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Fabio Marri

Fabio Marri

Marsala, 27 aprile – Apriamo col comunicato firmato da Gabriele Gentili

191 arrivati in maratona, ben 655 nella mezza. Questi i numeri della riuscitissima prima edizione della Sigel Marsala Marathon-Città Garibaldina, disputata in una mattinata di sole nella città lilibetana che ha ritrovato la sua distanza preferita dopo ben 15 anni. Concorrenti provenienti da tutta Italia e da 14 nazioni hanno riempito le strade marsalesi, colorando il percorso di 21,097 km che congiungeva il centro della città all’affascinante Parco dello Stagnone, riserva naturalistica conosciuta in tutto il mondo.

La gara principale, come nelle previsioni, ha regalato la doppietta agli specialisti kenyani, con vittoria per Benjamin Kiprop Serem che in 2h23’56” ha prevalso sul connazionale Johnson Kiprop Limo, 2h36’35”. Terzo posto per il primo degli italiani, Antonio Adamo del Team Ingargiola in 2h46’00”, davanti a Francesco Spicuglia (Amico Corridore Siracusa/2h49’04”) e a Domenico Palazzolo (Sportamatori Partinico / 2h54’12”). Sesto il primo della società organizzatrice Pol. Marsala Doc, Michele Galfano in 2h56’50”.

Nella gara femminile la prima a iscrivere il suo nome nell’albo d’oro è Simona Pipitone (Marathon Athl. Avola) che in 3h21’22” ha avuto ragione della resistenza di Simona Sorvillo (Trinacria Palermo), seconda in 3h23’47”, terzo gradino del podio per Eleonora Suizzo (Esercito - 62° Reggimento Fanteria) in 3h39’29”.

Nella maratonina, tappa del Grand Prix Sicilia delle Mezze Maratone, primo posto per Cristiano Mineo (Palermo Running) in 1h14’39” con 2’27” su Mario Piraino (Atl. Bagheria) e 2’38” su Carlo Marino (G.P. Amatori Valderice). A Federica Cernigliaro (Atl. Bagheria) la prova femminile in 1h18’15” davanti a Carla Grimaudo (L.I.P.A. Atl. Alcamo) a 13’19” e a Letizia Sucameli (Team Ingargiola) a 16’28”.

Un’edizione andata decisamente oltre ogni previsione per la prova marsalese, pronta a diventare una classica della primavera podistica siciliana e non solo.

 

E ora le considerazioni dal di dentro di chi l’ha corsa (F. M.)

Il richiamo a questa maratona neonata (derivante dal raddoppio di una maratonina già presente da una decina d'anni) è venuto, almeno per il sottoscritto, dal Club Supermarathon Italia, il cui socio Michele D’Errico (tuttora sulla breccia con onore: oggi 35° assoluto e vincitore M70, foto 50-51 del servizio allegato) ha dato un grosso contributo all’organizzazione, mentre Massimo Faleo da Foggia (tesserato Barletta) ha gestito (come fa spesso, con le piccole maratone dell’Italia meridionale) le procedure di ‘gemellaggio’ e di iscrizione per i suoi consoci. (Vedi foto 22 e 54 dell'album. Poi ha anche corso, ma a ritmo abbastanza… riposante accontentandosi di stare 4 minuti sotto il tempo massimo).

Di altre “prime” in Sicilia avevo ricordi piuttosto disastrosi (da Catania più corta di 2 km e il circuito finale da percorrere on demand, o meglio ad libitum; a Ragusa col percorso non controllato e le medaglie mancanti allo stesso modo del bus verso l’aeroporto; per finire con Messina che fu annullata sulla linea di partenza…); qui mi sono fidato pensando che, in ogni caso, di visitare questi luoghi meravigliosi, più cari agli stranieri che agli italiani, sarebbe comunque valsa la pena. E così è stato, ma anche della maratona si può dire molto bene (non tutto, ma oserei dire almeno un 80%).

Percorso ermeticamente chiuso al traffico, malgrado si svolgesse in buona parte sulla strada litoranea, solitamente molto trafficata (alle 19, chiusa ogni traccia delle gare, è ridiventata l’usuale camera a gas), anche perché porta alle saline e all’imbarcadero per Mozia (una meraviglia da non perdere, la Pompei dei Fenici). Le numerose strade laterali erano transennate e solo in casi eccezionali era consentito ai residenti di uscirne in auto, cosicché, sebbene una metà abbondante del tracciato si svolgesse su piste ciclabili, in molti ci siamo permessi di ‘tagliare le curve’ sfruttando la strada adiacente, percorsa praticamente solo dalle ambulanze della pubblica assistenza. Ristori regolari, sempre provvisti di acqua fresca (in realtà, divenuta calda per noi ritardatari ai km 35-40) che ci veniva messa in mano dal numeroso personale di servizio; spesso presenti bicchieri di sali liquidi, e dal km 20 banane intere o a spicchi.

Quanto alla logistica, ampio parcheggio disponibile nell’adiacenza dell’arco di partenza-arrivo (bastava ignorare il consueto posteggiatore abusivo; nella foto 25 vedete la mia Panda a nolo che quietamente aspetta l'usufruttuario); un po’ spartano il ristoro finale (acqua, panino al prosciutto cotto, banana), ma era possibile partecipare dietro modico obolo al pasta party dalle 13 in poi. Spogliatoi in due tende messe a disposizione dall’Esercito (impegnatissimo, e che ci ha regalato anche la fanfara dei bersaglieri, qui alle foto 4-11); mancava però la promessa custodia degli zaini, e mancavano le docce (un solo rubinetto pubblico di acqua corrente presso le tende di cui alla foto 24).

