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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

Martedì, 01 Ottobre 2019 09:26

Alberto Salazar: 4 anni di squalifica!

L’agenzia antidoping americana (U.S.A.D.A.) ha emesso una squalifica di 4 anni a carico di Alberto Salazar. Grande maratoneta degli anni ’80 (tre vittorie consecutive a New York tra il 1980 e il 1982, anno in cui vinse anche Boston), che tuttavia ha raggiunto la sua massima notorietà per allenare o avere allenato alcuni forti atleti: tra questi Mo Farah, Galen Rupp, Kara Goucher e Sifan Hassan.

La squalifica, che conclude un’indagine iniziata nel 2016, si basa su diverse violazioni in materia antidoping, tra queste l'alterazione delle procedure di controllo antidoping ed il traffico di testosterone (un ormone steroideo). Stesso periodo di inibizione è stato inflitto a Jeffrey Brown, un endocrinologo che trattava gli atleti di Salazar.

Dalle prime dichiarazioni risulta che Salazar si sia dichiarato estraneo alle accuse mosse, parla di macchinazioni nei suoi confronti e voglia quanto prima dimostrare la sua innocenza col ricorso in appello.

Alberto Salazar è a capo di Nike Oregon Project, un progetto nato e sviluppato in collaborazione con Nike, con l’obiettivo di portare gli atleti ad altissimo livello, cosa che effettivamente è più volte riuscita, ora però si contestano i passaggi per raggiungere i risultati sperati.

Un fulmine a ciel sereno? No, dubbi e sospetti si trascinavano da tempo, alcuni suoi atleti hanno davvero raggiunto risultati che a molti apparivano incredibili. L'agenzia antidoping americana gli stava alle costole ormai da lungo tempo.  

Vedremo cosa succede, di certo viene anche da chiedersi se e cosa potrebbe (dovrebbe?) accadere agli atleti seguiti da Salazar. La cui ultima grande vittoria (sia detto a titolo di curiosità) fu nel 1994 Salazar vinse alla Comrades Marathon  di 90 km (56 miglia), attribuendone il merito anche all'uso del Prozac... 

Intanto gli è stato immediatamente ritirato l'accredito, era presente ai mondiali in corso a Doha.

Per raccontare Dorina si potrebbe partire proprio dall'Engadiner Sommerlauf (ESL), la più popolare e partecipata corsa podistica di questa splendida valle. L’ha corsa per 40 volte, ininterrottamente, vale a dire tutte le edizioni.

Di questa manifestazione ama dire “Quello che mi piace della ESL, gara della quale in passato ho anche fatto parte del Comitato Organizzatore, sono il paesaggio, il percorso ma soprattutto la bella atmosfera che si crea attorno a chi corre. Ogni volta che ho passato il traguardo sono stata felice ed emozionata come fosse la prima volta, mi viene sempre in mente una festa in famiglia”

Ma in realtà c’è un’infinita storia sportiva dentro e dietro questa signora dai modi gentili, sempre sorridente, trasmette una grande energia positiva; parla un italiano più che discreto (meglio così, col tedesco me la passo proprio male), la comunicazione è facile, si parla di sport a 360 gradi. 

Una storia lunga, lunghissima, dato che questa signora, nata a Coira (Svizzera) il 3 aprile 1940, ha fatto dello sport una bandiera, una filosofia di vita. Anche una professione, infatti ha un negozio di articoli sportivi maggiormente focalizzato sullo sci da fondo e la corsa. Negozio che, certamente non per caso, si affaccia sulla pista di atletica di Saint Moritz (città dove vive da 60 anni) dove ogni estate si allenano i migliori atleti al mondo.

Maestra di sci da fondo per 12 anni, insegna tuttora, ma se nel periodo invernale lo sci è la sua attività principale, la corsa ha avuto un ruolo determinante nella sua vita sportiva. Sono venti le maratone portate a termine, di cui 14 a New York, poi ha corso la mitica Jungfrau Marathon e tre volte a Berlino; per certi aspetti la gara più importante, infatti nel 1990, all’età di 50 anni, ha fatto il suo record personale: 3:15:09 (!!!). 

