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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Venerdì, 24 Aprile 2020 00:26

Criceto Cup: Antonio elimina Max

Nei giorni scorsi a Cornaredo (MI) si è disputato uno degli incontri podistici ad eliminazione diretta valido per i centoventottesimi di finale della Hamster Cup, meglio conosciuta come Criceto Cup. Trofeo intitolato agli animaletti che attualmente più somigliano ai poveri runner. Gente che ormai corre solo nel giardino di casa o al massimo in quello condominiale, non azzardandosi più a mettere il piede fuori dal portone d’ingresso.

Sfida secca e rigorosamente a distanza, nella quale i concorrenti devono sottostare a rigide regole. La prima è l’anonimato. Non si corre per avere il nome e cognome pubblicati, ma solo per la voglia di muoversi e di competere. La seconda riguarda l’eventuale beneficenza: chi vuole la fa da solo, senza mettere manifesti in giro. La terza è legata ai criteri che consentono di passare il turno. Squisitamente artistici. Legati alle traiettorie che vengono disegnate dal segnale del GPS sulla cartina.

Il confronto vedeva impegnati Max ed Antonio. Cominciamo col primo, sulla sinistra. Il moto evidenzia un frenetico movimento nella miglior Tradizione Spazialista. Era dai tempi del fondatore Lucio Fontana che non vedevamo un’intensità di tratto vicino alla totale confusione e che lascia chiaramente trasparire l’impellente necessità di correre liberamente all’aperto, lungo interminabili rettilinei. Bella anche la rappresentazione di Antonio che richiama, seppur con una connotazione molto personale, il Precisionismo. Anche qui il fondatore del movimento, Charles Demuth, avrebbe apprezzato. Lo sforzo di rievocare nel giardinetto l’anello di una pista di atletica, ricordando i bei tempi in cui ci poteva liberamente scorrazzare, è ben riuscita.

Il giudice monocratico che doveva decidere il vincitore, ovvero il sottoscritto, si è trovato in grossa difficoltà, in quanto entrambi meritavano il passaggio del turno. In effetti si è trattato di una finale anticipata e tenendo presente la suscettibilità di Antonio, per il quieto vivere ho deciso di far vincere lui che si qualifica per i sessantaquattresimi di finale. La Criceto Cup si concluderà alle ore 24 del prossimo 3 Maggio. Poi con la fase due e seguenti, speriamo tutti di mettere in soffitta queste corse claustrofobiche e perdonateci se stanotte abbiamo voluto scherzarci sopra un po’.

Giovedì, 23 Aprile 2020 13:52

Una regola pratica per la fase 2

Si scaldano i motori dei runner in vista della ripartenza, probabilmente prevista per il 4 maggio prossimo venturo. Tutti sperano in un provvedimento che quantomeno annulli le proibizioni in alcune regioni ed il limite di prossimità alla propria abitazione che salvo casi speciali, come la provincia di Bolzano, limita molto i podisti.

In generale i runner si augurano che quando usciranno a correre, non vengano più linciati a parole, anche se c’è chi è già passato anche alle vie di fatto. Nel frattempo si accavallano le più disparate proposte da parte di politici, tuttologi ed anche addetti ai lavori. Quindi ci tocca sentire di tutto, dal viceministro che parla di 40 minuti al massimo ad altri che nel frattempo limiterebbero la corsa ai tesserati FIDAL.

Io credo che le nuove regole dovrebbero essere chiare e facilmente controllabili per evitare ai furbetti di turno di girovagare con l’alibi della corsa. Eviterei limiti temporali sempre difficilmente verificabili. Come fa la pattuglia dei carabinieri a sapere se sei fuori da tre ore o appena uscito? Per favore non pensiamo ad autocertificazioni facilmente falsificabili o a tassametri vari. Evitiamo di stabilire che il tesserato FIDAL può correre e quello UISP no, tanto se la tessera federale diventa un passaporto, prima di stasera potremmo già trovare false tessere disponibili on line.

Abbandoniamo per favore concetti vaghi di prossimità e ritorniamo a qualcosa di chiaro in termini di distanza: il territorio comunale di residenza o anche fino a comuni limitrofi perché in certi casi i comuni sono molto piccoli o conviene correre in un'altra direzione.