Il percorso è indubbiamente suggestivo, dominato dalle Egadi che quasi potresti toccare, e nella parte finale dalle prime saline e dalla vicinissima isola di Mozia: certo che dover rifare 4 volte (due in su e due in giù per i maratoneti) gli stessi 10.5 km (il giro di boa nord è alla foto 37), al secondo passaggio può risultare monotono. La misurazione mi pare giusta (i 250 metri in meno, secondo il mio Gps, possono dipendere dalle curve tagliate come detto sopra); gli inevitabili saliscendi lungo la costa portano a un dislivello complessivo intorno ai 90/100 metri. Singolare la collocazione del traguardo, che bisognava oltrepassare per una ventina di metri da nord a sud (cfr. foto 23), poi con inversione a U raggiungerlo di nuovo per varcarlo nella direzione giusta e marcata dal rilevatore del chip.

Classifica disponibile immediatamente e affissa nei pressi; lodevole che le categorie Fidal siano state rispettate totalmente per i premi di categoria, senza castigare gli over 60 come fanno spesso certi organizzatori risparmiosi. La stragrande maggioranza dei maratoneti era di provenienza regionale, tranne i due Kiprop keniani vincitori (al primo giro li ho visti correre affiancati - vedi foto 36- ma nel secondo Serem Benjamin - foto 47-48, e l'arrivo a 52-53 - ha rifilato oltre 12 minuti a Limo Johnson), col primo italiano, Antonio Adamo, terzo a ulteriori 12 minuti.

Livello decisamente amatoriale tra le donne, dove 3h21 sono bastate per vincere ad una F 45 (nella foto 56 verso il 34° km), che ha battuto di due minuti abbondanti una pari categoria; come F 45 (ma già 49enne) è la terza arrivata, in 3.39.

Fatte le proporzioni, la mezza maratona ha offerto una prestazione femminile (l’1.18:15 di Federica Cernigliaro da Bagheria), non solo enormemente superiore alla seconda classificata, finita a 13 minuti, ma tecnicamente migliore dell’1.14:39 di Cristiano Mineo primo assoluto.

Non so dove l’autore del comunicato semiufficiale abbia trovato le 14 nazioni presenti, dato che nella mezza trovo in tutto 3 spagnoli, e rappresentanti unici di Francia, Malta e Giappone; nella maratona, keniani a parte, trovo singoli rappresentanti di Austria, Germania, Polonia e Usa. A meno che non saltino fuori anche qui i “turisti” fuori classifica.

Non sono straniere, ma hanno fatto più di mille km per arrivare qui, Emilia Neviani (presidentessa della Guglia di Sassuolo) e la sua amica Lorena Stefani, affetta da sclerosi multipla e che qui ha concluso la sua nona maratonina (quasi tutte sotto la guida di Emilia), tenendo a dirci che “solo con la condivisione e con l’unione si può azzardare, ed ottenere, ciò che umanamente si desidera”. Complimenti per il coraggio e il risultato (intorno a 2.38; foto 42-43, 55, 66).

Nel complesso, una bella giornata di sole (con temperature intorno al 22 gradi, moderate dal vento fresco tipico di queste zone) e di sport, per una città che riserba sorprese a non finire: coi suoi dintorni, per usare un aggettivo caro ai pubblicitari, è decisamente imperdibile.

Lunedì, 21 Aprile 2025 18:23

Modena, 37^ Camminata della Solidarietà

21 aprile – La notizia ci arriva solo da Italo, schierato a fotografarci venti metri prima del traguardo: troppo tardi, dunque, per cadere nella mannaia decretata dal Coni per tutte le attività sportive, come già era accaduto vent’anni fa (2 aprile 2005) alla morte di papa Giovanni Paolo II. Ai podisti modenesi raccolti in discreto numero (circa 700, stando ai numeri ufficiali) non resta che ricordare i loro compagni Romano Biagioni e Angelo Giovanardi scomparsi negli ultimi giorni, chi dopo qualche mese di lotta con la malattia, chi invece poco dopo la corsa di Solignano, otto giorni fa. Scrisse Virgilio: “quale luogo della terra non è pieno delle nostre sofferenze? Ci sono lacrime per le cose del mondo, le vicende dei mortali toccano la mente; ma dobbiamo deporre le paure e muoverci verso una qualche salvezza”.

Alle 9 ci muoviamo anche noi, insolitamente compatti, sotto la guida delle signore volontarie alla Pubblica Assistenza, dalla presidente Anna, a Mara che ha tracciato il percorso (di 11,5 km nella sua versione più estesa), alla biondissima Simona Neri mandata a districare il traffico nel punto più problematico, all’interno dell’ex autodromo dove i primi e i più lenti si incrociano, prima di uscire verso l’esterno della città, grosso modo nel percorso della Corrida fino alla periferia di Cognento.

E’ qui che perdo il principe dei massaggiatori modenesi, lo scultoreo Luther conteso da vari podisti per le foto del pre-gara, e mi aggancio alla principessa dei medici modenesi, Paola Calzolari che ha da poco corso a Roma la sua prima maratona. E via via tutti gli altri, diceva Dezan, già compagni due giorni fa al lato opposto della città, con l’aggiunta oggi (dicono) del Venerabile Roncarati: Peppino Valentini e Rambo Benassi del Cittanova, abbonati al successo nella classifica per società con ben 163 pettorali venduti (alla cifra ormai irreperibile altrove di 2 euro), e che alla fine sfoderano sul loro tavolo uno spumante millesimato di classe; Ragazzi e Foligno della Madonnina, che a trecento metri dall’arrivo si fermeranno a salutare il vecchio Lupo che bene o male festeggia 41 anni di attività (non lasciando insensibile nemmeno Roberto Mandelli che inserisce la scena nel suo collage); le sorelle Gandolfi e la presidentessa Emilia Neviani da Sassuolo, Paolino Malavasi, Nube Montecchi col solito corredo di belle donne uguagliato solo dalle ragazze del Run & Fun; e perfino i reggiani Claudio Iotti e Paolo Giaroli, orfani della loro manifestazione in riva al Po: tutti senza strafare coi ritmi, soprattutto quelli che venerdì si testeranno alla 50 km di Romagna o domenica alle 42 tra Padova e Marsala (se il Coni non si mette di mezzo).