Ma la sua corsa continua, ad ogni edizione della Engadiner Sommerlauf ma non mancano nemmeno le uscite settimanali, giusto per tenersi in forma, E se capita, partecipa ancora alle gare. (N.d.r. dubito abbia avversari nella sua categoria, e non solo), come appena successo a Greifensee (Cantone di Zurigo), lo scorso 21 settembre. 

“Lo sport è stato e continua ad essere la mia migliore scuola della vita”, mi ha detto più volte Dorina, persona che sono stato felice di incontrare e conoscere. Spero di rivederla ancora, certamente alla prossima Engadiner Sommerlauf!

 

SERVIZIO FOTOGRAFICO

Un’edizione 2019 impreziosita dal campionato del mondo delle Forze di polizia, che ha visto 71 atleti in gara (46 maschi e 25 femmine) di 25 Paesi da tutto il mondo. Battuti i precedenti record della gara (David Nikolli,30:39 ed Elena Romagnolo, 34:08). 
I 'poliziotti' del Bahrain risultano protagonisti: oltre a vincere entrambe le gare infatti occupano quattro dei sei posti del podio; vince la gara maschile Aweke Ymer, col grande crono di 29:48. Bella l’impresa dell’italiano Sergiy Polikarpenko (30:00 il suo crono finale), che si piazza al secondo posto dopo un’entusiasmante volata con un altro atleta del Bahrain, Dejenee Mootumaa (30:01). Buono il quinto posto di un altro azzurro, Yassine Bouhi (30:55). 

Doppietta del Bahrain per la gara femminile, con Bontu Rebitur (32:51) e Martha Yota (33:53); terzo posto per la bielorussa Nina Savina (34:15). Prima italiana Rosalba Console, 36:21 il suo tempo finale. 

Quanto alla “tradizionale” 10 k per tesserati Fidal, diciamo così, non in divisa o comunque non prescelti per la nazionale, i primi due posti maschili sono occupati da atleti allenati da Giorgio Rondelli: nell’ordine Andrea Astolfi, che supera in volata Aymen Ayaki (Tunisia), 31:53 e 31:55 i tempi finali. Terzo posto decisamente "a ruota" per Fabio Ciati (31:56). Gara femminile vinta con molto margine da Silvia Oggioni, notevole il suo tempo di 34:51 (la ragazza era stata medaglia d'oro ai Campionati del Mediterraneo under 23 nel 2016, anno in cui ha vinto pure il titolo italiano promesse dei 5000 metri); secondo e terzo posto rispettivamente per Najla Aqdeir (38:23) e Sarah Martinelli (40:06). 

Numero a parte, è stata la solita bella 10 K, gara a cui partecipo sempre volentieri; un percorso tortuoso nel centro cittadino che impegna proprio per la necessità di rilanciare costantemente l’azione. Curve, anche secche, con qualche ondulazione, un solo tratto rettilineo di circa un chilometro. Il fondo stradale talvolta è costituito da pavé e porfido (peraltro in ottimo stato), tutto l’insieme rende il percorso tecnico ed anche “divertente”; a completare il bello scenario la città di Monza, dove passeggiatori serali e atleti in gara ogni anno riescono a convivere bene. 

Ho condiviso la mia fatica con Rosanna Massari, stavolta senza microfono ma in pantaloncini e con le scarpette ai piedi. Ci siamo difesi bene e lei ha vinto la sua categoria SF 50;...non si dovrebbe dire l’età delle donne, ma per podiste e podisti la consuetudine non vale, anzi, talvolta sembra che siano felici di invecchiare, non fosse altro per magnificare le proprie prestazioni. Oppure per giustificare scarse performance (intendo quelle nell'atletica, per chiarire il punto...).

