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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

Chiarisco subito che “forse troppi” non si riferisce certo al numero dei partecipanti alla seconda prova del Cross per tutti, che anzi ha fatto registrare dei numeri davvero importanti, numeri che replicano il successo della prima prova (Cesano Maderno), oltre a confermare l’apprezzamento globale verso la manifestazione. Ma di questo do chiarimento più avanti, prima è giusto dare tutto lo spazio che merita a questa gara, corsa domenica all’interno del parco del Roccolo, un’area verde di 1500 ettari, situata a nord ovest di Milano.

Entrata per la prima volta nel circuito Cross per tutti, questa corsa campestre ha dimostrato di avere i numeri per fare bene; organizzazione curata dall’Atletica P.A.R. Canegrate che non ha fatto mancare proprio niente a chi ha deciso di partecipare. A cominciare dal percorso, a mio avviso uno dei più belli, perché contiene tutto ciò che ritengo debba esserci in una corsa campestre: curve secche ma anche tratti rettilinei dove rifiatare, un boschetto che ha rappresentato una parte molto tecnica del percorso, ma anche la possibilità per il pubblico di assistere per lunghi tratti al passaggio degli atleti.

Condizioni del terreno praticamente perfette: la pioggia di alcuni giorni orsono ha reso meno secco il terreno, la temperatura era fredda ma non abbastanza da gelare il fondo su cui si correva, il risultato finale era ottimo. Chi aveva la forza di spingere poteva farlo senza grossi problemi, anche senza le scarpe chiodate, più dannose che utili in questa circostanza e in molte altre.

Numerosissimi i volontari, che tra l’altro hanno dovuto gestire un afflusso di macchine fuori dal comune per una gara di questa tipologia. Presenti in molti anche sul percorso, a sorvegliare con discrezione che tutto girasse come si deve, cosa non facile dato che complessivamente sono stati quasi 2000 i partecipanti. A proposito di “numeri”, da rilevare un’esagerata discrepanza tra gli atleti dichiarati come iscritti (“quasi 2600”) e quelli classificati (1762); da considerare che la giornata era certamente fredda, ma non impossibile da un punto di vista climatico (quindi si può ritenere non fossero molte le rinunce) e che la distanza più lunga era di 6 chilometri (pertanto si può ipotizzare un numero di ritiri molto contenuto).

Tornando agli aspetti organizzativi: spazi in abbondanza per i parcheggi e per chi doveva montare le tende del proprio gruppo, spogliatoi sufficientemente adeguati con acqua calda, almeno fino alle 11.00, non so dopo. Infine, ristori discretamente dotati, in particolare di abbondante the caldo, la bevanda più amata dai podisti (probabilmente dopo la birra), soprattutto nel periodo invernale.

Insomma, ben meritati i complimenti a Ubi Scordamaglia ed a tutto lo staff di P.A.R. Atletica.

Andando nel dettaglio dei numeri: sono quasi 500 i master, tutto il resto appartiene alle categorie giovanili. Tutto bene? Si, però…. E qui vengo al titolo Cross per tutti, “forse troppi”. Di certo giovani e giovanissimi vanno incoraggiati verso l’atletica, sono stato e sono impegnato su questo fronte, tuttavia mi chiedo quanto sia veramente produttivo portare sui campi a gareggiare dei bambini di 7-8 ma anche 5 e 6 anni (in totale erano in 743 della categoria esordienti). Lo hanno preso davvero come un gioco? Si, perché se metti un pettorale addosso, le cose cambiano. Ho visto tecnici entusiasti ed appassionati di trovarsi sul campo di gara coi bambini, diversi genitori un po’ meno. Non ho certezze assolute, invece qualche dubbio mi viene nel definire fino a che punto sia producente per bambini di 5, 6 e 7 anni correre per 6 domeniche quasi consecutive (magari ne potevano bastare di meno per fare l’esperienza), ripeto, col pettorale addosso; poco conta che non ci siano premiazioni, c’è un tempo ed una posizione in classifica, qualcuno arriva davanti e qualcun altro dietro, in quello che dovrebbe essere un gioco.

Conosco diversi bravi tecnici del settore giovanile, capaci di far passare il messaggio che, anche col pettorale addosso, anche se si finisce davanti, oppure dietro, si tratta sempre di giocare. Spero che tanti altri siano altrettanto capaci di convincere i bambini, specialmente quelli meno dotati, ed i loro genitori, che si tratta comunque di divertimento. Il rischio abbandono, mi si creda, è il peggiore di tutti. Se si guardano i dati statistici c’è da preoccuparsi: già nella categoria ragazzi (segue quella degli esordienti) i numeri sono più che dimezzati; per non parlare del passaggio alle successive categorie, a partire dagli allievi, qui si viaggia ad un rapporto di 1:15, 1:20, anche in questa stessa manifestazione.

