura in EPDM rosso da 3.5 mm di spessore. Sono state rifatte tutte le corsie, la pedana dei salti in estensione e quella del salto in alto mentre la lunetta è stata rappezzata dove possibile ma dovrà attendere ancora un po’ prima di essere rifatta.

Il risultato è stato davvero ottimo, il manto è omogeneo e fornisce garanzie di risposta elastica, adeguate ad un uso intenso da parte di atleti di tutti i livelli. 

Per quanto non credo proprio dipenda …dall’architetto, ci sono previsioni per inaugurazione e utilizzo?

Di questi tempi fare previsioni è piuttosto complicato. La pista è pronta e si sarebbe potuta usare anche da febbraio. Tutto quello che è successo ce lo ha impedito e non si sa ancora quando il Centro Saini, attualmente utilizzato come rifugio per i senza tetto durante l’Emergenza COVID 19, sarà di nuovo disponibile.

L’utilizzo, come anticipato, sarà per l’Università che da settembre a maggio vi terrà la didattica principalmente nelle ore mattutine. Al pomeriggio ed alla sera spero che possa diventare un punto di riferimento per gli atleti di questa parte di Milano, e non solo, dato che al momento è la pista migliore della città. 

Grazie, per chi vuole saperne di più in allegato la descrizione tecnica completa del lavoro svolto

Luciano Gattinoni, rianimatore; ma è difficile racchiudere una storia così importante in un’unica parola: “uno scienziato di prestigio mondiale”, non ricordo dove l’ho letto, ma calza davvero bene. Ci vorrebbero un paio di articoli solo per raccontare una lunga carriera in ambito anestesia e rianimazione, in Italia ed all’estero. Mi limito ad alcuni principali passaggi che meglio conosco; nella mia vita precedente all’ambito sportivo ho operato per quasi trent’anni nel settore medicale, proprio nelle specialità anestesia e rianimazione. Il professor Gattinoni ha lavorato molti anni in ambito Università degli Studi di Milano, in termini ospedalieri significa soprattutto Policlinico. 4 anni primario dell’ospedale San Gerardo di Monza e poi ancora Policlinico come direttore scientifico, per lungo tempo.  Nel corso degli anni è stato presidente delle società italiana, europea e mondiale di terapia intensiva. Dal 2016 è guest professor all’Università di Göttingen (Germania).

Buongiorno professore, la situazione in Italia comincia a migliorare, calano i morti ed i ricoveri in terapia intensiva, un segnale positivo.

Certamente sì, abbiamo imparato a gestire meglio i pazienti, poi c’è il fatto che ora gli ospedali sono meno congestionati ed ovviamente si seguono meglio i pazienti; inoltre le prime settimane è ovvio che si andasse per tentativi. Può anche essere che il virus oggi abbia perso parte della sua carica virale, quella componente che lo rende aggressivo e più pericoloso. 

Come deve essere trattato il paziente affetto da coronavirus?

La domanda è corretta, “trattato”, non curato. Potrà sembrare strano ma in terapia intensiva i pazienti non vengono curati, bensì trattati e seguiti con le necessarie competenze ed i farmaci di cui si dispone, sino al punto che le difese naturali non hanno il sopravvento sulla malattia; il virus, nella fattispecie. Una polmonite che dura 2-3 settimane, durante le quali forniamo ventilazione meccanica al paziente nel modo migliore possibile, tenendo conto che essa genera ulteriore stress a polmoni già fortemente infiammati di loro.

Gli operatori sanitari hanno pagato un tributo altissimo, 11.000 contagiati, 150 morti, cosa è mancato?

Innanzitutto i mezzi di protezione (e non solo per loro), poi un’organizzazione adeguata ad affrontare la situazione, non tanto in termini di terapia intensiva, tutto sommato siamo abituati a gestire situazioni “al limite”. Mi riferisco ad esempio al Pronto Soccorso, e più in generale ai reparti dove venivano movimentati i pazienti.  Poi è chiaro che le condizioni oggettive non consentivano il livello di attenzione dovuto, in particolare nella fase iniziale.