Dopo Cognento, il rientro in città avviene costeggiando in parte l’autostrada e poi puntando sulla zona cosiddetta dello Zodiaco o Sagittario, ideata da qualche urbanista ubriaco o patito delle gimcane, per ricongiungersi col giro della Corrida al sottopasso delle Costellazioni, dove si pone l’eterna scelta tra i gradini o la rampa per bici.

Per fortuna abbondano le frecce e i segnalatori umani, altrimenti non ci raccapezzeremmo proprio in questi transiti attraverso stretti pertugi o quartieri postmoderni colorati in giallorosa, aree scolastiche e poi la salita alle torri del Direzionale 70 (altra vecchia storia di urbanistica contestata, e di coop-commercio dalla tassazione agevolata cui oggi fanno concorrenza i negozi cinesi senza dazio), col sovrappasso pedonale che ci riporta alla buonora da Italo e dalla sua ferale notizia pontificia, prima del ristoro finale (tè saporito, arance un po’ tigliose) e di ritrovare Simona Neri addetta con le colleghe alla distribuzione di un pacchetto-premio di spaghetti.

Di là dalla strada, offerte varie di dolciumi pasquali (con la già conclamata eccellenza del Cittanova), richieste di conferma della notizia papale, prospettive di conclavi e di maratone, e infine il saluto con l’augurio di “buona Pasquetta”. Non c’è nessuno della Bassa a protestare che Pasquetta, dalle nostre parti, sarebbe l’Epifania e non il Lunedì dell’Angelo: “Per Pasquetta n’urètta, per San Zemian do or n’ag fan”. Roma ha vinto anche qui.

19 aprile – Con un Sabato santo così povero di manifestazioni (in regione, ce n’era solo una a Budrio nel bolognese) c’era da aspettarsi che la rituale camminata del quartiere di Modena est, tra le poche a conservare  il titolo dialettale dei tempi antichi, e puntuale ogni anno a Natale (con altro nome ma identico allestimento e tracciato) e Pasqua, facesse il pieno: addirittura l’organizzazione ha esaurito i pettorali previsti a 3 euro (mille, dicono: cfr. foto 12), a un certo punto non ha più accettato iscrizioni, e agli ultimi arrivati ha proposto, anziché l’uovo pasquale di prammatica (vedere foto 10), la scelta tra pasta o vino (sarebbe stato meglio rifiutare l’uovo a certi camminatori che già mezz’ora prima della partenza si presentavano a riscuoterlo…). Presente anche una serie di premi gastronomici a sorteggio per le società (foto 9).

Abbastanza scontata la rinuncia a percorrere l’argine del Panaro, dichiarato impraticabile (foto 19) come succede almeno tre volte su quattro in questa camminata: si pensava fosse a causa delle recenti piogge, mentre si è appreso che dipendeva dalla manciata falciatura dell’erba. Su questo, come dice Pier Pardo, “segue dibattito”: un organizzatore di altra gara mi ha detto di aver chiesto di falciare al comune, sentendosi rispondere che spetta alla Provincia; rivoltosi alla Provincia, si è sentito dire che spetta all’autorità interregionale di vigilanza sul Po… allora, anziché tagliare l’erba tagliamo la testa al toro ripiegando sugli asfalti col ridurre il percorso più lungo a 10,300 km.

Niente argine (peraltro, io ci sono salito a curiosare e verso la Fossalta era perfettamente praticabile: foto 25-26); volendo, sostituzione possibile anche del paio di km su erba, prima della metà gara, colla strada parallela di là dal canale (foto 18: io sono rimasto sull’erba, ma non mi hanno seguito in tanti, forse temendo la spiura). Comunque, tutto sommato il percorso è gradevole e offre qualche spunto interessante: il passaggio dalla storica chiesa di Saliceto Panaro (foto 14, e in lontananza 17), qualche vecchia residenza colonica, dove oggi si farebbe fatica a persuadere le coppiette più bisognose a consumarci lì dentro i propri amori, ma è pomposamente in vendita come “Real Casa” (foto 22-23); qualche scritta contestatrice alla Vasco Rossi sui muri delle industrie locali; il passaggio dalla Fossalta (foto 27-28) storica sede di una battaglia tra modenesi e bolognesi citata nella “Secchia Rapita”, e più tardi sede di ritrovo gestito da Peppino Cavani, hockeysta compagno di squadra di Giuseppe Cuoghi (lui, immancabile nelle foto 4-6); infine, il quartiere d’arrivo sistemato decorosamente (foto 29-30) dove una trentina d’anni fa venivamo a giocare nel campo abbandonato della Sitam.

I ritmi non eccelsi consentono lo scambio di chiacchiere, con Cecilia Gandolfi (foto 13-14) che oggi compie gli anni, con Paolo Giaroli pronto al Cammino dei Borghi Silenti, con “Nube” e Lord Colombini attorniati da un nutrito gruppo di belle donne, con Alle-Simo e Aurora, quindici anni dopo che lei si faceva portare in baby-jogger; con Mac, Antonio Ragazzi e infine con Canèin da Rovereto, che non riesce però a convertire al podismo i suoi ex compagni di scuola e di squadra Schifio e Bucalètt.

Al traguardo, spicca l’allegria di Pietro Boniburini che oggi fa decisamente affari e consola Angelo Mastrolia in completo giallorosso che gli annuncia la tripletta incassata dal Lecce (foto 32-35); al suo stand riceve la visita un po’ di tutti, da Luigi Luca alle famiglie carpigiane Pavesi (foto 37) e Losi (11), da Paolino Maurito e Manuela Malavasi a chissà quanti altri, juventini e no.

Domani i podisti locali mangeranno le uova del premio di oggi; lunedì, stante la soppressione della corsa di Gualtieri nel reggiano, è presumibile che affolleranno l’appuntamento di Modena sud-ovest, non un granché ma offerto al prezzo di saldo di 2 euro. Poi, anche Nube ricomincerà a correre col cronometro, dai 42 ai 50 ai 100km e chissà se si ferma lì; ma intanto godiamoci questa serena e quasi celestiale resurrezione muscolare.

