Da Albareto a Marzaglia, residue cartucce dell’estate modenese
Modena, 13-14 settembre – Sta finendo la stagione delle corse serali centropadane, quest’anno meno popolata (e potrebbe essere una tendenza irreversibile). Anche la stagione sembra aver imboccato la via dell’autunno, con temperature finalmente gradevoli di giorno, e freschine la sera. Cosicché nel podismo si vedono sempre meno canottiere e sempre più magliette con le mezze maniche, spesso con lo strato della canottiera sotto.
Non ha fatto eccezione, venerdì 13 alle 19, la 21^ Camminata della Sagra di Albareto (frazione all’estremo nord del comune di Modena, un tempo nota perché vi operava Dino Grandi conte di Mordano e oggi celebrata residenza di Paolo Malavasi): località dove il podismo è di casa, se sono almeno 4 le occasioni annuali di ritrovarsi qui, lungo l’asse dell’ex ferrovia di Mirandola-Finale sciaguratamente smantellata e venuta buona appunto per pochissimi ciclisti e qualche scarpinatore.
La parrocchia di Albareto non ha perso l’abitudine di accompagnare la sua sagra ad una camminata non competitiva, su un percorso di 7 km esatti, un po’ diverso dai soliti organizzati dalla polisportiva locale: nel senso che si va verso nord ripiegando solo più tardi sulla solita ciclabile ex-ferrovia, ma in un tratto non toccato dalle gare precedenti; come pure una tantum ci viene risparmiato il passaggio dalla discarica con annessa linea dell’alta velocità.
Rimane costante invece la presenza di Ross, alias l’ex maratoneta Rossano Brevini, come sbandieratore in uno degli ultimi incroci; mentre scendono in campo i soliti inguaribili modenesi, con le punte geograficamente estreme di Angelo Giaroli reggiano e di Broccoli, l’ultimo fabbricante di molle, da Persiceto. Due euro l’iscrizione (scontabili se si resta a cena), pacco di pasta come premio per tutti (altri tempi quando ti davano degli attrezzi da bricolage, come una collezione completa di cacciaviti che ho ancora dentro la sua scatola originale). Gnocco fritto però venduto al prezzo esoso di un euro, le tigelle a 30 cent: stavolta, non cedo al ricatto.
Il giorno dopo, sabato 14, il Coordinamento o quello che ne rimane propone o avalla due appuntamenti: uno competitivo al confine sud del comune di Modena col comune di Formigine, e uno non competitivo alle 17 nell’altra frazione estrema, stavolta verso est al confine col reggiano, Marzaglia, il vecchio centro che un tempo stava sulla via Emilia originale, al valico del Secchia, dove ferveva l’attività estrattiva della ghiaia di fiume: infatti il ritrovo è al vecchio frantoio, per l’11^ Corri Marzaglia, su due percorsi non competitivi da 4 e 10 km ricavati in buona parte sotto l’argine destro del Secchia (quello modenese) in direzione sud, verso Marzaglia nuova (sede antica, nella stagione fredda, di due non competitive, ormai ridotte a una) e Magreta.
Siamo appena più di ieri, e ci contano in 270, merito dei reggiani (stavolta il Giaroli presente è Paolo), che hanno portato con sé anche i due fotografi Nerino e Domenico (però refrattari a cederci le loro produzioni), e perfino della presenza di qualche parmigiano-mantovano come l’attivissimo Dervis Montanari, e del mezzo bolognese Giuseppe Cuoghi che spinge la sua imminente Corsa dei Somari (tra due giovedì). Rivisti anche vecchi eroi della Madonnina come Alfio e Ballotta, memorie di un glorioso passato societario; e la famiglia Bellentani al completo, sebbene da qualche mese non sia più modenese ma solierese. Il valore aggiunto lo dà la presenza scarpara di Pietro Boniburini, cui mi presento con le Mizuno che mi vendette per 65 euro nel 2017, che mi hanno accompagnato persino in un Passatore; e forse per questo non ho il coraggio di staccarmene.
Il percorso è gradevole e lo faccio in compagnia di Lucio Casali che, dopo aver completato il cammino di Santiago e tanto altro (anche una maratona di Cesano in 2.58), mi anticipa le sue imprese dell’immediato futuro sulla Francigena senese. Anche a Marzaglia l’iscrizione costa 2 euro e dà diritto a due scatole di wafer, oltre a un eccellente servizio lungo il percorso (a cominciare dal perfetto disciplinamento dei parcheggi) e un buon ristoro finale.
Dopo la fine della corsetta, come defaticamento mi lascio incuriosire dall’argine e golena del Secchia in direzione nord (opposta cioè al senso di marcia della gara ufficiale), salita ai disonori della cronaca nelle ultime settimane perché, come si può constatare visivamente, la voglia di allargare l’alveo del Secchia per non far rischiare a Bonaccini, residente poco a valle, di essere alluvionato, ha portato all’abbattimento di centinaia di alberi, di cui restano tronchi accatastati e montagne di trucioli in attesa delle prossime piene che li porteranno in giro. I politici bonacciniani, di fronte alle proteste degli ecologisti, hanno detto che non è stata colpa loro, ma un abuso della ditta appaltatrice, che ripianterà gli alberi. Fare e disfare è sempre un lavorare, tanto paga Pantalone.
Il Pantalone podista invece, dopo la doppia offerta di sabato, domenica non avrà niente: si emigra. In compenso, sabato prossimo 21 avremo due gare, domenica 22 altre due, domenica 29 ulteriori due. Credevo che “co-ordinamento” volesse dire che si coordina, si distribuisce, si mette in caselle diverse; ma evidentemente non è così. Altrimenti chiamatelo Coartamento: “possiamo solo accettare, tanto, anche se diciamo no, se ne fregano”.
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