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Mag 30, 2018 2966volte

Modena, 2° Corritaccini: and singing in the rain!

In allegria sotto la pioggia In allegria sotto la pioggia Teida Seghedoni

Sarà stato (come dice la Teida fotografa) a causa della presenza mia, di Giangi e di Giuseppe Cuoghi, che già ieri sera avevamo preso l’acqua a 30 km da qua, e oggi ci siamo ritrovati sotto la guglia della parrocchia Madonna Pellegrina e sotto il solito cielo plumbeo, che immancabilmente ha cominciato a scaricare acqua dieci minuti prima della partenza, ha smesso dopo mezz’ora per ricominciare di lì a breve.

Sarà stata anche la silente scomunica del Coordinamento modenese, che non ha “coordinato” questa gara macchiatasi di due gravi colpe: far pagare l’iscrizione ben 2 euro (anziché 1,50, come si paga solo a Modena), e non prevedere premi di società, cioè i rituali prosciuttini che finiscono a chi acquista più pettorali, indipendentemente che li si indossino o no.

Risultato: alla partenza ufficiale, sulla via Porta alias “via dei giornalisti” (dove i grandi giornalisti modenesi di una volta, del clan di Zucconi padre, Arrigo Levi, Vittorio Gorresio, Remo Lugli ecc., si costruirono le case, al limite estremo della città,  dove visse anche il fumettista Bonvi e Guccini creò l’espressione “tra la via Emilia e il West”) ci trovavamo sì e no in 200, più poche decine di partiti in anticipo.

Una sola tenda di società, della Formiginese del presidente Bevini: vi hanno trovato rifugio anche podisti di varie estrazioni, che non si fidavano del gazebo all’aperto predisposto dall’organizzazione (“Taccini” è il nome del gruppo sportivo parrocchiale), per contenere le nostre borse.

Sotto la pioggia siamo partiti, senza pettorali perché al loro posto la parrocchia ci aveva rilasciato poco più di un francobollo, valido per ritirare il premio finale (succhi di frutta, pasta o altri alimentari); e se anche ce li fossimo spillati, si sarebbero spappolati in breve.

Via dunque, allegri sotto la pioggia, come i bimbi fotografati nel parco cosiddetto della Resistenza (dove nel 1970 si svolse il primo campionato provinciale di corsa campestre, con non più di venti partecipanti), a sud-est delle ferrovie provinciali (a loro volta ridotte a un solo scassatissimo trenino), polmone verde che ogni tanto viene eroso da qualche costruzione ai margini, e aspetta a breve la mega-lottizzazione delle Morane, esecrata dai cittadini ma voluta dai politici al potere (ultima prevaricazione prima di essere mandati a casa per sempre).

Si esce dai confini della parrocchia (il giro lungo è di 9,7 km) e del quartiere Buon Pastore, ormai saldato con l’altro quartiere San Faustino: resistono più o meno duecento metri di verde tra via Rosselli, la chiesa di Saliceta e la fu-casa coniugale di Pavarotti (nei cui paraggi fa brutta mostra di sé una ex galera che farebbe tuttora comodo, ma è lasciata cadere a pezzi: ci pensano gli indulti a risolvere il sovraffollamento carcerario).

Nel frattempo smette di piovere, e le foto di Teida (tornata pure lei nei luoghi dove visse bambina) documentano Cuoghi, Cecilia, Alle-Simo, Massimo Bedini e gli altri fedelissimi delle corse modenesi (ma Giangi pare non sia nemmeno partito) che si godono, provvisoriamente all’asciutto, il passaggio nei pressi del Bonvi-Parken, della chiesa dello Spirito Santo (dove il prete dice ancora la messa in latino), e di nuovo nel territorio della Madonna Pellegrina, perfino davanti alla mia prima casa modenese, sugli ex prati paludosi tra i binari antichi dove giocavamo a calcio 3 contro 3, mentre i contadini falciavano l’erba, nel dopopranzo prima di rientrare in casa a fare i compiti.

Il culto delle belle forme ha indotto gli organizzatori ad erigere l’arco del traguardo a metà del campo sportivo, da percorrere secondo un itinerario tracciato a semicerchio. Nemmeno Cuoghi vuole rinunciare a quella parata sotto gli obiettivi dei fotografi, sebbene l’arco crolli proprio al suo arrivo. Ci vuol altro per far desistere il vecchio hockeysta dalla pratica sportiva: ci dà appuntamento tra due giorni, sempre nel raggio di pochi chilometri da qua.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Teida Seghedoni

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