13 aprile – Nella domenica in cui la regione assorbe i maratoneti con la 42 di Rimini, e pure nei dintorni di Modena ci sono gare competitive (senza considerare quella del giorno prima a Rocca Malatina), la giornata piovosa tiene lontane le folle da quella che è sempre stata considerata la non competitiva più bella del Modenese.

A dire la verità, la pioggia smette mezz’ora prima del via ufficiale, e riprenderà solo verso mezzogiorno quando tutto sarà finito: ma sta di fatto che alle 9 sotto l’arco di partenza della 41^ Camminata della Val Nizzola saremo si e no in trecento, nemmeno giovani e forti, da Micio Cenci a Giorgio Reginato (equidistante geograficamente e passionalmente dal Sassuolo in serie A e dal Modena che si salverà in B, e del tutto indifferente alle dubbie glorie della Ferrari-Elkann), dai coniugi Vecchié ai coniugi Casolari, da una delle due sorelle Gandolfi (l’altra è a Rimini) a entrambi i fratelli Baldini. C’è perfino Lupo Sport, ma la sua bancarella (in presenza dell’altra gestita dallo sponsor della manifestazione) è confinata in posizione quasi invisibile; quasi di fronte, Italo smaltisce la sciatica su una panchina del centro sportivo, da cui si alzerà solo per immortalare (diciamo così) la partenza e qualche arrivo un po’ random.

E’ vero che Solignano, fin dai tempi che lo organizzava Stornelli anche in forma di competitiva sui 21 km, era il paradiso dei partenti anticipati, che non volevano perdersi il passaggio da Puianello ma temevano di non stare nelle 4 ore consentite; e dunque ci capita anche oggi di sorpassare qualcuno, come l’intrepido Giangi che vorrebbe appunto arrivare a Puianello (meta non prevista nella versione attuale, appunto su misura di vecchietti), solo che non ricorda da dove si esce a Levizzano per salire su (la più corta è per i Buricchi)… In compenso, il ristoro di Levizzano è grandioso, specialmente di frutta, e giustifica pienamente la quota di iscrizione di 3 euro, che dà diritto anche a una maglietta ‘benefica’ e a vari buoni sconto.

Su queste strade i più vanno a memoria, e dunque sanno correttamente scegliere alla Bolognina il bivio tra gli 8 e i 14 km, malgrado il cartello sia poco chiaro (non lo dico io, ma la succitata sorella Gandolfi-cognata-Spina, che raggiungerò all’ultimo km in compagnia di Morena Baldini) e colpevolmente manchi un segnalatore: dunque su per la Medusia e giù per la Tiberia, ma si può anche fare al contrario, sorbendosi il pessimo e trafficato km e mezzo della strada provinciale per Castelvetro prima di svoltare a destra o a sinistra.

Dolci colline dove gli alberi cominciano a fiorire (Paolo Garuti, storico podista vignolese, annota i “profumi indescrivibili” di questa stagione), e fanno bella mostra i vigneti già perfettamente in ordine per produrre, anche quest’anno, l’ottimo Grasparossa o i bianchi frizzantini (questi sarebbero da esportare in Usa, non l’osceno lambrusco a 7,5 gradi delle Riunite, su cui è invece auspicabile un dazio del 150%).

Qualche tratto sterrato o lastricato prima del passaggio per Levizzano e del ristoro, poi si va in discesa salvo qualche leggera ondulazione in corrispondenza del passaggio dalla stupenda pieve di San Michele e poi  della chiesa di Solignano alta.

Altri tempi, quando c’era un ristoro di pignoletto; altri tempi quando il ristoro sotto la sede di Stornelli lo preparava la Madonnina di Gianni Vaccari per gli allenamenti sotto Pasqua, con tanto di uova e colombe e spumanti. Ora, i resti di quello che fu l’esercito dei podisti modenesi devono stare attenti, dopo l’attraversamento della provinciale, a infilare il marciapiedino pedonale poco segnalato che li porta in trecento metri al luogo di partenza. Chi si contenta gode, così così.

12 aprile – Una giornata “giusta” ha salutato questa undicesima edizione del Trail della Riva, che ha ripreso l’eredità di un antico “Gir d’ardond ai Sas” mettendoci dentro tutta la passione e la competenza tecnica del Team Mud&Snow di Checco Misley e famiglia (ci sono già i figlioletti che sgambettano…), che su queste zone organizza corse di gruppo guidate attraverso i “ponticini”, e ha raccolto un bel gruppo di collaboratori: tra i quali spicca Anna Cavallo da Vignola in veste di mastra-birraia dall’incomparabile appeal (verso l’una, la coda per avere la sua birra a 5 euro era superiore alla coda per lo squisito pasta-party finale).

Confermate le distanze dell’anno scorso, quando ai due percorsi tradizionali, e decisamente duri, di 24 e 20 km ne era stato aggiunto uno di 15 km (ma con gli stessi 1000 metri di dislivello dei 20 km, dunque proporzionalmente più pesante come mi ha confermato la vincitrice-habituée Isabella Morlini). Aumentati di quasi il 10% i classificati, 459 contro i 426 delle ultime due edizioni, a riprova del favore incontrato presso il popolo dei praticanti da questo perfetto mix di valori tecnici, paesaggistici e… di ospitalità. Per questo aspetto vorrei segnalare l'orario insolitamente tardo (10/10:30) delle partenze, congegnato in modo da non obbligarci a levatacce o a pernottamenti in loco.

I risultati del percorso sui 34 km, con 111 arrivati, vedono netto vincitore Robert Ferrari (primo l’anno scorso sui 20 km) in 3:23:50, che significa una media di 6:00 al km; dopo oltre tre minuti arriva Roberto Gheduzzi in 3:27:13, seguito da Luca Lombardi in 3:38:18.