Se invece si pensa che la grande atletica possa partire da… tanti esordienti che gareggiano, allora ho molti meno dubbi, credo che l’errore sia ancora più grande.

Sono tutte considerazioni e riflessioni personali, che originano da esperienze dirette e portano ad avere qualche dubbio sul migliore percorso possibile per avvicinare i ragazzi ad uno sport che io amo davvero, e non sono l’unico.

In mezzo a tutto ciò vi è una certezza, un messaggio per i giovani e giovanissimi, e per i loro genitori: FATE ATLETICA, NON FARETE MAI PANCHINA.

Si è tenuto ieri sera, presso il punto vendita di DF Sport Specialist di via Palmanova (Milano), il secondo incontro con alcuni degli esperti più conosciuti del settore; in realtà si tratta di un vero e proprio Week End Run, che comprende la possibilità di effettuare test di valutazione delle soglie anaerobica ed aerobica (19 gennaio) ed un’uscita collettiva al Parco di Monza (20 gennaio).

Sono stati trattati temi di grande importanza per chi corre, per chi vuole migliorare le proprie performance, ma soprattutto cercare di correre “bene”.

Gli onori di casa li ha fatti Giuseppe Zamboni, direttore DF Sport Specialist, moderatore Renzo Barbugian.

Fulvio Massini ha affrontato un tema quantomai attuale, “correre col freddo”, sfatando molti dei miti che vedono la corsa pericolosa nella stagione invernale, spesso preferendo la palestra. Ha spiegato con chiarezza che il corpo umano è più forte di quanto non si creda e capace di difendersi dalle cosiddette “condizioni meteo avverse”, di non confondere le percezioni personali con le realtà oggettive. Ovviamente da prendere tutte le precauzioni del caso: da un riscaldamento più lungo del solito, completato dallo stretching “fatto bene” (cosa che raramente si fa), fino all’utilizzo di capi tecnici adeguati, capaci di espellere il sudore mantenendo ottimale la temperatura corporea.

Sergio Migliorini ripete da tempo, sino alla noia, spesso inascoltato, di adeguare il running alle proprie condizioni e caratteristiche personali: il drop che più basso non si può non migliorerà mai le prestazioni di chi corre la maratona in 5 ore, servirà invece a farsi del male per l’eccessiva estensione del tendine achilleo. Scarpe chiodate per le corse campestri? Anche no, se hai cinquant’anni e le corri due volte all’anno, un buon paio di scarpe da trail andranno benissimo, proteggendoti come si deve. Trail? Forse, però con giudizio se hai sempre corso su asfalto.

Huber Rossi ha trattato un argomento tanto complesso quanto di notevole interesse, “l’economia di corsa”, cercando di spiegare quali sono i possibili vantaggi nel modificare il proprio stile e assetto di corsa, a fronte delle potenziali difficoltà. La sua esperienza dal campo ha portato a conclusioni tutt’altro che univoche, attraverso la sua presentazione ha introdotto quesiti, e dubbi (molto bene, di coach dispensatori di certezze ce ne sono anche troppi) che ogni praticante dovrebbe porsi, fornendo al tempo stesso una serie di elementi utili per capire il proprio modo di fare running, e come migliorarlo. La conclusione è che tutti possono (e dovrebbero) acquisire maggiore consapevolezza dei propri obiettivi, caratteristiche e limiti, questo uno dei percorsi che permette di correre a lungo, cercando di non farsi del male e ……. probabilmente anche più veloce.

per maggiori informazioni

df-sportspecialist.it

Arrivo un po’ lungo a raccontare la mia Corsa della Bora, sarà perché prima dovevo smaltire la fatica? No, questa volta non è così, me la sono presa comoda (attenzione che è tutto relativo). Scrivo questa volta perché in realtà sono tornato dopo una prima esperienza nel 2018, quando ero arrivato distrutto dalla fatica e avevo percorso circa 25 chilometri, anche se la gara è di circa 21…certo che se ti perdi…….

Invece tutto liscio in questa occasione, non credo proprio perché le indicazioni fossero più chiare, semplicemente perché ho corso più rilassato e con maggiore attenzione. Nella mia limitatissima esperienza di corsa in ambito trail per ora ho imparato che o guardi il cronometro o…guardi la strada. Dirò una banalità per chi corre abitualmente i trail, invece forse una cosa utile per chi è alle prime armi, o forse non si è ancora avvicinato alla specialità: niente indicazioni chilometriche, frecce, transenne, bensì tante fettucce appese ai rami degli alberi, ti dicono che sei nella giusta direzione, però devi sempre tenere lo sguardo un po’ più avanti, in occasione di bivi e incroci con altri sentieri.

