Direttore: Fabio Marri

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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

26 settembre – Rieccoci qui, come quasi ogni anno (il racconto del 2022: https://podisti.net/index.php/cronache/item/9225-manzolino-mo-la-7-podistica-dei-somari-chiude-l-estate.html ), per quella che tradizionalmente è la gara di chiusura dell’estate, ma non lo sarà quest’anno perché i modenesi hanno rinviato al 2 ottobre causa paventata alluvione (che non c’è stata, qui almeno) una stracittadina prevista il 19 settembre.

In ogni caso, Manzolino (modenese di confine, ma dalla religione e parlata bolognesi) accoglie forse 350 podisti e camminatori, secondo la falsariga già descritta anno per anno e l’abbinamento col palio dei rioni, su percorsi che ogni anno subiscono leggeri ritocchi (non nel volantino, che insiste a definirli “percosti”) e questa volta, nel giro “lungo” risultano di 6,8 km dei 7 dichiarati, in maggior parte sterrati e su gradevole fondo erboso tagliato a bella posta.

Iscrizione alla quota simbolica di 2 euro, con un ristoro intermedio (presso il solito suggestivo laghetto dei cigni) nel quale le banane erano presentate in caschi, manco fossimo a Madeira; e un ristoro finale di sola acqua fresca, ma con l’aggiunta di una appetitosa losanga di gnocco fritto, così scottante alla consegna che faccio in tempo a portarla a casa e servirla a tavola, ancora calda, al nipotino americano Mr. Alex.

Quanto ai presenti, non poteva mancare il Giuseppe Cuoghi ex hockeysta della Cavazzona e ora concittadino a Piumazzo di quel certo Valerio Massimo Manfredi archeologo che si fa credere docente universitario ma, nella realtà, è soprattutto romanziere multimilionario (che però sembra abbia una casa anche a Manzolino, nonché un pied-à-terre romano utilissimo per incontri al vertice); con lui, l’altro Giaroli (s’intende Paolo, che mi onora della sua compagnia nel primo km), Nerino Carri (finalmente pensionato con 42 anni di servizio, più altri 2 teorici per i quali una certa Coop “dimenticò” di versare i contributi), i due apaches (Mastrolia corre a torso nudo facendo strage di cuori settantenni, Rambo invece commemora le sue maratone sotto le tre ore), il principe degli scarpari Pietro Boniburini che ammira le mie Mizuno vendute da lui nel 2017 per 65 euro.
E vale la pena di ricordare il decano dei podisti, il Fregni-Bertoldino-Assantùn da Persiceto, che di anni ne assomma 99 e non va più piano di altri che il tacere è bello e sembra vengano alle corsette soprattutto per fare le scimmiette davanti all’obiettivo fotografico. Ovviamente il gruppo più numeroso è il Cittanova di Valentini con 62 iscritti, seguito dal Monte San Pietro di Bologna con 50.

“Chi ha vinto?”, mi chiede il nipotino americano (che a 4 anni gioca già i tornei di calcio nella squadra dei Green Trees, e insomma ha fissi i concetti di winner e loser, da mettere quotidianamente in palio anche per chi finisce prima il piatto di pasta asciutta): “non lo so”, è la risposta, “non mi sono informato”. In realtà hanno vinto gli “Amici del cuore” di Castelfranco Emilia, cui saranno devoluti i proventi delle iscrizioni.

Il vento stacca le prime foglie da platani o ippocastani, e sull’estate podistica bolognese, come dicono i telecronisti di calcio, anche per il 2024 cala il sipario.

Domenica, 22 Settembre 2024 16:26

40^ Fanano-Capanna Tassone, per pochi nostalgici

22 settembre – “Quarant’anni e non sentirli…”, “i miei primi quarant’anni”, sono le frasi fatte per nascondere l’inarrestabile avanzare dell’età e il conseguente decadimento. Se poi arriviamo, come in questi giorni, a celebrare mummie parlanti come la signora Senzafine, e i suoi coetanei, tutto è lecito; eppure, essendo tornato per nostalgia alla 40^ Fanano-Capanna Tassone (ma adesso il luogo è stato ribattezzato “Capanno Tassoni”, in ossequio a chissà quale filologia), dove avevo già corso nella 17^ edizione del 1996 e nella 22^ del 2002, devo purtroppo dire che i quarant’anni si sentono tutti, anche nel fatto che un giorno e mezzo dopo lo svolgimento (programmato per sabato 21, con un mese di ritardo sulla data solita di fine agosto) le classifiche sono ancora latitanti: il sito Irunning spaccia col nome di classifiche l’elenco alfabetico dei 28 preiscritti, e rimanda per il cronometraggio a “Mysdam – pettorali chippati” (non è vero: il chip era alla caviglia); Mysdam che infatti andando alle classifiche annuncia quelle… del 2017, ’22 e ’23 (che comunque non appaiono). (Postilla: graduatorie complete dei 69 classificati apparse la mattina di martedì 24, non però su Irunning né su Endu).

Gare organizzate in questo modo hanno un passato (nemmeno troppo glorioso), ma non un futuro; e quanto al presente, se dovessi basarmi sulla classifica parziale affissa al muro della Capanna o Capanno durante la lunga attesa delle premiazioni, dovrei direi che gli arrivati sono 63… salvo che il sottoscritto non c’è ancora, e dopo lui gli altri arrivati, fino alla gloriosa Lorella (detta Lella, o anche Micia) Cenci che ha chiuso grosso modo in 2h e 2 minuti: una camminatrice che però rifiuta categoricamente le partenze anticipate e arriva sempre nel suo tempo giusto (senza però ricevere oggi menzione dalla classifica ufficiale che arriva fino a 1h52). Il marito Micio, felicemente stabilitosi a Fanano dove accudisce a cani e gatti propri, ma pure alla selvaggina dei dintorni, senza dimenticare di postare idilliche immagini della natura, oggi fungeva da fotografo: in aggiunta al servizio “ufficiale” di Italo Spina che aveva da accudire qua moglie e cognata (le due gemelle diverse, specie quanto a haute coiffure), figlio e aspirante nuora coccolosa. Questa volta, a sorpresa, la moglie Cecilia ha preceduto la cognata Margherita; il risultato sarà poi ribaltato il giorno dopo (cioè oggi) nella Marun Trail corsa una trentina di km sotto Fanano, dove Margherita è arrivata 9 minuti prima della sorellina, che oltre tutto ha accusato quasi un’ora di ritardo dal figlio condiviso con Italo, Gianluca (che già le aveva dato 25 minuti a Fanano).