La 10 K Chrono è stata preceduta dalla 5 K Popular, aperta a tutti così come la 10 K Popular, invece partita insieme ai competitivi. Specialmente la 5K si è rivelata una festa dello sport per tutti dedicata alle famiglie, ai gruppi di amici o di colleghi, dove il divertimento è protagonista e la fatica una buona compagna. Su tutti i runners sono Luca, portiere dell’Apo Vedano, e Veronica, praticante Crossfit in una palestra di Monza, i più veloci sul suggestivo tracciato di 5 km. Ma i più applauditi sono i “cuccioli” Davide e Nicolas, 7 anni, capaci di chiudere il percorso in poco più di 21 minuti accompagnati dai loro papà che sprizzavano orgoglio da tutti i pori.

Davvero ricche le premiazioni di categoria, inteso come qualità dei prodotti offerti. Abbondante il ristoro post gara, incluso un pasta party per cui valeva la pena di fare la fila.

Venerdì, 20 Settembre 2019 12:29

Gare Fidal : avanti gli stranieri, tutti

Sia pure in mancanza di una comunicazione ufficiale, pare ormai certo che gli stranieri potranno partecipare liberamente alle mezze e alle maratone italiane del calendario federale.

Una decisione che certamente farà felici gli organizzatori italiani, in particolare quelli che prevedono gare in località a vocazione turistica, come Venezia, Firenze, Napoli, Roma: ma in realtà ne beneficeranno un po’ tutti.

Di cosa si tratta esattamente? Fino a questi giorni la partecipazione di atleti stranieri era automaticamente accettata se appartenevano a team riconosciuti dalla federazione di appartenenza; in pratica erano equiparati a tutti gli effetti ad un tesseramento Fidal. In alternativa potevano sì partecipare, ma a condizione di disporre di certificato medico sportivo agonistico e di tesseramento Runcard. Per uno straniero non tesserato con una federazione significava doversi sottoporre a visita medica (costo in Italia da 50 a 80 euro, nei paesi europei qualche centinaio di euro). Non solo: era obbligatorio il tesseramento Runcard, altri 30 euro. Una richiesta che evidentemente appariva risibile, dato che la Runcard, a parte la possibilità di poter correre le gare agonistiche, fornisce sconti e vantaggi usufruibili solo in Italia. In sostanza, allo straniero, dei punti al supermercato Pinco Pallo o dello sconto per un acquisto di scarpe in qualche negozio italiano frega meno di niente.
Insomma, pareva loro un’autentica gabella, oltre ad una inspiegabile complicazione burocratica. E nulla più.
Di fatto queste limitazioni hanno sempre ridotto il numero di stranieri, anche se ogni organizzatore si è sempre ingegnato nell’escogitare “modalità” per aggirare l’ostacolo, sotto forma di autocertificazioni, dichiarazioni di essere in possesso dei requisiti, ecc ecc.

Siccome gli stranieri che partecipavano non erano comunque pochissimi, viene da pensare che la federazione italiana non abbia mai esercitato un severissimo controllo su queste pratiche.

La stessa Fidal che ora pare dia via libera, adeguandosi a quanto già avviene nella maggior parte dei paesi stranieri.

Che cosa accadrà, quindi, nelle gare agonistiche? Se non sono tesserati come agonisti a tutti gli effetti, cosa che invece sarebbe se appartenessero a gruppi sportivi nel loro paese (le nostre ASD, associazioni sportive dilettantistiche, per intenderci), potranno comunque essere regolarmente classificati? Concorrere per i premi assoluti e di categoria? Verranno equiparati ai nostri Runcardisti, quindi con alcune limitazioni (esempio no premi in denaro)? Oppure non potranno proprio essere classificati (tipo come si fa - raramente -  con le non competitive: ti do il tempo, in ordine alfabetico, e via andare)?