La Lombardia, quella che è stata la sua regione per lunghissimo tempo, è in assoluto l’area che ha sofferto di più. Che idea si è fatta?

Conosco il dramma di questa regione, sono quotidianamente in contatto con tanti colleghi. Intanto garantisco che a livello di terapia intensiva respiratoria ci sono delle autentiche eccellenze, siamo presi ad esempio da tante altre realtà, anche in diversi paesi del mondo. Cosa è successo? Un esagerato afflusso di pazienti critici in un tempo estremamente ridotto, unito ad un’organizzazione con diverse carenze ed impreparazioni. Emblematico il problema della mancanza di mascherine, ma non è mancato solo quello.

Che si dovrebbe fare, da ora in poi?

In estrema sintesi, parlare di meno, fare di più. Vedo tanta gente in televisione, ognuno ha la sua medicina; i toni usati spesso sono stati catastrofici per indurre ascolto ed attenzione. Troppa gente che parla e che troppo spesso genera confusione, disagio in chi ascolta. E poi entra in gioco la natura stessa dell’italiano, tendente all’emotività, all’irrazionalità. E’ necessario stare tranquilli e ragionare, osservare cosa accade nelle altre nazioni, scambiare esperienze senza pensare di essere più bravi degli altri; anzi, copiare se vediamo che gli altri sanno fare meglio.

In Germania stanno gestendo meglio il problema?

Tornando al passaggio precedente, la Cancelliera Merkel avrà parlato 2 o 3 volte di questo problema, quante volte il premier Conte? Se si vuole essere ascoltati si deve fare di più, piuttosto che ripetere messaggi che talvolta finiscono per essere contraddittori. Non si può cavarsela dicendo che in Germania ci sono molti più posti intensivi che in Italia, perché non è vero, dipende cosa si intende per posto letto di terapia intensiva, che può essere attrezzato in modo diverso secondo le esigenze. Inoltre, si sono preoccupati meno del consenso politico e maggiormente dei problemi reali, soprattutto in termini di prevenzione. Certo che politicamente “paga” meno.

Nel padiglione della fiera di Milano è stato costruito un reparto di terapia intensiva, ad oggi 53 posti letto di cui 10 occupati da pazienti. Dal suo punto di vista è stata una buona scelta?

Si è abituati a pensare al posto letto di terapia intensiva come un qualcosa a sé stante, un ventilatore, un monitor, un letto… in realtà non è così. A parte che per far girare un reparto del genere ci vogliono elevate competenze e tanto personale sanitario, ma non si può ridurre il coronavirus ad un problema polmonare, ci sono spesso tante e tali complicazioni e patologie da rendere necessaria la presenza di altri specialisti. In pratica, ci deve essere un ospedale intorno ad un reparto di terapia intensiva.  

Grazie e buon lavoro.

 

  

 

 
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Da tempo è in atto un confronto tra gli organizzatori delle gare su strada e la Federazione; tutto è partito dai famosi certificati medici, con l’obiettivo di ridurre le problematiche che limitano fortemente la partecipazione degli stranieri. Poi si sono identificati altri buoni motivi per continuare il dialogo, non fosse altro grazie al coronavirus. 

Pare proprio che in merito al modo di procedere siano nate delle controversie, formalmente lamentate dal gruppo delegati running (rappresentano tutte le gare gold e silver) con la lettera che segue. Come si può notare, pare che il segretario Fidal, Fabio Pagliara, non abbia atteso un documento che i rappresentanti stavano predisponendo, invece muovendosi direttamente presso i comitati regionali. 