Quello che però dovrebbe fare la differenza è la corsa. L’atto di correre. Sono fuori da due ore ma sto correndo: va bene, vuol dire che sono un maratoneta. Son passati cinque minuti e passeggio: multa, significa che sono un perditempo. In questa maniera Giorgio Calcaterra e gli altri centochilometristi potranno allenarsi in funzione di ciò che è a loro richiesto. Idem i maratoneti fino a scendere al signore che ama fare 10 minuti di jogging. Anche per le forze dell’ordine sarebbe chiaro. Sta correndo? OK può continuare. Cammina? Se vogliamo possiamo fermarlo. Che non vuol dire multiamolo, ma semplicemente che se uno sta andando in giro e non è chiaro che sta facendo attività motoria o quanto consentito dalle nuove disposizioni, serviranno altre procedure o documentazioni per stabilirlo. Poi se i Carabinieri o chi per loro intendono fermare un sospetto che corre per altri motivi, sono ovviamente liberi di farlo, ma che stia facendo attività motoria è già acclarato.

Un indicatore democratico, proporzionato alle reali esigenze di ogni podista e senza scampo per chi vuol ciurlare nel manico. Unica limitazione le ripetute. Solo con recupero attivo ;-)

Il “Lercio – Lo sporco che fa notizia” è il nome di un portale satirico molto visitato, dove una nutrita e vivace redazione pubblica a raffica notizie assolutamente false. La peculiarità sta nel fatto che a differenza di altre fonti, compreso purtroppo anche casi di giornalisti iscritti all’albo, risulta subito evidente che si tratti di una provocazione. Non c’è la volontà di diffondere fake news. L’obiettivo è la risata del lettore. In alcuni casi amara. Lo schema di base è quello di prendere spunto dai fatti del momento o dai luoghi comuni che vanno per la maggiore, inventando situazioni provocatorie e/o paradossali. Il risultato è assicurato, sebbene a volte non in maniera elegantissima, ma già il nome della “testata” fa intuire ai lettori come l’arma più usata non sia il fioretto.

Quindi cosa di meglio che non giocare su questa storia che i runner ai tempi del coronavirus sono diventati i nemici pubblici numero uno, avrà pensato Augusto Rasori che il 21/4 ha scritto un articolo dal titolo: “Pentito di mafia ottiene sconto di pena rivelando i nomi di quelli che escono per fare jogging”.

Il pezzo racconta di un fatto avvenuto nel fantomatico paese di Montevicata. Un boss mafioso, pluricondannato e latitante, viene riconosciuto e subito arrestato nel corso di uno dei tantissimi controlli che caratterizzano questi tempi di pandemia. Durante il primo interrogatorio il boss si dimostra subito molto collaborativo, offrendosi pronto a rilevare importanti informazioni su tutti i casi irrisolti legati alla mafia, a partire dalla strage di Portella della Ginestra del lontano 1947 fino ai giorni nostri. Le numerose proposte non sembrano tuttavia interessare gli inquirenti fino a quando i loro occhi s’illuminano davanti alla possibilità di conoscere i nomi di coloro che escono di corsa...

Complimenti a www.lercio.it , anche questa volta hanno colto nel segno. Mi hanno già risposto così: "E non ti preoccupare che ritorneremo a correre, nelle riserve naturali e con i bracconieri che ci daranno la caccia". Fantastici.

 

 
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Lunedì, 20 Aprile 2020 10:52

Basterebbe il distanziamento

Oggi vogliamo dare spazio ad un nostro lettore e precisamente Leonardo Costa che ci ha inviato questo commento ad uno dei tanti articoli con i quali cerchiamo di tenervi aggiornati sulle norme e livello nazionale, regionale e locale. Regole sfornate in continuazione che hanno la caratteristica di essere spesso una diversa dall’altra. Talvolta anche in contraddizione tra loro, ma in generale di ostacolo allo svolgimento dell’attività podistica. Mertitava un articolo dedicato. Eccolo:

“L'unico metodo scientifico per arginare il contagio è il distanziamento, coadiuvato dall'utilizzo di mascherine, all'uso dei guanti non ho ancora trovato una spiegazione logica, se non che un loro utilizzo sbagliato fa pure più danni. Le mani puoi lavartele in continuazione, i guanti invece accumulano potenziali virus dando un falso senso di protezione. E il distanziamento non lo si ottiene con norme sparate a casaccio, così come i divieti di correre o di allontanarsi di più di tot metri. Semplicemente perché a seconda del caso questi "metri" dovrebbero variare da 2 a 200, in funzione di dove si vive. Già il distanziamento ufficiale di 1 metro è sbagliato, palesemente smentito da qualsiasi studio scientifico, a seconda dei casi (semplice parlare, colpo di tosse, starnuto, soffio del naso, etc etc) e senza un criterio che ne garantisse l'applicazione. Si va da almeno 1,5 metri a 4/5 metri necessari per impedire il contagio, qui da noi si è scesi insensatamente sotto. In altri Paesi, tra l'altro meno colpiti del nostro, il distanziamento richiesto è di 2 metri. I mezzi pubblici (ndr: le cui corse sono state in molti casi ridotte per risparmiare e mantenere un adeguato livello di affollamento…) sono un esempio lampante. Andrebbero immediatamente chiusi, non garantiscono alcuna distanza, ne igiene, mentre la corsa solitaria nei campi ha probabilità di causare contagio dello 0%, forse dello 0,00001% se il contagiato cadendo si rompe un femore e l'infermiere che lo soccorre lo fa senza mascherina, una situazione surreale da film comico e comunque possibile anche andando al supermercato o stando seduti in poltrona”.

Fateci sapere cosa ne pensate, del testo e se volete anche di questa immagine, opera del vignettista Ghisberto che ci ha gentilmente dato l’OK alla pubblicazione.

Speravamo che non succedesse, ma temevamo il contrario. Il clima di odio nei confronti dei runner è ormai diffuso, nell’indifferenza di chi ci amministra e con la complicità di coloro che dovrebbero fare un’informazione più completa, ovvero che vada oltre il “tuttiacasa”.

Protagonista della disavventura un ingegnere di Sant’Agostino di Albignasego, in provincia di Padova. Stava correndo con il suo cane, ma non indossava la mascherina. Era sicuramente in difetto e noi non vogliamo difenderlo per questo, di certo fino ad oggi non abbiamo mai avuto notizie di persone a cui sia stata spaccata la faccia per questo motivo. Soltanto che lui non era solo senza mascherina, ma reo di un peccato molto più grave: essere un podista! Ovvero l’untore del Coronavirus. Il povero cinquantenne si è ritrovato con fratture al naso ed il volto tumefatto. A www.mattinopadova.gelocal.it ha dichiarato che “C’è un clima da caccia alle streghe”. Purtroppo ce ne siamo accorti da tempo.

Forse abbiamo una buona notizia per i runner di tutta Italia, escluso i “fortunelli” della provincia di Bolzano che beati loro, da qualche giorno possono già correre senza particolari limitazioni, come raccontato nel pezzo che trovate cliccando qui. Nel corso di una intervista rilasciata oggi e relativa alla “Fase 2” che dovrebbe partire il prossimo 4 Maggio, il viceministro alla Salute Pieparpaolo Sileri, ha dichiarato l’intenzione del governo di allentare il divieto di fare jogging e sport all’aperto consentendo alle persone di allontanarsi dalla propria abitazione, ”per il tempo necessario e sempre da soli”. Dove per tempo necessario, noi interpretiamo liberamente che ciò significhi fino a quando un podista corre. Quindi non sta perdendo tempo vagabondando fuori casa con la scusa di essere in abbigliamento sportivo. “Dobbiamo dare maggiore libertà di movimento ai cittadini e la soluzione possibile è questa che tiene conto anche del senso di responsabilità delle persone” e fin qui tutto bene. Peccato poi abbia proseguito aggiungendo: “Il governatore del Veneto Luca Zaia ha già applicato questa regola e mi sembra che sia ragionevole, anche perché tiene conto delle esigenze dei cittadini e i controlli in coreo possono evitare abusi”. Personalmente la nuova ordinanza del Veneto non mi sembra il massimo della vita, perché in sostanza elimina i 200 metri massimi dall’abitazione, ma non consente di spingersi troppo lontano, come dichiarato dallo stesso governatore e illustrato in questo altro articolo. Tanto è vero che il nazionale Faniel ha dovuto ottenere uno speciale permesso “ad personam” per poter correre su un circuito da 2km, ovvero allontanandosi da casa non più di 1000 metri… Insomma, vedremo cosa decideranno e speriamo di non essere costretti a correre con una mascherina (quando siamo da soli) perché le controindicazioni sono evidenti, come dichiarato dal dottor Alberto Macis della FSMI.