Andando nelle prime posizioni, diremo che a vincere sui 12 km con 784 metri di dislivello e arrivo a quota 1300 è stato Roberto Gheduzzi del Mud&Snow (non a caso, pettorale 1) in 58:27, un minuto davanti al figlio d’arte Zeno Vistoli (59:28), moro e barbuto rispetto alla zazzera bionda che lo contrassegnava da bambino: solo loro due sono stati sotto l’ora, dato che il terzo, Roberto Barbuti (M50) ha impiegato 1.02:51.

Senza storia il successo femminile di Isabella Morlini, ottava assoluta in 1.06:27, sei minuti davanti alla storica rivale Laura Ricci e tredici sulla terza, Daniela Rausse. (Per completare il weekend, aggiungeremo che la prof Morlini domenica mattina sui 15,5 del trail di Marano è arrivata seconda, allo sprint, dietro Camilla Rizzardi altra Mud & Snow, 1.22.22 contro 1.22.29).

Torniamo a Fanano (tra noi studenti del liceo Muratori anni sessanta, insieme al futuro sindaco di Fanano Pierluigi Passini, divenne proverbiale l’esclamazione del preside-giullare Martinez “cheffanano effanano! Guì non imborta se uno è deffanano o ddebbèèri!”), per dire che un cielo imbronciato e le strade ancora umide accolgono noi nostalgici, che per 15 euro riceviamo la garanzia del trasporto borse al traguardo, e del ritorno alla base con pullmini dedicati (sebbene la partenza alle 12 sarà posticipata a dopo le 12,30), e ci fidiamo dei ricordi antichi a proposito di un ristoro finale luculliano.

Come da copione, i primi 1300 metri lineari ci portano dai 700 metri slm della partenza ai 524 del ponte sul torrente Ospitale (che dopo varie confluenze diverrà Scoltenna e Panaro): ma è solo il 6% del percorso, che per il resto offrirà un 7% di piano e il restante 81% di salita, sull’antica via Romea Nonantolana che valica l’Appennino al passo Croce Arcana (pure lui, sede di varie apprezzate competizioni podistiche): ora tutta asfaltata, a differenza dei primi tempi della gara, e corribile anche per gli scarsi come lo scrivente che ce l’ha fatta in 1h44, poco davanti alla succitata signora Cecilia e il monumento del podismo modenese e internazionale, Lolo Tiozzo, che non si contenta di mandare i podisti in giro per il mondo (“e smettetela di correre dietro alle Major!”), ma corre di persona con onore, e premiato come più anziano in gara, ne approfitta per commemorare chi c’era e non c’è più.

Chi invece c’è ancora, e si fa tuttora valere, sono i cugini Carmen Pigoni (prima F 60) e Giorgio Pigoni (secondo M 60), il sempiterno reggiano Ettore Marmiroli, classe 1948 e primissimo M 70, l’altro reggiano Attilio Acito (coniuge dell’ “altra” Cavallo) che ha la meglio sul suo “gemello” Dino Ricci (li ho tallonati finché ho potuto e non riuscivo a distinguere l’uno dall’altro). Menzione speciale per mamma Linda Malavasi, che qui chiude in 1.26 e il giorno dopo vedrò, non a Marano ma alla non comp del Torrazzo, mentre corre i 9 km e nel frattempo insegna al figlioletto di 4 anni ad andare in bicicletta senza ruotine.

Tre abbeveraggi (acqua e coca) lungo il percorso fananese, mentre del mitico ristoro finale, per noi di ultimo rango rimangono soprattutto le foto che ritraggono salumi, formaggi, arance e banane: grazie tante se a mezzogiorno meno un quarto è avanzata una crostata e delle fette di pane toscano da spalmare con marmellata (niente di caldo, comunque, per nessuno, malgrado il cielo rabbuiato e il clima freschino). Chiaro che basta pagare e all’interno della Capanna/Capanno dei conti Forni, i neoarrivati gestori Christian, Luca e Silvia vi accolgono a braccia aperte con tutte le specialità della casa: magari, un vin brulé gratis ai podisti arrivati non sarebbe stato sgradito, durante l’attesa un po’ lunghetta per le premiazioni (bei cestoni alimentari per i primi, agli altri... borracce di plastica e manicotti).
Pazienza, poi si torna giù (qualcuno è sceso direttamente di corsa, appena giunto in cima). Dalle mie agende trovo che il 24 agosto 2002, arrivato alla Capanna alle 11,50 (1h20netti), invertii anch’io direzione per essere alle 18,45 a Brescello e correre la 4^ Camminata di Peppone e don Camillo, partendo poi la mattina dopo alla volta di Agropoli per il giro a tappe di Ristallo.

Altri tempi… Oggi (domenica 22) chiudo il racconto dopo 28 ore e mezzo dall’arrivo dell’ultima; per le classifiche complete dei 69 inseriti (senza la signora Cenci) ho dovuto aspettare quasi 72 ore.

Santa Maria Maddalena (Occhiobello, RO), 15 settembre – Nei tempi antichi, la  gara “In sla rota ad Po” era una maratonina che si svolgeva in massima parte sull’argine del  Po, appena oltre il ponte della statale da Ferrara, fino a Stienta e ritorno: luoghi che furono teatro della tragica alluvione del Polesine e di buona parte dell’area attorno al grande fiume (chi ha visto l’epopea di Don Camillo ricorderà la lunga parte dedicata all’episodio, con scene riprese dal vero, nel secondo film); ma in precedenza erano stati la collocazione ideale per le prime pellicole di Luchino Visconti (la magistrale Ossessione) e del ferrarese Antonioni (il crudo documentario Gente del Po, poi Cronaca di un amore e Il grido).

Quanto al podismo, dal 2017 la maratonina si è spostata verso Occhiobello, trasformandosi in una 5 km competitiva, preceduta da gare giovanili e contornata da ludico-motorie Fiasp tra i 7 e i 18 km che ritrovano una parte del tracciato antico. Artefici di questa trasformazione erano stati due grandi atleti e dirigenti, Giuseppe Scanavini e Luca Poletto, entrambi scomparsi ed alla cui memoria è dedicata l’attuale manifestazione targata come sempre Salcus e giunta alla 46^ edizione.