Attendiamo che il tutto sia ufficializzato ed allora ne sapremo di più

Una grande festa, diversamente non la si può definire. Parte “istituzionale” ridotta al minimo, invece tanto spazio agli atleti, a bimbi e ragazzi ed anche a chiunque volesse pestare il nuovo tartan. Organizzazione curata nei dettagli dall’Azienda di Promozione Turistica di Livigno.

In realtà, già dalla fine di luglio, un discreto numero di villeggianti runner ha potuto provare l’emozione di correre in una nuovissima pista, situata a 1800 metri di altezza.

Una giornata davvero piena…di tutto. Per quanto riguarda la presentazione vera e propria, giustamente orgogliosa l’amministrazione comunale nella persona sia del sindaco, Damiano Bormolini, che del vice sindaco, Remo Galli. Felice ed entusiasta il presidente della locale Azienda di Promozione Turistica, Luca Moretti, che vede un suo sogno finalmente realizzato.

Pierangelo Molinaro, una vita intera alla Gazzetta dello Sport, ha saputo mettere in evidenza tutti gli aspetti sportivi e delle opportunità uniche di un impianto con queste caratteristiche. Oscar Campari, consigliere nazionale Fidal, oltre ad aver portato il saluto del presidente regionale e quello nazionale, ha manifestato tutta la soddisfazione e disponibilità della federazione a fare sì che Livigno diventi un polo di riferimento per tutta l’atletica di livello.

La parte ufficiale della presentazione si è esaurita rapidamente e poi…tutti in pista. Dopo il tradizionale taglio del nastro, con la benedizione del parroco Don Giuseppe Longhini, si è dato il via ….alle danze.

Erano presenti dei giovani atleti, che peraltro hanno già diverse presenze in nazionale, che si sono esibiti nelle loro specialità, le prove multiple (eptathlon e decathlon). Sveva Gerevini (1996), campionessa assoluta 2018 e 2019. Federica Palumbo (1995), due volte campionessa assoluta. Sofia Montagna (1999), campionessa italiana under 23. Enrica Cipolloni (1990), l’atleta dalla carriera agonistica più lunga, dieci volte campionessa italiana. Dario Dester, campione italiano under 20, 4° ai recenti campionati europei.  Era presente anche il prof. Frittoli, allenatore di Gerevini e Dester

Questi atleti, oltre a correre, lanciare e saltare, si sono prestati con disponibilità e simpatia a tutto il pubblico presente.

Presente anche un’atleta…più stagionato, ma che in quanto ad entusiasmo ed impegno è un esempio per tutti i giovani: il martellista Marco Lingua. Smaltita la delusione perché non potrà partecipare al mondiale in Qatar (mancanza delle misure minime richieste) guarda con fiducia all’Olimpiade di Tokio 2020, sarebbe la sua terza, a 42 anni. Ha dato spettacolo ai tanti bimbi e ragazzi presenti, non solo per la componente strettamente sportiva; e non ha mancato nemmeno di lanciare il martello a 70 metri, subito dopo pranzo e con zero riscaldamento.

Regista sul campo è stato Oscar Campari, consigliere nazionale Fidal; che ha coordinato le varie prove raccontando le storie degli atleti e spiegando le varie specialità.

Poi pista aperta per tutti, grandi e piccoli, prove dai 60 agli 800 metri, salti e lanci col vortex. 