Ma veniamo alla gara, la mia gara, la S1Half: poco più di 21 chilometri, circa, su questi percorsi la precisione della distanza conta davvero poco.

Numeri in crescita (anche, ma non solo) su questa distanza, ricordo che nel menu c’erano anche una 8 km (S1Justfun), una 57 km (S1Trail) e una 164 km (S1Ultra). Alla fine i classificati della S1Half sono stati 554, contri 469 del 2018. Un percorso alla portata di tutti quelli che corrono 3-4 volte alla settimana, non avendo problemi a farlo continuativamente almeno per 2-3 ore (gli ultimi 100 classificati hanno impiegato più di 4 ore), ma tutt’altro che da sottovalutare. I tratti in asfalto non superano il 10% del totale (come da regolamento trail), i sentieri sono mediamente più irregolari ed impegnativi dei classici collinari (ad esempio quelli lombardi o nel piacentino), difficile trovare tratti in pianura più lunghi di 3-400 metri e il fondo su cui si corre cambia di continuo.

Insomma, tutti possono riuscirci ma rispettando qualche condizione di base: ad esempio prendersela comoda!  Certo che quando ti metti il pettorale ti senti costretto a gareggiare, ma almeno la prima/e volta/e è fondamentale prendere confidenza con percorsi completamente diversi; mi rivolgo al podista da strada, sull’asfalto l’appoggio è sempre uguale, nel trail non ce ne è uno che è uguale al precedente, o al successivo. Ecco perché è fondamentale fare un buon numero di allenamenti su sterrati e sentieri e con molti saliscendi (qui invece le colline lombarde, tipo in Brianza, vanno benissimo), in queste situazioni il corpo impara a gestire i “segnali” che arrivano dai piedi, che dovranno essere adeguatamente preparati (propriocettività). E abituarsi a correre con lo zainetto, cosa che personalmente trovo fastidiosa, ma sarà una questione di abitudine. Zainetto che deve contenere del materiale obbligatorio, pena la squalifica. A proposito, a questa gara erano previsti dei controlli, anche sul percorso, tempo medio del controllo circa due minuti, forse anche meno. I controllati all’arrivo ricevevano un bonus di tre minuti, insomma, convenivano! A patto di essere in regola.


A proposito di regole: so che i bastoncini sono consentiti in questo tipo di gare, certamente aiutano in salita, in particolare nei tratti più impegnativi, però mi chiedo a che servono quando ci si trova in piano. In alcune circostanze mi sono trovato davanti dei podisti che camminavano, magari in un tratto di sentiero piuttosto stretto, che quindi rendeva difficile il sorpasso, complice il fatto che inevitabilmente (forse) si devono tenere le braccia larghe. Qualcuno si spostava, qualcun altro no.

Il percorso è davvero bello, varia di continuo, alla fine non è un trail duro e puro, dato che la distanza e il dislivello sono contenuti, non è nemmeno una corsa in montagna; le salite sono sempre corribili, invece la definirei una corsa nella natura, una natura diversa e particolare, quella del Carso. Certamente ci sono dei passaggi un po’ complicati dove è meglio camminare, per non dire che si è obbligati a camminare. I panorami sono unici, si corre per lunghi tratti “sospesi tra il cielo e il mare”, come recita il sito della manifestazione, ed è proprio così.

Particolare, e complicata, la discesa sulla spiaggia, per certi versi una vigliaccata da parte di chi ha disegnato il percorso; questo perché il tratto di circa un chilometro in riva al mare è impossibile da correre, e poi perché si deve risalire un centinaio di metri di dislivello verso il Bora Village di Visogliano, punto di arrivo. Certo che non si può restare indifferenti allo spettacolo che si presenta alla Costa dei Barbari, la spiaggia dei naturisti, appena sotto Porto Piccolo.

Momenti particolari: tanti, ne estraggo uno per tutti. L’arrivo dell’amico Aurelio Martinelli (nella foto,sorridente, non pare nemmeno facesse fatica) dopo 57 chilometri percorsi in 9h49’. Ero con i suoi figli ad attenderlo all’ingresso del centro sportivo: stanco, emozionato, felice come di più non si può essere. Abbiamo corso tutti insieme gli ultimi 100 metri, una bella emozione, soprattutto per lui.