Le iscrizioni hanno sfiorato quota 900, di cui 148 per i 5000 competitivi, che hanno corso in buona parte su sterrato ai piedi dell’argine. Dal resoconto di Daniele Trevisi apparso su Facebook apprendiamo che tra i vincitori delle mini podistiche su varie distanze (300-600 e 1500 metri) spicca Francesco Petrachi, primo nella gara più lunga che assegnava l’8° trofeo intitolato appunto a Giuseppe Scanavini. I risultati completi sono sul sito della Federazione Cronometristi https://podismo.ficr.it/#/POD/wiclax/In%20Sla%20Rota%20ad%20Po/2024/108/26/17

Quanto alla competitiva adulti, in campo femminile era quasi scontato il quinto successo in questa competizione di Nadiya Chubak  (Lughesina, classe 1976), che con  18:53 ha staccato di 26 secondi Sara Bragante (1995) e di quasi un minuto e mezzo la terza, Ilaria Baraldi  (20:14).

Tecnicamente più di spicco la gara maschile, che annoverava personaggi di caratura regional-nazionale come Marco Ercoli e Rudy Magagnoli (rispettivamente quarto e quinto al traguardo), ma è stata complessivamente dominata dai Modena Runners (venuti qui anche in segno d’affetto con la famiglia e la società di Luca Poletto), che hanno piazzato al primo posto il trentunenne Riccardo Tamassia (15:12, insomma 3:03 a km) e al terzo Giovanni Filippi  (15:33); tra di loro solo Zohair Hadar (Avis Barletta, 15:22). Un altro Modena Runner, il 52enne Fabrizio Gentile, è giunto decimo (e primo della categoria over 50) in 16:59, applaudendo poco dopo al traguardo la neo-sposa (e ovviamente compagna di squadra) Elisa Ragazzi settima donna. E già che siamo tra modenesi, segnalo lo splendido quinto posto di Sonia Del Carlo, 50 anni che non dimostra, in un 20:45 che le avrebbe largamente assegnato la vittoria della categoria di spettanza federale.

A questo proposito, ben 90 i premi di categoria messi in palio, 30 per le donne (37 in tutto) in un mazzo unico, e gli altri 60 per gli uomini divisi in tre classi: qualcuno mormorava che piuttosto di dare 30 premi in una categoria che spaziava dai 16 ai 51 anni (con 48 partecipanti), o 10 premi bastanti dai sessantenni in su (erano in 28, i più anziani dei quali erano tre nati nel 1947) si poteva ripartire secondo le categorie solite, di 5 in 5 anni.

Nessuna pretesa, comunque, da parte del sottoscritto, che mancava da queste contrade da più di un trentennio (in maratonina, 290° su 460 il 16 settembre 1990, 312° su 470 il 15 settembre 1991), e ha sfruttato l’occasione per “completare” la corsa ripassando il Po e visitando, a Ferrara, il nuovissimo museo dedicato ad Antonioni (davvero imperdibile per i cinefili e i semplici nostalgici), salendo poi, col nipote del regista, in cima alla torre del Castello per ammirare in una giornata limpidissima il panorama della città e della Padània, dagli Appennini (Cimone, Cusna ecc.) alle Prealpi veronesi, senza dimenticare le mostre di pittura nelle meravigliose sale ducali (quell’Antonio Nardi è davvero notevole).

E ovviamente pasteggiando a tortelloni di zucca, pasticcio di maccheroni, salama da sugo, cotechino e purè da Chiucculino, l’osteria più antica del mondo (1435) che ha malauguratamente cambiato nome ma resta quella frequentata da Tasso e Copernico, e che Ariosto celebrò, in una satira e nella commedia Lena, come capace di far brillare gli occhi di chi assaggiasse il vino (vino del Bosco, ma per gli audaci perfino il Clinto) che la “Massara” mesceva nell’allora Vicolo di Gorgadello, di fianco al duomo.

Modena, 13-14 settembre – Sta finendo la stagione delle corse serali centropadane, quest’anno meno popolata (e potrebbe essere una tendenza irreversibile). Anche la stagione sembra aver imboccato la via dell’autunno, con temperature finalmente gradevoli di giorno, e freschine la sera. Cosicché nel podismo si vedono sempre meno canottiere e sempre più magliette con le mezze maniche, spesso con lo strato della canottiera sotto.

Non ha fatto eccezione, venerdì 13 alle 19,  la 21^ Camminata della Sagra di Albareto (frazione all’estremo nord del comune di Modena, un tempo nota perché vi operava Dino Grandi conte di Mordano e oggi celebrata residenza di Paolo Malavasi): località dove il podismo è di casa, se sono almeno 4 le occasioni annuali di ritrovarsi qui, lungo l’asse dell’ex ferrovia di Mirandola-Finale sciaguratamente smantellata e venuta buona appunto per pochissimi ciclisti e qualche scarpinatore.

La parrocchia di Albareto non ha perso l’abitudine di accompagnare la sua sagra ad una camminata non competitiva, su un percorso di 7 km esatti, un po’ diverso dai soliti organizzati dalla polisportiva locale: nel senso che si va verso nord ripiegando solo più tardi sulla solita ciclabile ex-ferrovia, ma in un tratto non toccato dalle gare precedenti; come pure una tantum ci viene risparmiato il passaggio dalla discarica con annessa linea dell’alta velocità.

Rimane costante invece la presenza di Ross, alias l’ex maratoneta Rossano Brevini, come sbandieratore in uno degli ultimi incroci; mentre scendono in campo i soliti inguaribili modenesi, con le punte geograficamente estreme di Angelo Giaroli reggiano e di Broccoli, l’ultimo fabbricante di molle, da Persiceto. Due euro l’iscrizione (scontabili se si resta a cena), pacco di pasta come premio per tutti (altri tempi quando ti davano degli attrezzi da bricolage, come una collezione completa di cacciaviti che ho ancora dentro la sua scatola originale). Gnocco fritto però venduto al prezzo esoso di un euro, le tigelle a 30 cent: stavolta, non cedo al ricatto.