Quinta assoluta, a bissare il successo femminile del 2024, Dinahlee Calzolari, il cui prodigioso 3:44:33 migliora di quasi mezz’ora il tempo dell’anno scorso; la seconda, Monica Cavara, è staccata di 50 minuti, e la terza Paola Gelli di 54.

Nei 20 km si afferma, su 264 arrivati, Enrico Bonati in 1:36:51, alla media ”impossibile” di  4:50/km, precedendo due ex Modena Runners, Saimir Xhemalaj (1:39:52) e Lotfi Gribi (1:42:23); ma fatemi citare anche il quarto, il prof. Nicola Montecalvo da Zola Predosa, che sa tutto di Ivano Fossati e qui chiude in 1:50:38.

Prima donna (12^ assoluta) Vittoria Vandelli, classe 1990, che bissa il successo del 2024 e con 2:00:29 precede Maria Nicoleta Rusu (2:08:28, terza l’anno scorso) e Laura Catti (2:11:49).

Nei 15 km, conclusi da 74 atleti, il 26enne Roberto Boni prevale con 1:32:59 sul Modena Runner Massimo Sargenti (il doppio dei suoi anni: 1:42:20) e su Marco Maggi (1:42:35); tra le donne, solito dominio di Isabella Morlini campionessa uscente, quinta assoluta in 1.57:27, con 23 minuti sulla seconda Annalisa Tironi (2:20:58), poco avanti alla terza Claudia Cenciarini (2:22 netti).

Pettorali esauriti e, a occhio, un centinaio i partecipanti ai 10 km non competitivi con 500 metri di dislivello, dunque non uno scherzo, su un tracciato quasi totalmente autonomo (salvo un paio d’incroci coi competitivi, partiti mezz'ora prima) e decisamente panoramico, consistendo nel giro completo intorno ai Sassi in senso orario, da sud verso nord col passaggio finale dalla romanica Pieve di Trebbio. Percorso in buona parte corribile e affrontato anche da gruppi di benemeriti “spingitori”, ciascuno col suo carico umano cui far gustare questi paesaggi che spaziavano fino alle cime innevate dell’Appennino tosco-emiliano.

Sentiero frecciatissimo, con la presenza supplementare di segnalatori umani, insomma (come avevo già scritto un anno fa) a prova di ipovedenti; due ristori sul giro più corto (uno in comune coi “big”) e uno superlusso al traguardo, dove Italo il fotografo ha apprezzato particolarmente le crostate casalinghe, ma ha fatto male a trascurare l’erbazzone e le enormi fragole offerte insieme a banane e arance (niente da fare, invece, per tè e cocacola: gli atleti dovevano usare i propri bicchieri).

I bicchieri c’erano invece nei ristori intermedi, salvo che poi non sapevamo dove scaricarli per via, per mancanza di cassonetti pubblici e dei cestini nei punti di sosta con panchine e tavolini per i turisti: un cartello avvertiva che erano stati tolti perché i rifiuti potevano finire in bocca agli animali; ma il taccone è peggio del buco, perché se anziché buttare un bicchiere nel cestino lo butto a terra, per gli animali è anche più comodo. Soluzione semplicissima sarebbe stato mettere dei cestini (pattumiere) con coperchio; ma poi bisognerebbe che qualcuno andasse a vuotarle, ogni tanto, e questo (a quanto pare) secca molto a certe amministrazioni…

Tornando al trail, si confermano le docce calde, dotate di due phon a spogliatoio; e alla fine il pasta party dove spesseggiano polenta e crescentine: presenti, queste ultime, pure nel nutritissimo e nutrientissimo pacco-gara (anche per i non competitivi, al prezzo di 12 euro), ricco di prodotti locali come una bottiglia del vino biologico Terraquilia, spaghetti alla fibra e proteine, e un’appetitosa confezione di “pavullini”, ovvero bastoncini di salsiccia. Checco, va là che vai bene.

6 aprile – Fine settimana di grandi eventi: tre maratone in Italia (troppa grazia!), varie maratonine europee di prestigio, Vivicittà lungo tutta la penisola (Modena esclusa, da quel bel pezzo), Colli bolognesi in agguato a prezzi da usura come oggi va di moda… E “gli altri”? Vanno a Fossoli di Carpi, sotto le ali del Circolo “La Fontana” e dell’Ilva Guidetti, dove per due euro e mezzo è promessa la 43^ edizione del “Giro delle risaie”, pacifica escursione campagnola di 13 km: misurati per vero dire con l’elastico, perché i Gps sentenziano 11.8, e amputati di quella che anticamente era la distanza più lunga, quasi una maratonina che sconfinava tra le risaie e gli allevamenti di pescigatti, nel Novese fino alla torre di Gruppo.

I tabelloni stradali sono gli stessi di allora, solo che sulle indicazioni del percorso lungo hanno incollato una striscia bianca, così non ci resta che svoltare tutti a destra in direzione di San Marino che sarà il nostro giro di boa, con l’aggiunta della deviazione lungo il canale fino a Cibeno in modo da ricongiungersi alla storica sede dove nacque la maratona di Barbolini, sfiorando anche il Club Giardino che fin dall’anno del Covid fu tra i pochissimi a offrirci di correre.

Da Cibeno poi si va verso la storica Ramsèina per chiudere il cerchio sfiorando la casa in rovina di nonno Pietro Verrini e nonna Aristea, capifila della dinasty del “Molino Verrini”, e tornare da dove siamo partiti, e adesso veniamo gustosamente coccolati con sacchetti di tagliatelle all’uovo (eh, però una volta, per stare in tema, davate un chilo di riso…) e sofficini di formaggio, più gnocco fritto senza limiti, oltre alle usuali bevande che avevamo trovato anche nei due ristori intermedi (il primo, gestito dalla gloriosa Marisella protagonista di tante maratone in tutta Italia).