Dopo questo tipo di gare, per tutti o quasi, in misura diversa, i muscoli resteranno indolenziti nei giorni successivi (il cosiddetto DOMS, dolore ad insorgenza ritardata), e ci vorranno diversi giorni perché si ricostituiscano le nostre fibre muscolari (rabdomiolisi). Ma tutto ciò sparirà in breve tempo, mentre se si è vissuta bene la gara si porta a casa qualcosa che durerà molto più lungo, una bella esperienza che magari potrà costituire la base…per un prossimo trail.

Infine, uno sguardo alle gare competitive in programma: numeri tutti in crescita rispetto al 2018, i dati sono relativi agli atleti classificati. Generale: 1173 (+ 23%). Nel dettaglio: S1JustFun, 119 (+8%); S1Half, 558 (+ 21%); S1Trail, 410 (+15%); S1Ultra, 86 (+170%).

Venerdì, 11 Gennaio 2019 11:52

La Maratona delle Terre Verdiane passa di mano

Forse tutto nasce il 24 febbraio 2018, il giorno prima della 21^edizione. Nel corso di un incontro bello e divertente, l’amico Gene Gnocchi ironizza e scherza su Giancarlo Chittolini; tra le domande fatte agli attori chiamati in gioco ve ne era una, inquietante ma risibile: “cosa succederebbe alla Maratona delle Terre Verdiane se morisse Chittolini?” Varie le opzioni di risposta.

Giancarlo Chittolini, in arte Spino, o Chitto, per gli amici, sta bene e gode di ottima salute; ma le storie, anche le più belle, hanno un punto di arrivo, possibilmente con lieto fine.

La Maratona delle Terre Verdiane passa di mano, il prossimo 24 febbraio sarà l’ultima edizione targata Chittolini, una storia lunga 22 anni, che ha portato 50.000 persone a correre nei luoghi verdiani.

Perché accade questo? Molto banalmente, la carta di identità del patron, sia pure se a vederlo all’opera tutto si può dire tranne che manchi di energia e vitalità. Certamente gli anni passano anche per il suo storico gruppo: il ricambio generazionale tra gli organizzatori, qui, come altrove, è sempre più complicato, se manca la passione viene a mancare il principale elemento che caratterizza e sostiene le manifestazioni.

Nella scelta e nella decisione, qualcosa influisce l’amore, un’amica conosciuta in gioventù, al Centro Coni di Tirrenia. Parecchi anni dopo diventa la sua compagna e, sia pure probabilmente a malincuore, ecco che la bella cittadina toscana batte per distacco Salsomaggiore.

Qualcosa deve avere inciso anche il fatto che il figlio Pietro ha minacciato Spino di non supportarlo più alle Terre Verdiane, in verità una cosa che aveva detto più volte, ma in questa occasione deve essere stato più categorico.

Insomma, un insieme di cose che hanno portato a maturare la decisione.

Il futuro della Maratona delle Terre Verdiane pare comunque in ottime mani: sarà Parma Marathon a raccogliere il testimone, quindi una realtà del territorio che peraltro ha già dimostrato buone capacità organizzative e gestionali, basti vedere i risultati ottenuti nei primi tre anni della maratona di Parma (anche sui 30 km e 10 km).

E Chittolini? Che farà? Si ritira in buon ordine? Non pensatelo neanche per un attimo. Si, ogni tanto posterà su facebook una sua foto in riva al mare, oppure dalla pista di atletica, ma tranquilli che non sentiremo la sua mancanza, semplicemente perché…. non mancherà di esserci. Per essere uno che lo conosce da parecchi anni, vi assicuro che lo ritroverete ancora alla “sua” Maratona delle Terre Verdiane mentre sistema una transenna, a sbraitare contro i podisti che non stanno dietro la linea di partenza, a controllare che la pasta all'arrivo a Busseto basti per tutti.

 

Chittolini ha diritto di rifiatare, ma solo per un po'. Una decina d'anni fa progettò una Maratona di Don Camillo & Peppone, più o meno lungo il corso del Po in "quella fettaccia di terra", come la chiamava Guareschi, resa immortale dal parroco e dal sindaco. Mi risulta che il percorso fu anche perlustrato tutto in motocicletta. Dunque, vorrei aspettare Pietro Spino a questo varco. Tirrenia è piatta e monotona, e si mangia sicuramente peggio che tra Salsomaggiore e Busseto / Roccabianca / Brescello. [F. Marri]

Mercoledì, 09 Gennaio 2019 23:34

Nasce Smart Atletica

E’ stata presentata oggi a Milano Smart Atletica, un’associazione culturale voluta da un gruppo di persone animate da una comune caratteristica, la passione per l’atletica leggera, uno sport vissuto e praticato dalle stesse con diversi ruoli e competenze (atleti, allenatori, dirigenti, giudici, etc).