Il giorno dopo, sabato 14, il Coordinamento o quello che ne rimane propone o avalla due appuntamenti: uno competitivo al confine sud del comune di Modena col comune di Formigine, e uno non competitivo alle 17 nell’altra frazione estrema, stavolta verso est al confine col reggiano, Marzaglia, il vecchio centro che un tempo stava sulla via Emilia originale, al valico del Secchia, dove ferveva l’attività estrattiva della ghiaia di fiume: infatti il ritrovo è al vecchio frantoio, per l’11^ Corri Marzaglia, su due percorsi non competitivi da 4 e 10 km ricavati in buona parte sotto l’argine destro del Secchia (quello modenese) in direzione sud, verso Marzaglia nuova (sede antica, nella stagione fredda, di due non competitive, ormai ridotte a una) e Magreta.

Siamo appena più di ieri, e ci contano in 270, merito dei reggiani (stavolta il Giaroli presente è Paolo), che hanno portato con sé anche i due fotografi Nerino e Domenico (però refrattari a cederci le loro produzioni), e perfino della presenza di qualche parmigiano-mantovano come l’attivissimo Dervis Montanari, e del mezzo bolognese Giuseppe Cuoghi che spinge la sua imminente Corsa dei Somari (tra due giovedì). Rivisti anche vecchi eroi della Madonnina come Alfio e Ballotta, memorie di un glorioso passato societario; e la famiglia Bellentani al completo, sebbene da qualche mese non sia più modenese ma solierese. Il valore aggiunto lo dà la presenza scarpara di Pietro Boniburini, cui mi presento con le Mizuno che mi vendette per 65 euro nel 2017, che mi hanno accompagnato persino in un Passatore; e forse per questo non ho il coraggio di staccarmene.

Il percorso è gradevole e lo faccio in compagnia di Lucio Casali che, dopo aver completato il cammino di Santiago e tanto altro (anche una maratona di Cesano in 2.58), mi anticipa le sue imprese dell’immediato futuro sulla Francigena senese. Anche a Marzaglia l’iscrizione costa 2 euro e dà diritto a due scatole di wafer, oltre a un eccellente servizio lungo il percorso (a cominciare dal perfetto disciplinamento dei parcheggi) e un buon ristoro finale.

Dopo la fine della corsetta, come defaticamento mi lascio incuriosire dall’argine e golena del Secchia in direzione nord (opposta cioè al senso di marcia della gara ufficiale), salita ai disonori della cronaca nelle ultime settimane perché, come si può constatare visivamente, la voglia di allargare l’alveo del Secchia per non far rischiare a Bonaccini, residente poco a valle, di essere alluvionato, ha portato all’abbattimento di centinaia di alberi, di cui restano tronchi accatastati e montagne di trucioli in attesa delle prossime piene che li porteranno in giro. I politici bonacciniani, di fronte alle proteste degli ecologisti, hanno detto che non è stata colpa loro, ma un abuso della ditta appaltatrice, che ripianterà gli alberi. Fare e disfare è sempre un lavorare, tanto paga Pantalone.

Il Pantalone podista invece, dopo la doppia offerta di sabato, domenica non avrà niente: si emigra. In compenso, sabato prossimo 21 avremo due gare, domenica 22 altre due, domenica 29 ulteriori due. Credevo che “co-ordinamento” volesse dire che si coordina, si distribuisce, si mette in caselle diverse; ma evidentemente non è così. Altrimenti chiamatelo Coartamento: “possiamo solo accettare, tanto, anche se diciamo no, se ne fregano”.

Maranello/Fiorano Modenese, 10 settembre – Presentata questa mattina, nell’area Hospitality, ovvero salone di rappresentanza della Ferrari a ridosso della pista di Fiorano (esattamente nel punto di confine tra i comuni di Fiorano e Maranello), la “prima edizione” della Mezza Maratona d’Italia – Memorial Enzo Ferrari, di cui è stata ufficializzata la data del 30 marzo 2025 che Podisti.net aveva già anticipato esattamente un mese fa: http://podisti.net/index.php/notizie/item/12077-maranello-il-30-marzo-2025-si-correra-la-mezza-maratona-d-italia.html

A grandi linee, il percorso ricalcherà quello di quasi tutte le edizioni della maratona dal 1999 al 2016 (come è noto, la maratona era nata dal 1988 come Maratona di Carpi, portando solo dal 1999 la partenza a Maranello con percorso in linea che attraversava Modena). Almeno dal 2012 (l’anno del terremoto emiliano) le si era affiancata una mezza maratona, che si concluse una prima volta davanti al Museo Ferrari di Modena, e successivamente al Parco Ferrari, ex autodromo di Modena, nei pressi della sede della Fratellanza 1874.


Le novità concernono l’affiancamento di due percorsi non competitivi di 5 e 10 km, che partendo insieme alla gara maggiore davanti al Museo Ferrari di Maranello, percorreranno poco meno di un km all’interno della pista di collaudo, per poi attraversare i luoghi della storia della fabbrica automobilistica e ritornare al luogo di partenza-arrivo (i 10 km transiteranno anche dalla zona pedecollinare dove si trova il nuovo “Parco dello Sport”, al cui sviluppo contribuiranno i proventi delle iscrizioni e sponsorizzazioni: peccato che in questo parco non sia previsto almeno un pistino per podisti, mentre c’è già un “pump track” che suppongo riservato a mezzi su ruote).

La mezza maratona invece si dirigerà verso Modena, attraversando Formigine come da tradizione, e arriverà in piazza Roma davanti al Palazzo Ducale: ma non è ancora deciso da che parte ci arriverà, cioè se direttamente da sud passando di fianco al Duomo e a Piazza Grande per imboccare via Farini (cioè alla rovescio del percorso antico verso i km 19-20), oppure se ricalcherà il percorso voluto da Ivano Barbolini, che fin dalle prime edizioni raggiungeva il Palazzo Ducale da nord per corso Vittorio Emanuele, attraversava l’atrio del palazzo coi cadetti schierati, indi per via Farini e via San Carlo raggiungeva Piazza Grande da dove immettersi infine in via Emilia con direzione via Romana-Soliera-Carpi. Sotto l’assistenza tecnica della Fratellanza 1874, dipenderà dalle condizioni della viabilità locale e soprattutto dalla concessione dell’Accademia Militare di attraversare la propria area (chi scrive ricorda una confidenza di Ivano Barbolini: quando quel percorso fu misurato, i due portoni dell’Accademia erano chiusi, e si dovette introdurgli sotto un metro a nastro metallico, fino all’uscita dove aspettava la bicicletta del misuratore ufficiale).