Qui, lo proclamo ad alta voce, si respira Ivano Barbolini, anche in absentia, ancora nei discorsi dei reduci da quella recente e infausta mezza maratona che gli ha copiato la denominazione ma non la capacità organizzativa: perché non basta erogare cinquanta o settantamila euro (secondo le voci che corrono) per fare arrivare acqua e medaglie e vestiario al traguardo. Ed ecco Marco Medici della “Patria”, capofila del gruppo barboliniano che nel 2008 fu spedito a Londra per celebrare il gemellaggio nel nome di Dorando Pietri (purtroppo, ci si aggiunsero politicanti succhiaruote, e ne scaturì un pessimo romanzo di Pederiali, donde un film in cui l’unica cosa apprezzabile erano le tettine di Laura Chiatti che la dava alternativamente a chi vinceva la corsa di paese); ed ecco Ermanno Pavesi, che sbandiera sul percorso (come già la coppia Losi-Orlandi- “csagh manca”), mentre sua moglie Vanna distribuisce i pacchi-premio.

Manca solo il leggendario Gamba ed legn-Danilo Sala, che trovavamo sempre appostato nei pressi del suo albergo Lina, e invece adesso sta combattendo altre battaglie, forse più dure di quei 100 km Modena-Abetone che affrontò da solo lasciandosi credere disperso.

In compenso c’è Italo, reduce dall’aver “aiutato” (dice lui) i cooperanti di Sassuolo che ieri hanno dovuto gestire ben 170 camminatori che puntavano soprattutto al ristoro finale; e c’è Pietro Boniburini, altro eroe di un’altra epoca podistica, col suo banchetto di scarpe a dire il vero non molto frequentato, mestizia che si aggiunge a quella juventina. Mentre a Carpi festeggeranno tra poco per una vittoria - come si diceva una volta - "corsara".

A correre c’è perfino Fabio Orlandelli, ovvero “il Fabio formaggiaio da Rio Saliceto che andrà in Albania a maratoneggiare con Lolo” (come si disse il 24 luglio 2022 da un trail nell’alto parmense: https://podisti.net/index.php/cronache/item/8994-bore-val-cenedola-il-riscatto-e-le-glorie-del-podismo.html); poi un folto gruppo di bassaioli, da Dervis a quelli di Finale e Mirandola (là dove tutto è nato con la Sgambada del 1972), Peppino Valentini e Rambo Benassi abbonati al premio del gruppo più numeroso, i fratelli Morena e Loriano Baldini (oggi senza colbacco), Micio e Lella Cenci scesi dalle alture fananesi e/o dalle alte latitudini polari; la presidentessa Emilia della Guglia colla solita tendona-maxi, la statuaria coppia sassolese Franca & Evaristo…

Insomma, “l’altro podismo”, che da mezzo secolo si alza ogni domenica mattina alle 6 per piantare la sua tenda nel luogo prescritto dal Coordinamento, raccogliere le iscrizioni, prendere i pettorali e alla fine (se ci sono) i premi dei gruppi più numerosi, da smaltire poi nella cena sociale. La sensazione è che sia un mondo in via di esaurimento: ma che rimpiangeremo.

5 aprile – Il podista modenese torna sul luogo del delitto, s’intende che l’Indiano Mastrolia e il pellegrino dei santuari Lucio Casali, a una settimana di distanza dalla partecipazione alla tragicomica maratonina targata Ferrari, tornano davanti al Palazzo ducale, alias Accademia militare: dove avevano sudato le loro medaglie, ciucciato la banana e recuperato lo zaino scaraventato a terra con scene simili all’arrivo dei viveri a Gaza.

C’è tornata anche la tv di regime, che per tutta la settimana, dopo aver magnificato la maratonina, ha proseguito esaltando le glorie modenesi nelle olimpiadi accademiche, e adesso viene all’apoteosi, come al solito ignorando la gara e preferendo le interviste preventive, con coretti lungamente provati in allenamento. Una volta, il podismo per la tv di regime era curato da Sua Maestà Brighenti, e il calcio da Leonildo Turrini, ma adesso c’è la spending review e bisogna accontentarsi, tanto più che al pomeriggio le telecamere dovranno presenziare per dovere d’ufficio alla camminata di accompagnamento dell’inaugurazione della Coop di Sassuolo.

Intanto, in una mattinata di sabato (direi un unicum per questa gara che si è sempre fatta la domenica mattina), sotto i gradevoli raggi del sole, siamo (dicono) in duemila, suddivisi in magliette bianche, rosse e verdi (come coi cappellini alla maratona di Treviso una e trina), col solito Cittanova di Peppino Valentini, di Rambo Benassi e di Morena Baldini che si aggiudica il primato della società più numerosa, davanti alla ex-casa madre della Madonnina e ai sassolesi della Guglia, come sempre guidati dalla presidentessa Emilia; mentre Maurizio Pivetti, deus in machina, sovraintende come al solito dal di dentro: altra era geologica quella in cui la corsa con l’Accademia, al suo esordio, fu sabotata dal Coordinamento podistico di Roncarati (e il sottoscritto ovviamente partecipò, sfidando le invettive del Capo, che mi definì “con la sveglia al collo”).

Ci sono anche gruppi scolastici degli istituti più vicini, e i cadetti delle quattro Accademie militari che hanno appena finito i citati giochi interaccademici: notevole la prestanza delle tante cadette, adibite persino al ristoro oltre che al saluto militare durante il toccante passaggio nel cortile dell’Accademia, come si faceva nei tempi ormai mitici della maratona di Barbolini (e sarà il destino che proprio al mio passaggio mi fa raggiungere il grande vigile carpigiano Ermanno Pavesi, che di Barbolini fu collaboratore negli anni gloriosi, sia della maratona sia delle indimenticabili Tre Sere).