Smart Atletica nasce con lo scopo di contribuire alla crescita dell’atletica leggera, secondo una concezione moderna, innovativa e rispondente a bisogni ed esigenze di un’utenza che sono cambiati e cambieranno ancora nei prossimi anni.

Smart Atletica si prefigge l’obiettivo di promuovere il dibattito e il confronto fra chi a vario titolo si interessa di Atletica Leggera e la vive quotidianamente sul campo, con lo scopo di diventare un laboratorio, un punto di incontro aperto a tutti coloro che vogliono dare un contributo utile a favorire la crescita della disciplina.

Smart Atletica si propone di diventare uno spazio dedicato al dialogo e alla riflessione continua, per interrogarsi apertamente e serenamente sulle attuali difficoltà dell’atletica italiana, ma soprattutto vuole individuare e proporre soluzioni, che passino attraverso i valori e la tradizione del nostro sport, attraverso un necessario percorso di innovazione e cambiamento culturale.

Smart Atletica vuole essere un luogo di ascolto, di promozione e una cassa di risonanza delle idee e dei progetti che nasceranno dalla conoscenza dei problemi reali, dall’analisi dei dati, dalla passione e dalle competenze dei singoli praticanti e delle realtà associative territoriali. Da queste emergeranno, per metodo e per merito, precise linee programmatiche future, con una visione sistemica e di lungo periodo nel mondo dell’atletica, nel suo complesso e non solo settoriale, capace di combinare prestigio ed efficienza, innovazione e tradizione, passione e valori.

Nel corso della serata è stato reso pubblico il bando, promosso da Smart Atletica, per l’assegnazione della borsa di studio “Giampaolo Lenzi 2019”, riservata a studenti, che praticano l’atletica leggera, con buon profitto scolastico e nella musica, una grande passione di Giampaolo Lenzi

(M.L) Chi vive con passione questo sport sa quanto ci sia bisogno di “fare”, e fare anche bene, quindi ben vengano idee e iniziative che possano contribuire a migliorare la nostra atletica, viene da dire che sia difficile fare peggio. Lo dicono i risultati in campo internazionale, lo dicono la mancanza di strutture idonee a far crescere il settore giovanile, così come l’incapacità di valorizzare i pochi atleti di valore di cui disponiamo. Guardiamo quindi con ottimismo a questa iniziativa, confidando che non si tratti, o non si tratti solamente, di un’iniziativa con altre finalità, dopo tutto tra due anni ci sono le elezioni. Ricordiamo un’altra associazione, nata diversi anni orsono (2010), si chiamava Passione Atletica: le ambizioni assomigliavano molto a queste, alla fine sarà risultata utile per il raggiungimento di altri obiettivi, di certo non per migliorare l'atletica.

Auguriamo quindi maggior fortuna a Smart Atletica ed al suo presidente, Massimo Magnani.

Il team Smart Atletica

 

 

Domenica, 06 Gennaio 2019 21:47

Corsa della Bora: tanti vincitori a sorpresa

Trieste, 6 gennaio - Una fredda ma splendida giornata di sole ha accolto i partecipanti alla Corsa della Bora: quelli che hanno corso per vincere o migliorarsi hanno trovato le condizioni ottimali per riuscirci, tutti gli altri si portano a casa delle immagini difficili da dimenticare, grazie a degli scenari e panorami unici nel lorogenere. 

Doppio successo slovacco nella S1 Ultra di 164 km e nella S1 Trail; la gara più lunga è stata vinta da Marian Priadka col tempo 19h46’38, al secondo posto il trentino Roberto Viliotti (21h56’17), al terzo uno dei favoriti alla vigilia, Alexander Rabensteiner (23h29’34).

Al femminile vittoria italiana con la veneziana di Noale, Alessandra Olivi, col tempo di 31h45’54. Secondo gradino del podio per Alice Modignani Fasoli (35h06’52), terzo per Elena Simona Balzarini (35h56’09).

Vittoria slovacca al maschile anche nella S1 Trail, prevale Martin Halasz col tempo di 5h03’10, resistendo alla rimonta dell’altoatesino Andreas Reiterer (5h03’42). Terzo posto per lo sloveno Janez Klancnik (5h18’23). Vittoria americana tra le donne, con Rea Kolbl che si impone col tempo di 5h40’37, davanti ad un’altra favorita, la polacca Katarzyna Solinska (5h54’12). Terza l’austriaca Anja Neumann (6h16’48).

Nella S1 Half si è imposto in 1h43’49 il valdostano Franco Collè, che ha optato per una distanza più breve rispetto alle abitudini. Classifica dei primi tre  molto vicina, infatti a soli 20 secondi è arrivato l'austriaco Manfred Steger (1h44’09), che ha battuto di due secondi lo sloveno Simon Strnad.