Questa la lettera che abbiamo ricevuto: 

Spett. redazione podisti.net

Nei giorni scorsi sono apparse sui media alcune dichiarazioni da parte del Segretario della Fidal, nelle quali si parlava di una collaborazione con il gruppo delegati running e della stesura di un documento a più mani, a seguito dei suggerimenti ricevuti dagli organizzatori. 

Da parte del nostro gruppo di delegati running, ancora non c’era stata una risposta ufficiale sull’argomento, sul quale abbiamo invece chiesto agli organizzatori delle gare Gold  e Silver di ricevere delle indicazioni per poter  fare delle controproposte condivise alla Federazione. 

Vi inoltriamo una lettera appena inviata al Segretario, nella quale come gruppo prendiamo le distanze dalle affermazioni del segretario sulla condivisione del documento bozza presentato dallo stesso, ripromettendoci di dare dei suggerimenti che siano frutto, sì, di una presa di coscienza delle condizioni imposte dall’emergenza, ma anche di una realistica prospettiva di ciò che si può e di ciò che invece non si può fare.

Firmato, I delegati Running 

Questo il testo della lettera inviata al segretario: 

Caro Segretario,

abbiamo avuto modo di apprendere che la Federazione starebbe scrivendo a quattro mani con i rappresentanti degli organizzatori delle Linee Guida per tornare alla pratica agonistica delle corse su strada.

Lo abbiamo appreso dalle sue interviste al Corriere dello Sport e dal blog di Cesare Monetti, oltre che da una mail inviata ai Presidenti Regionali nella quale la Fidal conferma che la bozza Linee Guida discende dai suggerimenti ricevuti dai Presidenti Regionali e dal gruppo di lavoro formato dagli organizzatori di maratone e mezze Gold e Silver. 

Siamo a rilevare che il fitto scambio di idee di cui si parla nei suddetti articoli, tra noi e la Federazione, in realtà ad oggi si limita all’aver ricevuto da parte della Federazione stessa una bozza di Linee Guida, non in esclusiva, e poi una nuova bozza che veniva presentata come lavoro comune anche fra Delegati Running e Federazione. Il che non è.

Siamo a contestare tale modo di descrivere i rapporti fra ufficio Running e Delegati delle maratone e mezze Gold e Silver che fino ad oggi limita il confronto all’invio unidirezionale da parte vostra delle bozze di Linee Guida da presentare al Governo. Da parte nostra stavamo preparando una risposta che raccogliesse le posizioni del maggior numero possibile di organizzatori. 

Gli organizzatori si pongono in questo momento più di un problema sul ritorno alla normalità, sul superamento della paura e degli effetti del virus, per poter eliminare il distanziamento sociale, per tornare a stare insieme a gareggiare. I mass event comportano necessariamente forti assembramenti in partenza, arrivo e nelle fasi preliminari e successive alle gare. Le manifestazioni sono esperienze di socialità e comportano spostamenti sul territorio, in funzione turistico-sportiva, la presenza di pubblico, sponsor che vogliono esser legati a feeling positivi.

La situazione attuale non permette tutto questo e stiamo verificando noi con gli organizzatori Gold e Silver, su cui pesano responsabilità e costi delle manifestazioni, se e come in questa situazione sia il caso di rimettere in moto. Le nostre risposte non tarderanno ad arrivare.

La invitiamo però a non richiamare la nostra condivisione di decisioni della Federazione, né in interviste, né in comunicazioni ufficiali ad altri organismi federali perché questo non corrisponde alla realtà dei fatti.

Ne approfittiamo anche per ribadire che i temi del dialogo da aprire subito fra Fidal e organizzatori riguarda anche la proposta da noi inviata e che chiedeva per il 2021

- l’abbandono delle tasse gara

- l’eliminazione delle tasse di affiliazione delle società

- il procrastinare la validità delle tessere di tutte le categorie al 31/12/2021 ed il mantenimento dei label delle gare per il 2021.