Anch’io, fuori programma, ho potuto correre su questa pista ed è stato bello ed utile farlo direttamente con l’architetto Giuseppe De Martino, che ha progettato e realizzato questo impianto, peraltro è podista e sportivo a tutto tondo. Ovvia la curiosità di conoscere tanti particolari, una pista a questa altitudine è certamente più difficile da realizzare e mantenere nel tempo. In sintesi, questo è che ho inteso dalle sue osservazioni: diversamente da ciò che si potrebbe pensare, le principali difficoltà non derivano da un elevato irraggiamento solare o da temperature particolarmente basse, bensì la notevole escursione termica, che metterà a dura prova i materiali di cui è composta la pista. Nel periodo invernale non verrà coperta, la neve funzionerà some una sorta di isolante termico. Sono state rinforzate le aree sottoposte a maggiore sollecitazione ed usura, quali le pedane di salti e lanci, in particolare nei punti dove gli atleti esercitano una maggiore pressione.  Abbiamo utilizzato dei materiali di alta qualità, il “segreto” per ottenere i risultati migliori. Materiali che, grazie ad una scelta progettuale, garantiranno un elevato assorbimento dello shock causato dall’impatto al suolo, così consentendo il maggior beneficio nel corso degli allenamenti. Infine, ma non è un dettaglio, intorno alla pista c’è un vallo che proteggerà in parte gli atleti e le loro prestazioni, vallo costruito utilizzando terra di riporto.

E stavolta senza se e senza ma. Si ricorderà che giusto una settimana fa, la keniana Birgit Kosgei realizzò a Newcastle un fantastico 1:05:28, valido come miglior prestazione personale ma non come record del mondo, a causa di un percorso non omologato per i criteri di pendenza e direzione.

Questa volta invece si tratta di record del mondo, un pazzesco 58:01, realizzato da Geoffrey Kamworor (Kenya). Il precedente primato era del connazionale Abraham Kiptum (58:18, Valencia 2018). E non solo: proprio per le caratteristiche di omologazione della gara, certificata a tutti gli effetti, sono da considerarsi validi anche i record stabiliti ai passaggi intermedi dei 15 e 20 chilometri, rispettivamente 41:05 (che pareggia Joshua Cheptegei) e 55:00. Media finale di 2:45/km, con i primi 10.000 metri in 27:34! Gara di altissimo livello con altri 5 atleti sotto i 60 minuti, nell’ordine: Benard Kipkorir Ngeno (59:16; Berehanu Wendemu Tsegu (59:22); Edwin Kiptoo (59:27); Amos Kurgat (59:37); Philemon Kiplimo (59:57). primo europeo Sondre Moen (1:00.20), relativamente vicino al suo personal best (59:48).

Geoffrey Kamworor non è certo un atleta sconosciuto: vincitore della maratona di New York 2017 e quattro volte iridato sulla mezza distanza, ma ciò che ha fatto oggi a Copenaghen è davvero incredibile.

Gara femminile anch’essa di alto livello: vince l’etiope Birhane Dibaba in 1:05:57, seguita dalla 21enne keniana Evaline Chirchir (1:06:22), terza Megertu Elemu (Etiopia, 1:06:43). Da notare che tutte queste atlete nell’occasione hanno realizzato il loro record personale.

8 settembre - Notevole l’impresa compiuta oggi dalla keniana Brigid Kosgei, che alla Great North Run di Newcastle ha fermato il cronometro al fantastico tempo di 1:04:28. Diciamo subito che tale risultato non è omologabile come record del mondo, tuttora appartenente a Joyciline Jepkosgei (1:04:51), ottenuto in gara mista a Valencia nel 2017. Questo perché la mezza maratona di Newcastle non soddisfa i requisiti né in termini di pendenza (sono 32 metri di dislivello negativo, quando il regolamento prevede al massimo 1 metro/km, quindi 21 metri nel caso di mezza maratona), né in termini di distanza, perché si tratta di gara “point-to-point”, vale a dire che si corre sempre nella stessa direzione. Un po’ come la nostra Roma-Ostia, per intenderci.

Resta un’impresa di altissimo livello, per la 25enne keniana, che ha battuto le sorelle Masai, nell’ordine Magdalyne (1:07:36) e Linet (1:07:44); appena ai piedi del podio la grande Mary Keitany. Che si possa già parlare di un passaggio di consegne? Non lo credo, quantomeno non ancora.
Si tratta di un altro risultato di altissimo livello ottenuto in terra inglese, dopo la vittoria con record personale di 2:18:20 alla maratona di Londra 2019. Un risultato anche un po’ italiano, dato che la Kosgei corre nel team del dr. Gabriele Rosa.