Nel continuo susseguirsi di Decreti della Presidenza del Consiglio, nuove ordinanze a livello regionale o locale, promesse dell’amministratore di turno e tanto altro, questa notizia ci era sfuggita. Per fortuna abbiamo lettori che ci seguono e commentano i nostri articoli. Tra di loro Giulio Angelino che ci ha dato questa dritta.

In effetti dal 14 aprile ultimo scorso è entrata in vigore l’ordinanza numero 20 firmata il giorno precedente dal Presidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher. L’articolo numero 8 recita così: “…resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno 3 metri da ogni altra persona. Il requisito della prossimità alla propria abitazione è comunque assolto quando le persone si muovono a piedi;”

Quello che fa la differenza è l’ultima frase dove in sostanza si dice che se si esce di casa a piedi si è comunque considerati in prossimità della propria abitazione. Quindi in pratica nessun limite a spingersi ad esempio a 10 chilometri dalla propria abitazione e poi tornare indietro sempre sulle proprie gambe.

Fine delle valutazioni sul concetto di prossimità da parte delle forze dell’ordine, nessun preciso limite in metri come fissato in altre zone. A livello comunale resta solo una limitazione nella città di Bolzano: dove la prossimità è limitata a 400 metri.

Peccato che il turismo sia bloccato, una bella vacanza in quella zona l’avremmo subito prenotata. Chiudo con un ringraziamento a nome dei runner altoatesini al Presidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher ed a coloro che hanno votato questa ordinanza. Io odio fare marchette al politico di turno, ma in questo caso credo invece sia giusto dare merito a questa disposizione con l’augurio che venga presto copiata su tutto il territorio nazionale.

Le disposizioni che in Lombardia, Sardegna e forse ci dimentichiamo qualche altra regione, obbligano i poveri runner a correre indossando la mascherina, non piacciono per niente agli specialisti di medicina sportiva. In un’intervista rilasciata ieri a www.unionesarda.it il dottor Alberto Macis è stato perentorio: "La mascherina è controproducente, se indossata durante la corsa o, comunque, durante l'attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I 'droplet', le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto". E Macis non è un tuttologo da talk-show televisivo, bensì un medico dell'Istituto di Medicina dello Sport della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) nonché Coordinatore Regionale Antidoping Sardegna della stessa FMSI. "Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri", prosegue il dottor Macis, "ma la mascherina crea problemi. Se, per esempio, la si indossa durante un test da sforzo, io medico sono protetto da eventuali vaporizzazioni. Ma chi si sottopone a sforzo, con la mascherina che copre naso e bocca, respira una quantità maggiore di anidride carbonica, rischiando di andare in alcalosi e quindi rischiando lo svenimento. Perché, in questo modo, si respira una miscela di CO2 (ndr: anidride carbonica) superiore a quella presente nell'aria".