Su questo restiamo in attesa di risposta da parte della Federazione. Questo tema è nelle corde delle decisioni che la Fidal può assumere ed è stato presentato in modo formale e preciso. Vorremmo una risposta, a maggior ragione ora che apprendiamo che la Federnuoto e la Federazione del Volley hanno previsto l’azzeramento di questi costi e di costi similari per le loro società, mentre la Fidal ha parlato di un intervento ai soli iscritti delle categorie promozionali, i cui costi di tesseramento sono fra l’altro irrisori rispetto a quelli delle categorie master, che sono quelle maggiormente interessate ai nostri eventi di massa.

I protocolli di sicurezza si muovono al momento verso una situazione ignota e hanno bisogno di interpretare scenari in divenire. Vorremmo poter interpretare con la Fidal quanto sentiamo da organizzatori e runner e difendere quelle posizioni per le responsabilità che portiamo sul futuro della corsa. Questa volta non è scontato che affrontando la situazione senza una cassetta degli attrezzi adeguata e senza capire le esigenze di tutti, vi sia un futuro anche per la Federazione.

Ci riserviamo infine di inviarvi entro la entrante settimana le osservazioni sulla bozza di linee guida inviateci.

I Delegati Running

Lorenzo Cortesi (Venice Marathon)

Ferruccio Demadonna (Trento Running Festival)

Laura Duchi (Roma-Ostia)

Stefano Righini (maratona di Ravenna)

 

 
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E’ di poche ore or sono la notizia tanto sperata dai podisti lombardi: da domani (4 maggio) si potrà correre senza la mascherina. Questa buona notizia si aggiunge a quella che, sempre da domani, sarà possibile correre senza limiti di distanza dalla propria abitazione, fatto salvo di restare nella propria regione. ATTENZIONE, alcuni comuni hanno emesso o potranno emettere delle disposizioni differenti, in senso restrittivo, quindi prima di scatenarsi verifichiamo bene le regole locali.

Si tratta comunque di un’ottima notizia, fare attività fisica con la mascherina non è facile, oltre che essere pericoloso per il ri-respiro dell’anidride carbonica espulsa durante la fase di espirazione. Magari in commercio sono arrivati, o stanno per arrivare, dei prodotti più idonei, resta il fatto che durante una corsa anche minimamente impegnativa è meglio che entri tutta l’aria che serve, e che poi sia facile buttarla fuori.

Questo lo specifico passaggio del decreto 539 del 3 maggio, in allegato si trova l’ordinanza completa.

1.1 Obbligo di utilizzo della mascherina o di altre protezioni Ogni qualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, vanno adottate tutte le misure precauzionali consentite e adeguate a proteggere sé stesso e gli altri dal contagio, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, contestualmente ad una puntuale disinfezione delle mani. In ogni attività sociale esterna deve comunque essere mantenuta la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti soggetti con forme di disabilità. Per coloro che svolgono attività motoria intensa non è obbligatorio l’uso di mascherina o di altra protezione individuale durante l’attività fisica intensa, salvo l’obbligo di utilizzo alla fine dell’attività stessa e di mantenere il distanziamento sociale

A voler sottilizzare (ma neanche poi tanto) ciò che mi lascia perplesso, a parte la specifica “attività fisica intensa” (definizione vaga) è il passaggio successivo… “obbligo di utilizzo alla fine dell’attività”, che intende quindi solo “dopo”. Ora, a parte quelli che escono dalla porta di casa e corrono subito, e rientrano allo stesso modo dopo aver corso, perché non specificare anche “prima dell’attività fisica”? Ci sono quelli che camminano qualche minuto prima di correre (buona norma), quelli che devono raggiungere un posto per iniziare a correre, magari prendendo dei mezzi, o con l’auto propria. Insomma, personalmente avrei specificato “prima e dopo”, per chiarezza e rispetto delle regole. E non sarebbe nemmeno un grosso disagio portarsi dietro una mascherina o scaldacollo/buff, te lo tieni al polso, lo infili nella tasca del marsupio, se ti comporta calore indesiderato alla gola.