Sono previsti pacer per i tempi di 1.20/1.30/1.40, navette per il rientro dopo l’arrivo a Maranello, dove si svolgerà la festa finale. La tassa d’iscrizione prevista fino a questo 31 ottobre è di 26 euro più spese di gestione Endu per tesserati Fidal o Runcard (no ai tesserati dei soli Eps); stessa cifra anche per gli stranieri non tesserati. Per la 10 km non comp ma cronometrata saranno 13 euro più spese, per la 5 km “family run” 9 euro (decisamente troppi, ci permettiamo di dire; come aggiungiamo che il tetto massimo di 2500 iscrizioni alla 21 km sembra alquanto chimerico, se pensiamo che la “prima” del 2012 fu finita da 822 atleti).


Tra i presenti alla manifestazione, oltre al padrone di casa Piero Ferrari e ai dirigenti di Master Group Sport che organizzano l’evento (incluso Giovanni Carnevali, anche general manager del Calcio Sassuolo), ed alle autorità politico-amministrative, il campione europeo Yeman Crippa e l’olimpionica di maratona a Parigi Rita Cuccuru, Gianni Demadonna e soprattutto Stefano Mei, riconfermato presidente della Fidal: che anche a seguito di domande dei giornalisti si è augurato di avere un quadriennio presidenziale più ‘tranquillo’ dato il consiglio ‘amico’, e nel quale si potranno prendere decisioni importanti, anche riguardanti il podismo (branca della quale Mei ha avanzato l’ipotesi di assumere personalmente la gestione) e la Runcard che si ha in animo di rendere a costi progressivi (senza escludere una sorta di Runcard-tagliando valida per un numero limitato di gare).

Smentendo la voce corrente secondo cui i podisti e gli organizzatori di gare sono tartassati dalla Fidal per mantenere chi fa la pista, Mei ha comunque auspicato che le società amatoriali e dei master si dedichino pure all’attività giovanile, in modo da contare di più anche a livello elettorale, e che ci sia una netta separazione tra lo sport amatoriale, gestibile dagli Eps, e quello agonistico di alto livello per il quale solo la Fidal – a suo dire – ha i titoli giusti dal lato organizzativo e regolamentare.

Domenica, 08 Settembre 2024 19:44

Un “Lambrusco Run” per chi si accontenta

San Prospero (MO), 8 settembre – Spostatasi dal 2 aprile dell’anno scorso https://podisti.net/index.php/cronache/item/10006-san-prospero-mo-2-lambrusco-run.html a una data simbolo di resa, questa terza edizione si è arresa negli ultimi giorni davanti all’idea di una competitiva da 13 km (dicono, per carenza di iscrizioni), ed ha limitato le “ostilità” a percorsi più brevi, massimo di 10 km. Chi era venuto qui con l’intenzione di correre comunque 13 km (previsti anche in forma non competitiva), al bivio decisivo del km 7,5 si è trovato di fronte alla scritta “13 km” cancellata in rosso sull’asfalto, e per stare nel sicuro anche a una transenna, un’auto di traverso e pure un vigilante (sarebbe stato bello che ti avesse dato la multa se osavi trasgredire).

A parte questo, per chi accontenta di muovere le gambe su percorsi quasi inediti, la corsa è stata soddisfacente: 2,5 euro di iscrizione per avere alla fine una bottiglia di lambrusco Cavicchioli e qualche bustina di gadget, un percorso chiuso al traffico (addirittura ci hanno fatto parcheggiare a 400 metri dal ritrovo, peraltro in zona di parcheggio self-service), con passaggio da ville-castelli dell’antica nobiltà, misurazione esatta e ottime segnalazioni, buon ristoro intermedio ed eccellentissimo ristoro finale dove troneggiava Sua Maestà la Lingòrria, che in quest’area ha il suo territorio eletto di produzione e qui veniva distribuita in piattini contenenti anche spicchi di ottime pesche e di banane.

Quanto al numero dei partecipanti, a occhio direi 150 sulla linea di partenza all’ora esatta, e qualche altra decina partita prima: di quel circondario ho visto un nutrito gruppo di carpigiani, con l’immancabile Ilva e il Canein d’Alvrée, più il carpigiano ad honorem Micio Cenci; e i campogallianesi di Gabriele, dell’Omonimo e col loro confinante Giangi; pochissimi mirandolesi e bassaioli in genere (escluso il grande Elvino Gennari), che suppongo siano andati dalle parti di Viadana (a pagare il doppio come tassa d’iscrizione); qualche modenese attendato da Madonnina e Cittanova (e in più, la notissima Julia Jones, un Mastrolia perfettamente rasato, e gli immancabili Maurito & Paolino che raccontavano di recenti fescennini canavesani conditi dalla presenza di brasiliane disponibili per i Fioroni dei nostri tempi); molti formiginesi dello Sportinsieme, e sassolesi con la signora Emilia a dare il buon esempio. L'unico reggiano riconosciuto è stato Pietro Boniburini impiegato sul piano commerciale, non saprei con quanta fortuna vista la frequentazione.

Allerta gialla per maltempo che è arrivato molto più tardi e molto lieve, ma fastidiosa sorpresa per i modenesi di ritorno è stato lo scoprire (senza preavviso né indicazione di itinerari alternativi) che non si può prendere la tangenziale per il centro-sud ma si deve andare obbligatoriamente per Carpi, quanto meno a San Cataldo. E chi da San Cataldo osa prendere via Paolucci verso lo stadio, per tentare di rimettersi in carreggiata, all’altezza di via Padre Candido trova un altro sbarramento, senza preavviso e senza indicazioni. Se questa è la svolta green del neosindaco, gli obietto che io ho inquinato la città il quadruplo di quanto avrei fatto se mi lasciavano prendere la tangenziale o se mi preavvisavano di passare dai Torrazzi, da Albareto, o anche da via Bonaccini a Campogalliano o da via delle Botteghe Oscure.