Tra le donne vittoria della triestina Nicol Guidolin (2h04’16), che ha preceduto Michela Miniussi (2h07’24) e l'iraniana Mahya Karbalaii (2h15’16).

Infine, vittoria austriaca tra gli uomini nella S1 Just Fun di 8 km: Silvio Wieltschnig chiude in 31’50; il podio è completato da Davide Selvestrel (36’09) e Andrea Marino (36’41). Nella gara femminile primi tre posti tutti stranieri con la slovena Sasa Torkar (42’06) che precede l'americana Tori Borish (42’30) e l'austriaca Annemarie Begusch (44’38).

Con gli ultimi partecipanti della S1 Ultra ancora sul percorso, si sta chiudendo una manifestazione che ha riscosso il gradimento dei partecipanti; interessante notare come molti dei possibili pronostici non sono stati rispettati, diverse gare infatti hanno visto la vittoria di atleti che sulla carta avevano meno possibilità di altri. Giusto così e, come più volte affermato dal direttore di gara, Tommaso de Mottoni “ su questi percorsi e con queste difficoltà non c’è mai nulla di scontato, queste gare sono veramente aperte a tutte le soluzioni ed io, come organizzatore, sono contento di questo”.

 

Venerdì, 28 Dicembre 2018 17:27

Verso la 44^ BOclassic del 31 dicembre

Si correrà a Bolzano, una delle manifestazioni italiane più importanti, anche per la capacità di includere tutte le tipologie di runner, dai master ai giovani, fino ad un cast di atleti elite ogni anno sempre prestigioso. Una gara che probabilmente nel 2020 otterrà il massimo riconoscimento dalla IAAF,  la certificazione del livello IAAF Label, un marchio di qualità distintivo delle manifestazioni in grado di unire alti livelli tecnici ed elevate capacità organizzative.

Una gara di grande prestigio che, come da tradizione, Podisti.Net non mancherà di presenziare, per poi raccontarla e documentarla come si conviene.

Distanze diverse in relazione alla categoria di appartenenza: 5 chilometri per gli amatori, da 1,250 a 2,500 km per il settore giovanile, rispettivamente 5 e 10 chilometri per elite donne e uomini. Prevista anche una gara Handbike, sui 5 chilometri.

Per tutti il percorso è sempre lo stesso, super collaudato negli anni e sempre spettacolare, attraverso il centro storico di Bolzano; un giro di 1250 metri, da ripetere più volte.

Le gare degli atleti elite saranno come sempre allestite dal manager Gianni Demadonna.

Nella gara maschile il pronostico è assegnato, quasi di diritto, a Muktar Edris, già tre vincitore alla BOclassic. Lunga la lista dei suoi concorrenti: a cominciare dall’etiope suo connazionale Tamirat Tola, vincitore nel 2015 e vice campione del mondo in maratona, Londra 2017, col tempo di 2:04. Il siepista Jairus Birech potrebbe essere la sorpresa, perché dotato di un’elevata velocità di base. Poi il giovanissimo (classe 2001) ugandese Oscar Chelimo, gli atleti del Marocco Hicham Amghar eSoufiyan Bouqantar; gli inglesi Ben Connor e Ross Millington, ottimi interpreti della corsa campestre.

Italia presente con il suo atleta attualmente più forte, quel Yemaneberhan Crippa, vincitore della medaglia di bronzo alla prova sui 10.000 metri di Berlino 2018. Buone aspettative anche da Yohannes Chiappinelli e Yassine Rashik, entrambi bronzo nella stessa manifestazione, rispettivamente sui 3000 siepi e in maratona. Infine Pietro Riva, cresciuto molto nel 2018.

Folta e forte la rappresentanza in campo femminile, tra tutte in evidenza l’etiope Netsanet Gudeta, è ancora fresco il ricordo della sua splendida mezza maratona di Valencia, dove oltre alla vittoria ha realizzato il record del mondo sulla distanza in gara di sole donne.

A contenderle la vittoria, tra le altre, ci saranno la bielorussa Volha Mazuronak, campionessa europea di maratona 2018 e la keniana Janet Kisa.

Sul fronte italiano, grande attesa ed entusiasmo per Nadia Battocletti, dopo lo strepitoso successo ai campionati europei di corsa campestre di Tillburg. Torna alle gare anche Sara Dossena, dopo la delusione per non aver potuto gareggiare a New York, causa infortunio.

Completano il team italiano Margherita Magnani, Giovanna Epis e Nicole Reina.

Prevista la telecronaca RAI, a partire dalle 14.30, prevista la presenza dei fotografi di Podisti.Net.