Il tracciato non presenta novità di rilievo: a ritroso lungo l’itinerario della famigerata maratonina ferrarista, poi giro dei viali sud, via Emilia ovest fino all’ex autodromo, passaggio per i due parchi (perché uno dei due si chiami Londrina, Sandro Ciotti avrebbe detto che “lo sanno solo lui e Dio”), e rientro in città, con la novità (almeno per la mia memoria) della risalita controsenso di tutta via Ganaceto, dove Morena risfodera i ricordi delle sue maledette scuole dalle Salesiane e alle Campori, e io rivedo nella memoria le vicende dell’oreficeria Soli, del Partito Comunista (sede al civico 113, quando dire a Modena “via Ganaceto” era come dire a Roma “via delle Botteghe Oscure”), del confinante cinema Terzo Ordine Francescano (Tof), la chiesa dei Cappuccini e il collegio di padre Cirillo da Leguigno affrescato dal Padre Angelico, protettore artistico di Raffaele Biolchini…. Che tempi.

Arriviamo alla ex Manifattura Tabacchi, ovvero La Palta (donde il nomignolo Paltadora per signora molto disponibile alle chiacchiere; torna alle narici della mente il delizioso profumo di tabacco che si sprigionava nell’aria, quando uscivamo da scuola), e da lì siamo instradati in zona Palamaio (anche qui, ce ne sarebbero di storie da raccontare), esattamente in Calle Bondesano: una strada d’altri tempi, al cui termine si staglia il massiccio e nobile palazzo Coccapani, storica sede dell’Accademia di Scienze e Lettere (dopo essere stato anche Casa del Fascio).

Siamo agli ultimi metri: si sbuca nell’antico porto-canale di Modena, che finiva esattamente nel palazzo Ducale da dove i duchi partivano col loro Bucintoro tutte le volte che scappavano in seguito a qualche sommossa o invasione. Ora è tutto coperto e asfaltato, e il portone nord del palazzo si spalanca per noi podisti, come anticipato, per tornare in piazza Roma dove Nerino ci immortala (per così dire) uno ad uno.

Ristoro ottimo e abbondante, per dirla militarmente: banane in quantità (bis dalla domenica precedente), bottigliette d’acqua  che oggi c’erano, bottiglietta di aceto balsamico che si aggiunge alle altre 25 che ogni podista modenese ha ricevuto nel corso dei mesi, più la maglietta pre-consegnata: il tutto per 3 euro. Domani, quelli buoni come Paolino Malavasi andranno a Russi, le giovani speranze come Mandelli junior a Milano, e noialtri, rifiutando le tariffe esose dei Colli Bolognesi, ci accomoderemo dall’Ilva a Fossoli. Chi si contenta gode.

30 marzo - In una giornata nella quale il podismo centroemiliano aveva tutti i riflettori puntati sul ritorno (benché su distanza dimezzata, e pilotato da Milano) della Maratona d’Italia da Maranello a Modena, era difficile immaginare folle oceaniche nella riproposta di questo bel giro panoramico inserito nella 46^ edizione della “Camminata Sampolese”, tradizionale non competitiva di 4 e 11 km ai piedi del castello di Canossa.

Fermandomi ai numeri dei competitivi, la gara sugli 11 km ha raccolto soltanto 39 atleti, regolati da Pietro Salati (un ventenne dell’Atletica Reggio) in 41:40, con tre minuti di vantaggio sul secondo; quanto alle donne, ovviamente, da Isabella Morlini, pure dell’Atletica Reggio, che con 52:44 ha messo quasi cinque minuti tra sé e la seconda.

Relativamente più affollata la schiera di chi si è cimentato sul percorso lungo, che dopo aver sfiorato il castello di Bianello (meta di una classica cronoscalata da Quattro Castella) dopo 10 km passava sotto la pendice finale del castello di Canossa (a quota 537, dai 148 della partenza; anche qui, c’è il lontano ricordo di una gara serale in salita) per infilarsi poi tra il castello e la torre di Rossena (circa km 14), iniziando infine 5 km di discesa a tornanti fino a Ciano, da dove ci attendeva il faticoso tratto finale sterrato, in parte fangoso, a fianco del canale derivato dall’Enza, per un dislivello complessivo superiore ai 500 metri.

Gli arrivati sono 89 uomini e 23 donne, numeri poco più bassi dei 114 classificati nel 2023 (precedente partecipazione del sottoscritto). Ha vinto un habitué dei podi in queste gare, il 35enne Marco Ercoli (Avis Castel San Pietro) in 1.34:20, due minuti e mezzo sul secondo Fabio Gervasi (Minerva), unico capace di contenere il distacco in termini dignitosi. Ancor più netto il successo tra le donne della 33enne Chiara Vitale (Tricolore sport), che con 1.58:15 ha inflitto 3 minuti e mezzo a Chiara Poletti (Maratona del Ventasso), di 9 anni più anziana di lei.

Percorso molto bello, quasi esente dal traffico veicolare se si escludono i tantissimi ciclisti (la salita Ciano-Rossena è un banco di prova notevole); ottime le segnalazioni sul percorso, cui mancano solo le indicazioni chilometriche. Ben dislocati gli addetti nei bivii e negli attraversamenti di strade, cinque eccellenti ristori, tanto forniti che ne avevano anche per i suddetti ciclisti.

Il tutto per un costo di iscrizione di 15 euro per le due competitive (senza creste dei vari gestori), 3 per le non competitive: e possiamo scusare se il pacco gara non era un granché (il 99° scaldacollo che mi entra in casa, 3 mele peraltro belle, buoni sconto abbastanza illusorii): in compenso, all’arrivo si poteva acquistare gnocco fritto a mezzo euro il pezzo, grosso modo la metà di quello che costa presso le varie polisportive e circoli culturali e orti degli anziani ecc.

Spiritoso il disegno della medaglia di legno (in cui peraltro si ravvisa l’eco dell’antichissima vignetta della Corrida di San Geminiano e in genere la caricatura del podista vecchiardo e malfermo). Classifiche quasi istantanee grazie a Irunning, l’organizzazione online dell’Uisp locale. Insomma, una giornata gioiosa di fine marzo, e speriamo che sia una rondine capace di fare davvero primavera.