Chi scrive ha avuto modo di conoscere personalmente Brigid Kosgei, uno scricciolo di poco più di 40 chilogrammi; era il febbraio 2018 e si allenava al training camp di Kapsait, Rift Valley, Kenya. Condizioni di vita che definire spartane sarebbe un eufemismo, in un posto dove non c’è nulla, per come comunemente si può intendere la qualità della vita. Sono quasi 3000 i metri  sul livello del mare, dove gli umani faticano persino a respirare. Questa ragazza correva facilmente con gli uomini: il menu quel giorno prevedeva 18 chilometri con 700 metri di dislivello positivo, su strade rigorosamente sterrate. Al termine dell’allenamento la Kosgei e tutti gli altri atleti sono andati con dei secchi a rifornirsi di acqua per la doccia, dato che non era disponibile al training camp. Ricorderò sempre questa ragazza che veniva su da un sentiero, trasportando secchi quasi più pesanti di lei. Ho avuto modo di parlarle, di farmi raccontare qualcosa della sua vita, le sue aspettative, ma anche delle non facili condizioni di vita nel training camp, durante gli stage (duravano in media tre mesi). Per quanto la comunicazione non fosse facile ho inteso chiaramente che viveva tutto questo con serenità, sopportando i sacrifici, consapevole che la crescita nell’atletica potrebbe cambiarle la sua vita. Per ora ci sta riuscendo proprio bene.

 

8 settembre - Ottimo test per Sara Dossena ed Eyob Faniel alla mezza maratona di Newcastle, formalmente Simplyhealth Great North Run.

Sulla via per i mondiali di Doha (Qatar), in programma dal 27 settembre al 6 ottobre, questa mezza rappresentava un test ideale per verificare le condizioni dei due atleti ed il responso è stato molto positivo. Dossena ha chiuso col tempo di 1:10:28, terzo crono in carriera dopo Udine (2018) e Stralugano (2019), nono posto nella gara vinta da Brigid Kosgei, con un tempo fantastico, di cui parliamo in questo articolo:

http://www.podisti.net/index.php/notizie/item/4764-newcastle-uk-brigid-kosgei-1-04-28-la-mezza-piu-veloce-di-sempre.html

Eyob Faniel, atleta da tempo allenato dal grande Ruggero Pertile, chiude al sesto posto in classifica in 1:01:25, che rappresenta il suo secondo miglior risultato di sempre, dopo l'1:00:53 realizzato a Padova nel 2019.

Gara vinta per la sesta volta consecutiva da Mo Farah, tempo di 59:07. Secondo Tamirat Tola (59:13), terzo Abdi Nageeye (59:55).

Sara Dossena nel dopo gara ha subito detto che avrebbe voluto andare più forte su un percorso così, ma ha frenato la sua indole agonistica perché questa tappa era solo un altro pezzetto del mosaico che sta realizzando verso la maratona mondiale.

Eyob Faniel ha valutato molto positivamente la sua prova, anche perché in settimana ha continuato a “caricare” nel corso degli allenamenti. Ora la sua testa è già al mondiale, infatti sta pensando a come abituarsi alle temperature che lo attendono a Doha, ma anche ad orari inusuali per gareggiare. Si ricorda che la partenza avverrà alle 23.59.

 

Scomodiamo Don Rodrigo per introdurre la notizia, forse non nota a tutti, che la 2^ edizione della Liguria Marathon, prevista per il 17 novembre 2019, non si correrà. Scrivo “forse non nota a tutti” perché il sito della manifestazione http://www.liguriamarathon.com/ ad oggi presenta ancora l’edizione 2018, addirittura con la scritta “iscriviti ora”. Per saperlo bisogna andare sul sito Fidal ed appurare che in effetti è stata annullata. Oppure andare sul sito del comitato organizzatore, l’ASD RunRivieraRun, http://www.runrivierarun.com? A parte che bisogna saperlo chi organizza, tra le varie gare organizzate e promosse sul sito si trova la Liguria Marathon, ma non c’è la notizia dell’annullamento.