Mercoledì, 19 Dicembre 2018 22:09

La mezza maratona è sempre lunga 21097,5 metri?

La risposta al quesito posto nel titolo parrebbe ovvia: sì, in particolare con le nuove norme emanate da Fidal. Ricordo che mezze e maratone (presto anche 5 e 10 km) devono essere correttamente misurate, da ciò ne consegue omologazione e certificazione. Ho partecipato ad alcune misurazioni di percorso e posso assicurare che i criteri sono ben precisi: ovviamente niente GPS (strumento inevitabilmente impreciso, ognuno racconterebbe la sua verità), bensì biciclette con ruote calibrate, si arriva addirittura a considerare la temperatura ambientale e la pressione delle gomme. La tolleranza massima ammessa è di 1 metro/km, vale a dire, ad esempio, che una mezza maratona potrebbe risultare più lunga di 21 metri, ma non di più. Il report della misurazione, che in realtà è un consistente malloppo cartaceo, contiene tutta una serie di dati e anche fotografie dei punti “critici”: certamente i passaggi al km 5,10,15,20 e arrivo (con tanto di chiodo piantato in terra), ma anche altri punti dove, eventualmente, si potrebbe percorrere una distanza inferiore lasciando la retta via.
Per ultimo, ma non meno importante, segnalo che la misurazione viene effettuata in assenza totale di traffico, seguendo la traiettoria ideale (elemento ovvio, in nessun caso può essere più corta), anche per questa ragione viene effettuata la notte o alla prime ore del giorno.

Vengo al punto che ha ispirato questo articolo: alla recente maratonina di Cittadella (gara nazionale Fidal, livello Bronze, tipologia A) molti podisti hanno realizzato prestazioni interessanti, probabilmente diversi dei quali anche il personal best. Non me ne vogliano gli organizzatori, peraltro la situazione non riguarda solo loro, ma è inevitabile notare queste cose. Quante volte abbiamo sentito dire “quella è una mezza veloce” oppure “bella mezza, ma non è da tempo”. Affermazioni che tendono a qualificare, o meno, la scorrevolezza del percorso, dove è possibile migliorare i propri primati personali.

Naturalmente la giornata di grazia può capitare, anche a tanti podisti tutti insieme, ma se ciò avviene su un percorso come quello di Cittadella, certamente pianeggiante, ma con oltre 40 curve, metà delle quali a 90 gradi, viene da pensare. Se poi a questo si aggiunge che diversi GPS indicano una distanza massima percorsa che arriva a malapena a 21 km, viene da pensare ancora di più. Credo sia ormai notorio a tutti che i GPS regalano metri, secondo loro le gare sono sempre più lunghe, in parte è dovuto alla taratura dello strumento ma ancora di più al fatto che in gara è oggettivamente impossibile seguire la traiettoria ideale lungo tutto il percorso, ovvero quella seguita e stabilita dai giudici per la certificazione.

Insomma, se due indizi fanno una prova, figuriamoci tre. Ma dove può stare “l’inganno”? Nel fatto che in gara non si percorrano effettivamente 21097,5 metri, nel caso della mezza, perché il percorso è differente, magari anche di poco, rispetto a quello misurato e certificato.
I casi del passato non sono pochi: ricordo una 10 km milanese, non ho dubbi che la distanza fosse correttamente misurata, ma poi i podisti tagliavano le curve sugli ampi marciapiedi, ed ecco che si corre un po’ meno dei 10 chilometri previsti. Oppure in un’altra mezza lombarda, in corrispondenza di un giro di boa, una transenna mal posizionata faceva risparmiare parecchia strada. O, ancora, una mezza milanese del 2017, un parco da circumnavigare ed invece tagliato diritto da molti partecipanti. Anche qui, come in altre occasioni, si è assistito ad autentiche performance. Attenzione, mi riferisco a gare regolarmente misurate ed omologate.

La sostanza è che non basta misurare ed omologare il percorso, ma si devono creare le condizioni affinché sia quello effettivo il giorno della gara; Un esempio, classico, su tutti: se ad ogni curva, magari con ampi marciapiedi, non si è provveduto a delimitare adeguatamente il tracciato di gara (con transenne, ma anche solo con la classica fettuccia), il podista più o meno inconsapevolmente tenderà a tagliare.

Che si dovrebbe fare? E’ una responsabilità che si devono spartire gli organizzatori, troppo spesso orgogliosi di avere una “gara da tempo” ed i giudici di gara, i quali dovrebbero in sede di misurazione evidenziare tutte le possibili/potenziali problematiche, ma poi anche verificare che il giorno della gara le condizioni siano effettivamente quelle certificate.