29 marzo – “Che bella età, la mezza età”, cantava Marcello Marchesi mezzo secolo fa (o più). Ci è arrivato anche Alessio Guidi, il vulcanico fondatore e/o animatore, a Sant’Agata Bolognese, dei Passo Capponi (ma anche, se ricordo bene, delle Galline in fuga, e di chissà quanto altro).

In uno sport che sembra destinato alla senescenza e all’estinzione (perché ormai gli over 60 sono la maggioranza dei praticanti) Alessio ha portato una ventata di gioventù (almeno relativamente all’età media dei podisti), di allegria, di iniziative ad alto tasso di solidarietà umana: non dimentichiamo i suoi interventi concreti per il terremoto delle basse e l’alluvione del Secchia.

Ha superato anche invidie, locali e nazionali, con una indecente sequela di processi sportivi il cui motore partiva da Bologna (con una chiassosa e giullaresca appendice vesuviana) e che lo scrivente (cioè il sottoscritto, non lo “scrivente maiale”) si onora di aver combattuto anche a proprie spese.

Ma tutto è bene quel che finisce bene, e questo sabato Alessio ha raccolto un centinaio di amici nel cortile di casa sua. Come prima cosa ha distribuito i pettorali per la maratonina dell’indomani a Maranello (dove Passo Capponi ha vinto il premio come gruppo più numeroso, vamolà); poi ha fatto da pacemaker a una corsetta di 12,5 km che ha penetrato il territorio della Partecipanza. Al termine si è scatenata la festa del “Complealle 50 – Vamolà”, con tanto di cori a satireggiare le passioni extrapodistiche del Presidente (“Con sta bici, con sta bici – hai rotto il ca** con sta bici – che due ma** i birillini, i birillini...- persino sotto la stecca crolla il mondo”), e abbondante dotazione di salsiccia alla griglia, salame tenero, torte, birra e spumante, che qualche spruzzo di pioggia e l’eclisse parziale di sole non sono riusciti a frenare.

La notizia è ufficiosa, ma sembra che perfino Endu abbia mandato un biglietto di auguri nonostante Alessio sia tra i principali contestatori delle esazioni enduistiche. Bè, se proprio Endu voleva fare un omaggio sportivo, poteva mandare un Jader a fare foto, una tantum gratis. Ma les affaires sont les affaires, ci mancherebbe.

E molto più ci mancherebbe un Alessio, se per qualsiasi ragione decidesse di dedicarsi solo a bici e biliardo… Ipotetica del terzo tipo! fervono i preparativi per un Passo Capponi presente a una importante maratona europea d’autunno; non dico quale, altrimenti non basterebbero tutti i camion della ditta-Guidi ad accogliere i partecipanti.

Mercoledì, 19 Marzo 2025 03:01

La mezza di Nashville: davvero un altro mondo!

Nashville, 19 marzo – Chi ha avuto la pazienza di leggere il resoconto della St. Patrick Half Marathon di sabato scorso https://podisti.net/index.php/cronache/item/12919-nashville-il-fascino-di-una-piccola-maratonina-nella-giovane-america.html , avrà letto del necessario accorciamento del percorso di fronte a condizioni meteo estreme. Spiacevole, ma sempre meglio di una gara annullata del tutto come ci era capitato di vedere qualche volta in Italia (personalmente, e salvo vuoti di memoria, limitandosi alle competitive dell’ultimo decennio, una volta a Messina e un’altra a Vezzano sul Crostolo, RE).

Gli organizzatori di Nashville (https://www.magicsportsusa.com/ ), tuttavia, non sono paghi della cosa e, nello stesso giorno in cui hanno messo a disposizione gratuita dei partecipanti le foto dell’arrivo (fino a 9 per ciascuno) e alcune scattate durante la gara, hanno inviato questa mail di spiegazioni con una risoluzione finale che davvero fa sembrare l’Atlantico un oceano invalicabile se pensiamo all’infinito ritornello del “chi ha dato ha dato” ecc., cui  siamo abituati dalle nostre parti.

 

Vogliamo prenderci un momento per parlare delle sfide meteorologiche che abbiamo dovuto affrontare il giorno della gara, spiegare il processo decisionale che ha portato allo svolgimento della gara e cosa stiamo facendo per vedervi tornare a gareggiare con noi!

In vista della gara, abbiamo lavorato a stretto contatto con le autorità locali e abbiamo esaminato attentamente le previsioni più aggiornate. Sulla base delle informazioni disponibili la mattina della gara, credevamo di avere una finestra temporale sicura per completare tutte e tre le distanze (5 km, 10 km e mezza maratona con un limite di 3 ore) prima dell'arrivo del maltempo. Sfortunatamente, il sistema meteorologico si è mosso prima del previsto, costringendoci a fare degli aggiustamenti a metà gara, tra cui il rientro dei nostri partecipanti alla mezza maratona al traguardo prima del previsto.

Comprendiamo perfettamente la frustrazione che deriva dall'allenamento e dalla preparazione per una gara, solo per non riuscire a completare l'intera distanza. Nel tentativo di risolvere la situazione, stiamo emettendo un credito completo a tutti i partecipanti alla mezza maratona per l'importo pagato, che può essere utilizzato per qualsiasi futura gara Magic Sports. Puoi trovare maggiori informazioni e istruzioni per il credito di gara di seguito.

La tua sicurezza è sempre la nostra massima priorità e, sebbene ci rammarichiamo per l'impatto che il meteo ha avuto su questo evento, apprezziamo la tua comprensione e il tuo supporto. Grazie per essere parte della nostra comunità di podisti e speriamo di vederti presto a una futura gara!
Se hai domande riguardanti il tuo credito di gara, contattaci all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Sinceramente,

Faye Yates e Joe Fleenor

Direttori di gara, Magic Sports

 

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