6 settembre – Quelle dalle parti di Scandiano non sono certo le zone più amene della Padània, almeno dopo l’esplosione della ceramica che ha sventrato le colline, impiombato le campagne e intorbidato i cieli, ma podisticamente sono il centro d’Italia; e se la Scandiano di Manelli e soci rimane il motore del podismo reggiano, la vicina Casalgrande (anzi, da anni si discute con Giangi se il distributore di metano dopo la galleria sia a Casalgrande o a Scandiano) è buona seconda, con una serie di iniziative gestite in proprio o in comproprietà (come la corsa befanile del Cioccolato, https://podisti.net/index.php/cronache/item/9645-casalgrande-re-cioccolato-per-franzese-e-giulia-pasini.html , il recente assalto al Castello https://podisti.net/index.php/cronache/item/11166-casalgrande-re-ottimo-esordio-dell-assalto-al-castello.html e la corsa di pochi giorni fa a San Ruffino).

Vabbé, non c’è più la camminata del Festival a Villalunga (dove una volta venivano persino Letta e Prodi ma, dicono le auto-cronache, quest’anno “il caldo ha messo a dura prova i volontari”), però questa “Du pass ai Buiaun” ha raggiunto l’11^ edizione, sebbene all’orario di partenza delle 19 (posticipato di mezz’ora rispetto a quanto fatto credere al prode Valentini) fossimo meno di un centinaio.

Località, “I Buiòun / Bujàun”, che non c’entra col buio ma con l’antica denominazione di Boglioni, il luogo dove ora hanno sede il municipio, un monumento ai caduti delle guerre novecentesche bello ma trascurato, un moderno cinema-teatro intestato a De André e, poco lontano, un parco Amarcord con fontanella di acqua comunale gratuita Iren, non l’esosa e malfunzionante Hera dei modenesi; ma luogo che in tempi antichi era una frazioncina distaccata della “vera” Casalgrande, quella alta, col suo castello e un prete tradizionalista che il vescovado reggiano di oggi (gestito da un modenese di stretta obbedienza bergogliana: insomma “Dio Che”) ha prontamente sospeso dalla carica. (Alle messe, meglio averci Del Rio e Bonaccini che qualche centinaio di trogloditi che credono ancora nel Credo).

Gara “non competitiva di 10 km”, recitava il volantino: eppure, vedendo comparire in zona partenza alcune celebri cacciatrici di salamelle, ci chiedevamo se si erano sbagliate (opinione fallace di taluni: ma figùrati se quelle fanno una trasferta a vuoto, come invece facciamo noi solo per il gusto di ricevere il 99° scaldacollo), oppure se sottobanco qualcosa sarebbe arrivato. Come appunto è stato, con dispiegamento di bandoliere tricolori e Brighenti usuale maestro di cerimonie.

Beninteso, io sono a favore delle premiazioni per i primi, sempre e ovunque, trovando speciosa la distinzione tra competitive e non competitive, nel ricordo di quando la Fidal e gli ordini dei medici e i ministeri non avevano messo le mani anche sul podismo, imponendo omologazioni, certificazioni, tasse e balzelli sotto minacce di morte (“guardate che se poi muore uno l’assicurazione non paga e voi andate in galera…!”). Dunque, viva Casalgrande, e brave quelle che si sono informate sul contenuto delle sportone in palio: non è morto nessuno, e qualcuno avrà fatto una cena più sostanziosa di noi peones, che a parte lo scaldacollo ci siamo accontentati di acquistare gnocco fritto per 60 cent a pezzo (ma erano pezzetti un po’ piccolini…), e una fetta di torta e un caffè per 2 euro.

Quanto ai 10 km annunciati, arrivando al traguardo in piazza dopo 55 minuti, mi sono sentito dire: hai tagliato! Nossignore, erano stati gli organizzatori a tagliare il percorso riducendolo a 8.250 (cioè poco più dei 6 km previsti per il giro “corto”), con la motivazione tutta agreste che un certo contadino aveva cosparso di letame un tratto campestre, dove dunque era sconsigliabile affondare le scarpette. A parte questo, ho trovato il percorso (che ricalcava in parte quello del cioccolato, ma alla rovescio) gradevole, ottimamente segnalato e lodevolmente fornito di addetti, nonché di vigili comunali ad ogni incrocio. Sebbene mi sia un po’ vergognato della mia categoria udendo un automobilista dire a un vigile (saranno state le 19,45): “insomma, io devo andare a casa: mi dite voi dove posso passare?”. Eravamo così pochi, uno ogni cinquanta metri o giù di lì, che il poveretto sarebbe potuto passare alla grande, arrivando in tempo per il piatto di brodo fumante, la sconfitta della Francia spocchiosa e la vittoria del nostro tennista tedeschino da Innichen: Davvero, troppa grazia per noi “atleti” da 3 euro a pettorale e foto gratuite scattate da Nerino Carri al traguardo.

Ma insomma, come direbbe Palazzeschi, una non competitiva (ehm ehm) totalmente chiusa al traffico, chissà se nemmeno ce l’ha una grande città.

2 settembre – Di questa “Badia in festa” ci siamo occupati almeno un paio di volte, ma forse di più a partire dagli anni Novanta (la prima volta che partecipai, avendo letto che era in comune di Anzola, ci andai in treno, ma alla stazione di Anzola mi accorsi che mancavano almeno 3 km); dunque è difficile essere originali, dicendo che la tradizione continua ma ogni anno con qualche presenza in meno: https://podisti.net/index.php/cronache/item/2328-s-maria-in-strada-bo-camminata-badia-in-festa.html.

Ad esempio non c’è più, e da un pezzo, Angelo Pareschi; e rispetto a due anni fa, https://podisti.net/index.php/cronache/item/9150-s-maria-in-strada-bo-a-badia-e-festa-per-pochi.html , della coppia Stefano Piazzi – Ezio Bortolotti abbiamo ritrovato solo il primo, immortalato (si fa per dire) in compagnia dello storico Broccoli, ultimo fabbricante a mano di molle (quando smise lui, la sua fabbrica chiuse), nonché compagno di trasferte svizzere del leggendario ingegner Morisi da Persiceto.

In compenso, confermata la presenza di Giangi (supponevo, a torto, per ragioni gastronomiche), di Lucio Casali, di Angelo Giaroli (disposto a disertare perfino i fuochi di Rovereto pur di essere qui), di Giuseppe Cuoghi non più da Cavazzona, qui in compagnia di Luigi Luca (e del relativo cane Kiki), piuttosto reticente su quella prof di liceo bolognese che avrebbe volentieri generato un Luchino, e invece rimase come la mela di Saffo, troppo alta per essere toccata da mano maschile.