La soluzione proposta da Macis sembrerebbe abbastanza semplice e per questa non servirebbero nemmeno conoscenze particolari: "Se si corre la mattina presto, è difficile incontrare altre persone. E il rischio si elimina comunque mantenendo la distanza di un metro dagli altri". Soluzione semplice, ma non abbastanza per chi governa queste regioni, malgrado in una di queste il responsabile del welfare sia proprio un podista…

Nel corso di un’intervista al portale www.siciliarunning.it , l’Assessore Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo Manlio Messina, ha dichiarato che gli sono pervenute centinaia di richieste “da parte di cittadini che desidererebbero tanto poter tornare a praticare sport individuale all’aria aperta, come per esempio la corsa”. Messina (che a dispetto del cognome è un catanese) ha aperto uno spiraglio:  “Assicuro tutti gli appassionati che m’impegnerò affinché si possa valutare se sussistono le condizioni di sicurezza sanitaria per consentire a chi pratica il “running” di poterlo svolgere nel raggio di 1 km dalla propria abitazione, da soli, la mattina nella fascia oraria compresa tra le 5.30 alle 7″.

Ricordiamo che al momento la Sicilia è una delle poche regioni dove non è possibile nemmeno praticare attività motoria nei pressi della propria abitazione come concesso dal vigente Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in quanto ha emanato un’ordinanza più restrittiva.

In attesa di verificare se alle promesse seguiranno i fatti, resta per noi poco chiaro come un’ordinanza regionale possa scavalcare nella gerarchia delle fonti, il summenzionato Decreto, ma forse lo Statuto Speciale concesso alla regione permetterebbe una liberalizzazione di questo tipo.

Ho letto con interesse la proposta portata avanti dall’Atletica Val di Cembra anche a nome di altre società della regione e riportata ieri dal collega Annoscia.

Riassumendo chiede di permettere gli allenamenti ai tesserati FIDAL, dalla categoria allievi a salire, esclusivamente in due fasce orarie (dalle 5 alle 9 e dalle 18 alle 20), mantenendo una distanza interpersonale di almeno due metri. Gli atleti dovrebbero avere con loro la tessera FIDAL e se possibile indossare le divise societarie o quantomeno dei capi che consentano d’identificare la società di appartenenza.

Ringraziandoli per questa proposta, in totale assenza di iniziative analoghe da chi dovrebbe governarci e comprendendo il tentativo di separare chi attualmente vorrebbe usare la corsa come trucco per andarsene in giro dagli sportivi praticanti, credo sia difficile proporre questa divisione tra sportivi certificati e no. Ho studiato un po’ di diritto, ma non sono un giurista, però mi domando se una norma del genere non sia anticostituzionale.

Ammesso che mi stia sbagliando, mi domando poi perché gli enti di promozione sportiva, i vari CSI, UISP, ACLI e compagnia bella dovrebbero essere esclusi dalla lista. Senza dimenticarsi delle amatissime (dalle società) Runcard FIDAL. Anche se poi, seguendo le linee guida degli amici trentini, ci sarebbe da domandarsi che divisa dovrebbero indossare questi “apolidi” della corsa. Che poi, permettetemi una divagazione, queste benedette divise non se le mettono tutti nemmeno alle manifestazioni ufficiali su strada. Beh, per questo sarebbe una bella rivincita per le canottiere societarie, scartate a favore della magliettina dello sponsor o della canotta alla moda.

In ogni caso, fatta la legge, trovato l’inganno: quanto ci metterebbero i furbetti di turno a tesserarsi per una società sportiva? Magari per una Runcard così la FIDAL farebbe il botto di tesserati ed incassi e sarebbe tutta contenta… Anche se ci sarebbe il problemino delle visite d’idoneità. Ma forse quelle bloccano l’iscrizione ad una gara, non l’emissione di un documento/passaporto per il giretto in tuta.

Sul distanziamento di minimo due metri ho delle perplessità in quanto già il metro canonico sembra insufficiente per soggetti fermi. Correndo anche solo a 10/15 all’ora credo che con le scie sia più prudente restare ad una decina di metri

Quanto agli orari, mi verrebbe da pensare che limitare il traffico podistico in fasce orarie avrebbe solo l’effetto di creare potenziali “affollamenti”. Sebbene alla fine il vero problema è dove vivi. Perché se abiti in centro città non ci sono orari o norme che tengano. Di certo rischi meno che andare al supermercato o salire su mezzi pubblici. Oppure lavorare in certe fabbriche dove non sono ancora stati effettuati controlli. Tutti troppo impegnati a dare la caccia ai runner…

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