Comunque, tutti felici così, era quello che si voleva. Ovviamente si confida nel buon senso dei podisti, resta poi  la (importante) questione del distanziamento sociale: se corro da solo, nei campi, nei boschi problemi non ce ne sono; se invece sono costretto a farlo in contesti urbani o comunque dove si incontrano più persone, allora stiamo alla larga. Meglio ancora, facciamo il sacrificio di tenere la mascherina abbassata, pronti a rialzarla in caso di necessità.

Un pezzo del nostro destino, non solo in termini strettamente sportivi, è nelle nostre stesse mani.

Facciamo le cose perbene, non è poi così difficile.       

 

Non sarà da fare i salti di gioia ma il gesto è da apprezzare. Nell’ambito delle iniziative di sostegno alle associazioni sportive, la federazione ha deciso di prorogare il tesseramento al 2021 per alcune categorie del settore giovanile, più precisamente quella degli esordienti (sono 3 fasce, nati da 2009 al 2015); ragazzi (nati nel 2007 e 2008) e cadetti (nati nel 2005 e 2006).

In realtà bisogna dire che difficilmente se ne potrà usufruire già nel corso del 2020, proprio per l’assenza di gare; inoltre non so al momento del blocco (febbraio) quanti tesseramenti erano già stati effettuati. In ogni caso la sostanza è che nel 2021 non si dovrà pagare la quota annuale.

Ma, come si dice, in soldoni di quanto/cosa stiamo parlando? Queste tre categorie insieme totalizzano circa 70.000 tesserati, su un totale di circa 300.000.  Dal punto di vista prettamente economico non sono grandi cifre, anche se messe insieme un peso ce l’hanno; secondo il tariffario ufficiale Fidal per la categoria degli esordienti è previsto un costo annuo pari a tre euro, invece 10 per ragazzi e cadetti. Ovviamente le singole società possono chiedere contributi per la copertura delle notevoli spese che devono sostenere, salvo interventi degli sponsor (ahimè, generalmente pochini per il settore giovanili): pensate a divise, borse, affitto campi sportivi, tecnici, etc.

E i master? A noi tocca aspettare, di certo la situazione è sempre più grave. Francamente non penso solo/soprattutto al costo del tesseramento (costo base 20 euro/anno), invece a tutte attività che i gruppi sportivi mettono in piedi; diversi di questi organizzano gare che però non si possono e non si potranno fare per lungo tempo, ed invece costituiscono un’entrata importante per la sopravvivenza del gruppo sportivo. Ma anche tutte le attività collaterali, come organizzazione corsi, per alcuni i costi di affitto dei centri sportivi e iniziative sociali di vario tipo.

Fidal dovrebbe porre attenzione a questa categoria, che rappresenta un importante entrata nelle casse federali. Non si tratta solo dell’introito derivante dal costo del tesseramento, peraltro si tratta di qualche milione di euro, ma tutto ciò che è connesso alle attività dei master, in primis la partecipazione alle gare. Una mezza maratona livello “bronze” costa 1200 euro, poi c’è la nota “tapascion tax”, un euro a partecipante/gara, giusto per citare le prime cose che vengono in mente. Oggi il master è arrabbiato perché non può correre come vuole, non potrà gareggiare per un bel po', non vede l’ora di riprendere. E’ chiaro che ciò non dipende dalla federazione, ma un occhio di riguardo per la categoria è meritato. Anzi dovuto.

 
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Giovedì, 30 Aprile 2020 16:56

Stralugano: annullata l'edizione 2020

Di seguito riporto il comunicato emesso dal Comitato Stralugano, in merito alla cancellazione dell’evento in programma il prossimo 29-30 agosto, data che era stata riprogrammata dopo lo spostamento dal 16-17 maggio. Questo lo specifico passaggio che ha imposto agli organizzatori l’annullamento: 

L’ordinanza 2 COVID-19 del 13 marzo 20201 è modificata come segue:

 Art. 6 cpv. 1bis, 2 lett. a e d, nonché 35

1bis Le grandi manifestazioni con oltre 1000 persone sono vietate. 