Per fortuna la rete spesso fa bene il suo dovere e finalmente troviamo la notizia (che potete leggere più avanti). Le ragioni dell’annullamento? Le vedete voi stessi. Sembra incredibile ma si può bloccare la via Aurelia per 35 chilometri ma non (parzialmente) la città di Savona per soli 7. Ma si deve arrivare a ridosso della manifestazione per scoprire questo? Determinate problematiche credo sia meglio affrontarle per tempo.

Il testo del comunicato dell’annullamento della 2^ Liguria Marathon:

Cari Amici,
come sapete la Liguria Marathon avrebbe dovuto tenersi domenica 17 novembre, correre la sua seconda edizione, arrivata dopo la soddisfazione di essere riusciti a regalare a tutti i Maratoneti un’edizione 2018 indimenticabile, su un percorso meraviglioso.
In questi mesi non abbiamo aperto iscrizioni e non siamo usciti con comunicati stampa nell’attesa di capire il destino della Liguria Marathon, così come era stata studiata e realizzata, perché tutti coloro che erano coinvolti, dovevano essere convinti di ripetere questa meravigliosa sfida.
Il Comune di Savona e la Polizia Municipale ci hanno fatto sapere che non intendono, per loro motivazioni di viabilità che non stiamo a discutere, ma che accettiamo, anche se con rammarico, ripetere l’esperienza della scorsa edizione, non potendo impegnarsi a gestire 7 km. di chiusura al traffico e proponendo un arrivo a Zinola, che, chiaramente, non è pensabile, visto che la Liguria Marathon è nata per promuovere il territorio, valorizzando il mare.
Ci troviamo, quindi, a dover ripensare interamente un nuovo percorso, perché 7 km. sono tanti e non si possono “spalmare” in quello che era stato “pensato e meditato” in origine.
E dato che, come Organizzazione, ci piace provare a fare le cose sempre al meglio, non possiamo offrire a chi partecipa, un’edizione “incompleta”, con un percorso che dovrà essere nuovamente misurato ed omologato dai Misuratori Fidal, quindi dovrà essere pensato per i prossimi 5 anni (tempo di omologazione) e dovrà essere condiviso ed approvato, con entusiasmo, da tutti gli Enti che parteciperanno.
Una Maratona non è solo un evento sportivo, ma un evento di destinazione che, se accolto con favore, può negli anni dare solo risultati positivi.
La nostra volontà è far sì che Liguria Marathon non sia un’effimera illusione, ma desideriamo che diventi uno dei fiori all’occhiello di questa meravigliosa nostra Liguria e stiamo lavorando con la Fidal Liguria e la Provincia di Savona per cercare di trovare una soluzione alternativa per i prossimi anni.

Andiamo oltre.

Ricordiamo che già la prima edizione del 2018 aveva sofferto diversi problemi: programmata originariamente nel mese di aprile (cosa che aveva fatto sorgere mille dubbi, perché bloccare la via Aurelia in quel periodo sembrava una follia). Il prefetto impose, credo giustamente, di cercarsi un’altra data; con il calendario già pieno era un compito improbo, fu così che venne partorita una data ancora peggiore, il 18 novembre. A proposito di tempestività: la gara era stata spostata a 3 settimane dalla prima data prevista. Dico peggiore perché una regione come la Liguria, notoriamente scarsa di maratone, improvvisamente ne presentava tre in tre settimane, più precisamente: 18 novembre, Liguria Marathon; 1 dicembre, Genova; 9 dicembre, Sanremo.
Magari era il caso di soprassedere e andare all’anno successivo? La Liguria Marathon invece si svolse regolarmente ma, nonostante l’enfasi degli organizzatori ("un’edizione 2018 indimenticabile, su un percorso meraviglioso") sono stati 199 i classificati. Se teniamo conto dei disagi generati (ripeto che si è svolta quasi interamente sulla via Aurelia), difficile definirla un’edizione di successo.

