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Ott 10, 2020 3568volte

Hengelo (NL) - Sifan Hassan, europeo femminile sui 10.000

Sifan Hassan ai mondiali di Doha, vincitrice sui 10.000 metri Sifan Hassan ai mondiali di Doha, vincitrice sui 10.000 metri

"Solo" record europeo: ci eravamo abituati bene, a record dichiarati e puntualmente fatti in questi ultimi tempi. Eppure Sifan Hassan ha realizzato una grande prestazione facendo, appunto, il record europeo, 29:36:67; ha superato di gran lunga quello ormai antico di Paula Radcliffe, fatto nel lontano 2002 (30:01:09). Una prestazione di assoluto rilievo anche perché realizzata in condizioni meteo davvero difficili, con vento e pioggia, a tratti molto intensa, ed una temperatura di 9 gradi.

La cronaca della gara: la lepre designata è Laura Weightman, forte atleta inglese che nello scorso agosto sui 5.000 metri ha portato il suo personale a 14:35. Dopo 1000 metri di gara restano in tre, e dopo 2000 in due,  Sifan Hassan e la lepre, che svolge molto bene il suo ruolo, portando la Hassan ai 3500 metri perfettamente in linea per battere il record del mondo. A questo punto l’olandese, di origine etiope, allunga decisamente, portandosi nettamente in vantaggio rispetto alla linea rossa (la wavelight), che indica il record del mondo. Probabilmente questo è un errore. Dal sesto chilometro di gara tale vantaggio inizia progressivamente e costantemente a ridursi, dopo 20 giri (8.000 metri) è ormai chiaro che il record del mondo è svanito (Almaz Ayana, 29:17:45), tuttavia c’è un altro prestigioso obiettivo da battere: il record europeo, rispetto al quale è in netto vantaggio.

Sifan Hassan vince la gara (si fa per dire, era scritto che avrebbe vinto lei), realizzando un grande tempo, 29:36:67, nuovo record europeo e quarto tempo all time. Al secondo posto arriva l’etiope Gemechu Tsehay (30:57:73), che sfiora il suo personale di 30:57, fatto proprio qui ad Hengelo nel 2019. Terza la giovane keniana (19enne) Sara Chelangat, al suo esordio sulla distanza realizza un ottimo e promettente 31:06:46.

C’erano altre due gare, che definirei proprio di contorno. 1.000 metri donne e 5.000 metri uomini. Niente di rilevante da raccontare, con Yomif Kejelcha che sui 5.000 metri chiude al primo posto in 13:12:84 (ben lontano dal suo personale di 12:46). A seguire l’australiano Steward McSweyn (13:16:05) e il keniano Matthew Kimeli, che si migliora con il tempo di 13:24:54.

Insomma, per una volta si dichiara un record che non si realizza, anche se in realtà la Hassan ha fatto quello europeo che non è poca roba, soprattutto in quelle condizioni meteo. La circostanza che tanti record siano caduti in un periodo di parziale lockdown e con poche gare per testarsi fa pensare (a qualcuno anche male); in realtà potrebbe essere che gli atleti in questo periodo, senza la distrazione delle gare, hanno avuto modo di migliorare alcune caratteristiche, tipicamente quelle relative al potenziamento muscolare.

Per il resto nascono mille considerazioni ed opinioni sull’opportunità di organizzare gare che non sono gare (ne abbiamo viste diverse in questo periodo), perché il vincitore è già deciso, si aspetta solo il tempo finale; anche perplessità sull’utilizzo di ulteriori ausili tecnologici, dicasi le wavelight (già viste, sia pure in altro modo e contesto alle prove di Eliud Kipchoge in maratona) che ti dicono dove ti trovi in qualunque momento della gara rispetto al record che devi battere. Un utilizzo sempre più massiccio delle lepri, cosa peraltro consentita, sia chiaro.

Impossibile non restare affascinati dalla bellezza e facilità della corsa di Joshua Cheptegei, giusto per prendere l’ultima impresa, la sua fantastica cavalcata record sui 10.000 metri, volati in 26:11. Tuttavia l’emozione che suscita il duello uomo contro uomo, donna contro donna, è un’altra cosa; gare anche tattiche, che magari non producono record del mondo, ma sono avvincenti, coinvolgenti, ti tengono col fiato sospeso, alla fine c’è un autentico vincitore della gara. Perché si tratta di gara vera. I meno giovani ricorderanno Antibo contro Skah, El Guerrouj contro Tanui, e così via.

Ma questo è ciò che accade di questi tempi, dove è molto difficile organizzare i veri meeting, quindi proviamo ad accettare di buon grado, e con ammirazione, questo genere tipo di prestazioni.

Del resto, come dice l’amico Ferruccio Demadonna, tutto fa brodo, tutto aiuta ad accendere i riflettori su uno sport che non gode certo dei privilegi di calcio e ciclismo. Un interesse verso l’atletica che si manifesta solo in presenza di record e Olimpiadi.

Perfino la Gazzetta dello Sport è stata costretta ad aumentare lo stringato numero di righe che generalmente ci dedica...  

 
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