In allegato il pdf con il testo completo dell’ordinanza.

Questo invece il testo del Comitato Stralugano

La situazione di emergenza sanitaria nel nostro Paese e nel resto del mondo non è ancora rientrata. Le soluzioni fin qui adottate sembrano lentamente dare i primi timidi segnali positivi, ma non è questo il momento di abbassare il livello di guardia e di attenzione. 

La buona riuscita di un evento come StraLugano è importante per tutti gli appassionati della corsa su strada, ma in questo momento la nostra principale preoccupazione è tutelare chi l’ha resa un appuntamento così atteso e amato, i nostri podisti. 

La StraLugano è una festa, una festa di corsa, una festa di persone che amano correre e che provengono da ogni luogo per gareggiare nelle vie della nostra bella città. 

Ad inizio aprile avevamo quindi scelto di spostare la nostra gara al 29/30 agosto 2020, confidando sulla fine del periodo di contenimento. Sfortunatamente le restrizioni comunicate dal Consiglio Federale, valide fino a fine agosto per le manifestazioni con folta partecipazione, ci obbligano, a malincuore, ad annullare definitivamente l’edizione 2020.

A chi si è iscritto finora diciamo di non preoccuparsi, perché l’iscrizione sarà tenuta valida per l’anno prossimo.

Il nostro partner Datasport vi informerà su come convalidare o meno la vostra registrazione. 

Un caloroso arrivederci, dunque, al 29/30 maggio 2021 per vivere insieme una nuova e ancor più grande gara e festeggiare doppiamente la 15^ edizione della StraLugano.

 

 

Come è ormai noto (LEGGI QUI) dal 4 maggio i centri sportivi possono riaprire, consentendo in questo modo la ripresa degli allenamenti per gli atleti di interesse nazionale. Le difficoltà sono molte, perché si tratta di assumersi delle responsabilità, mettere a disposizione un numero adeguato di persone per gestire gli accessi (contingentati), creare tutte le condizioni per il rispetto delle disposizioni governative…

Difficoltà che non scoraggiano alcuni gestori delle piste di atletica, tra questi il campo sportivo XXV Aprile di Milano, che dispone la riapertura fissando una serie di regole.

Resta una perplessità, non da poco: come raggiungere i centri sportivi? Io, atleta di interesse nazionale, posso avere tutte le certificazioni possibili da parte della federazione, ma Il decreto parla chiaro, non posso spostarmi se non per le motivazioni indicate.

Comunque plaudo all’iniziativa del gestore del XXV Aprile, pur dubbioso che molti potranno usufruirne.

Questa la disposizione

CENTRO SPORTIVO XXV APRILE EMERGENZA COVID-19 – FASE 2 REGOLAMENTO DI ACCESSO E UTILIZZO DELL’IMPIANTO SPORTIVO A PARTIRE DAL 04 MAGGIO 2020 BOZZA

In riferimento al D.P.C.M. 26 Aprile 2020 e alle disposizioni in esso espresse a partire dal 4 maggio 2020, (data di inizio della cosiddetta Fase 2) e fino a nuove disposizioni che verranno successivamente comunicate, sarà consentito l’ingresso al Centro sportivo XXV Aprile secondo i seguenti criteri:

1) orari di apertura: - dal lunedì al venerdì dalle ore 15:00 alle ore 19:00 - sabato dalle ore 9:00 alle ore 13:00;

2) L’accesso sarà consentito per le sessioni di allenamento agli atleti, professionisti e non professionisti riconosciuti di interesse nazionale dal CONI, CIP e dalle rispettive federazioni, muniti di relativa certificazione che dovranno esibire all’ingresso;