Un po’ più numeroso e compatto lo schieramento al via, diciamo un centinaio scarso di persone, più forse altrettante partite in anticipo (risalendo dal fondo per motivi che eccitano la curiosità di Giangi, supero 95 camminatori e 5 cani); percorso invariato di 7,2 km, in parte sterrati, attorno al torrente Samoggia; ristori meno generosi del solito (però con qualche biscottino casalingo al traguardo), e difficoltà finale da parte degli organizzatori nel trovare un numero di società pari ai premi previsti: non c’era nemmeno il Cittanova…

Almeno, stavolta la chiesa era aperta (sia pur in assenza dell’abate, che da anni non benedice più la partenza), e nell’attigua canonica si vendevano liquori fatti in casa e vecchi articoli da regalo: vorrei prendere un’automobilina telecomandata per il nipotino americano, ma nemmeno con l’aiuto di Giaroli riesco a farla funzionare, e non è il caso di portar via bicchieri a calice o servizi da caffè o quelle che una volta si chiamavano bambole Lenci.

Discreto successo della cena finale all’aperto: più gli attavolati dei podisti, come diventa la prassi ogni anno di più. Ma neppure Giangi si è fermato a cenare, brutto segnale.

Domenica, 01 Settembre 2024 19:26

La diocesi di Reggio conforta i podisti residuali

31 agosto – 1° settembre. Nelle autostrade si va a passo d’uomo, e all’imbarco per lo stretto di Messina si aspettano ore (con grande gioia dei Verdi), mentre chi è rientrato nella calda Padania centrale cerca sui repertori dove possa muovere le gambe. Dal suo calendariopodismo, Giangi estrae un invito per il sottoscritto, di cui conosce la collocazione vacanziera: “potresti fermarti a Trento per la corsa il 1 settembre” (s’intende la salita al Bondone).

Eh no, sabato tiro dritto per la tangenziale di Trento (scorrevole, mentre in A 22 i tedeschi che scendono al Gardasee sono fermi), evito l’unico ingorgo endemico, tra Carpi e l’A1, cosicché alle 5 de la tarde, con una temperatura di 35 gradi, sono alle Casiglie di Sassuolo, dove la sagra della Madonna di Sotto (diocesi di Reggio, cardinal Ruini, Prodi ecc.) allestisce l’Andar per Casiglie, camminata tradizionalmente “di rientro” per gli ardimentosi, ora priva di tutta la sezione competitiva (nonché del commento di Brighenti) e con un ritrovo scomodissimo a 400 metri da iscrizioni e partenza/arrivo.

La folla non è certamente oceanica, anche perché i reggiani doc di là dal Secchia hanno la loro camminata, obbligando a una strana ripartizione anche i fotografi: il reggiano Nerino è a Sassuolo, il modenese Italo è nel reggiano. Qui comunque risultiamo in 345, con l’abituale primato del Cittanova con 64) sotto l’assistenza tecnica della Guglia di Sassuolo, su un percorso molto rinnovato (dicono, per lo stato precario di un ponticello), lungo l’asse del Secchia, in gran parte sterrato/sassoso, con saliscendi e quasi tutto al sole. Insomma, non l’ideale per invogliare a correre; e a parte i camminatori cronici, anche altri storici maratoneti (come i leggendari AlleSimo o Paolino/Maurito) si impostano sui 7:30/km, poi giunti al km 8, di fronte al traguardo, ma col tracciato che ti rimanda a nord per completare gli ultimi 3 km previsti (11 km alle cinque di un pomeriggio in agosto tra le ceramiche?), decidono di camminare e basta così.

Giangi si vendicherà mandandomi una mia foto in cui cammino appunto a 400 metri dal traguardo con una vecchia amica, assidua frequentatrice del maraturismo di Lolo, e aggiungendo l’irridente commento “Non ti sei fermato Trento TN fare Trail come mai troppo duro?”. Eh sì, per uno che 13 mesi fa ha corso la 100 km Asolo-Monte Grappa, e quattro giorni fa è salito a piedi dal passo Grosté ai rifugi Tuckett-Brentei-Alimonta in 3h45, forse salire al Bondone è troppo duro.

In compenso, AlleSimo e i Paolini mi informano sulle ultime novità tra i supermaratoneti, come il rientro di una supersqualificata che ne ha approfittato per tornare dal vecchio fidanzato, al che il penultimo compagno di-letto ha postato qualche revenge-porn (ma scusa, se ti metti con una monaca di Monza, poi ti lamenti se questa trova un Egidio meglio dotato di te?). Quanto allo sport praticato in verticale, il tema sono quei maratoneti che non stanno più nelle 7 ore e dopo l’arrivo polemizzano con l’organizzatore che li mette ftm togliendogli l’agognata “tacca”.

Si passa dal centro sportivo dove si allena il Sassuolo (neoretrocesso e che due ore dopo beccherà quattro gol in casa), e il discorso scivola su quel tal gestore dell’impianto, che dieci anni fa sparì improvvisamente lasciando in allarme “Chi l’ha visto” e nello sconforto la moglie: che non sappiamo poi quanto si sia consolata sapendo che il coniuge era “vivo, vegeto, libero” (cit. Gazzetta di Modena) ai Caraibi con una signora che sapeva come fargli passare le tristezze.

E finalmente, col sole ancora torrido, si arriva alla zona tende, ma bisogna fare altri 400 metri per il traguardo “vero”, dove le signore della Guglia servono da bere tè fresco e acqua calda; Paolino sperava di comprare gnocco fritto, ma gli dicono che ci sarà solo tra un’ora o più (scherzo da preti reggiani per farci stare a cena), e allora si torna a casa. Questo, comunque, è sport, non quello che vedremo in serata alla tv con un Napoli-Parma il cui arbitraggio fa impallidire quelli mitici di Racalbuto quando stava alle dipendenze di Moggi.