Certo, piacerebbe anche che i podisti facessero la loro parte..... 

 

Si è corsa ieri la 13^ edizione della maratonina della Città Murata, valida anche come Memorial Lino Pasquale. Gara nazionale Fidal, livello Bronze, su percorso certificato.

La denominazione deriva certamente dalla caratteristica cerchia a forma di ellisse che circonda il centro storico (risale all’anno 1220). Gara di discreto livello tecnico, lo dicono i crono dei classificati nella gara maschile. Vince il ruandese Primien Manirafasha (Atl. Dolomiti Belluno) col tempo di 1:04:49, seguito da Ousman Jaiteh (1:05:27, Trentino Running team) che nell’occasione migliora nettamente il suo record personale (precedente Trento 10-2018, 1:06:48); terzo posto per Alessandro Giacobazzi (1:05:46-Aeronautica Militare), promessa di categoria e per una crescita nell’atletica sempre più significativa.

Sono tempi di rilievo se si considera che il percorso, sia pure totalmente pianeggiante, presenta quaranta curve, molte delle quali a 90 gradi. Una circostanza che mi è stata evidenziata da alcuni partecipanti e anche da Loris Mandelli, che proprio qui, nel 2017, ha realizzato il suo personal best di 1:08:23.

Podio tutto italiano nella gara femminile: vince nettamente Beatrice Boccalini (G.S.Gabbi) con un ottimo 1:13:36. Secondo posto Gaia Colli (1:20:06) e terzo per Monica Seraghiti (1:20:19-Atl. Brescia Marathon). Sono complessivamente 2656 i classificati, dato che rappresenta un'ulteriore crescita negli anni per una manifestazione che evidentemente riscontra la soddisfazione di molti podisti; sono numeri determinati anche dal fatto che la data scelta è favorevole, per l'assenza di concomitanze "pesanti". 

Domenica, 16 Dicembre 2018 22:01

Pisa : 20^ Pisa Marathon

Una ventesima edizione della Pisa Marathon che meglio non poteva andare: record di partecipanti regolarmente classificati, sono 1713, ampiamente battuto il precedente record (1392, anno 2016); ma quel che più colpisce è il trend positivo di questa gara, dura ormai da un quinquennio, da quando nel 2014 fu superata quota 1000.

Vittoria svedese, con Johan Larsson (atleta con un personal best sulla mezza di 1:05:03) che dopo il km 30 lascia la compagnia del keniano Hosea Kimeli Kisorio e si invola verso il traguardo vincendo in 2:16:14. Alle sue spalle crolla letteralmente il primo avversario ed invece rimonta Ahmed Nasef (Atl. Desio), primo italiano, e secondo assoluto in 2:20:50, che la spunta negli ultimi chilometri su Mohamed Hajjy, tempo finale di 2:20:53.

La gara femminile ha visto la vittoria di un'atleta ormai molto conosciuta in Italia, la croata Nikolina Sustic che ha lungamente duellato con l’ungherese Tunde Szabo riuscendo a prevalere nella seconda parte di gara. Terzo posto per la tedesca Luisa Boschan, che grazie ad una gara in rimonta ha superato l’atleta della Repubblica Ceca Petra Pastorova, che al passaggio della mezza aveva su di lei quasi 3 minuti di vantaggio. Podio quindi totalmente straniero alla maratona numero 20.

Ecco i tempi finali 1) Sustic, 2:42:29 2) Szabo, 2:43:35 3) Pastorova, 2:45:07.

Maratona di Pisa 2018


Buoni riscontri partecipativi anche sulla mezza maratona, la Pisanina Half Marathon, con 1526 atleti classificati (la seconda della storia per numero di classificati, dopo il record nel 2015 di 1650). Queste le classifiche:

Ordine di arrivo mezza maratona maschile:

1) Luc Schout (Olanda) 1:09:15,
2) Jacopo Boscarini (Atl. Grosseto) 1:10:29, 
3) Florian Pyszel (Polonia) 1:11:02.

Ordine di arrivo mezza maratona femminile:

1) Marie Lisa Bezzina (Malta), 1:18:14
2) Lorenza Beccaria (Atl. Saluzzo), 1:18:24
3) Claudia Gelsomino (Cardatletica), 1:19:26.

Ora giustamente gli organizzatori della 1063 AD celebrano il successo della manifestazione, che tra l’altro ha visto la partecipazione record di un migliaio di stranieri. Non sono passati molti anni da quando l’obiettivo era quello di entrare nella top ten delle maratone italiane, ora Pisa si piazza saldamente al settimo posto, ma c’è da aspettarsi che l’asticella venga alzata ancora un po’.

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