3) L’accesso sarà altresì consentito ai tecnici degli atleti aventi i requisiti precisati nel punto precedente;

 4) Tutti gli utenti che accedono all’impianto dovranno essere dotati di mascherina e si consiglia la dotazione di guanti in lattice monouso e gel igienizzante. Ai soli atleti sarà concesso non utilizzare tali dispositivi solo all’interno della pista di atletica o campi da gioco (tennis);

5) L’accesso sarà consentito previa misurazione temperatura corporea (tramite termometro a infrarossi) e solo nel caso in cui la temperatura non superi i 37,5°C e registrazione dell’accesso;

6) All’interno della pista di atletica sarà ammessa la presenza contemporanea di non più di n.50 utenti (atleti + tecnici);

7) All’interno della pista di atletica si dovrà mantenere una distanza minima interpersonale di mt.2,00 nell’uso delle corsie;

8) In tutto il Centro sportivo saranno vietati assembramenti e dovrà essere mantenuta una distanza minima interpersonale di mt. 1,00;

9) Non sarà possibile l’utilizzo di spogliatoi e palestra;

10) Sarà possibile accedere ai bagni;

11) Gli utenti potranno servirsi dell’attrezzatura in dotazione al campo (pesi, dischi, rastrelli, blocchi di partenza, aste, ecc.) solo previa sanificazione con prodotti igienizzanti messi a disposizione dal Centro (disinfettante e panno monouso);

12) I saltatori in alto e con l’asta dovranno essere automuniti di teli di cellophane di dimensioni adeguate da stendere sui materassi al momento dell’utilizzo;

13) Guanti, fazzoletti, salviette monouso, ecc. dovranno essere sempre gettati negli appositi contenitori; Si avvisano gli utenti che nella circostanza e fino a quando saranno in vigore le presenti norme, al Personale di gestione dell’impianto è riconosciuta la facoltà di allontanare dall’impianto coloro che non rispetteranno il presente regolamento. Centro sportivo XXV Aprile CUS Milano

 
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Prosegue il cammino delle maratone della speranza, un percorso fatto di resistenza e resilienza, ma soprattutto tanta solidarietà. Infatti ad oggi abbiamo superato la cifra di 20.000 euro! Un grande risultato, grazie davvero a tutti. L’ultima tappa di questo circuito è stata la 50 chilometri di Romagna, un record di partecipazione, ma anche un record di storie raccolte, sono ben 32; sono emozioni vissute e raccontate da chi ha voluto esserci.

Prossima tappa domani, 1 maggio, alla Riso amaro Marathon.

Questo il resoconto del percorso sinora fatto (partecipanti e contributo), frutto di "felice fatica", ed impegno per gli altri.

Abbonamenti per 11 maratone, 102 = 9.092 euro

Milano, 31 + 102 = 690 euro

Orta, 102 + 25 = 663 euro

Padova, 102 + 24 = 471 euro

50 K Romagna, 2012 + 23 = 442,40

Riso, 102 + 5 = 40 (iscrizioni ancora aperte)

totale partecipanti 510 + 108 = 11,358,40 euro. Da aggiungere le donazioni pari a 8.700,08, totale raccolta = 20.058,48 

Tutti possono partecipare alla raccolta di fondi del Club Supermarathon Italia, correndo una o più tappe, o semplicemente facendo una donazione alla Protezione Civile, o altri Enti impegnati nella lotta al Covid 19, inviando il pagamento a:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o w/app 340-4525911

50 km di Romagna - Clicca per elenco. I partecipanti sono stati 125 e quel che è sorprendente sono stati raccolti 32 racconti, UN VERO E PROPRIO RECORD DI EMOZIONI 50 km della speranza