Adesso si rimanda tutto a data da destinarsi e percorso da identificare.

Insomma, gli inconvenienti possono sempre capitare a chi organizza gare, magari per specifiche ragioni: ma tra queste viene il dubbio che non sia da escludere una certa superficialità, che talvolta prevalga un’eccessiva ambizione per stupire ed attrarre partecipanti, e non solo, con soluzioni che alla prova dei fatti si rivelano funzionare male o comunque si prestano a polemiche, talvolta giustificate.

N.D.R. l’organizzatore della Liguria Marathon, ASD RunRivieraRun, è lo stesso che lo scorso 17 agosto ha organizzato la 5K Marina di Loano, formalmente una non competitiva che però ha fatto gridare al record europeo per l’impresa di Sara Meloni, che all’età di 7 anni ha corso la distanza in 19:33.Infine, aggiungo per i non addetti ai lavori, che sino all'età di 12 anni non è consentito svolgere attività agonistica, quindi va da sé che il "record" non può essere in alcun modo riconosciuto.

SERVIZIO FOTOGRAFICO

Si torna nuovamente a correre per ricordare Elio Bonavita, un quattordicenne tragicamente deceduto nel marzo 2015, a questo link potete trovare qualche informazione in più, articolo scritto dal direttore di Podisti.Net, Fabio Marri.

https://www.podisti.net/index.php/notizie/item/2245-corri-per-elio-in-un-ricordo-che-non-puo-estinguersi.html

Sono sempre di più ogni anno a ritrovarsi a questa corsa non competitiva al Parco della Besozza, un’area con tanto verde proprio alle porte di Milano Est. Ed è un Parco a ben noto a chi scrive perché, abitando proprio a due passi, ci corro parecchie volte: chiuso al traffico, uno sterrato facilmente corribile, anche qualche salita quando si vuole mettere più qualità nelle proprie sedute. Una volta c’era anche un giro con l’indicazione delle distanze, ogni 200 metri, ora è rimasto il giro, le indicazioni sono rimosse o quasi invisibili.

Una corsa non competitiva di 6 chilometri teorici; in realtà, secondo i fanatici dei GPS, manca qualche centinaio di metri; addirittura viene sentenziato che i chilometri sono giusti fino 5°, poi c’è lo sconto finale, particolarmente gradito a chi arriva alla fine della corsa in debito di ossigeno (lo avranno fatto apposta?). Vabbè, dovremmo lasciar stare i GPS, almeno in questi contesti.

Il bel servizio fotografico di Roberto Mandelli ci racconta bene la manifestazione attraverso le immagini, con oltre 1000 scatti. Alcuni hanno “pescato” belle donne e ragazze (guardate nella seconda parte le foto 214 o 333, per esempio), non solo con inquadrature frontali. Anch’io ho tentato di seguire in corsa il lato B di Laura Galli, l'architetta che alla fine è risultata la più veloce tra le donne… niente da fare, corre troppo forte. Mi sono accontentato di arrivare prima del suo presidente.

Non mi è mai piaciuto fare i conti in tasca a chi organizza, mi limito a dire, a chi commentava, che 7 euro contro maglietta, pacco gara e soprattutto salamella… ci possono stare. Aggiungo che la presenza di una società in veste di supporter/sponsor ha probabilmente fatto tornare i conti. In ogni caso gli iscritti sono stati 734: non tutti sono venuti, perché il maltempo imperversava (eppure, ha salvato miracolosamente proprio la zona della gara!). La società si impegna - come ha sempre fatto in passato - a comunicare l'importo esatto che sarà devoluto alla Fondazione Tavecchio per il suo Progetto Vita.

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