Cosicché, incontrando la mattina dopo a San Ruffino di Scandiano (sempre diocesi di Reggio), per la 27^ Camminata dei Colli, il grande scarparo juventino Pietro Boniburini, quasi quasi gli chiedo scusa per aver ricordato a volte la famosa frase attribuita all’Avvocato (“Con la quavta pavte dei dollavi che l’Intev ha speso pev pvendeve XY io ho compvato tutti gli avbitvi”). A riequilibrare la cosa provvede Angelo Giaroli (oggi è gara unica anche per i reggiani, per un totale di 500 partecipanti, ma soprattutto modenesi come mostrano i 72 del Cittanova e i 40 di Sportinsieme Formigine in testa alle classifiche), finché non si parte per una gara che l’anno scorso si doveva fare a maggio e fu fatta a giugno

https://podisti.net/index.php/cronache/item/10309-san-ruffino-quanta-gente-sui-colli-scandianesi.html :

su un tracciato piacevole tranne i primi cervellotici 3 km, un avant indrée su strada con un ridicolo giro di boa dipinto sull’asfalto al termine (e ignorato dai più); poi ripassaggio dalla zona partenza, indi su due percorsi quotati 11,5 e 8,5 (ma quello degli 8,5 è di 9,3 con 175 metri di dislivello), che sfiorano il tracciato della classica Tre croci di Scandiano e della più criticabile Scandiano-Castellarano dove quest’anno (dice ancora Paolino) a gh’era più machini che in dl’autostrèda, e quand a soun rivè me, Brighenti al m’ha fat spustèr parché a l’iva da fer i premiazioun.

Piacevoli i tratti campestri, niente traffico su quelli asfaltati e ben sorvegliati da un numero sufficiente di addetti. Doverosa la meditazione sulla lapide alla memoria di uno dei tanti preti reggiani uccisi dai partigiani dopo il 25 aprile, in quello che Guareschi definiva il Messico d’Italia per la quantità degli ammazzamenti spesso impuniti.

A reti unificate anche il nucleo dei fotografi, con Nerino Carri più sollecito a mandarci i suoi scatti (ecco la seconda cartella, pubblicata come la prima da Roberto Mandelli: https://podistinet.zenfolio.com/p1031668640 ).

Una maglietta di premio per tutti, come già ieri a Sassuolo (prezzo unificato, 3 euro a botta): ormai, prendo le misure più piccole per devolverle alla nipotina di 9 anni. Tè freddo e acqua in bottigliette a temperatura accettabile; e c’è già il gnocco fritto. Parecchi volantini in distribuzione per le non competitive reggio-modenesi delle prossime settimane, d’altronde già D’Annunzio diceva: Settembre, andiamo. È tempo di sgambare

 

18-21 agosto – La mattina di domenica 18 si è svolta l’ultima delle 9 gare inserite nel circuito podistico della Val di Sole, decisiva per la classifica finale. Purtroppo, i dati definitivi, sia della “Cinque Campanili”  di Commezzadura (simpatico paesino sulla verticale di Marilleva) sia della classifica cumulativa, sono stati diramati solo nella tarda mattinata di mercoledì 21, dopo un acceso dibattito social, con l’intervento decisivo di uno degli organizzatori, Alberto Callegari che ringraziamo.

I campioni 2024 risultano: tra i senior M, Damiano Zambotti, malgrado abbia corso una gara in meno del secondo, Sergio Zanella; tra le senior F, Nicole Mosconi, il cui merito è di aver partecipato a tutte le gare, mentre la seconda, Serena Marchi, ha gareggiato solo in 5 occasioni, però vincendo sempre.

Tra gli Amatori M, Matteo Radovan, che con le sue 6 presenze (con due vittorie e due secondi posti) ha accumulato 3 punti di vantaggio su Federico Bertagnolli, anche lui 6 presenze ma senza mai vincere. Tra le donne, netto margine per Veronica Cavallar, 8 presenze con 6 vittorie.

Più di misura le vittorie tra i Master: tre donne racchiuse in 4 punti, da Monica Zanga (7 presenze con 3 vittorie e 4 secondi posti), a Cinzia Anselmi (sempre presente, ma con un solo successo) a Flora Giovannini (pure sempre presente ma senza vittorie). Due soli punti separano tra gli uomini Diego Zanoni (8 presenze e 5  successi) da Paolo Maino, sempre presente ma con una sola vittoria e 4 secondi posti.

Il regolamento non consentiva “scarti” e dunque privilegiava chi riusciva a non mancare mai. Da elogiare comunque le gare riservate ai giovanissimi, che segnalano le vittorie di Francesco Ciarla ed Evelyn Moreschini tra i “Cuccioli”, di Davide Graziadei e Chantal Moreschini (lei, ben 6 successi) tra i “Ragazzi”.

E vengo alla gara ultima di Commezzadura, l’unica cui abbia potuto essere presente quest’anno, ritrovando per una fortunata coincidenza la quasi vicina di casa Isabella Morlini, lei pure impegnata per l’unica volta nel 2024. E non ha potuto che vincere, classificandosi 23° assoluto e appunto prima donna, lei classe 1971, davanti alla campionessa stagionale Veronica Cavallar e a Serena Marchi (le classifiche non indicano i tempi).

Tra gli uomini, il successo assoluto è arriso a Filippo Giovannini (classe 1978) su Roberto Daprà che ha quasi vent’anni meno di lui, e a Michele Dallavalle. Tra gli uomini di classifica, quinto Bertagnolli, settimo Radovan, su un totale di 153 adulti censiti al traguardo: non male, in una giornata annunciatasi come piovosa, e che solo alla partenza ha visto la pioggia quasi scomparire.

Gara breve la “Cinque campanili”, di circa 5,2 km, addirittura alla 51^ edizione dal 1973; così chiamata perché in un saliscendi di circa 130 metri, metà su asfalto e metà su sterrato, tocca cinque frazioni, con un passaggio particolarmente suggestivo a metà gara, da una galleria che sembra ricavata all’interno di un castello fino alla piazzetta della chiesa.

Iscrizioni a 8 euro con un vasetto di miele come premio per tutti; percorso ottimamente segnalato e presidiato da addetti negli incroci più delicati. Classifiche elaborate “a mano”, e programmaticamente diffuse solo via Instagram, il che non facilita certo il lavoro di un giornalista che voglia rendere conto dell’evento. Ma - ho scritto - si è acceso un costruttivo dibattito su Fb (negli anni precedenti, sempre coinvolto nelle gare, ma quasi escluso nel 2024) al che possiamo finalmente dare conto, come si era fatto nel 2023, di come è andata.

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