Per raccogliere e collegare il gran numero di dati, classifiche, foto e racconti è stato creato un sito apposito a cui si accede dal nostro sito www.clubsupermarathon.it e cliccando

http://www.clubsupermarathon.it/maratone/4830-11-maratone-della-speranza-milano-resisti-marathon.html

11 maratone della speranza

iscrizioni alle 7 maratone restanti 60 €, medaglie e pettorali scaricabili (oppure a tutte 100 €)

info w/app 3404525911 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

regolamento: http://www.clubsupermarathon.it/maratone/4830-11-maratone-della-speranza-milano-resisti-marathon.html

 

 
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E’ ormai noto che il decreto del 26 aprile consente dal 4 maggio agli atleti professionisti di riprendere gli allenamenti, questo il passaggio, ART.1 punto g) ………. Allo scopo di consentire la graduale ripresa delle attività sportive, nel rispetto di prioritarie esigenze di tutela della salute connesse al rischio di diffusione da COVID-19, le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti – riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali –  sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a porte chiuse, per gli atleti di discipline sportive individuali……………..

Nel frattempo non ci sono più notizie della proposta Fidal che tanto aveva fatto sperare gli atleti tesserati, di ogni livello, compresi gli amatori, leggi qui FIDAL PROPONE.

Dal 27 aprile sono stati definiti, o ridefiniti, i criteri per essere inseriti nella lista degli atleti di interesse nazionale. La novità è che sono stati inclusi coloro i quali hanno ottenuto i minimi di partecipazione nel corso del 2019. Questa la nota di Fidal:

Nel corso di una riunione congiunta tra il Consiglio federale ed i Presidenti di Comitato regionale, tenutasi oggi (27 aprile) in videoconferenza, la FIDAL ha formulato la propria proposta circa la composizione del gruppo di atleti di interesse nazionale che alla data indicata dal DPCM 26 aprile 2020, ovvero il 4 maggio p.v., potrà riprendere, secondo le prescrizioni governative, gli allenamenti all’interno degli impianti. 

Sono da considerarsi “atleti di interesse nazionale” ai fini suddetti, coloro i quali, alla data di svolgimento dei campionati italiani individuali assoluti e di categoria outdoor dell’anno 2019, abbiano: 
1) ottenuto lo standard di partecipazione alla manifestazione
2) raggiunto, alla data del 4 maggio p.v., anche la maggiore età (nel caso in cui alla prima condizione non facesse seguito la seconda, esplicita richiesta di autorizzazione potrà essere avanzata da chi esercita la potestà genitoriale dell’interessato). 

Sono da considerarsi altresì “Atleti di interesse nazionale”, anche coloro i quali nel corso della stagione 2020 si siano classificati ai primi tre posti dei Campionati italiani indoor Assoluti e di categoria Promesse e Juniores (per questi ultimi, sempre premesso il raggiungimento della maggiore età alla data del 4 maggio p.v.; anche in questo caso, ove la condizione della maggiore età non sia stata raggiunta, una richiesta di autorizzazione potrà essere presentata da chi esercita la potestà genitoriale dell’atleta interessato). 

Il parere della FIDAL sarà trasmesso al CONI affinché lo veicoli, come da testo del DPCM 26 aprile, all’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui compete la cura delle linee guida di ripresa delle attività sportive sul territorio nazionale.

Come si può notare in quest’ultimo passaggio sono ancora tanti gli step da superare prima che la proposta diventi realtà, e il 4 maggio è dietro l’angolo…Restano almeno un paio di problemi, la cui soluzione non è stata indicata: come faranno gli atleti a raggiungere i centri sportivi, stante le disposizioni che proibiscono gli spostamenti, basterà una lettera Fidal ad autorizzarli? Quante e quali saranno quelli disponibili ed organizzati per gestire un numero di atleti così limnitato?  

Ricordo che in data 10 marzo Fidal aveva già specificato nel dettaglio leggi qui: Atleta_di_Interesse_Nazionale_2020

 

 
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